Per una rivista interdisciplinare qual è ZRAlt!, spuntata tra le macerie sismiche aquilane con il suo primo numero digitale nell’estate del 2013, l’indissolubile convivenza con la parola “catastrofe” è stata ribadita sino all’oggi: un oggi pervaso com’è dal pestifero Covid-19 e le sue mortali“varianti nelle varianti”. A controbilanciarla, negli oltre 250 testi multimediali disponibili online, è stato il magico lemma della “creatività”, potenzialmente indossabile fino all’ultimo consapevole respiro da ogni essere vivente (si veda in proposito il numero 28, monotematico, interamente dedicato agli effetti devastanti del Corona virus): unico vaccino psicologico in grado di contrastare, o quanto meno lenire, le mille e mille sofferenze inferte agli umani dal pressoché invisibile assassino.
Fatto sta, che gli effetti consumistici e globalizzanti della società moderna, debordianamente spettacolare e mercantilizzata a 360 gradi, liquefattasi sotto l’illuministica lente d’ingrandimento del Grande sociologo Bauman scomparso agli inizi di quattro anni fa, si è repentinamente accartocciata su sé stessa nelle reclusorie pratiche del lockdown e delle semi-occultanti mascherine da indossare anche all’aria aperta.
Ridando così corposità, nonostante tutta la potenza previsionale d’inservibili algoritmi, alla fosca utopia negativa distopica incorniciabile nel quadro dipinto a fosche tinte da un malefico progresso tecno-scientifico, del tutto imbelle di fronte alla velocizzata disumanizzazione del pianeta, ove la malvagità trionfante ha la stessa velocità della propagazione virale.
Al binomio utopia-distopia, sempre Bauman, nel libro postumo Retrotopia, aveva più recentemente affiancato il medioevaleggiante concetto del titolo che riassumeva, con il suo neologismo, un sorta di cambiamento di marcia, una vera e propria “utopia retroversa”. Nostalgica di un passato in cui rifugiarsi – individualmente o in piccoli «appezzamenti comunitari statuali» – al fine di contrastare un cosmopolitismo presentista che, a livello sociale planetario, alla fin fine non ha portato da nessuna parte.
È il disegno dell’Angelus Novus di Klee (1920, peraltro logo del Centro Documentazione Artepoesia Contemporanea “Angelus Novus” L’Aquila, appunto), ridenominato da Walter Benjamin “angelo della storia”(1940) che ha le spalle rivolte al futuro, mentre «dove ci appare una catena di eventi egli vede una sola catastrofe che accumula rovine su rovine», a fare da spartiacque, in Bauman, tra gli utopici toccasana di un progresso fine a sé stesso e il rassicurante orizzonte retrotopico:«Tocca ora al futuro, deprecato perché inaffidabile e ingestibile, finire alla gogna ed esser contabilizzato come voce passiva, mentre il passato viene spostato tra i crediti e rivalutato, a torto o a ragione, come spazio in cui la scelta e libera e le speranze non sono ancora screditate».
Il fosco, tragico scenario, d’un presente individuale e sociale raggelato dalla pandemia in corso –presente non vissuto dal pensatore polacco – sembra dargli ragione.
Ma, gli attenti lettori di ZRAlt!, sanno molto bene ch’è il basso continuo d’una corteggiabile utopia, a ritmare le sue pagine digitali-multimediali, grazie all’antidoto di quella benefica pratica creativa in divenire che ha sempre caratterizzato le migliori opzioni esistenziali dell’homo sapiens.
La rivisitazione del passato, quando è affrontata in questo o quel testo, ha gli esclusivi connotati di una storicizzante esplorazione interpretativa arricchente le mille e mille sfumature rinvenibili in ogni opera degna di riletture.
Luci ed ombre del corpo e nel corpo della fotografia in bianco e nero, s’inseguono nell’appassionata incursione critica di Pino Bertelli in Francesca Grispello. Sulle fotoscritture del corpo come anima in amore e l’iconografia della seduzione come fragilità della bellezza. Già nell’“aforistico” titolo è racchiusa la condivisa sintesi d’un’arte fotografica che quand’è autentica e non “pompata”, come regolarmente avviene per i più acclamati fotografi à la page, riesce a dare una consistenza poetica minimalista:« Le fotoscritture del corpo come anima in amore di Francesca Grispello (a partire dalla geminazione del dolore che le detta, e poco importa se sono realizzate con uno smartphone, specie quelle in bianco e nero), non hanno niente a che vedere con i selfie o autoritratti per così dire artistici… quelli indirizzati al mercimonio da galleria o calendari per camionisti o prelati senza un qualche valore… mostrano parti del corpo nudo ma non sono concettuali… semmai metaforiche, surreali, atonali all’estetismo dello spettacolare…».
Un ponte temporale tra la Storia dell’arte d’avanguardia e le sue manifestazioni creative d’oggi, è ben ripercorribile nei testi di Matteo D’Ambrosio Note per Piedigrotta, poema parolibero di Francesco Cangiullo, Giuseppe Siano La fine della rappresentazione e la «morte dell’arte» (una lettera aperta – seconda parte) e Antonio Gasbarrini Per un IDENTIkit del Transrealismo nell’arte visionaria di Francesco Guadagnuolo.
La felice stagione delle innovative, rivoluzionarie soluzioni grafiche e tipografiche d’una anchilosata scrittura lineare metamorfizzata dai futuristi oltre un secolo fa in una impaginazione sinestetica in cui parole, immagini e suoni vanno ad interagire – come avviene in uno dei più rappresentativi “libro oggetto” qual è Piedigrotta di Francesco Cangiullo – è ben radiografata, con il suo consueto rigore scientifico, da Matteo D’Ambrosio, il quale rileva:«L’edizione sarà aperta dal Manifesto marinettiano dal titolo La declamazione dinamica e sinottica, datato 11 marzo 1916. Si tratta di un documento particolarmente importante per la storia delle estetiche e dell’arte di ricerca del Novecento; tra l’altro, prefigura un sistema di campi espressivi caratteristicamente sperimentali, che hanno avuto sviluppo soprattutto nel nostro secondo dopoguerra: l’Happening, la Body Art, le arti del comportamento, la performance, insomma le varie forme di spettacolarizzazione delle diverse arti».
Il cambiamento paradigmatico delle interrelate ricerche delle Avanguardie storiche (Futurismo, Dada e Surrealismo), neo-avanguardie degli anni cinquanta-settanta e svolte linguistiche temporalmente a noi più vicine, è scandagliato in lungo e in largo nell’ampio ed analitico saggio di Giuseppe Siano sviluppato in ben 12 punti-guida, il quale affida al “teorico dell’arte” e non già allo storico o al critico (sempre dell’arte), l’infido compito di discernere tra Arte (con l’A maiuscola) e non-arte (con l’a rigorosamente minuscola).
Quasi a voler alleggerire e dialetticamente interagire con le sue formulazioni assertive, Antonio Gasbarrini s’intrattiene – con un intervento dagli accenti fortemente ludici – su uno dei più recenti ismi: il Transrealismo, riconoscendone appieno la sua legittimazione nel panorama artistico analogico contemporaneo internazionale. Sdrammatizzando, di conseguenza, le consuete ed inevitabili “querelles” d’ordine teoretico ben presenti in un asfittico panorama troppo spesso inquinato da sterili dispute d’ordine accademico.
Panorama esplorato da Francesco Correggia, con la tipica curiosità propria ad ogni artista versato anche nelle riflessioni speculative, ne Il linguaggio, la crypto art, l’altro e il digitale:« La logica dell’arte, dobbiamo ancora osservare, non è quella espansiva del mercato finanziario, della logica mediatica, della presenza nei paradisi digitali bensì una forma di vita che presuppone un certo diritto sulle cose spirituali, una certa Kenosis, parola che apparteneva all’ambito religioso e che ora è passata a quello dell’arte. Il mondo dell’arte è essenzialmente una competizione non solo con i vivi ma anche e soprattutto con i morti ed è tale competizione che necessita di un pubblico».
Più incentrati sulla vis letteraria (teatro, poesia e racconto) sono, infine, i tre empatici interventi di
Marco Palladini Dialogo senza certezze su “L’amor che move il sole e l’altre stelle”,
Luigi Fabio Mastropietro Ama il demone tuo come te stesso (Atto I – Seconda parte) e Anna Maria Giancarli Quando la poesia si tinge di sangue.
Tra gli straripanti fiumi d’inchiostro usciti dagli argini nel settecentenario della scomparsa del sommo Dante Alighieri, Marco Palladini si contraddistingue, nella sua teatralizzabile pièce messa su da uno scorrevole pennino, con un approccio anti-celebrativo dell’evento. Il bruciante scambio di battute tra il ferrato oratore-conferenziere e le anonime “voci del pubblico”, chiarisce più di un aspetto delle controverse interpretazioni di questo o quel verso, interpretazione più che aggiornata dall’autore.
La metamorfica essenza d’una scrittura lineare che non finisce mai di stupirci con le sue ringiovanibili trasformazioni stilistico-espressive, trova in questa seconda parte del racconto transrealista di Luigi Fabio Mastropietro, la felice saldatura creativa con un indomabile quanto visionario ed inappagabile erotismo. E, sono le invisibili, ma udibili note della soundtrack composta per l’occasione da Mary de Jesús Correa, a scorrere fluidamente tra un carattere tipografico e l’altro.
Nella sua incessante ricerca sulla poesia declinata al femminile, Anna Maria Giancarli ci rende partecipi sia della particolare genesi, metrica e contenuto dei Landai, che del resistente coinvolgimento, non solo emotivo, delle altre donne realmente o solo potenzialmente protagoniste e vittime d’una barbarica società patriarcale, tuttora maschilista anche in vari Paesi occidentali, Italia compresa: «Si tratta di distici di nove e di tredici sillabe, ribelli, coraggiosi, taglienti e a volte persino sarcastici, che vengono composti a mente, in segreto da donne che, nella maggior parte dei casi, non sanno né leggere, né scrivere e che, quindi, se li scambiano nelle rare occasioni in cui possono incontrarsi».
Come di consueto, buona lettura-visione.
INDICE BINARIO
Fotografia
Pino Bertelli Francesca Grispello. Sulle fotoscritture del corpo come anima in amore e l’iconografia della seduzione come fragilità della bellezza
Slides
Letteratura
Anna Maria Giancarli Quando la poesia si tinge di sangue
Slides
Luigi Fabio Mastropietro Ama il demone tuo come te stesso (Atto I – Seconda parte)
1 Portfolio + 1 soundtrack
Marco Palladini Dialogo senza certezze su “L’amor che move il sole e l’altre stelle”
Vari video
Arte
Matteo D’Ambrosio Note per Piedigrotta, poema parolibero di Francesco Cangiullo
Slides + 1 video
Francesco Correggia Il linguaggio, la Crypto Art, l’altro e il digitale
Slides
Giuseppe Siano La fine della rappresentazione e la «morte dell’arte» (Una lettera aperta – Seconda parte)
Slides + 1 video
Antonio Gasbarrini Per un IDENTIkit del Transrealismo nell’arte visionaria di Francesco Guadagnuolo
Slides
ALCUNI TITOLI DEL PROSSIMO NUMERO 33 DI ZRAlt!
Pino Bertelli Maledetto Toscani
Antonio Gasbarrini Come e dove “Seminare Arte” con le soglie musive dell’antinciampo creativo
Eva Rachele Grassi Depuis les mondes branaires… les eutopies d’une nomade quantique
Roberta Semeraro Biennale di Venezia: un Manifesto per un’architettura più inclusiva
Pietro Gaglianò Paso Doble
Roberto Soldati Amarcord: L’officina della luce, con Emanuele Piccirilli & Pino Zac
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