“In girum imus nocte ecce et consumimur igni”

di Carlo Nannicola

Ideata da Andrea Panarelli e giunta alla  sua seconda edizione, la Cena d’artista “illuminata” da uno dei titoli più fortunati della filmografia in bianco e nero di Guy Debord [In girum imus nocte (ecce) et consumimur ignis], ha offerto più di uno spunto relazionale ai fruitori- commensali intervenuti nella “notte brava” delle due occasioni d’incontro. Concentrate in una sola notte, appunto.

Sette i giovani commensali artisti –  nati o professionalmente attivi nella distrutta città terremotata dell’Aquila – presenti con loro opere nelle due cene (Michela Del Conte, Stefano Divizia, Daniele Giuliani, Piotr Hanzelewicz, Matteo Ludovico, Carlo Nannicola, Andrea Panarelli), nati o operanti nella distrutta città terremotata dell’Aquila (nella prima edizione avevano partecipato anche Pierpaolo Bellucci e Matteo Bultrini).

Slides prima edizione

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Se le motivazioni poetiche sono state sostanzialmente le stesse, assai diverso si è rilevato il contesto delle due esibizioni.

Nel primo happening (estate 2013) gli artisti si sono confrontati in una vetrina-invito di una struttura commerciale (e perciò visibili anche dall’esterno) precariamente aperta in una delle vie storiche più importanti del centro storico, via pressoché assediata da varie Zone Rosse che l’accerchiano, per meglio coinvolgere gli invitati o i rarissimi passanti in una insolita cena ove: «il mangiare, un gesto intimo e istintivo, diventa l’elemento di condivisione e relazione tra le diverse sensibilità e personalità dei commensali. Negozio, centro commerciale, mercato, sistema economico e quindi “Cibo”. Da qui il rapporto con il consumo dei beni –  arte compresa – tra necessità e superfluo, sopravvivenza e benessere».

Nel secondo (estate 2014) sono i più intriganti sotterranei del seicentesco restaurato Palazzetto dei Nobili, a creare di per sé una atmosfera conviviale con artisti e pubblico, i quali dismettono le vesti dei rispettivi ruoli per liberare l’opera intesa come oggetto o prodotto singolo al fine di spostare «l’attenzione sulla persona, sull’individuo, sulle relazioni tra individui, sulle reciproche influenze e scambi, in un continuo evolversi. L’opera stessa diventa così il contesto, la situazione condivisa dal pubblico e dagli artisti. L’arte come punto di raccordo dei mancati incontri».

Slides seconda edizione (foto di Francesco Colantoni)

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Il plurisensoriale percorso è stato idealmente ritmato attenendosi corporalmente alle fasi digestive. Nel piano terra prende il via con l’interpretazione/rivisitazione delle stesse da parte degli artisti, soggetti ad un unico vincolo dimensionale delle opere del formato standard di 24×33 cm. Successivamente si scendono le scale che conducono ai sotterranei e ci si avvia lungo l’esofago del Palazzetto dei Nobili. Qui s’incontrano, nell’ordine, le opere di Hanzelewicz, Panarelli, Giuliani (Giotto), Ludovico, Divizia e Carlo Nannicola & Michela Del Conte. Alla fine del percorso, si accede nel giardino esterno, dove è tenuta l’esibizione del dj e compositore di musica elettronica Federico Martusciello.

A metà serata, mentre le fasi preliminari della digestione sono a buon punto, viene proiettato il video/documento “Cena d’artista” (Andrea Panarelli e Francesco Colantoni – 2013) su uno schermo allestito per l’occasione. Su un tavolo dove sono apparecchiati i cibi, gli ospiti sono invitati non già a mangiare, ma ad intervenire creativamente su di esso (anche la “bella forma” spesso è “buona sostanza”).

Happening

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