Guy Debord utilizzava immagini pornografiche analizzando la Società dello Spettacolo. Ma al tempo del Situazionismo gli uomini erano ancora in grado di comprendere Omero

di Antonio Picariello

Le ultime tendenze visive inneggiano al porno che dal punto di vista semantico-fonetico ha la stessa  assonanza dei termini Porco e Corno. Quindi le ultime tendenze inneggiano, per sillogismo, al porco e al corno. Ora il corno è simbolo primordiale di riti ebraici, greci, musulmani e cristiani; il suono del corno all’apertura della porta santa. Il porco è animale simbolico anch’esso; l’onnivoro proibito dalle leggi musulmane e molto amato dalle industrie alimentari occidentali. Il Porno invece è indice proibito da tutte le teologie, la lussuria è un peccato capitale; nelle leggi arabe il porno è condannato con lapidazioni inumane e incivili, ma in Europa è indice di ricchezza cinematografica e mass mediologa.

I palinsesti  televisivi inneggiano al porno  usando spesso  tecniche subliminali che gli “ispettori” non scorgono, o non vogliono scorgere, perché le pubblicità e gli sponsor sono le uniche vere entrate economiche del giornalismo mellifluo italiano. Comunque, se potessero, si lancerebbero voracemente in campagne spietate per abbinare la merce al pornografico.

Ma puntiamo al senso. Porno lavora sulle misure, sul desiderio perverso del voyeurismo e i mezzi di comunicazione di massa che sono punti della visione, teatro per spettatori perversi, ne usano le strategie comunicative facendone un mito economico attraverso personaggi culturalmente non  identificabili, ma perfettamente referenziali con i desideri chimici primordiali della specie umana.

“Ci pensa Rocco”, Siffredi in tv da divo del porno a guru di coppia.

NEW YORK  L’industria del porno della California si è fermata dopo che un popolare attore del genere a luci rosse è risultato sieropositivo al virus dell’Aids. Dopo i risultati del test su Darren James è stata chiesta una moratoria di due mesi dei film hard core per permettere analisi generalizzate su altri attori e attrici”.

Da qui, si può identificare il Porno come strumento di arricchimento per produttori il cui grado di cultura rasenta il modello alimentare del rospo che, dotato di lingua retrattile e elastica, agguanta qualunque forma insettivora si muova nello spazio in cui è collocato il predatore. Nella selezione della specie, questi produttori sono considerati vincenti. Vediamo perché. Per capirlo dobbiamo ancora una volta fare riferimento alla specie del rospo: il rospo è dotato di vagilità ovvero di quelle caratteristiche che permettono in un animale la capacità  di compiere movimenti e spostamenti. Alcune specie sono capaci di fare ampi spostamenti e sono dunque dette altamente vagili. Un esempio è dato dagli uccelli, che essendo in grado di volare, possono percorrere distanze considerevoli.

La vagilità può svolgere un ruolo chiave nella colonizzazione di nuovi ambienti, soprattutto insulari, e quindi di innescare quei  fenomeni essenziali detti di speciazione. Il termine contrario per funzione semantica alla “vagilità” è “sessilità”. In zoologia sono sessili gli animali, generalmente acquatici, incapaci di movimento e che vivono ancorati ad un qualche tipo di substrato solido come per esempio rocce. Tra gli organismi sessili vi sono le spugne, i coralli, capaci di autocostruirsi il proprio substrato, e i  crostacei.  Ora, oltre il suono che stranamente i due termini rapportano con il mondo sessuale, c’e da dire che il voyeurismo rappresenta tipicamente la funzione comportamentale della sessilità. Mentre il sistema produttivo di pornografica è tipicamente funzionale alle caratteristiche della vagilità.

Ora se passiamo dal campo dell’etologia a quello letterario possiamo avvicinarci a concepire una strategia globale messa in atto per indurre le nuove civiltà a comportarsi da “clienti sessiliti” da sfruttare, a vantaggio di produttori “vagiliti”, cioè produttori di qualunque campo d’azione (politico, editoriale, industriale economico finanziario). È il modello adottato che sta diventando pericolosamente  e silenziosamente globale.

Walter Siti vincitore del Premio Strega lo spiega molto bene e, forse, in maniera attiva (per attivo intendo tutta quella produzione di letteratura e non, che oltre a “messaggiare” una trama e una costruzione narrativa, interviene a guisa di  strumento subliminale attivo facendo accadere, nel momento stesso in cui lo spettatore li osserva o li legge, l’atto di vendita del prodotto).

Un venditore parla  per convincere l’ascoltatore all’acquisto,  e nello stesso momento della comunicazione, a differenza di una funzione notarile, è già in atto la vendita. Un fotogramma della Coca Cola in una pellicola induce lo spettatore al suo acquisto…  (per quanto mi riguarda, nella perfezione costruttiva del libro di W. Siti esiste “dichiaratamente-occulta”  anche questa funzione).

Resistere non serve a niente (Rizzoli) apre con una questione di tipo etologico di cui ne riassumo alcuni aspetti: “Le scimmie cappuccine sono quelle con la faccia nuda, il manto color frate e il cappuccio bianco; Keith Chen, docente di economia a Yale, ne ha addestrate sette (quattro femmine e tre maschi) all’uso del denaro. Ha cominciato gettando nelle gabbie dei piccoli dischi di metallo con un foro in mezzo: le scimmie li annusavano, li addentavano e poi li buttavano via. Ma pian piano si sono accorte che fin che avevano i dischi tra le dita venivano rifornite di frutta dai ricercatori, mentre la frutta spariva appena gettavano i dischi. Così hanno imparato a tenersi i dischi in mano fin che non ricevevano la frutta, anzi a scambiare la frutta coi dischi (che da quel momento per loro erano diventati denaro a tutti gli effetti). Chen, a quel punto, ha provato a differenziare i prezzi delle banane e delle mele: tre dischi per una banana, un solo disco per una mela – anche i comportamenti si sono differenziati in conseguenza: chi appena avuto un disco lo scambiava subito con una mela, chi amando le banane preferiva aspettare e accumulare tre dischi. Due diverse categorie di consumatori. Dopo parecchi altri esperimenti altrettanto istruttivi (tipo provocare un improvviso rialzo dei prezzi e poi un inspiegabile ribasso), Chen ha voluto vedere come reagissero le scimmie a una ricchezza inaspettata e ha immesso nella gabbia, di colpo, tantissime monete: tutte le cappuccine si sono affrettate ad arraffare più monete che potevano per fare incetta di frutta. Tutte tranne una, un giovane maschio – che invece, dopo aver ammassato un bel gruzzolo, si è avvicinato a una femmina e traendola in disparte gliel’ha deposto ai piedi. La femmina s’è accoppiata subito col donatore, poi ha raccolto il gruzzoletto e si è avviata anche lei a comprare la frutta. Primo caso sperimentale, tra gli animali, di sesso offerto in cambio di denaro”.

Ecco qui, ci siamo. L’estrazione riflessiva di questo articolo la lascio a voi. Non la sintetizzo e non la concludo. Ricordo semplicemente di fare distinzione tra il concetto di erotismo e di pornografia.

Per il resto dove non arriva la vostra ragione, dopo la lettura di questo articolo (che potrà sembrare anche scucito), arriveranno i vostri sogni. Arriverà  il linguaggio onirico della nostra coscienza. Philippe Di Folco non a caso redige un vero, serio, scientifico “Dizionario della Pornografia”  ufficializzando così la terminologia degli umani al comportamento delle “ scimmie cappuccine “ di Keith Chen. Le industrie produttrici di immagini saranno fiere, come lo saranno i prossimi autori di palinsesti televisivi, ma ancora una volta la memoria Situazionista può salvare il senso del mondo. Guy Debord utilizzava immagini pornografiche analizzando la Società dello Spettacolo. Ma  al tempo del Situazionismo gli uomini erano ancora in grado di comprendere Omero. Adesso la civiltà globale la redigono l’etologia e le scimmie cappuccine protagoniste assolute del canto v dantesco in omaggio al nuovo vecchio genere comunicativo che invita a credere che  Il porno nei mass-media sia adesso strategia di induzione alla catastrofe sociologica.