Con la nuova denominazione il regime riuscì ad assumere un controllo  maggiore  – se non completo – delle varie attività del sodalizio

di Matteo D’Ambrosio

La cultura a Napoli vive solitaria, pudica e sconosciuta
E. Guardascione, 1920

La Compagnia degli Illusi, il più importante centro napoletano di attività artistica e culturale della prima metà del Novecento, fu fondata nel 1919 da alcuni esponenti della cultura e dell’aristocrazia locale[1]. La denominazione, motivo di richiamo e curiosità,  ricorda le Accademie del Rinascimento[2]. Presidente onorario fu nominato il Senatore Benedetto Croce, che raramente partecipò alle manifestazioni[3]. Il sodalizio ospitò anche studiosi che non ne condividevano le posizioni[4].

La sede del sodalizio, in Via Francesco Crispi – allora parte del Rione Amedeo, «nobilmente silenzioso e riservato»[5] –, era al n. 31 nel salone a piano terra di Palazzo Nobile ed è ora occupata dal cinema Ambasciatori. I sette fondatori, poi semplicemente noti come “i Sette”, provvidero con mezzi propri a ristrutturare la sala[6], adeguandola alle attività previste[7]; non mancavano «alcune anticamere con tavoli» e «paraventi per mostre personali»[8]. Le decorazioni erano del pittore Ezechiele Guardascione.

La fondazione, che sin dall’inizio suscitò reazioni diverse e  contrastanti[9], fu ratificata da un ”Proclama color cielo”, così denominato  per il colore azzurrino del foglio su cui fu riprodotto [figg. 1 e 2]. Il Manifesto, datato “fra le prime violette del 1919”[10],  fu redatto da Mario Venditti – poeta di ascendenza post-simbolista[11] – e probabilmente pubblicato per la prima volta all’interno di un articolo apparso sul quotidiano “Il Giorno” il 3 maggio 1919[12].  Il “proclama” indica le modalità previste per l’ammissione dei soci, che vengono distinti in “adepti”, “neofiti” e “illuminati”, tutti ammessi alla biblioteca. Essendo state abrogate le quote mensili, si auspica un «munificente mecenatismo».

Gli incontri iniziarono negli ultimi mesi del 1919. La prima importante manifestazione, del gennaio 1920, è una conferenza del critico Luigi Russo, il quale presentò il suo volume monografico su Giovanni Verga[13], un’opera fondamentale nella storia della critica dedicata allo scrittore siciliano. Tra le prime mostre, quella di Giambattista Piranesi, ospitata sempre nel gennaio 1921.

Le conferenze sono il settore maggiormente sviluppato dalla Compagnia. Da segnalare quelle tenute da scrittori e giornalisti, i racconti di viaggio (un genere particolarmente apprezzato) [14], le commemorazioni, le presentazioni di libri di recente pubblicazione, la presenza di alcuni umoristi; non mancò un esplicito interesse per le letterature straniere[15] e per la poesia, né incontri dedicati al teatro e, infine, qualche presenza di docenti universitari. La stampa locale pubblicava spesso i testi o i resoconti degli incontri[16]. Gli scrittori più volte  presenti sono Giuseppe Ungaretti, Massimo Bontempelli, Anton Giulio Bragaglia, Julius Evola e Filippo Tommaso Marinetti.

Ungaretti, amico di Gaspare Casella [fig. 3], tenne diverse conferenze; la prima fu dedicata alle Tendenze della poesia moderna (gennaio 1925). Seguiranno: Le teorie e la poesia di Valéry (gennaio 1926)[17]; i Canti di Leopardi, letti come esempi di eleganza e musicalità dei versi (gennaio ‘28); la  Difesa della poesia, definita all’insegna del ritmo breve (gennaio ’33); la conferenza su Leopardi presso la Chiesa di San Vitale a Fuorigrotta, allora sede della tomba del poeta recanatese; infine  Sentimento di Roma nel Petrarca (dicembre 1935).

La Compagnia si inserì più volte nei dibattiti in corso, che a volte  provocarono accese polemiche. A Curzio Malaparte, che inaugurò la stagione 1927-28, e al più tradizionale “Strapaese”, proposto dalla rivista “Il Selvaggio” di Mino Maccari, veniva in quel periodo contrapposto da alcuni esponenti della cultura locale il “realismo magico” del novecentismo di Massimo Bontempelli. Malaparte, “fedele esecutore” di “iniziative mussoliniane”, fu contestato da un giovane, Giovanni Artieri, che ricorderà l’episodio[18]. Molto particolare rimane l’intervento dello stesso Bontempelli Della musica e dello scriver musiche[19], con alcuni brani eseguiti dal Quintetto stabile degli Illusi (1931). Bontempelli, con  L’avventura novecentista, lo ratificherà anni dopo (12 marzo 1929), come nuova tendenza, autonoma e tutta italiana.

Nel gennaio 1928, con la conferenza Questioni di teatro, Anton Giulio Bragaglia – regista e fondatore del Teatro degli Indipendenti di Roma – provocò un animato dibattito tra i molti presenti, divisi tra sostenitori del teatro moderno e di quello più tradizionale[20]. Degna di particolare considerazione la conferenza del 1933, Cinema e teatro, in cui Bragaglia si pronunciò contro il cinema parlato.

Julius Evola, ex dadaista attestatosi su posizioni di estrema destra dopo la giovanile esperienza d’avanguardia, nella conferenza La morsa antieuropea rivendicò «Il dominio delle élites sulle informi masse» e condannò l’anti-individualismo bolscevico, cui contrappose la tradizione mediterranea (aprile ’30). Superamento del romanticismo, del 1928[21], che ne denuncia la decadenza, verrà presentato nel gennaio del ’31. Tra gli altri suoi  interventi, Le luci delle origini, anti-darwiniano (gennaio ’32) e Il mondo moderno quale crisi, del 14 maggio 1937, che già nel titolo ne richiama le posizioni anti-moderniste[22].

Nella prima fase, come vedremo conclusa dal cambiamento della denominazione in “Compagnia degli Artisti”, risulta abbastanza episodica la presenza di Marinetti [fig. 4], che dopo aver informato il 9 febbraio 1923 della Vita del movimento futurista[23], il  30 marzo del ‘26 ricordò il suo viaggio in Brasile e Argentina, dove dichiarò di aver tenuto ben ventotto conferenze[24].

Molti gli scrittori ospitati; ricordiamo almeno, in ordine cronologico, Alberto Savinio (che  si occupò di teatro); Alessandro De Stefani, che presentò Lo Zar non è morto (un libro orientato verso il romanzo d‘avventure, sulla scorta della francese Accademia Goncourt) e infine,  nel gennaio ’31, Corrado Alvaro, Ester Lombardo, Ettore Cozzani –  direttore della rivista “L’Eroica” – e  Antonio Baldini.

Alcuni interventi risultano motivati dalla pubblicazione di nuove traduzioni: Giuseppe Antonio Borgese aveva infatti tradotto il Werther di Goethe, De Stefani il Coriolano di Shakespeare, Vincenzo Errante, dell’Università di Milano, il Tristano e Isotta. Frequente la presenza di giornalisti. Nel maggio 1929 fu anche lanciato  un Manifesto, il Bando del “Sud”, di Curio Mortari[25], il cui “indigenismo” predilige un meridionalismo anti-europeista. Il Premio Nobel per la letteratura del 1913, l’indiano Rabindranath Tagore, dopo aver accettato l’invito si vide costretto a declinarlo dalla ostile accoglienza della stampa nazionalista[26]. È, questo, il primo episodio di cui si è a conoscenza che dimostri l’avvenuta intromissione della politica nelle attività del sodalizio.

 Slides (a cura di Matteo D’Ambrosio)

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Numeroso l’elenco dei relatori che riferirono dei loro viaggi[27], di cui fa parte il ciclo intitolato “Ronda intorno al mondo”[28]. Frequenti le celebrazioni, dedicate ad autori di primo piano come Shelley, Pascoli, De Roberto, Ferdinando Russo, Rilke, Parini, Angelo Conti, Fausto  M. Martini, Francesco De Sanctis, Gian Domenico Romagnosi e, nel 1940, Ernesto Murolo[29]. Non mancarono incontri dedicati alle celebrazioni virgiliane (1930) e, nel ’35, al quarto centenario della morte di Ludovico Ariosto, iniziati con l’intervento del critico del “Corriere della Sera” Giuseppe Lipparini. Libri di recente pubblicazione furono presentati da Alberto Donaudy, Riccardo Marchi, Giuseppe Villaroel  e Arturo Marpicati Il senso e l’amore della vita in  Foscolo e Leopardi (gennaio ’33). L’elenco degli umoristi comprende Luciano Folgore, che nell’aprile del ’26 intrattenne sui suoi Poeti allo specchio[30], Ernesto Grassi (meglio noto con uno pseudonimo, Cin), Toddi, direttore del fortunato settimanale “Il Travaso delle idee” (febbraio ’29) e Achille Campanile (dicembre ’32).

Tra gli ospiti stranieri, ricordiamo almeno Le départ et la fin de Léon Tolstoi dans les souvenirs de sa fille Tatiana (aprile ’31, nei ricordi della primogenita); André Maurois, noto per le sue biografie romanzate (aprile ‘32) e l’Accademico di Francia Paul Valéry, che si occupò di Musica e poesia (maggio ‘33); ad essi si aggiunge nel marzo del ’37 uno scrittore ungherese  molto noto in Italia negli anni Trenta, Ferenc Kormendi; nel ’32 era stato tradotto il  suo romanzo Avventura a Budapest, che aveva  registrato un vero e proprio successo internazionale[31].

Tra i poeti  meridionali, con Alfonso Gatto, che presenta la sua prima raccolta, Isola [32], sono da segnalare almeno Ernesto Murolo[33] e Rocco Galdieri, autori di testi dialettali, e poi Diego Calcagno[34], Federico De Maria, Lydia Positano e Pasquale Ruocco, che lesse più volte poesie di altri autori[35]. Gli incontri dedicati al teatro, che spesso avevano come protagonisti gli ospiti del teatro San Carlo, puntavano in generale sui rapporti tra il teatro e il cinema, che stava facendo registrare una progressiva e rapida affermazione[36].

I buoni rapporti intercorrenti con le istituzioni[37] sono testimoniati dalla presenza di docenti provenienti da varie università, con qualche coinvolgimento di quella napoletana[38]. Non mancarono alcune autorità come l’Accademico d’Italia Francesco Coppola, dell’Università di Perugia, l’ambasciatore Conte Alessandro De Bosdari (febbraio ‘31), il vicepresidente della camera Emilio Bodrero e il  senatore Marino d’Amelio, presidente della Corte di Cassazione (marzo ‘38).

Molte iniziative appaiono occasionali e isolate, malgrado gli sforzi profusi e la loro effettiva importanza; tra di esse, ricordiamo le rappresentazioni classiche all’aperto, le poche ma significative pubblicazioni, le celebrazioni di autori da poco scomparsi e il Premio di poesia Golfo di Napoli.

Intanto, dall’estate del 1927, la Libreria del 900 si stava segnalando per la sua estraneità alla produzione letteraria napoletana e per il fiancheggiamento del novecentismo bontempelliano.

Grazie all’interessamento del direttore artistico, il grecista Ettore Romagnoli[39], nonché della Sovrintendenza all’arte medievale e moderna, la Compagnia organizzò la rappresentazione al Teatro Grande di Pompei dell’Alcesti di Euripide, preceduta da un sopralluogo guidato da Amedeo Maiuri, Soprintendente ai Musei e agli Scavi della Campania[40]. I costumi erano della Principessa di Fondi. La prima dell’Alcesti si tenne il 12 maggio 1927; il 17 maggio il Re Vittorio Emanuele III presenziò all’ultima replica [fig. 5][41]. Per l’occasione il sodalizio organizzò anche un treno speciale, facilitando così lo spostamento del pubblico, che alla fine pare  sia stato poco numeroso. Scrive Giovanni Artieri:

Era uno dei primi tentativi, e tra i più felici, di risvegliare tra le case, le strade e i giardini della città morta echi antichi e moderni, mettere delle parole in quei silenzi con le misure dei versi, gli accenti degli attori, i movimenti dei cori; dare vita alle pietre e alle parole richiamando la folla a ripopolare … cunei e scalee dei suoi teatri[42].

Così denominata dalla stampa, la “primavera ellenica”, che doveva avere scadenza biennale, prevedeva anche una rappresentazione di Le nuvole di Aristofane, che non sarà realizzata; i ruoli principali dovevano essere attribuiti a due attori di primo piano, Dina Galli e Ettore Petrolini[43].

Dopo l’edizione di lusso di La fille de Madame Angot, opera di Alexandre-Charles Lecocq presentata al San Carlo nel maggio 1921, la Compagnia degli Illusi pubblicò il volume di poesie, in parte inedite, Dai Canti di Alfredo Catapano, tragicamente scomparso il 28 febbraio 1927 nella sua casa di Palazzo Cellammare[44]. Nel 1934, anno delle Onoranze nazionali leopardiane, l’intera terza pagina del “Mattino” presentò, il 14 gennaio, contributi di Toffanin, Giusso e Francesco Moroncini; il 19 si registra la conferenza di Antonio Baldini, che ricorda gli scritti inediti; contestualmente venne stampata una nuova edizione dei Canti di Giacomo Leopardi [fig. 6], fondata su quella che l’autore aveva affidato nel 1835 all’editore napoletano Saverio Starita[45]. Una edizione fuori commercio fu messa a disposizione dei soli soci.

Mancando un’affidabile ricerca sull’attività espositiva, che appare alquanto intensa e dedicata soprattutto ad artisti non ancora noti, è possibile ipotizzare che la mostra di maggiore importanza sia la seconda collettiva dei pittori circumvisionisti (dicembre del ’28), un sodalizio che, dalla fine degli anni Venti, tentò un originale superamento del Futurismo[46]. La locandina presenta il loro secondo Manifesto e una dichiarazione di Marinetti [fig. 7], che tenne all’inaugurazione  la conferenza Da Michelangiolo a Boccioni[47] – già proposta nel giugno del ‘26 al Casino Antártica di San Paolo del Brasile – in cui intendeva dimostrare «come dalle deformazioni anatomiche di Michelangelo si giunge lentamente alla pittura di stati d’animo»[48]. Se ne occupò anche il “Torchio” di Milano[49].

Il Circuito di poesia meridionale, una manifestazione decisamente futurista,  si svolse in 23 dicembre 1930. Dopo le tappe di Milano e Roma, che avevano fatto registrare le vittorie di Farfa e di Krimer, i partecipanti furono solo tre, il romano Francesco Orlando e i siciliani Castrense Civello e Giacomo Giardina, che declamarono testi dedicati al tema L’architettura delle città future e Antonio Sant’Elia. Significativa l’assenza di autori napoletani. «Solo alle Signore e agli aviatori presenti spettava il diritto di giudizio». Il pittore Carlo Cocchia, unico circumvisionista «rimasto fedele al futurismo»[50], cronometrò «al secondo la durata di ogni scrosciar d’applausi» [fig. 8] [51]. Marinetti presentò per l’occasione la sua ultima invenzione, in cui è «stabilita dalla lancetta dei secondi», la «misura del valore d‘un poeta, portata alla stregua dello forzo muscolare d’un velocista sui cento metri»[52]. “Poeta record meridionale” fu proclamato Giardina, «novissimo bardo della parola libera del casco d’alluminio, simbolo poetico della civiltà meccanizzata» [fig. 9][53].

All’inizio della stagione 1931-32 anche il Principe e la  Principessa di Piemonte vennero inseriti tra i soci onorari. Nel ‘33, dopo circa tre lustri, Francesco Stocchetti fornì una valutazione positiva dell’attività della Compagnia:

La Compagnia degli Illusi … nacque perché si sentiva la necessità di offrire … un cenacolo nel quale mettere a contatto diretto artisti, letterati, pittori, uomini di belle lettere e di belle arti con la gran parte del “popolo” che a Napoli gusta, ama e predilige le manifestazioni dell’ingegno […] Si chiamarono Illusi perchè … c’era … in giro un po’ di quel romanticismo che …   faceva essere fataleggianti tutti gli artisti, faceva pensare all’ideale estetico come un ideale irraggiungibile, faceva giudicare vana illusione quella di farsi comprendere […] Ben presto quella degli “Illusi” diventò una tradizione napoletana, e il salone … raccolse intorno ai conferenzieri, ai concertisti, ai letterati, ai poeti, ai pittori che invitava tutta la Napoli che, di ogni classe, ceto o categoria, si interessava di arte, in qualunque modo espressa o realizzata[54].

All’inizio del 1934 viene annunciata una mostra di documenti leopardiani alla Biblioteca nazionale e si registra (15 gennaio) una conferenza a Villa La Ginestra di Arturo Farinelli. La Compagnia organizzò autobus speciali e agevolò il parcheggio. L’attore Gastone Venzi declamò La ginestra. La manifestazione fu conclusa dalla visita al Museo Leopardiano, sito nella villa di proprietà della Contessa Vittoria de Gavardo, sorella del Duca d’Andria.

Dopo un intervento di Luigi L. Russo, alla presenza di Marinetti (La poesia del Futurismo: da Marinetti a Cangiullo, 12 aprile 1934), “Ruota di Napoli” accusò il  relatore di antifascismo, facendosi interprete, più che del novecentismo napoletano in ritardo che la rivista aveva appoggiato[55], del clima di ostilità che spesso circondava le iniziative del movimento futurista[56]. La nota del 1° luglio 1934 della Questura di Napoli non mancherà di segnalare che

dopo i noti incidenti verificatisi … in occasione della conferenza Russo, sono apparsi nella sala … due grandi ritratti di S. M. il Re e di S. E. il Capo del Governo.

In questa nota la Questura afferma che «nel complesso … la direzione della Compagnia  è nelle mani della Marsiconovo e di Casella», segnalando che «Il numero attuale dei soci è di 773, in maggioranza signore e signorine»; viene sottolineata la frequentazione da parte di Luisa Croce,  nipote del filosofo Benedetto, del salotto della Principessa di Marsiconovo. Il sodalizio, si legge, «sta in mezzo tra la cultura e la mondanità», è «composta di gente snob» come il Carafa, Duca d’Andria. Non si esclude pertanto «l’opportunità di un provvedimento che ponga fine a tale accademia» e se ne suggerisce l’epurazione. Il 5 luglio l’Alto Commissariato della Città e Provincia di Napoli ammette che tra i Sette non è  individuabile  «un vero e proprio antifascismo». Il giudizio è però molto critico:

L’attività … sta a mezzo tra la cultura e la mondanità; troppo appesantita da una inutile pompa culturale per avere un vera attività mondana, … troppo leggera e svagata per avere un qualsiasi valore intellettuale.

Alla fine la Compagnia diviene il bersaglio di un vero e proprio attacco, che la definisce

il ritrovo … di tutti gli smaniosi  di farsi notare, il luogo di convegno di tutte quelle donne che, non appartenendo alla categoria degli intellettuali nè a quella delle donne eleganti amano averne l’apparenza.

Viene quindi ribadita «la opportunità di un provvedimento che ponga fine a tale accademia». Il 12 luglio la risposta del Capo ufficio stampa del capo del governo ritiene che, benché la Compagnia sia stata  trasformata «in una vana accademia di chiacchiere senza costrutto», non «sia il caso di adottare provvedimenti speciali per la soppressione». «Necessario e doveroso», appare dunque opportuno affidare la decisione finale al Segretario federale del partito fascista. È quanto risulta sia effettivamente accaduto, con un radicale cambiamento dei criteri organizzativi.

 

1935: la “Compagnia degli Illusi” diviene “Compagnia degli Artisti” 

Con la nuova denominazione il regime riuscì ad assumere un controllo  maggiore  – se non completo – delle varie attività del sodalizio.

Il regime fascista trovò in tal modo una sempre più attenta ospitalità. Nino D’Aroma intrattenne su Poesia ed essenza dello squadrismo (dicembre ’32); Bontempelli, il 10 febbraio del ’34, usò una frase del duce per la sua proposta di Teatro per ventimila; Harukichi Shimoi concluse inneggiando a Mussolini la sua conferenza La mia missione di italianità al Giappone; Paolo Orano auspicò una maggiore collaborazione del giornalismo col fascismo (maggio ’34); l’attore Gastone Venzi lesse il lungo poema di Corrado Govoni Saluto a Mussolini (maggio ’34); Giuseppe Villaroel parlò di Mussolini oratore e scrittore (gennaio ‘35), Arturo Marpicati confrontò Carducci e Mussolini (maggio ’35), Angelo Antonio Fumaroli intrattenne il pubblico  su Mussolini oratore e scrittore (maggio ‘37).

In questo periodo F. T. Marinetti, divenuto Accademico d’Italia nel 1929, assunse progressivamente un ruolo di primo piano. Dopo aver presentato, nell’aprile del ’33, una Mostra di aeropittura (probabilmente costituita da un gruppo di quadri che aveva raccolto e poi trasferito da una città all’altra), in Eroismo e vita poetica dei sansepolcristi (1934) rievocò la fondazione dei fasci milanesi e la battaglia a Via Mercanti, «prima vittoria del fascismo sul socialcomunismo». che «segna l’ingresso della violenza nella lotta politica italiana»[57]. Marinetti riuscì anche ad attribuire un ruolo di primo piano alla giovane poetessa e attrice di origine romena Italia Volpiana Horn (che ribattezzò Alata), affidandole la lettura del suo Poema Africano della Divisione “XXVIII ottobre” (aprile ‘37). La Horn sarà ospite della Compagnia in almeno quattro occasioni[58]. Una volta nominato “Socio illuminato”, il 9 febbraio 1937 [fig. 10],[59] il leader del Futurismo fu più volte chiamato a commemorare scrittori da poco scomparsi, in cui provò a individuare elementi che potessero assimilarli ai principi distintivi del movimento futurista.

La commemorazione “in avanti” di Salvatore Di Giacomo, del 4 giugno 1935[60], sarà pubblicata da Casella nel ’36 [fig. 11][61]. In particolare, Marinetti evitò di porre «la questione del dialetto»[62], sottraendosi così al confronto col Croce, che proprio nel saggio su Di Giacomo vi si era soffermato [63]. Di Giacomo viene definito  geniale poeta «spontaneo e volitivo insieme come tutti i grandi poeti»[64] e paragonato a Frédéric Mistral[65] e a  Carlo Porta[66]. Marinetti dichiarò di considerare il poemetto ‘O Munasterio «quasi parolibero e simultaneo»[67] e il diffuso sentimentalismo riscontrabile nella poesia dell’autore napoletano come una manifestazione del principio dell’intensità[68].

Marinetti, dopo aver ricordato nel maggio del ‘36 La difesa del Passo Uarieu – incontro concluso con la Canzone futurista di Francesco Cangiullo, interpretata dal tenore Vittorio Parisi –[69], il 2 gennaio 1937[70] commemorò il Premio Nobel 1934 Luigi Pirandello, che già aveva definito «il più futurista»[71] e ora considera «il più grande degli scrittori che abbia avuto la letteratura italiana in tutto il periodo»[72]. Dopo qualche mese  presentò il Manifesto Poesia e arti corporative[73], lanciato nell’aprile del ‘37; tornò alla Compagnia il 30 novembre,  per parlare del  “Notturno” e del  “Libro segreto” di D’Annunzio[74].

Si registra intanto un progressivo declino della poesia dialettale e un aumento esponenziale delle canzonette[75].

Non è una manifestazione futurista, ma ne presenta molti aspetti, l’unica edizione del Premio di Poesia Golfo di Napoli (1936-37)[76]. Marinetti[77], che aveva proposto come ineludibile riferimento per i partecipanti il poema Spiralando sul Biancamano[78], forse fu pure l’estensore del bando; del Premio egli parlava, con qualche enfasi, alla fine del 1936:

Un premio clamoroso … consacrato agli ingegni di tutta Italia capaci di magnificare nella sua varia totalità il golfo per eccellenza … Ai  poeti invitati alla gara della Compagnia degli artisti il dovere di superarsi nel cantare il più ispirante e più moderno soggetto del mondo[79].

Il Premio – di cui sono note due redazioni del regolamento [figg. 12 e 13] e una foto della giuria[80] – fu vinto da due futuristi della prima ora[81], Paolo Buzzi e Francesco Cangiullo [fig. 14]. Dato l’alto numero di partecipanti, quattrocentosettantaquattro, la giuria fu costretta a ben quattordici riunioni; numerosi i rinvii. In occasione della premiazione, tenutasi il 5 dicembre 1937, Marinetti tenne una conferenza, che integrò con l’articolo Poeti e poesie d’Italia bevono il nostro golfo[82].

L’anno di maggiore attività è probabilmente il 1936; il programma conferma i diversificati orientamenti, cui si aggiungono sempre più gli appuntamenti graditi all’Istituto nazionale di cultura fascista, diretto dal filosofo Giovanni Gentile, che tenne una conferenza su L’ideale della cultura e l’Italia presente. L’elaborazione mitografica della romanità littoria (Cesco Colagrosso, Universalità di Augusto) non arresta gli incontri dedicati al teatro, con Luigi Antonelli (Come si scrive una commedia) e  Bragaglia (Regia e registi); intanto il maggiore studioso di D’Annunzio, Antonio Bruers, parlò dell’ultimo libro del pescarese (febbraio del ’36) [83].

Il futurista Emilio Buccafusca [fig.15], nel marzo del 1936, presentò i Littori napoletani; l’incontro si concluse con la proiezione del film sperimentale a passo ridotto di Ettore Giannini e Pio Squitieri La prora incatenata, vincitore ai Littoriali di Venezia; in aprile Buccafusca presentò delle “poesie cinematografate” con proiezione di tavole parolibere di Pino Masnata.

Il consiglio della Compagnia degli Artisti comprendeva, nel gennaio 1937, la Dama di palazzo della Regina, Duchessa di Montalcino Filiasi; la Marchesa Margherita Imperiali di Francavilla; F. T. Marinetti; Antonio Carafa Duca d’Andria; Lucio D’Aquara, Venditti e Casella. Una volta determinato il nuovo corso, la Reale Accademia  d’Italia segnalò la Compagnia degli Artisti «per la sua fervida attività artistica, fascista  e le sue benemerenze culturali», ricordando le celebrazioni ospitate e il Premio di poesia Golfo di Napoli[84].

Nel 1937 si segnala la conferenza Leopardi, i selvaggi, gli eroi di Plutarco del Marchese Lorenzo Giusso, giornalista, poeta e critico letterario che continua ad essere tra i soci più attivi. Laura Serra, che aveva ottenuto un “collaudo” di Marinetti, legge Diario di un piccola donna piena di paura. Rari invece gli appuntamenti nel 1938: Stefanile legge dal suo libro La danza del fuoco, Alfredo De Marsico interviene su Tacito oratore e avvocato. Nel 1939 tornerà Savinio, che nel ’26 si era occupato di teatro, per un interessante confronto tra Leopardi e Chopin. Pare che la Compagnia, dal 1939, abbia svolto una attività alquanto limitata[85]. Dopo Mortari, che raccontò di aver intervistato il generale  Franco (marzo 1940) e  la commediografa Paola Riccora (Retroscena, 14 maggio ’40), successo di critica e di pubblico ricosse la rievocazione di Di Giacomo da parte di Cangiullo (23 novembre)[86].

Intanto viene costituito a Napoli un nuovo circolo culturale, la Camerata musicale, diretto da Maria Napoletano. Marinetti, che ne è divenuto un assiduo frequentatore, il 4 dicembre inaugura però il nuovo anno di attività della Compagnia degli Artisti con Nuova estetica della guerra, che è il titolo del suo ultimo Manifesto[87]. Vi ritroviamo Laura Serra, che legge le sue liriche di guerra e merita un telegramma di plauso di Marinetti[88], il quale vi presenterà anche il Manifesto futurista dell’amicizia di guerra[89], scritto in collaborazione con Cangiullo. Quest’ultimo era finalmente riuscito a dare alle stampe i poemi di Capri ed Amalfi [90], presentati agli Illusi nel 1934.

Quando, nel marzo del ’41, il drammaturgo Raffaele Viviani[91], già autore di una lunga Ode a Mussolini, leggerà alcuni poeti napoletani, la “Compagnia degli Artisti” è ornai completamente gestita da funzionari dell’Istituto nazionale di cultura fascista[92]. Abituali divengono le letture di poesie di guerra, tra cui non mancano quelle tedesche e  giapponesi. Toddi, già attivissimo tra gli umoristi, dopo La patente per essere mamma e papà  (novembre ‘37) spiega Perché i giapponesi vincono (gennaio ’42). Alcuni incontri sono dedicati alla condizione femminile da Noemi Carelli, dalla giornalista Raymonda di Sanseverino, da Ugo Betti (Uomo e donna), da  Ruocco (La donna e le quattro stagioni). Carlo Formichi, orientalista e Accademico d‘Italia, si dichiarò contro l’emancipazione in La donna in India. Cornelio Di Marzio raccontò il suo viaggio in Oriente, che  ottenne un “saluto fascista” di Italo Balbo (maggio ‘39); Luchini raccontò la Finlandia vista (febbraio ‘40) e Toddi intrattenne su  La donna nel Giappone (sempre  a febbraio) e Il Giappone paese della felicità eroica (aprile ’41).

Nei primi anni Quaranta la Compagnia era frequentata da alcuni giovanissimi che in seguito si segnalarono per il loro antifascismo; tra di essi, Francesco Rosi, poi regista cinematografico[93], Giorgio Napolitano, futuro Presidente della Repubblica, e Antonio Ghirelli, che diverrà segretario del Presidente della Repubblica Sandro Pertini. Il 5 maggio 1941 Ghirelli presentò alla Compagnia degli Artisti  la commedia in un atto  Rifarsi il sole, che fu segnalata dalla rivista del GUF “IX maggio” con  una nota firmata da Luigi Compagnone[94]. L’attività della Compagnia si arrestò poche settimane dopo l’entrata in guerra dell’Italia,  con l’intervento di e. a. Mario (Poesie  e canzoni, febbraio 1942) e la presentazione di un libro di Luciano Jacobelli[95], Napoli com’era e com’è, aperto da una dedica al Podestà (30 giugno 1942).


*Integrato da note, immagini e date, il testo sviluppa la relazione dal titolo Note per il centenario, presentata nell’ambito del convegno La Compagnia degli Illusi (1919-2019), tenutosi presso l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici di Napoli il 3 dicembre 2019.  

[1] Un elenco, presente nella relazione Dati salienti dei 23 anni di attività della Compagnia  (s.a.i., ma 1938), indica tra i fondatori la Principessa Margherita Compagna Soulier di Marsiconovo, Maria de Sanna, Gianni (Giambattista) Serra dei Duchi di Cassano, il Duca d’Andria Antonio Carafa, il poeta Alfredo Catapano, l’editore-libraio Gaspare Casella e l’avvocato Raul de Lutzenberger. Il Direttivo verrà negli anni più volte modificato; nel 1924  ne fanno parte la  Principessa di Fondi Viti e la Principessa di Cerenzia Bianca Giannuzzi Savelli Capasso, che ne accentuarono la componente aristocratica. Nel gennaio 1933 il Consiglio direttivo risulta così composto: Principessa di Marsiconovo, Bice Consiglio, figlia del Direttore Generale del Banco di Napoli, il Duca d’Andria, Gaspare Casella, il Marchese Giuseppe Dusmet de Beaulieux e Mattia Limoncelli e Domenico Faiella.

[2] F. Criscuolo, “La Compagnia degli Illusi”, “Il Giorno”, 3 maggio 1919, p. 2; una conferma in S. Gaetani [conte di Cirigliano], Napoli ieri e oggi. Passeggiate e ricordi, Milano-Napoli, Riccardo Ricciardi Editore, 1965, p. 16. Forse nuovamente richiamato nel titolo del catalogo I Nove della Libreria del 900 (Napoli, 1929).

[3]“Il Mattino” segnalò la presenza di Croce in occasione della  lettura del poeta ligure Ceccardo Roccatagliata Ceccardi,  scomparso nel 1919.

[4] La Compagnia ospitò sia studiosi legati al Croce come Enrico Ruta – che nel ’21 riscosse un trionfale successo con l’intervento Sentimento della beltà muliebre –, sia studiosi che esprimevano punti di vista diversi. Adriano Tilgher si dichiarò polemicamente distante dallo storicismo crociano in Arte e vita (aprile ’29); l’anti-crociano Lorenzo Giusso  scrisse diversi articoli sulle  iniziative del sodalizio.

[5] G. Artieri, Prima durante e dopo Mussolini. Memorie del Novecento, Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1990, p. 49.

[6] La sede verrà rinnovata alla fine del 1930.

[7] Cfr. S. Gaetani, Apud Neapolim…, Napoli, Montanino Arti Grafiche, 1960, pp. 271-274.

[8] E. Zaniboni, Istituti di cultura a Napoli. Il Circolo Artistico. Gli Illusi, “Il Mezzogiorno”, 16-17 gennaio 1925, p. 3.

[9] Triplepatte [U. Ricci], Gli “Illusi”, “Il Mattino”, 8-9 luglio 1919, p. 4.

[10] In questa soluzione si può forse riconoscere un’abitudine simile, adottata dal futurista napoletano Francesco Cangiullo.

[11] Cfr. M. Venditti, Il terzetto, Napoli, F. Perrella, 1911; M. Raso, Esibizione e sperimentazione: Mario Venditti poeta, “Avanguardia”,  X, n, 28, 2005, pp. 85-110. Il 30 dicembre 1931 Luigi L. Russo tenne una  conferenza su Mario Venditti poeta, alla presenza dell’artista.

[12] F. Criscuolo, “La Compagnia degli Illusi”, cit..

[13] Cfr. E. Scaglione, Risurrezioni letterarie? Giovanni Verga II, “Il Mattino”, 1-2 gennaio 1920, p. 3.

[14] Con una appendice negli interventi di Maria L. Fiumi (I Centri di italianità all’estero (aprile  ‘33) e Arturo Marpicati (Italiani per il mondo, marzo ‘36).

[15] Libera Carelli si occupò del Romanzo russo contemporaneo (marzo ‘32) e di Idee e visioni del teatro russo contemporaneo (marzo ‘34); Ramiro Ortiz, docente a Bucarest di Letteratura italiana, di Eminescu, sconosciuto poeta rumeno (maggio ‘32); Louis Gillet di James Joyce e l‘Italia (marzo ’34).

[16]Cfr. almeno Antonio Russo, Gli oratori e la folla nel “Giulio Cesare” di W. Shakespeare, 1921 [conferenza tenuta il 9 aprile alla presenza della Regina Amelia del Portogallo e della Duchessa Elena d’Aosta]; F. P. Mulè, L’arte e la stirpe, 1929 [ma la conferenza è del 3 dicembre 1927]; idem, Appunti sull’arte, 1930 [ma la conferenza è del 15 febbraio 1928].

[17] Cfr. G. Ungaretti, Appunti  di Valéry, “il Mattino”, 3-4 giugno 1926, p. 3.

[18] Cfr. G. Artieri, Prima durante e dopo Mussolini. Memorie del Novecento, cit., pp. 82-84.

[19] M. Bontempelli, Come son diventato compositore, “il Mattino”, 6 maggio 1931, p. 3.

[20] Seguiranno  La rivoluzione nel teatro e il teatro della rivoluzione (8 febbraio 1929) – recensito da G. Artieri –, Evoluzione delle teorie scenotecniche (maggio 1932) e  Situazione odierna del teatro e del cinema (1933).

[21] J. Evola, Superamento del Romanticismo. Trasformazioni ed anticipazioni nella cultura contemporanea, “La Lucerna”, V, n. 29/30, maggio-giugno  1928, pp. 390-403.

[22] Cfr. S. Arcella, Evola e la cultura napoletana degli anni Trenta: nuovi documenti inediti, in Studi evoliani 1999, Roma, Europa, 2001, pp. 204-207. Gli altri interventi di Evola sono Le luci delle origini (gennaio  ‘32) e Spiritualità dell’harem (aprile ‘33).

[23] Durante la conferenza, conclusa da un intervento musicale di Franco Casavola,  Marinetti presentò i fratelli Francesco e Pasquale Cangiullo e lesse brani del Notturno di D’Annunzio, integrandoli con alcuni passaggi della recensione pubblicata da Giuseppe Lipparini.

[24] Cfr. M. D’Ambrosio, F. T. Marinetti in Brasile (1926). I Manifesti “Contro i capelli corti” (e la risposta di Toddi) e “Fascismo e Futurismo”; ilManifesto futurista paulista” di Brasil Gérson, “Trasparenze”, XI, n. 31/32, 2007, pp. 136-165. Il giorno dopo Marinetti terrà un’altra conferenza all’Università, ospite del Blocco forze futuriste; cfr. M. D’Ambrosio, Il Blocco-Forze-Futuriste napoletano e il suo Manifesto (1926-27), “Il Cerchio”, XV, n. 69/70, gennaio-marzo 2009, pp. VIII-XV.

[25] Ora in Manifesti programmatici, teorici, tecnici, polemici, a cura di M. D’Ambrosio, Roma, De Luca editori d’Arte, 2019, p. 217 del CD.

[26] Cfr. R. La Valle, Il delitto di Tagore, “Il Giorno”, 29-30 gennaio 1925, p. 1.

[27] Ecco un elenco di relatori e argomenti: Francesco Sapori: Marocco; Renato La Valle: Turchia; Lucio D’Aquara: Russia; Maria L. Fiumi: Spagna; Camillo Pecorella, Afganistan; Arnaldo Cipolla: Racconto del viaggio dal Cipro al Capo, attraverso l’Africa; Giotto Dainelli, Accademico d’Italia: Una gente tibetana: i Ladachi; Vittorio Beonio Brocchieri: Dalla Terra del fuoco all’Alaska; Margherita Sarfatti: Visioni dalla carlinga; Tucci, Accademico d’Italia: Cinque mesi con i tibetani e La grande madre.

[28] Dario Lupi, Leptis Magna, con diapositive (gennaio ‘32; nel febbraio 1925 il deputato si era occupato di Ada Negri); Rocco Jemma, Attraverso i fiordi della Norvegia e i ghiacci dello Spitzbergen verso la banchisa.

[29] L’elenco dei relatori e  degli autori considerati comprende: Adolfo De Bosis: Shelley; Giovanni Regard: Giovanni Pascoli; Ernesto Murolo: Ferdinando Russo (aprile ’27); Beatrice Testa: Maurice Maeterlinck (aprile ’28); Giuseppe Patanè: Federico De Roberto; Franco Ciarlantini: R. M. Rilke (aprile ‘30); Luigi L. Russo: Ferdinando Russo (aprile ‘30); Gennaro Marciano: Giuseppe Parini; G. B. Angioletti: Umberto Fracchia;  Andrea Cippico: Angelo Conti e poi Elizabeth Browning; Luigi  E.  Rivalta: F. M. Martini; Luigi L. Russo: Ferdinando Russo (aprile ’30); Pasquale Ruocco: Capurro;  Carlo Muscetta: Francesco De Sanctis (29 dicembre ‘33); Bruers: Gian Domenico Romagnosi; Federico Carducci: Ernesto  Murolo (aprile ’40).

[30] Cfr. L. Folgore, Poeti allo specchio, Foligno, Franco Campitelli, s.d. ma 1926.

[31] Pubblicato a Milano da Bompiani. Un altro scrittore ungherese, Lajos Zilahy, parlò nel maggio del ‘35 di Savonarola e il suo tempo nello sviluppo del pensiero  umano.

[32] A. Gatto, Isola, Napoli, Libreria del 900, 1932.

[33] Dopo l’intervento di Murolo, del febbraio 1927, una conferenza di L. L. Russo si registrò il 10 maggio ‘29.

[34] Anche a  Calcagno fu dedicata una conferenza di Luigi L.  Russo.

[35] Ad esempio in Napoli nel canto dei suoi poeti (marzo ‘35).

[36] Si registrarono così le presenze di drammaturghi (Ercole Luigi Morselli, Domenico Tumiati, Gino Rocca), di attori (Sergio Tofano, Angelo Musco, Petrolini) e critici (Silvio D’Amico; Lucio Ridenti, direttore de “Il Dramma”). Fausto Maria Martini nella sua rassegna del Teatro contemporaneo (aprile 1928) sosterrà che il cinema non riuscirà mai a sostituire il teatro di prosa.

[37] Tra i collaboratori della Compagnia risultano il Teatro San Carlo,  il Comitato di Napoli della Società Dante Alighieri (1922) e gli Amici della musica (1923).

[38] Alfredo Galletti, dell’Università di Bologna  (1920); Ernesto Buonaiuti (1921) e Cecilia Dentice d’Accadia (1922)  dell’Università di Roma; Ettore Lo Gatto, che si occupò di Tolstoj (1928);  il Rettore a Londra Andrea Cippico (1929); J. S. Rice, dell’Università di Buffalo (marzo ’30); Giuseppe Toffanin, che dal 1928 insegna all’Università di Napoli, il docente di letteratura tedesca Guido Manacorda e il Preside della Facoltà di Lettere di Napoli Biagio Pace.

[39] Il 6 e 7 dicembre ’26 Romagnoli aveva presentato le sue traduzioni dell’Alcesti e delle Nuvole; l’iniziativa troverà l’approvazione dell’Alto commissario Castelli e porterà alla costituzione della Commissione organizzatrice degli spettacoli classici, composta da Viti, Principessa di Fondi, la Principessa di Cerenzia, il Marchese Serra di Cassano, il Duca Bovine di Girasole, il Commendatore Mele, l’avvocato e critico d’arte Mattia Limoncelli – direttore dell’Istituto di Belle Arti – e Lorenzo Giusso.

[40] In precedenza, Romagnoli aveva commentato la sua traduzione dell’Odissea e degli Idilli di Teocrito alla presenza del Ministro della Pubblica Istruzione (gennaio del ’26).

[41] Giulio Parisio donerà a Benito Mussolini una sua raccolta di 33 fotografie, stampata dagli Illusi.

[42] G. Artieri, Napoli, punto e basta?, Milano, Arnoldo Mondadori, 1980, p. 325.

[43] G. Casella, Con Romagnoli, “Il Mattino”, 26-27 novembre 1926, p. 3 (intervista).

[44] Molto presto morirà suicida l’amico Francesco Gaeta, uno dei pochi poeti contemporanei apprezzati da Benedetto Croce.

[45] Cfr. la Notizia intorno alle edizioni di questi Canti, pp. 197-198; all’edizione vengono aggiunti Il tramonto della luna e La ginestra. Cfr. la recensione Gli Illusi e Leopardi di C. Colagrosso, redattore della rivista “Anno XIII” (n. 9, Roma, 20 gennaio 1935).

[46] Cfr. M. D’Ambrosio, I Circumvisionisti. Un’avanguardia napoletana negli anni del fascismo, Napoli, Edizioni CUEN, 1996. Da segnalare il secondo Manifesto, Pittori circumvisionisti, pubblicato dalla rivista “Forche Caudine” di Benevento (30 dicembre 1928, p. 8).

[47] È forse il testo pubblicato nel 1930, con lo stesso titolo, sulla prima pagina della rivista romana “Il Fuoco”.

[48] Alla “Compagnia degli  Illusi”, “Roma”, 29 novembre 1928, p. 3.

[49] «Dinanzi ad un pubblico eletto e folto il capo e padre del Futurismo, F. T. Marinetti ha svolto una brillante conferenza dal suggestivo titolo Da Michelangiolo a Boccioni”, in cui il dinamico oratore ha con ardita tesi e con scoppiettante parola sostenuto il tema della conferenza. La figura del grande scultore futurista interventista Boccioni, caduto eroicamente nella grande guerra, è balzata viva e fremente nella lezione di italianità, di futurismo e di dinamismo plastico, maestrevolmente detta da Marinetti, corredata da interessanti proiezioni cinematografiche delle opere di Michelangiolo e di Boccioni. Infine tra applausi  del più scrosciante passatismo, … Marinetti passò a presentare i tre pittori circumvisionisti Peirce, Cocchia e D’Ambrosio, di cui contemporaneamente si inaugurava la Mostra, i quali hanno spiegato al pubblico le loro tele, sostenendo con alcuni artisti del pubblico vivaci e audaci dibattiti» (h. g., F. T. Marinetti agli “Illusi” di Napoli, “Il Torchio”, I, n. 9, dicembre 1928); cfr. una nota non firmata sulla mostra in “Vesuvio”, VII, n. 14,  dicembre 1928, p. 10.

[50] Cfr. G. Dottori, I giovanissimi alla mostra futurista, “Futurismo”, II, n. 59, 26 novembre 1933, p. 1.

[51] La proclamazione del poeta record meridionale. Auspice S. E. Marinetti, agli “Illusi”, Giacomo Giardina, palermitano, ha vinto il “Casco d’alluminio”, Roma”, 24 dicembre 1930, p. 5.

[52] Marinetti e la poesia a cronometro agli “Illusi”, “Il Mattino”, 24 dicembre 1930, p. 3.

[53] La proclamazione del poeta record meridionale…, cit..

[54] F. Stocchetti, La “Compagnia degli Illusi” divulgatrice di cultura, “Il Mattino”, 9 dicembre 1933, p. 5.

[55] Cfr. M. D’Ambrosio, Novecentismo in ritardo: “Ruota di Napoli” (1933-34), in Massimo Bontempelli, “l’illuminista”, V, n. 13/15, luglio 2005, pp. 407-438.

[56] Cfr. B. Spampanato, Sono 7, ma tutti fessi, “Ruota di Napoli”, II, n. 20, 19 maggio 1934, p. 3. In precedenza la rivista aveva  documentato le conferenze tenute da Bontempelli (I, n. 6, 10 febbraio 1933, p. 1) e da Luigi L. Russo (n. 15, 14 marzo 1933, p. 1).

[57] Il Dizionario del futurismo, I, a cura di E. Godoli, Firenze, Vallecchi, 2001,  p. 58.

[58] Nell’aprile del 1938,  nel maggio 1939 e ‘40, il 25 marzo 1941.

[59] Il documento è custodito dal Getty Center di Los Angeles.

[60] Il testo è ora in M. D’Ambrosio, Le “Commemorazioni in avanti” di F. T. Marinetti. Futurismo e critica letteraria, Napoli, Liguori Editore, 1999, pp. 91-98. Nel dicembre del ’39  Di Giacomo sarà commemorato da Pasquale Ruocco.

[61] F. T. Marinetti, L’originalità napoletana del poeta Salvatore Di Giacomo, Napoli, Casella, 1936.

[62] Ivi, p. 91.

[63] Il Croce considerava il poemetto A San Francisco «al vertice della produzione digiacomiana» (A. Palermo, La stagione del neorealismo, in La poesia a Napoli 1940-1987, a cura di M. D’Ambrosio, Napoli, Nuove Edizioni Tempi Moderni, 1992, p. 85.

[64] Ibidem.

[65] M. D’Ambrosio, Le “Commemorazioni in avanti”, cit.,  p. 92.

[66] Cfr. ivi, p. 92-93.

[67] Ivi, p. 95.

[68] Cfr. ivi, p. 97.

[69] Una versione manoscritta, ora M. D’Ambrosio, Emilio Buccafusca e il Futurismo a Napoli negli anni trenta, Napoli, Liguori editore, 1991,  pp. 635-638.

[70] Cfr. M. D’Ambrosio, Le “Commemorazioni in avanti” di F. T. Marinetti. Futurismo e critica letteraria, cit., pp. 105-114. Il resoconto stenografico della «poderosa e originale interpretazione» il 4  gennaio occupò l’intera terza pagina del “Roma”. La commemorazione di Pirandello verrà seguita da un articolo di Giusso (Interpretazioni di Pirandello, “Il Mattino”, 7 gennaio 1937, p. 3),  che proverà a dissentire.

[71] Cfr. F. T. Marinetti, Misurazioni, a cura di M. Grilli, Firenze, Vallecchi Editore, 1990, p. 164.

[72] Cfr. M. D’Ambrosio, Le “Commemorazioni in avanti” di F. T. Marinetti. Futurismo e critica letteraria, cit., p. 113.

[73] Ora in Manifesti programmatici, teorici, tecnici, polemici, cit., pp. 494.

[74] Cfr. M. D’Ambrosio, Le “Commemorazioni in avanti” di F. T. Marinetti. Futurismo e critica letteraria, cit., pp. 130-141, con il testo alle pp. 142-151.

[75]  Cfr. Panorama Partenopeo, in Almanacco degli scrittori italiani, Milano-Napoli, ed. “i quaderni di athena”, 1932, p. 15.

[76] Cfr. in proposito Antonino Russo, Il Premio di poesia Golfo di Napoli, in Il Futurismo a Napoli, Atti del convegno di studi [Napoli, Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, 1990], a cura di M. D’Ambrosio, Napoli, edizioni morra, 1995, pp. 151-158.

[77] Una nota sull’interesse di Marinetti per i premi letterari in M. D’Ambrosio, Le “Commemorazioni in avanti” di F. T. Marinetti. Futurismo e critica letteraria, cit., pp. 5-6.

[78] Noto anche col titolo Spiralando sul Golfo di Napoli;  poi in: “Gazzetta del Popolo”, 24 febbraio 1932, p. 3; L’Aeropoesia. Manifesto futurista ai poeti e agli aviatori, “Futurismo”, I, n. 4, 2 ottobre 1932, p. 3; Poemi simultanei futuristi, La Spezia, Casa d’Arte, 1933, pp. 45-47; “Stile futurista”, I, n. 15/16, dicembre 1935, p. 12.

[79] Il Premio “Golfo di Napoli” e F. T. Marinetti, “Il Mattino”, 18 dicembre 1936, p. 4.

[80] Ai quattro venti. Il Premio del Golfo, “Il Mattino”, 4 febbraio 1937, p. 3.

[81] Cfr. la relazione Il Premio “Golfo di Napoli” assegnato “ex aequo” a Buzzi e Cangiullo, “Il Mattino”, 7 dicembre 1937, p. 3.

[82] Il testo completo ora in M. D’Ambrosio, Emilio Buccafusca e il Futurismo a Napoli negli anni trenta, cit., pp. 617-619.

[83] Cento e cento e cento e cento pagine del libro segreto di Gabriele D’Annunzio tentato di morireRegimen hinc animi, a cura di A. Cocles, Verona, Arnoldo Mondadori, 1935.

[84] Cfr. “Il Mattino”, 28 aprile 1937, p. 3.

[85] Nel gennaio del ’40 il direttivo risultava composto da Elena Rosato, Raul de Lutzenberger, Guido Pappain, Eduardo M. Colucci, Agostino Pansa, Nicola Foschini e Emilio Buccafusca.

[86] Riprodotto in opuscolo: Di Giacomo e Murolo alla sala degli artisti rievocati da Cangiullo il 23 novembre 1940, Napoli, Rispoli, 1940.

[87] Ora in Manifesti programmatici, teorici, tecnici, polemici, cit., pp. 547-548.

[88] Laura Serra alla “Camerata”, Roma”, 27 febbraio 19341, p. 5.

[89] Ora in Manifesti programmatici, teorici, tecnici, polemici, cit., p. 563. Cfr. anche M. D’Ambrosio, Futurismo a Napoli. Indagini e documenti, Napoli, Liguori Editore, 1995, p. 236-237.

[90] F. Cangiullo, Capri ed Amalfi. Poemi, Napoli, Editrice Rispoli Anonima, 1941. Risparmiata dalle polemiche la conferenza di Cangiullo del 20 marzo ’36, Il sifone d‘oro: poesia intermezzata da aneddoti, incentrata su una sua lunga poesia che Marinetti aveva tradotto in francese, consentendone la pubblicazione in F. Cangiullo, Il sifone d’oro, Napoli, Editori Casella,1924, pp.  13-17.

[91] Viviani era già stato ospite della Compagnia nell’aprile 1938 e nel gennaio del ’39.

[92] Franco Spinelli, avvocato e consigliere dell’Istituto nazionale di cultura fascista, è nominato presidente. Ora i Sette sono: la Duchessa Melina Pignatelli di S. Martino, Elena Rosato, Nella Matarazzo di Licosa, Raul de Lutzenberger, Cesareo, Nicola Marchitto – rappresentante  del suddetto Istituto –  e Nicola Foschini. Vengono relegati ad un ruolo secondario i membri di un più ampio “comitato consultivo”: la Principessa Margherita Compagna di Marsiconovo, Maria De Sanna, la Viti, Principessa di Fondi, la Principessa Cerenzia Capasso, la Marchesa Margherita Imperiali di Francavilla, il Duca d’Andria, Casella, Venditti e D’Aquara.

[93] Cfr. F. Rosi, Io lo chiamo cinematografo. Conversazione con Giuseppe Tornatore, Milano, Mondadori, 2012.

[94] L. Compagnone, Rifarsi il sole, “IX  maggio”, III, n. 12/13, 15 maggio 1941, p. [11].

[95] L. Jacobelli,  Viaggio nel tempo. Napoli com’era e com’è, prefazione di C. Nazzaro, Istituto Poligrafico Editoriale Meridionale, 1942.