Il colore è luce, la luce è colore

di Carlo Nannicola

Non capita tutti i giorni poter sentire dalla pacata, a tratti sussurrata voce di un Maestro, le motivazioni esistenziali più profonde di un’intera vita dedicata all’arte. Per di più in un incontro con i docenti e studenti dell’Accademia di Belle Arti dell’Aquila avvenuto in occasione dell’inaugurazione dell’Anno Accademico 2013-2014.

Ettore Spalletti: inaugurazione A.A. 2013/14 – Accademia di Belle Arti dell’Aquila

Nel teatro progettato da Paolo Portoghesi, le sue centellinate parole quasi si sbriciolavano tra i grigi muri in cemento armato, parole ascoltate in un religioso silenzio. Non certo per un semplice rispetto dovuto ad un’artista abruzzese che non ha mai abbandonato il suo studio a Cappelle sul Tavo (Pescara) nonostante la sua notevole affermazione nazionale e internazionale; piuttosto per la sua esperienza, a tratti ascetica, consumata in quello studio-laboratorio dove il colore, o meglio la luce del colore, ha illuminato superfici su superfici pittoriche e scultoree.

Inizialmente, come ha ricordato il Maestro, la sua “poetica cromatica” era stata attratta dal nero dell’asfalto. Poi azzurri, rosa, bianchi e qualche altra declinazione, si poggeranno con la stessa leggerezza d’una farfalla su quelle opere toccate dalla grazia d’una slargante spazialità.

Mentre con la mia fidata Camcorder riprendevo l’intero incontro, più di un ricordo personale s’intrecciava a quei colori, da me praticati sin da bambino, in un altro studio: quello di mio padre, artista uscito dalla stessa Accademia ed attualmente docente in quella di Brera. Non sarà stato certo il caso a farmi seguire le sue orme, con la mia opzione specialistica in “Grafica d’arte e progettazione” e, successivo coinvolgimento nella didattica (“Laboratorio Nuovi Media“).

Il mio colore, divenuto nel corso degli anni, prevalentemente digitale, si confrontava ora, a livello inconscio, con il colore analogico, naturalistico, del Maestro Ettore Spalletti.

La stessa ripresa che stavo effettuando era “tecnologicamente binaria”. Eppure, non c’era alcuna rivalità tra le due “versioni”. Senza la luce naturale catturata direttamente dalle marine della costa pescarese, ma anche dai monti dell’entroterra abruzzese, la solare, diurna arte dell’artista pescarese, non avrebbe mai raggiunto quelle infinitesimali vibrazioni cromatiche ottenute con velature su velature. Senza i pixel fotonici anche la mia documentazione filmica non sarebbe stata possibile, né tanto meno buona parte dell'”arte d’oggi” da cui sono prevalentemente attratto.

Fotogrammi del docufilm “Ettore Spalletti” (Artecinema Produzioni, 2008, 22′)

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