Frugando negli anfratti del Web mi ritrovai, con Pindaro il Maestro, in volo lungo la faglia sismica di San Andrea come risucchiato a rivivere l’incubo del sisma che nel 2009 distrusse L’Aquila
di Roberto Soldati
Un’esperienza di turismo virtuale che assottiglia sempre più il margine che separa la realtà dalla fantasia. Il “gaudium magnum” di fronte a questa nuova realtà virtuale consiste nella lucida consapevolezza di sé di saper governare in modo sapiente la nave nel mare in burrasca del web affrontando, come da manuale, le onde di poppa, senza finire in gorghi abissali o verso le secche dove la mente ristagna passiva nel tempo.
Solitamente l’espressione “fare dei voli pindarici” viene attribuita a persone che tendono a proiettarsi in un mondo irreale e creativo. Il termine, com’è arcinoto, deriva dal nome dell’antico poeta e cantore greco Pindaro, uno dei più grandi esponenti della lirica corale, per intenderci. Eccoci dunque con Pindaro che come Virgilio con Dante ci guida nel mondo onirico del nostro subconscio. La missione del “volo” con Pindaro è quella di annientare gli influssi catastrofici e nefasti del mondo che scorre di sotto. Una non-accettazione della realtà per farci cullare in un Eden variopinto e foriero di dolci evasioni, che ci liberino dalla gravità del suolo terrestre. Un distacco dai propri doveri per approdare in un mondo fatto di ricordi, emozioni, sogni e viaggi ad occhi aperti.
Il volo è stato sin dai primordi il pensiero magico insito nel DNA dell’umano che si esprime sotto forma di angeli, super eroi, ed altri simboli celesti che la mente cavalca elevandosi in volo con essi attraverso un tipo di realtà che la fantasia crea tralasciando accuratamente d’introdurvi tutti quegli attributi negativi presenti e inevitabili del mondo terreno. L’elemento aria diviene così come una boutique dove ognuno va a farsi confezionare addosso il proprio ambiente ideale nel quale non alberga sofferenza fisica. Il cielo è un luogo privilegiato che consente un distacco dalla realtà contemporanea e il conseguente ingresso in un mondo ad essa parallelo, spesso dai contorni allucinogeni e fiabeschi, un regno riservato ai soli uccelli ma anche a quelle entità più sfuggenti ed evanescenti che la mente umana immagina sotto forma di angeli e dei.
Chi contamina il cielo merita di essere scaraventato nella direzione opposta, per terra e all’inferno come Lucifero, Adamo ed Eva, Icaro ed altri dannati. Per quanto io cerchi di rovistare nella mia memoria non conosco cattivi scaraventati verso il cielo o buoni verso terra. Il buono, più leggero dell’aria vola in alto, mentre il malvagio diviene pesante al punto da essere risucchiato in basso dalla forza gravitazionale di madre Terra senza possibilità di scampo.
Sin dal giorno che Mongolfier staccò i piedi da terra, tutti gli aeronauti che seguirono interpretarono a modo loro il rapporto con l’aria, secondo il personale retroterra culturale. La nobiltà fin de siècle trasformò i cieli in un regno dove eternare le gesta cavalleresche dei loro illustri avi: l’aeroplano fu il loro cavallo alato, fu il Pegaso in legno e tela con il quale sfidare in torneo le casate antagoniste. Gli snob si scatenavano in spericolate esibizioni acrobatiche sfoggiando il loro ego a mo’ di muscolo bicipite: da impressionare il mondo per tanto ardire. Gli avventurieri usavano l’aereo come mezzo da viaggio, i militari per collezionare onori, i romantici per volare tra le nuvole.
Grazie ad un gruppo di artisti ribelli, nel 1909 nacque in Italia il movimento futurista. Pittura, scultura, musica, teatro e letteratura, tutto era volto a celebrare la potenza che la macchina esprimeva nel muovere fabbriche, treni, navi, aerei e automobili in una sarabanda di irrefrenabile vitalità che talvolta portava gli artisti ad enfatizzare persino la guerra, quale sorgente di beltà e forza vitale che scaturiva dai suoi strumenti di morte. L’euforia di quel particolarissimo momento storico, dove le visioni fantasticate da Verne, Leonardo da Vinci ed altri profeti si realizzavano, inducevano l’idea di un mondo ideale senza limiti e confini. Fu nel contesto di questo movimento che nacquero i pittori volanti e la loro “aero-pittura” La macchina era il dio d’acciaio e chi la governava ne era il suo sacerdote. Un sogno di grandeur, bello e agitato che le cannonate dell’ultima guerra provvederanno, purtroppo, a ridimensionare. Mai come allora la macchina aveva preso forma liberando una forza vitale con la bestialità di un animale forgiato da mano umana. Per gli artisti legati ancora alla classicità, l’avvento della tecnologia era invece solo motivo d’angoscia che fugavano rifugiandosi nei fantasmi del mondo antico evocandolo con opere popolate di dei, elfi e ninfe, sempre immersi in un eterno e malinconico crepuscolo.
Frugando negli anfratti del Web mi ritrovai, con Pindaro il Maestro, in volo lungo la faglia sismica di San Andrea come risucchiato a rivivere l’incubo del sisma che nel 2009 distrusse L’Aquila mia città natale dissolvendo sotto una densa nube di polvere il mio luogo e la mia storia. Il simulatore tirandomi per mano mi trascinava in basso, sempre più in basso fino a sfiorare le colline di faglia e poi gli arbusti secchi del deserto. Fu a quel punto, un istante prima del contatto con l’aspro suolo che, sulla barra delle applicazioni notai la provvidenziale scritta “esci dal simulatore di volo”. Lo feci, e alla velocità della luce mi ritrovai in volo sopra le verdi foreste d’Abruzzo, così familiari e rassicuranti che scorrevano diafane attraverso il mio schermo così come in altri tempi scorrevano sotto il mio aliante.
Pindaro non ebbe canto per descrivere tanta meraviglia. Affacciati dal monitor fatto finestra fluttuavamo ebbri di spazi infiniti, trascinati dai venti dell’etere tra le cime nevose dell’Everest e poi mouse a dritta! verso la Monument Valley, attraverso le anse profonde del Grand Canyon e il Deserto di fuoco, i grattacieli di New York e… ssswooosh attraverso le imponenti vestigia egizie e poi la Grecia tra gli eremi di Meteora, attraverso la Tour Eiffel e infine a casa tra le alte vette alpine, i monti d’Abruzzo e il volo scavezzacollo su L’Aquila.
Proprio come io e Pindaro il maestro pensavamo: Internet, vista dal cielo, appare un’immensa discarica distesa sul mondo; ma, frugandovi dentro puoi trovarvi angoli fantastici, sensazioni sublimi e viverci esperienze irripetibili.
È mezzanotte: il viaggio è necessariamente finito. La freccia vagante del mouse rovistando stanca la barra delle applicazioni in basso a sinistra si ferma sul bottone “Arresta il sistema” prima che sia il sistema ad arrestare te, come stantii slogan del mio ‘68 m’insinuano. Io e Pindaro, sazi di voli, ce ne andiamo a dormire. Domani sarà un altro giorno lunghissimo.
Se anche voi vorrete cimentarvi nella nostra esperienza spirituale accedete a Google Earth, clickate la freccia su “Strumenti” e scegliete “accedi al simulatore di volo”. Dopodiché salite sull’aereo “Cessna SR22” che è più facile da pilotare e… sereni voli pindarici.
Ricordate che il volo simulato è del tutto simile al volo reale. Se non siete aeronauti vi schianterete spesso ma, visto che l’incolumità è garantita, ripetuti tentativi faranno di voi dei veri piloti. Buon divertimento.
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