Sul fosco scenario della malridotta società contemporanea, due parole, strettamente imparentate, stanno avendo la meglio: Violenza e Menzogna. Mentre la prima riguarda i martoriati corpi maciullati da guerre su guerre, insulsi atti terroristici, o semplicemente vilipesi ed offesi nel corso della loro fuga emigrativa dai tanti, troppi inferni esistenziali, la seconda sta viepiù troneggiano sui social network. Con devastanti effetti collaterali sulla tenuta democratico-istituzionale dei Paesi occidentali (ma non solo) eredi privilegiati delle benefiche rivoluzioni sette-ottocentesche. Menzogna edulcorata con il riduttivo sinonimo di “bufala” (fake) impunemente pascolante sulle velocissime onde elettromagnetiche del web, a tutto danno di una sempre più malconcia Verità, particolarmente invisa ai detentori di ogni forma di potere statuale.

Non è allora un caso se tra i tanti “post” semantici, la cosiddetta Post-verità (post-truth) abbia preso il sopravvento come ben sintetizza una nota dell’Accademia della Crusca: «[…] La scelta degli Oxford Dictionaries, che con questa iniziativa intendono premiare una parola che sia particolarmente significativa nell’anno e che abbia buone speranze di consolidarsi nella lingua, appare per il 2016 particolarmente azzeccata. La post-verità, infatti, sembra davvero permeare a fondo la società contemporanea, se una falsa notizia sui soldi spesi dalla Gran Bretagna per l’Europa (dato verificabile) può spostare in parte il voto sulla sua adesione alla UE; o se mettere in dubbio il luogo di nascita di un cittadino americano (dato verificabile) può influenzare l’elezione del presidente degli Stati Uniti; o se il fatto che l’Accademia della Crusca non compili un dizionario (dato verificabile) non serve a far capire che non può metterci dentro petaloso; o se i profili social sono spesso autonarrazione svincolata e svincolabile da dati obiettivi, perché quel che conta non è chi siamo, ma l’emotività e la simpatia con cui si è accolti. L’impatto del concetto veicolato da questa parola sulla società del nostro tempo è quindi decisamente di larga scala e coinvolge sia i micro che i macrocosmi[…]».

Fatto sta che grazie ad vera e propria guerra mediatica infarcita di menzogne su menzogne, anche visive con fotomontaggi e video riproducenti una realtà taroccata, l’opinione pubblica – forse mai come oggi eterodiretta dalla pancia anziché essere diretta dal cervello – beve facilmente la letale mistura delle falsità di volta in volta propinate. I risvolti populisti di un montante neo-fascismo europeo (altro che il celeberrimo incipit del Manifesto di Marx e Engels «Uno spettro si aggira per l’Europa: lo spettro del comunismo», 1848) e statunitense con l’avvenuta elezione di Trump facilitata dalle fake news in questione, lasciano presagire una partita mortale tra le forze progressisto-umanitarie e quelle reazionarie presenti nei vari Stati dove dittature militari e religiose si stanno consolidando o stanno avendo la meglio (alla faccia delle abortite Primavere arabe).

Perciò, anche dalle pagine digitali di ZRAlt!, viene rilanciato, come memento diretto sopratutto alle giovani generazioni, il motto gramsciano “Dire la verità è rivoluzionario” campeggiante sotto la rivista da lui fondata L’Ordine Nuovo. Rassegna settimanale di cultura socialista.

Il suo sviscerato amore per la Verità con la V maiuscola è rileggibile in questo lucido passo pubblicato su l’Avanti! torinese di circa un secolo fa: «La verità deve essere rispettata sempre, qualsiasi conseguenza essa possa apportare, e le proprie convinzioni, se sono fede viva, devono trovare in se stesse, nella propria logica, la giustificazione degli atti che si ritiene necessario siano compiuti. Sulla bugia, sulla falsificazione facilona non si costruiscono che castelli di vento, che altre bugie e altre falsificazioni possono far svanire».

Contrapporre all’attuale deriva catastrofica post-ideologica (o meglio, post-moderna) l’ossimorico “silente canto” dell’arte e della poesia o della cultura nella sua più larga accezione sotto l’egida di una rammemorante Mnemosine così cara a ZRAlt!, può apparire temerario. Eppure…eppure sono sufficienti queste poche righe di Hannah Arendt per essere rinfeancati: «La poesia, il cui materiale è il linguaggio, è forse la più umana e la meno mondana delle arti, la sola in cui il prodotto finale rimane prossimo al pensiero che la ispirò. La durevolezza di una poesia è ottenuta per condensazione, per cui è come se il linguaggio parlato al massimo grado di intensità e di concentrazione fosse poetico in se stesso. Qui il ricordo, “Mnemosyne”, la madre delle muse, è direttamente trasformato in memoria, e il mezzo del poeta per realizzare la trasformazione è il ritmo, attraverso il quale la poesia si imprime quasi da sé nella memoria. È questa prossimità alla memoria vivente che consente alla poesia di permanere fuori della pagina stampata e scritta; e benché la ‘qualità’ di una poesia possa essere soggetta a diversi criteri di valutazione, il suo carattere ‘memorabile’ determinerà inevitabilmente la sua durata, cioè la sua probabilità di rimanere perennemente fissata nella memoria dell’umanità» (da Vita activa, 1964 nell’edizione italiana, 1958 in quella in lingua inglese).

E proprio tutta la vitalità di una poesia rinnovata nei suoi esiti linguistici e performativi, si fa strada nella puntuale recensione Di / versi incontri di Anna Maria Giancarli, relativa ad un autentico evento avanguardistico registrato nel corso di questa estate a L’Aquila nel magico Auditorium di Renzo Piano: «I Di / versi incontri si sono succeduti attraverso video, performances, elaborazioni elettroniche di versi, conversazioni poetiche, concerti per soprano, arpa, pianoforte e viola, tutti costruiti in uno strenuo confronto e dialogo tra le diverse arti».

Gli albori della fotografia engagée sono poi ripercorsi testualmente e iconograficamente da Pino Bertelli riproponendo la straordinaria figura rivoluzionaria (militante e artistica) di Tina Modotti, il cui afflato con la natura e le classi più reiette ed emarginate (messicane degli anni Venti, in particolare) è ben ravvisabile negli asciutti clic in bianco e nero del ciclo dedicato a crudi primi piani di giovani donne, madri, bambini, e sopratutto campesinos evocati nella loro urgenza rivoluzionaria anche con gli utopici simboli del riscatto (falce e martello), abbinati ora a una cartucciera, ora a una chitarra, ancora ad un sombrero. Collages installazionisti ante litteram, questi, ben in evidenza nel libro fresco di stampa Tina Modotti. Sulla fotografia sovversiva. Dalla poetica della rivolta all’etica dell’utopia dello stesso Bertelli, autore anche dell’intrigante video guardabile all’interno del suo testo.

Dalla fotografia di Tina Modotti alla filmografia di Mario Martone il clic o il touchscreen fonde in ZRAlt! linguaggi e stili, tempi e spazi di un’autentica creatività interdisciplinare ben ripercorsa in Mario Martone: il cinema e altri linguaggi di Lucia Piccirilli. Napoletano doc, formatosi esteticamente sin da giovane nella fucina visiva delle memorabili mostre proposte dall’indimenticabile Lucio Amelio, il regista (cinematografico e teatrale) per la sua ricerca attinge direttamente al repertorio storico della sua città, in più di un’opera riattualizzato con le figure emblematiche di “stranieri qui vissuti” quali Caravaggio, Leopardi e Annamaria Ortese. Perciò, film storici, i suoi? : «Film storici sì, film sul passato come afferma lo stesso regista ma importanti per il nostro presente, per noi adesso. Film il cui dispositivo, il cui modo di raccontare, le cui ragioni sono tutte dentro il nostro presente».

Un presente riproposto in tutta la sua problematicità nei testi e negli apporti multimediali Arte / Città / Territorio all’Accademia di Brera di Carlo Tognolina, L’auratico “Urban Rainbow” di Franco Summa di Antonio ZimarinoCeci n’est pas un livre di Antonio Gasbarrini.

Frutto di un Convegno tenuto nell’Accademia di Brera sullo scottante tema di Arte / Città / Territorio, l’omonima pubblicazione degli Atti (peraltro arricchiti con ulteriori contributi, anche didattici) ha dato il destro al docente/artista Tognolina di ripercorrere i passi salienti dei singoli interventi, particolarmente significativi per comprendere a pieno il difficile dialogo instaurabile tra arte contemporanea e contesto urbano, modalità di riqualificazione estetica delle aree devastate dall’incuria o dalle speculazioni edilizie, ridefinizione epistemologica di alcune discipline quali critica d’arte e storia dell’arte, ecc.

La stessa tematica, incentrata però sulla straordinaria ricerca di uno dei più sensibili ed esigenti artisti contemporanei qual è l’abruzzese Franco Summa, è ben messa a fuoco da Antonio Zimarino, il quale incentrando il suo scritto sull’installazione in situ a Pescara La Porta del Mare temporalmente effimera (1993), ma paradigmatica nei suoi esiti non solo sculto-pittorici bensì relazionali con i cittadini ed i fruitori dello specifico territorio, tanto da diventare esemplare anche per alcuni artisti internazionali affermatisi negli ultimi due decenni quali Anish Kapoor, Tino Sehgal, James Turrel.

Le componenti estetiche del Libro d’artista – che tutto è, meno che un libro tradizionale come recita maliziosamente il titolo – sono riproposte da Antonio Gasbarrini con suggestive ipotesi di primogenitura (le medioevali copertine-tavolette dipinte delle Biccherne senesi) e con le auspicate, avveniristiche soluzioni creative che saranno realizzabili nella diveniente Era iperdigitale. Libro d’artista “testato” dall’autore nella Rassegna itinerante L’ARCOBALENO LIQUIDO DELLA CREATIVITÀ ACQUA BIANCO ROSA NERO & ARCOBALENO Alfabeti della creatività tra scrittura, arte, gioco (inaugurata al MuBAQ – Museo dei Bambini L’Aquila nell’ambito della XII Edizione di ETNORAMI), Rassegna declinata tutta al femminile da 5 poete e 5 artiste sull’onda evocativa delle parole-chiave di cui sopra.

Sotto i riflettori della luce sinistra irraggiata dai recenti terremoti che stanno disintegrando il patrimonio artistico-culturale e la stessa identità civica e comunitaria delle popolazioni umbro-marchigiane-abruzzesi così duramente colpite, il saggio Catastrofi naturali, macerie e restauro (I parte) di Giuseppe Siano puntualizza più di un aspetto, non solo teoretico, delle affinità, ma anche delle differenze terminologiche intercorrenti tra i distinti concetti di Bene culturale e Bene comune. Beni impastati di stratificazioni materiali e simboliche da cui non si può filologicamene sfuggire nella fase di ricostruzione e restauro dei vari manufatti, con interventi di ripristino che negli ultimi decenni hanno lasciato molto a desiderare. Anzi, sono stati così palesemente malfatti, tanto da contribuire al loro disfacimento extra tellurico (aspetto ch’è stato affrontato nella II parte).

Walter Tortoreto chiude idealmente questo denso n. 14 di ZRAlt! con Fra’ Tommaso da Celano & Francesco d’Assisi: il “Dies Irae” sta bussando alle porte?, testo che fa da incipit alla recensione redazionale della mostra documentaria itinerante “Frate Tommaso – una vita per Francesco” allestita nel capoluogo abruzzese al MUNDA.

Mostra che ha rilanciato l’eccellente figura del primo biografo di S. Francesco, nonché autore del celeberrimo “Dies Irae” («Stilisticamente il Dies irae è una sequenza che – con il suo testo rimato – compie un vistoso salto di qualità rispetto a tanta produzione poetica del Medioevo»).

INDICE BINARIO

Fotografia
Tina Modotti. Della fotografia trasgressiva di Pino Bertelli  
1 portfolio + 1 video

Arte
L’auratico “Urban Rainbow” di Franco Summa di Antonio Zimarino
Slides
Ceci n’est pas un livre di Antonio Gasbarrini
1 reportage + slides

Convegnistica
ARTE / CITTA’ / TERRITORIO all’Accademia di Brera di Carlo Tognolina
Slides

Cinema
Mario Martone: il cinema e altri linguaggi di Lucia Piccirilli
1 video + slides

Letteratura (performativa)
Di / versi Incontri di Anna Maria Giancarli
1 video

Chronica
Fra’ Tommaso da Celano & Francesco d’Assisi: il “Dies Irae” sta bussando alle porte? di Walter Tortoreto
Slides

Saggistica
Catastrofi naturali, macerie e restauro (I parte) di Giuseppe Siano
Slides

Per gli apporti multimediali al n. 14 di ZRAlt! (autunno 2016) si ringraziano, tra gli altri, Pino Bertelli, Antonio Gasbarrini, Sergio Nannicola, Luca Cusella, Sofia Leocata, Paolo Perna, L’Aquila Film Festival, Società dei Concerti Barattelli, Accademia di Brera

ALCUNI  TITOLI DEL PROSSIMO NUMERO DI ZRAlt!

Angelo G. Sabatini Post o morte della verità?
Pino Bertelli Sulla teologia eversiva della fotografia situazionista  
Luigi Fabio Mastropietro Vacuum – epitome della catastrofe scritta su drive di vetro 5D
Matteo D’Ambrosio L’attività di Julius Evola nel contesto del Dadaismo e delle avanguardie europee
Antonio Picariello Il “duende”: ovvero della creatività lorchiana
Antonio Gasbarrini Il Transrealismo: una nuova sensibilità visionaria
Giuseppe Siano Catastrofi naturali, macerie e restauri malfatti (II parte)
Enrica Cialone Off Site Art”: questione di prospettive (e non solo!)