È arrivato un “carcamano”![1]. A San Paolo del Brasile Marinetti suscita interesse e ostilità; si registrano incidenti
di Matteo D’Ambrosio
Quanto accaduto durante il soggiorno di F. T. Marinetti in Brasile nel 1926 assume una particolare importanza dal punto di vista storiografico, per almeno due motivi: 1. l’abbandono del modello organizzativo della “serata” futurista, in cui i linguaggi di tutte le arti portate sulla scena venivano piegati ad esigenze di rapidità e brevità, di spontaneità e improvvisazione. A cominciare da quella ospitata il 12 gennaio 1910 dal Politeama Rossetti di Trieste, le serate avevano assunto nel tempo peculiari e riconoscibili caratteristiche, proponendo in particolare una decisiva – e mai completamente prevedibile – partecipazione del pubblico [2]. Tali caratteristiche furono progressivamente sostituite (in modo comunque non definitivo) da eventi che vedevano come unico protagonista Marinetti, il quale amava definirli “comizio artistico” [3] e “conferenza-declamazione” [4]. 2. le reazioni negative suscitate, finora ridimensionate o addirittura ignorate non solo dagli orientamenti “giustificazionisti” che hanno fornito una ricostruzione parziale della storia e dell’attività del movimento (e, in particolare, dello stesso Marinetti), ma anche dalla storiografia che ha voluto limitarsi alla consultazione delle fonti ufficiali. Del resto, se si escludono quelli di Giovanni Lista, che ha documentato gli sviluppi del “Futurismo di sinistra” [5], nonché i pochi contributi che hanno recuperato episodi di contestazione magari isolati ma significativi, non possediamo ancora affidabili ricostruzioni delle posizioni critiche che si opposero ai principi e all’attività della prima avanguardia.
Con l’affermazione del regime fascista, Marinetti ne era divenuto un prestigioso rappresentante, che assicurava la sua presenza e/o la sua partecipazione attiva – in Italia e, soprattutto, all’estero [6] – a convegni, inaugurazioni di mostre, riunioni della giuria di premi di poesia, celebrazioni di anniversari … La sua attività era da sempre frenetica a dir poco, ma a moltiplicarsi ulteriormente furono, soprattutto, gli impegni istituzionali.
Non senza motivazioni riscontrabili sia nella storia del movimento che nelle trasformazioni dell’Italia in quegli anni, le posizioni politiche di Marinetti avevano registrato importanti sviluppi, che in termini generali impongono di definirlo come un artista e un intellettuale sin dagli anni della formazione ispirato da un sistema ideologico antidemocratico e illiberale; ciò al di là dei limitati, occasionali, impulsivi e poco consapevoli slanci e tentativi di spostamento verso un asse politico che giungeva ad individuare, come interlocutori privilegiati, l’Anarco-sindacalismo o il comunismo gramsciano torinese.
II. A metà degli anni Venti la disapprovazione minoritaria suscitata dal Futurismo “politico” si coniugava con il rifiuto dei principi dell’estetica del movimento e degli sviluppi che li avevano nel tempo precisati. Un formidabile esempio di tali reazioni è costituito proprio dalle conferenze da Marinetti tenute in Brasile e in Argentina tra maggio e luglio 1926.
Slides (a cura di Antonio Gasbarrini)
Il modernismo brasiliano [7], incomprensibile se non se ne considerano i rapporti con le avanguardie europee, aveva già sviluppato le sue diverse articolazioni, dopo esser balzato prepotentemente alla ribalta nel febbraio 1922 con la Semana de Arte Moderna di San Paolo, che Marinetti aveva definito manifestazione «futurista» [8].
Le vicende dell’avanguardia europea erano abbastanza note in Sud America. I rapporti oscillavano tra un documentabile interesse, a volte sfociato in aperta condivisione (con risvolti addirittura epigonici) e un drastico rifiuto. Molti artisti e intellettuali residenti a Rio e San Paolo, i principali centri di cultura brasiliani, erano a conoscenza delle ultime tendenze, soprattutto grazie al loro continuo andirivieni per e da Parigi. Molti ritenevano però indispensabile collocare in primo piano la necessità di un’arte nazionale, in grado di interpretare criticamente le tradizioni autoctone e di rivendicare i valori distintivi del grande paese sudamericano [9].
Accompagnato dalla consorte Benedetta, il 13 maggio 1926 il leader della prima avanguardia giunse per la prima volta a Rio de Janeiro [10], dove fu calorosamente accolto da un piccolo gruppo di artisti modernisti. Il maggior esponente, José Pereira da Graça Aranha [11], introdurrà la prima conferenza auspicando la nascita di un futurismo brasiliano «nem fascista nem comunista» [12] e si adopererà per favorire la pubblicazione di un’antologia dei principali manifesti futuristi [13]. L’arrivo di Marinetti venne preceduto da un vivace dibattito; la stampa iniziò ad ospitare note e riflessioni già prima del suo arrivo. Non mancarono prese di posizione giustificate soprattutto dall’ostilità verso il regime fascista o, più direttamente, verso l’attività e l’immagine istituzionale di Marinetti, cui si sovrappone la solidarietà con gli antifascisti che si erano visti costretti a lasciare l’Italia. Come in altri casi, Marinetti risponde in maniera interlocutoria o evasiva, provando ad affermare la sua immagine di ambasciatore dell’arte italiana, le cui attitudini moderniste egli faceva abitualmente corrispondere alla sensibilità d’avanguardia espressa dal movimento futurista. Ma il dibattito riguardava in particolare proprio la sua figura: leader di un movimento d’avanguardia che aveva progressivamente rinunciato alla sua intransigenza rinnovativa o rappresentante istituzionale di un regime totalitario? L’insistenza sul secondo aspetto costrinse Marinetti ad un atteggiamento cautelativo, culminato, in maniera alquanto sorprendente, in un’intervista rilasciata alla rivista argentina “Crítica”, nel corso della quale si vide costretto a dichiarare: «Yo no he venido a América con ninguna misión de carácter político […] Io non sono fascista [14]» [15].
Prima di trasferirsi in Argentina, il leader del Futurismo tenne alcune conferenze sia a Rio che a San Paolo e Santos. Le sue esibizioni erano state organizzate dall’impresario Niccolino Viggiani. Il pubblico comprendeva non solo semplici curiosi e persone di cultura comunque interessate, ma anche numerosi studenti, ansiosi di condizionare lo svolgimento dell’evento avvalendosi di modalità ormai note e spesso ricorrenti, sedimentate nella migliore tradizione delle “serate” precedenti: lancio di proiettili di varia natura (ortaggi compresi), clamore, disordine, fracasso.
This near-full house, […] included a significant number of students who, whether inspired by antifascist or antifuturist convictions or by love of brawling and food fights, came prepared to play the participatory and adversarial roles that Marinetti had long ago assigned to the audiences of the first Futurist soirées [16].
Non mancavano artisti e intellettuali, ostili ad un movimento la cui attività creativa era in quel periodo incentrata sui principi dell’Estetica della macchina, nonché emigrati e rifugiati politici antifascisti. Facendo ricorso ad un neologismo dispregiativo, “matteottisti”, nei suoi Taccuini Marinetti registrò «Tentativi reiterati di 4 o 5 matteottisti italiani di impiantare una gazzarra» [17]. Per l’occasione provò anche a giustificare il crimine di regime. In un’intervista rilasciata ad un quotidiano di Rio annoverò l‘assassinio del deputato socialista tra le «fatalità storiche irripetibili», considerando che «l’affare Matteotti … è stato appena una conseguenza logica della crudeltà della lotta» [18] Se ne ricorderà durante una conferenza a Bologna, il 20 gennaio 1927:
giunsi alla ribalta e fui accolto con grida di abbasso l’Italia e di viva Matteotti, e questo grido si ripetè tutta la sera con un accanimento selvaggio al quale io risposi … con violenza superiore [19].
Il 24 maggio Marinetti si trasferì da Rio alla “Milano del Brasile”. Molto deve aver apprezzato che il treno, famoso per i suoi ritardi, sia giunto in stazione con dieci minuti d’anticipo. In serata tiene un’affollata conferenza al Casino Antártica, alla presenza di oltre mille spettatori paganti. Notevole la copertura dell’evento da parte della stampa locale, con numerose segnalazioni, resoconti e interviste. I resoconti contrastano con i comunicati della stampa italiana, a cominciare – non a caso – da “L’Impero” [20], il quotidiano romano, diretto da Emilio Settimelli e Mario Carli, che fiancheggiava le attività di Marinetti e del movimento. Marinetti scrive nel suo diario:
Ore 9. La Cavalleria carica gli studenti che tentano di scavalcare i muri e invadere il Teatro del casinò Antartico. Dentro il ruggito dell’Oceano. Orchestra di urli guaiti motteggi. Oratori improvvisati in loggione. Un noto letterato antifascista parla contro il futurismo. Si dichiara capo del movimento antifuturista. Si alza il sipario. Fischi applausi in crescendo delirante. Pioggia proiettili vegetali bombette trictrac che scoppiano in platea … Io riesco a parlare e urlo: Fischiandomi anticipatamente vi autofischiate [21].
Marinetti tiene la sua seconda conferenza a San Paolo la sera del giorno 27, al teatro Circolo Antártico. Il giorno prima il “Correio Paulistano” aveva pubblicato un polemico intervento di un autorevole esponente della cultura locale, Menotti Del Picchia [22]. Quando fa ritorno all’Hotel Esplanada, Marinetti trova ad attenderlo alcuni «studenti con una croce di legno e cartelli» [23].
Il giorno dopo il “Diario da Noite” pubblica il Manifesto Futurista Paulista di Brasil Gérson [24], il quale, dopo aver richiamato la prima conferenza – «Eu tinha razão, quando dizia que aquela cena de há três dias no Cassino fora uma degradação» [25] – fornisce attendibili informazioni:
ontem Marinetti venceu e falou. A canalha do outro dia [26] ficou de fora, fazendo o enterro do criador da arte nova e quebrando a pedradas as janelas do hotel Esplanada [27].
Il primo giugno la manifestazione di raccapricciante ostilità viene ripetuta dopo la conferenza al Teatro Parquet Balnéario di Santos: «o clima exacerbado ganha as ruas da cidade, onde é realizado o enterro do orador com ataúde e velas acesas» [28]. Marinetti racconta: tornano sotto l’albergo fra le palme bambu in processione con moccoli accesi simulano il mio funerale.
Uno porta sulla testa una specie di bauletto che dovrebbe essere la mia cassa [29].
Molti anni dopo, in Una sensibilità italiana nata in Egitto (1943), Marinetti tornerà sull’episodio, ricordandone un diverso particolare:
Il corteo degli studenti che non sono entrati portando una cassa da morto su cui è scritto in rosso ‘Amiamo il Futurismo ma è molto costoso’ mi aspetta salmodiando Marinetti Marinetti abbassa i prezzi’ [30].
III. Prendendo spunto dalle manifestazioni di esacerbata disapprovazione, alle illustrazioni che accompagnarono note, articoli e resoconti si aggiunge un disegno dello scrittore argentino Lauro Montanari, pubblicato in un raro opuscolo [31]. In primo piano, a destra, un sepolcro, circondato da alcuni stilizzati cipressi. Sulla lapide commemorativa campeggia l’epigrafe “Q M P”, abbreviazione della locuzione “questa memoria pose” (o “posero)”. In alto, una commossa luna piena piange colui che, nel 1909, aveva redatto il manifesto Uccidiamo il chiaro di luna!. Sullo sfondo la megalopoli tentacolare, con i suoi grattacieli e le sue ciminiere, mentre un cane oltraggia il monumento.
Il disegno di Montanari costituisce un’esemplare testimonianza del radicale cambiamento in corso, a livello internazionale, nella ricezione della figura di Marinetti e dell’attività del movimento.
Dopo l’evento eversivo della Marcia su Roma (1922) e il Congresso di Bologna degli intellettuali fascisti (1925), il movimento futurista non era riuscito a ottenere posizioni egemoniche dal regime, che intanto aveva iniziato ad appoggiare l’establishment culturale di orientamento più conservatore e a mostrare, sempre più apertamente, la sua vocazione al totalitarismo dittatoriale.
In effetti sin dall’inizio il Futurismo aveva intrecciato le proprie posizioni politiche con quelle artistiche; queste ultime erano state privilegiate nella definizione dell’immagine del movimento, determinandone la collocazione affermatasi nel sistema culturale italiano. Ma a metà degli anni Venti per gli avversari non è più questione di disapprovazione delle argomentazioni artistiche e letterarie, ma di valutazione della nuova collocazione politica. Dalla critica espressa da posizioni non ortodosse, comunque presenti all’interno del movimento, si passa all’ostracismo ad oltranza, appannaggio di oppositori ormai irriducibili. Come mai in tutta la storia del movimento, venivano ora prese in considerazione, con una attenzione senza precedenti, le implicazioni ideologiche di programmi, proposte e utopistiche divagazioni che avevano chiesto – e in generale ottenuto – di essere esclusivamente collocate nel contesto della teoria e della prassi artistica.
** Una versione parziale è in corso di stampa nell’International Yearbook of Futurism Studies, edited by G. Berghaus, Berlin, De Gruyer, 2017.
[1] Il termine dispregiativo (da intendere come “truffatore”), abitualmente attribuito agli immigrati italiani, fu usato da Mário de Andrade, leader del modernismo paulista, in un articolo pubblicato dal “Jornal do Comércio”, cit. in M. De Silva Brito, Marinetti em São Paulo, nel suo Ângulo e horizonte (de Oswald de Andrade à fiçcão-cientifica), São Paulo, Livraria Martins Editora, 1969, p. 95.
[2] Cfr. S. Bertini, Marinetti e le “eroiche serate” con antologia di testi e sezione iconografica, presentazione di G. Baldissone, Novara, interlinea, 2002.
[3] F. T. Marinetti, Democrazia futurista. Dinamismo politico, Milano, Facchi Editore, 1919, p. 15.
[4] Marinetti e il Futurismo, Roma-Milano, Edizioni “Augustea”, 1929, p. 163.
[5] Cfr. G. Lista, Arte e politica. Il Futurismo di sinistra in Italia, Milano, mudima, 20092.
[6] Cfr. M. D’Ambrosio, Il Futurismo nel mondo, in Aa., Vv., 1909-2009. I cent’anni del Futurismo, Roma, Camera dei Deputati, 2010, pp. 83-107.
[7] G. Mendonça Teles, Vanguardia européia e modernismo brasileiro, Petrópolis, Editora Vozes, 200217.
[8] F. T. Marinetti, Taccuini 1915-1921, a cura di A. Bertoni, Bologna, il Mulino, 1987, p. 524.
[9] Esemplare in tal senso il Manifesto Paul Brasil di Oswald de Andrade (“Correio da Manhã”, Rio de janeiro, 18 março 1924).
[10] Sul soggiorno di Marinetti in Brasile cfr. almeno J. T. Schnapp and J. C. de Castro Rocha, Brazilian Velocities: On Marinetti’s 1926 Trip to South America, “South Central Review”, n. 2/3, Summer-Fall 1996, pp. 105-156; J. C. De Castro Rocha, ‘Futures Past’: On the Reception and Impact of Futurism in Brazil, in International Futurism in Arts and Literature, edited by G. Berghaus, Berlin-New York, Walter de Gruyter, 2000, pp. 204-221; O. De Barros, O pai do futurismo no país do futuro (As viagens de Marinetti ao Brasil em 1926 e 1936), Rio de Janeiro, e-papers, 2010.
[11] Secondo Marinetti, a Graça Aranha, già «ambasciatore a Parigi … sfasciò l’Accademia brasiliana per diventare capo dei futuristi» (La grande Milano tradizionale e futurista / Una sensibilità italiana nata in Egitto, prefazione di G. Ferrata, testo e note a cura di L. De Maria, Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1969, p. 325), va attribuita la definizione del Futurismo come «liberazione dal terrore estetico» (Manifesto della cucina futurista, “Gazzetta del Popolo”, Torino, 28 dicembre 1930, p. 3); Cfr. Benedetta, Graça Aranha diplomatico ex accademico e poeta futurista, “Il Tevere”, Roma, 6 gennaio 1927.
[12] G. Aranha, Marinetti e o Futurismo, “A Pátria”, Rio de Janeiro, 16 maggio 1926; ora in J. Schwartz, Vanguardas Latino-Americanas. Polêmicas, Manifestos e Textos Crίticos, Sao Paulo, EdUSP, 1995, p. 364. Cfr. A estréia de Marinetti no Brasil. Sua primeira conferência, hontem, no Lyrico, entre vaias e palmas prolongadas. O discurso do sr. Graça Aranha, “o Jornal”, Rio de Janeiro, 16 maggio 1926, pp. 9-10.
[13] Futurismo. Manifestos de Marinetti e seus Companheiros, prefacio de G. Aranha, Rio de Janeiro, Pimenta de Mello & C., 1926.
[14] In italiano nel testo.
[15] “Crítica”, Buenos Aires, 8 giugno 1926. Il giorno prima il giornale aveva pubblicato, col titolo Volando sobre el corazón de Italia, il testo iniziale di Le monoplane du Pape (che è del 1912).
[16] J. T. Schnapp and J. C. de Castro Rocha, Brazilian Velocities: On Marinetti’s 1926 Trip to South America, in Futurism and the Avant-Garde, edited by C. Sartini Blum, “South Central Review”, XIII, n. 2/3, Summer-Fall 1996, p. 118.
[17] F. T. Marinetti, Taccuini 1915-1921, cit., p. 524.
[18] O. Costa, Uma hora com Marinetti, 21 maggio 1926; cit. in A. Fabris, Marinetti e il suo primo “sbarco” in Brasile, “Campi Immaginabili”, n. 11/12, giugno 1995, p. 110.
[19] F. T. Marinetti, Per la inaugurazione della esposizione futurista alla Casa del Fascio, in Università Fascista – Lezioni, Bologna, Casa del Fascio, 1927, p. 4.
[20] Cfr. (sempre a p. 3) Entusiastico successo di Marinetti a Rio de Janeiro, “L’Impero” , Roma, 20 maggio 1926; Trionfale successo di Marinetti a Rio de Janeiro, 27 maggio 1926; Eccezionali manifestazioni di entusiasmo e di curiosità per Marinetti in Brasile, 13 giugno.
[21] F. T. Marinetti, Taccuini. 1915-1921, cit., p. 522.
[22] Riportato il 27 maggio da “Il Piccolo”, col titolo La conferenza di questa sera di F. T. Marinetti sul Futurismo. La vigorosa ed elevata protesta di Menotti Del Picchia contro “O Tripudio dos Zulús”. Un giudizio meno negativo dello stesso autore era apparso anni prima sul “Correio Paulistano” (6 dicembre 1920; ora cit. in L. Stegagno Picchio, Storia della letteratura brasiliana, Torino, Einaudi, 1997, p. 418). Molto ostile, invece, quello che lo stesso Del Picchia aveva espresso durante una conferenza tenuta nel febbraio 1922 nell’ambito delle manifestazioni della Settimana dell’arte moderna: «Não somos, nem nunca fomos “futuristas”. Eu, pessoalmente, abomino o dogmatismo e a liturgia da escola de Marinetti» [«non siamo e non siamo mai stati “futuristi”. Personalmente, aborro il dogmatismo e la liturgia della scuola di Marinetti»] (Arte moderna, cit. in G. Mendonça Teles, op. cit., p. 288).
[23] F. T. Marinetti, Taccuini 1915-1921, cit., p. 524.
[24] B. Gérson, direttore del pamphlet Nao pode!, Manifesto Futurista Paulista, “Diario da Noite”, Sao Paulo, 28 maggio 1926. Tr. it., fondata su una trascrizione gentilmente concessa da Anateresa Fabris, in M. D’Ambrosio, F. T. Marinetti in Brasile (1926). I Manifesti “Contro i capelli corti” (con la risposta di Toddi) e “Fascismo e Futurismo”; il “Manifesto futurista paulista” di Brasil Gérson, “Trasparenze”, n. 31/32, 2007, pp. 162-165. Cfr. anche S. Contarini, Contra os cabellos curtos: le retour à l’ordre marinettien, in Le Futurisme et les Avant-gardes au Portugal et au Brésil, textes réunis par M. G. Besse, avec le concours de J. M. Esteves, A. Cristóvão et J. Salgado, Argenteuil, Éditions Convivium Lusophone, 2011, pp. 155-165.
[25] «Avevo ragione, quando affermavo che la scena di tre giorni fa al Cassino è stata una vergogna».
[26] Riferimento alla conferenza tenuta al Casino Antártica il 24 maggio.
[27] M. D’Ambrosio, op. cit., p. 162 [«Intanto, ieri Marinetti ha parlato e vinto. La canaglia dell’altro giorno è rimasta fuori, facendo il funerale del creatore dell’arte nuova e lanciando pietre contro le finestre dell’hotel Esplanada»].
[28] [«Il clima esacerbato conquistò le strade della città e portò al funerale dell’oratore, con tanto di bara e candele accese»] A. Fabris, O Futurismo Paulista. Hipóteses para o estudo da chegada da vanguarda ao Brasil, São Paulo, Editora Perspectiva, 1994, pp. 230-231.
[29] Marinetti, Taccuini 1915-1921, cit., pp. 532-533.
[30] F. T. Marinetti, La grande Milano tradizionale e futurista / Una sensibilità italiana nata in Egitto, prefazione di G. Ferrata, testo e note a cura di L. De Maria, Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1969, p. 327.
[31] L. Montanari, Marinetti!!! (O futurista desmascarado), São Paulo-Brazil, s.d. ma 1926. Una riproduzione della copertina è disponibile a www.todocoleccion.net/libros-antiguos-ensayo/montanari-lauro-marinetti-o- futurista-desmascarado-firmado-dedicado-por-autor-x28740725 e, a tutta pagina, in C. Salaris, Futurismi nel mondo / Futurisms in the World. Collezione Echaurren Salaris, Pistoia, Gli Ori, 2015, p. 152. Le notizie riportate da Montanari, relative soprattutto alla prima serata a San Paolo, sono state ampiamente utilizzate nel cit. articolo di Mário de Silva Brito (pp. 93-99).
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