Numero dopo numero, testo dopo testo, firma dopo firma – con relativi apporti multimediali –proposti sinora da ZRAlt!, stanno delineando con sempre maggiore affidabilità l’identikit d’una reattiva creatività ai vari eventi catastrofici (naturali ed antropici) che continuano a cadenzare, da che mondo è mondo, il “malvivere” individuale e collettivo.

Le sconvolgenti immagini del sisma nepalese rimbalzate recentemente dai massmedia con tutta l’eloquenza negativa di aride cifre (oltre 8 mila morti, circa 18.000 feriti, 500.000 edifici distrutti, un’intera popolazione alla deriva), le migliaia di migranti risucchiati dal Mediterraneo, i nuovi “muri di Berlino” eretti per contrastare inutilmente biblici esodi di massa, le ritornanti crisi finanziarie nazionali e internazionali e, chi più ne ha più ne metta, non hanno fanno arretrare di un millimetro tutti coloro che essendo geneticamente creativi, rispondono con la loro sensibilità alla sciagura di turno. Se non altro per testimoniare la praticabilità di vie alternative a quelle subite passivamente ogni giorno in un deprimente contesto sociale eticamente azzerato.

L’altissima lezione umana ed artistica lasciataci sul finire dell’Ottocento da Paul Gauguin con uno dei massimi capolavori di tutti i tempi, il magico D’où venons-nous? Que sommes-nous? Où allons-nous?, dipinto prima di congedarsi definitivamente con un programmato suicidio che non andrà poi a buon fine, assume un particolare significato escatologico, considerando i personaggi rappresentati nell’edenico luogo d’una Haiti nel frattempo scomparsa e letteralmente precipitata negli inferi dopo l’inenarrabile sisma di cinque anni fa.

E, ci si può chiedere ad alta voce, nel mutato scenario massmediale il cui scopo ultimo sembra essere quello di diffondere su scala planetaria terrore e paura (gli agghiaccianti video messi in rete dai terroristi dell’Is insegnano in proposito), quale ruolo può svolgere ancora l’artista per ribaltare la “catastrofe globale” che ci sta esistenzialmente schiacciando?

Questa, una convincente risposta: “Riferito al significato di ‘catastrofe’ in quanto rovesciamento, il ruolo dell’artista ed anche quello del filosofo devono avere una dimensione etica, saper cogliere la complessità semantica, portare a riflettere sull’altra parte di un futuro possibile. L’antropologia umana ci insegna che la percezione di un fenomeno è funzione dell’estensione della rete sociale in cui avviene la comunicazione e, quindi, della condivisione sociale del significato. L’assunzione di significato dell’evento catastrofe è, allora, funzione della sua rappresentazione attraverso i media, di quanto determina la percezione della lontananza / vicinanza dell’evento, il sentirsi / non sentirsi parte. […] La rottura di un significato condiviso, il suo rovesciamento a causa di un evento che riguarda un oggetto, un luogo, può generare la perdita del senso e la creazione di un nuovo significato” (Rossella Maspoli, www.noemalab.eu/ideas/interview/estetica-delle-catastrofi).

A riprova  delle condivisibili annotazioni, i testi e le immagini del n. 8 di ZRAlt! confermano come anche nei casi più drammatici della vita, non ci si può arrendere nemmeno alla luciferina La banalità del Male (Hannah Arendt, 1963), libro scritto dopo aver assistito, come inviata del settimanale New Yorker a Gerusalemme, alle 120 sedute processuali nei confronti dell’ipercriminale nazista Otto Adolf Eichmann, condannato “a sua volta” a morte. “La mia opinione – scrive la filosofa – è che il male non è mai ‘radicale’, ma soltanto estremo, e che non possegga né la profondità né una dimensione demoniaca. Esso può invadere e devastare tutto il mondo perché cresce in superficie come un fungo. Esso sfida, come ho detto, il pensiero, perché il pensiero cerca di raggiungere la profondità, andare alle radici, e nel momento in cui cerca il male, è frustrato perché non trova nulla. Questa è la sua banalità […] solo il bene ha profondità e può essere integrale”.

Sull’onda lunga di questo bene che cerca di abbeverarsi nelle salvifiche radici dell’arte, della scienza, del pensiero e della cultura più in generale, tenta ancora una volta di attestarsi ZRAlt!

Pino Bertelli, con il suo tagliente intervento Sulla fotografia degli esclusi (con reportage “La clinica dell’AIDS”) corroborato da foto in bianco e nero ci costringe a riflettere, grazie a straordinari ritratti che riescono a catturare da un semplice sguardo le pieghe più amare dell’anima, come in Africa l’identica malattia (nel caso specifico l’AIDS) abbia possibilità curative molto diverse rispetto a quelle “ancora” garantite nel mondo occidentale. Quasi a fare da contrappunto alle crescenti ingiustizie sociali presenti su scala planetaria, un altro tipo di sguardo – quello  prometeico innalzato alla volta celeste per indagarne i più criptici segreti – è sollecitato dall’astrofisico delle particelle Alfio Rizzo il quale, con il saggio Xenon1T: la nuova generazione di cacciatori di Materia Oscura nei Laboratori Nazionali del Gran Sasso, ci rende partecipi delle ricerche scientifiche in corso su uno dei più intricati misteri dell’Universo. Misteri al momento affrontabili anche con i viaggi immaginari della fantasia e dell’arte, come ben certifica La catastrofe cognitiva della materia-energia conosciuta, la dilagante materia-energia oscura e le nuove frontiere dell’arte di Antonio Gasbarrini.

La “Parte II” dei tre densi saggi  Antonin Artaud e Sarah Kane: il teatro dell’agnello di dio senza dio di Luigi Fabio Mastropietro, Scritture del disastro, arte e solitudine nel tempo della fine dell’arte di Francesco Correggia e Il “sentire” estetico e l’immaginario del Vesuvio tra la scienza della conoscenza sensitiva, il sublime e la catastrofe di Giuseppe Siano spaziano in lungo e in largo dal teatro all’arte, per approdare unitariamente in una rinnovabile “estetica informazionale” [I links si riferiscono alla Parte I].

Possono ben chiudere questa telegrafica sintesi i due articoli  (Ri)costruire il legame tra patrimonio culturale e comunità: proposte da un Convegno di Storia dell’Arte di Carlotta Brovadan e Wunderschule!” La collezione delle meraviglie di Enrica Cialone. Dalla loro ravvicinata  lettura, sostenere la tesi di una stretta parentela intercorrente tra Storia dell’Arte e Arte Contemporanea, e, tra entrambe e le catastrofiche distruzioni, è quasi lapalissiano.

INDICE BINARIO

Fotografia
Sulla fotografia degli esclusi (con reportage “La clinica dell’AIDS”) di Pino Bertelli
1 portfolio

Saggistica
Xenon1T: la nuova generazione di cacciatori di Materia Oscura nei Laboratori Nazionali del Gran Sasso di Alfio Rizzo
Slides

Antonin Artaud e Sarah Kane: il teatro dell’agnello di dio senza dio (II parte: Sarah Kane) di Luigi Fabio Mastropietro
3 video + 1 soundtrack

Scritture del disastro, arte e solitudine nel tempo della fine dell’arte (II parte) di Francesco Correggia
Slides

Il “sentire” estetico e l’immaginario del Vesuvio tra la scienza della conoscenza sensitiva, il sublime e la catastrofe (II parte: letteratura e cinematografia) di Giuseppe Siano
1 video

Arte
La catastrofe cognitiva della materia-energia conosciuta, la dilagante materia-energia oscura e le nuove frontiere dell’arte di Antonio Gasbarrini
3 video + slides

Wunderschule! La collezione delle meraviglie di Enrica Cialone
1 Portfolio

Chronica
(Ri)costruire il legame tra patrimonio culturale e comunità: proposte da un Convegno di Storia dell’Arte di Carlotta Brovadan
1 Portfolio + Slides

Per gli apporti multimediali al n. 8 di ZRAlt! (primavera 2015) si ringraziano, tra gli altri, Pino Bertelli, Antonio Gasbarrini, Francesco Correggia, Alfio Rizzo, Luciano Romoli, Marco Cardini, Roberto Grillo, Licia Galizia, Carlotta Brovadan, Luca Pezzuto

ALCUNI  TITOLI DEL PROSSIMO NUMERO DI ZRAlt!

Pino Bertelli Denuncia al Tribunale dei Diritti dell’Uomo contro il Governo del Burkina Faso con il reportage in forma di appello “Gli schiavi del Burkina Faso 2014”
Antonio Gasbarrini L’installazione “Policentrica” di Sergio Nannicola e le lettere digitale indirizzate a Jordanus Brunus Nolanus
Marco Fioramanti Thana libera tutti
Antonio Picariello Imparando da Las Vegas anzi no, dalle nuove generazioni