Transrealism is a revolutionary art-form
di Antonio Gasbarrini
Il “Transrealismo” di Rudy Rucker
Tra gli “ismi” che più si sono affermati negli ultimi due decenni del secolo scorso, il “Transrealismo” ha assunto un particolare rilievo nell’ambito letterario statunitense e, marginalmente, in quello delle arti visive. Pressoché sconosciuto a tutt’oggi in Italia e in parte in Europa anche agli addetti ai lavori, ne richiamavo la dovuta attenzione nel 1995, allorché nel curare la Rassegna internazionale L’idea di visionario”. Dalla realtà virtuale alla 3D (per conto del Dipartimento di Studi Comparati “G. D’Annunzio” di Pescara), scrivevo tra l’altro: «Il modo rozzo e sommario con cui i nostri sensi percepiscono gli eventi e gli accadimenti fenomenologici, impongono un’attenta riflessione su un più pertinente approccio con il termine realtà nonché con la sua più profonda e convincente rappresentazione attuata mediante l’attivazione di ‘stravolgimenti psichici’ esemplati con l’apposizione di alcuni prefissi quali ir-sur-iper-trans-… realtà. […] L’arte visionaria ed il suo punto di snodo, il bivio, situato ben oltre – spaziotemporalmente ed immaginificamente – le coordinate cartesiane della 3D o quelle transcorporali ed ipermentali della RV cibernetica, costituirà il motivo conduttore di questa nota. […] L’idea di “visionario” qui sostenuta, può includere l’onirico, ma non il magico o il fantastico, anche se i sofisticati distinguo terminologici o semantici non sempre riescono a chiarire la completa portata dell’umano agire, pensare, e soprattutto sentire. […] Il tragitto proposto trova il suo fondamento nei lavori pittorici, grafici e scultorei di alcuni tra i principali protagonisti storici della figurazione visionaria italiana, per molti aspetti rientranti a pieno titolo nel filone della cosiddetta ‘figurazione critica’ con deviazioni astrattizzanti […], anamorfiche […], iperreali[…], transreali (Francesco Guadagnuolo), […] alchemiche [1]». Sulla poetica transreale di Francesco Guadagnuolo ne accennerò oltre.
Ma quale rapporto dialettico è instaurabile, creativamente (e non solo), tra “realtà” e “transrealtà”?
Per il filosofo Maurizio Ferraris, estensore del Manifesto del nuovo realismo (2012), quella realtà è un fatto, per di più inemendabile. Riporto la citazione di uno dei passi del libro trascritta in copertina: «Sia quello che sia, ci rende felici o infelici, è qualcosa che resiste e insiste, ora e sempre, come un fatto che non sopporta di essere ridotto a interpretazione, come un reale che non ha voglia di evaporare in reality [2]».
Per i fautori del Postmoderno, dal francese Lyotard (1979 e oltre) al nostro Vattimo, la realtà, detto in soldoni, di per sé non esiste, ma può essere semplicemente interpretata in mille e mille modi.
Con l’avvento della “Post verità” trionfante in questi nostri “mediatici giorni” inquinati dalle fake news spacciate soprattutto nei social media, entrambe le posizioni, pro e contro la realtà, andranno secondo me, profondamente riviste.
Quanto al “Transrealismo” (in ambito letterario-visuale ed al momento ancora ai margini delle speculazioni filosofiche), è proprio la transrealtà, come avviene con il silente “trans-attraversamento” degli invisibili neutrini sul nostro stesso corpo, nonché di tutte le altre stranezze fisiche e microfisiche – conosciute o meno come la materia e l’energia oscure – presenti nell’universo che sia in espansione o meno, ad obbligarci a spostare l’angolo della nostra riflessione sulla vita e sul mondo. Creativamente da incanalare, peraltro, nel tumultuoso divenire di una nuova sensibilità visionaria sollecitata dalle galoppanti scoperte tecno-scientifiche.
Nell’incipit del Transrealist Manifesto redatto nel 1983 dall’eclettico scrittore-artista-scienziato Rudy Rucker (autore del fortunato libro The Fourth Dimension [3], 1984, tradotto in italiano dieci anni dopo dall’Adelphi) viene tra l’altro sostenuto: «In this piece I would like to advocate a style of SF-writing that I call Transrealism. Transrealism is not so much a type of SF as it is a type of avant-garde literature. I feel that Transrealism is the only valid approach to literature at this point in history”. E più avanti: «Transrealism is a revolutionary art-form [4]».
Figlio della letteratura cyber-punk con il riconoscibile padre putativo Philip K. Dick, e, pronipote della Beat Generation, il “Transrealismo” propugnato da Rudy Rucker si risolve, alla fin fine – zigzagando tra i suoi numerosi romanzi, racconti e saggi – nell’esigenza stilistica di rendere “credibili e reali” i vari personaggi (ad iniziare dal protagonista, alter ego dello scrittore), agenti nelle iperdimensioni spazio-temporali della SF (in breve, Fantascienza).
Slides (Rudy Rucker)
E, come il mito della velocità ha fatto da turbo nella poetica futurista, così il Gnarl [5] (il Nodo, di un tronco o un ramo) rappresenterà per Rucker il lievito di ogni trama “impredicibile e casuale” – una sorta di letteratura quantistica, pertanto –, tant’è che uno dei più noti autori di fantascienza come Asimov è da lui posto tra i “classici” (cioè trama prevedibilissima, pagina dopo pagina), William Gibson e Bruce Sterling sono attestati a livello di “Law Gnarl”, mentre il podio del “High Gnarl” non poteva non essere occupato che da Philip K. Dick, e, di riflesso, dal suo “Transrealismo”.
Non a caso sul Guardian del 24 ottobre 2014, Damien Walter in un suo post sul “Transrealismo” (a suo dire la corrente letteraria più importante in circolazione) sostiene che Rucker sia stato suggestionato dal romanzo Un oscuro scrutare (A Scanner Darkly, 1977, omonimo film del 2006) in quanto «segna una frattura nella produzione dickiana: con questo romanzo, l’autore mette la fantascienza in secondo piano rispetto al suo vissuto da un punto strettamente narrativo. Non è più un fabbricatore di storie su probabili futuri, ma rimane ancorato alla sua quotidianità: la fantascienza diventa un grimaldello per scardinarne le apparenze e interpretarla nel profondo. Questo approccio narrativo troverà la sua massima espressione nella Trilogia di Valis [6]».
A scorrere i vari affluenti di questo genere letterario tuttora molto diffuso negli U.S.A., la crescente legittimazione avanguardista ruckeriana ha occupato – grazie anche alla sua intensa attività come scrittore, saggista, docente di matematica e informatica nella Silicon Valley – una ragguardevole posizione nella cosiddetta “SF radicale”, classificata in: “Fantascienza ebefrenica”, “no wawe”, “irreale”, “a tastoni”, “crack”, “droga libera”, “transcibergnostica”, “no future”, “elettrocrisi”, ecc. , ed al cui interno sono stati incasellati i vari scrittori [7].
Per nulla convincente, come transrealista è invece, a mio modo di vedere, il Rudy Rucker artista (pittore) il quale mentre sta scrivendo un racconto sulla vita di Peter Bruegel, viene folgorato dalla sua arte realizzando così nel 1999 il primo quadro, l’olio su tela My Parents (rielaborazione di una foto con l’inserimento di uno stilizzato UFO). Scorrendo sul suo sito le oltre 100 opere riportate in catalogo [8], corredate da una scheda informativa relativa alla loro genesi e finalità, si può notare come la sua familiarità con l’arte moderna non sembra possa essere andata oltre gli impressionisti, espressionisti e Picasso; mentre per l’arte contemporanea la sua cultura visiva deve essersi limitata ad assorbire alcune lezioni dell’Astrattismo, dell’Informale e del Graffitismo più contiguo alla graficizzazione dei cartoons. In questa sede ci si limita a rilevare nei suoi lavori un imprinting dal forte accento naïf, anche se molti titoli forti evocanti buchi neri, universi paralleli, frattali, particelle subatomiche, tempi-spazi iperdimensionali, avrebbero meritato ben altre soluzioni formali e linguistiche.
Il “Transrealismo” nelle arti visive (Francesco Guadagnuolo)
Soluzioni ben trovate da Francesco Guadagnuolo sin dai primi anni Novanta, nei vari cicli quali “I luoghi del tempo” ed “I luoghi del corpo [9]”.
Slides (Opere di Francesco Guadagnuolo)
Con una flessibile e non dogmatica ricerca avanguardista, l’artista siciliano-romano riusciva a fondere sinesteticamente segni e colori ora con la “parola poetica o il pentagramma musicale” (per lo più scritti e spartiti autografi dei principali poeti, prosatori e musicisti italiani e stranieri incorporati fisicamente nell’immagine finale), ora con questa o quella formula matematica legata alle principali scoperte scientifiche (si rimanda, tra gli altri, al ciclo “Gli iperspazi e l’energia del segno”realizzato nel ’98 a quattro mani, si può dire, con lo scienziato Giuseppe Arcidiacono, il quale nei ravvicinati incontri con l’artista, spiegava e chiariva i molteplici aspetti fisici o microfisici legati a questa o quella formula, da cui sono germinate, poi, opere quali “Principio d’indeterminazione di Heisenberg”, “Equazione di campo di Einstein”, “Il grande teorema di Fermat”, “Le equazioni di Maxwell”, “L’identità di Eulero”, “Equazione di Boltzmann” ed altre ancora [10]).
L’acme della sua trasversale vena visionaria scandagliata in varie mostre personali o di gruppo ed in buona parte presenti nella sua recente monografia [11], emergerà con tutta la sua dirompente transrealtà, allorché l’attentato terroristico dell’11 settembre del 2001 sconvolgerà i paradigmi portanti della convivenza civile e della tolleranza religiosa tra i popoli. Un serrato confronto diacronico tra il prima e il poi del suo continuo rapportarsi alla cultura visiva e letteraria americana, consentirà di percepire al meglio (con i due cicli New York – New York, 11.09.2001 Before e New York – New York, 11.09.2001 Afterwards) la stretta correlazione esistente tra una cangiante, aggiornabile visionarietà e la sottostante realtà, a sua volta non pietrificata da un tollerante sguardo della Gorgone, effimera e volatile com’è – nonostante l’apparente solidità fisica tridimensionale – alla stregua delle particelle subatomiche con cui è stata sin dalle sue polverose origini spaziali “assemblata” con il determinante apporto della deflagrazione di una stella supernova.
Da sottolineare, nella non irregimentabile grammatica e sintassi visuale transreale, il persistente riferimento a questa o quella lezione avanguardista storicamente affermatasi, Pop inclusa. Mai “scopiazzata” o “camuffata”, però, sotto le mentite spoglie d’una inesistente originalità urlata ai quattro venti massmediatici da sprovveduti epigoni dell’ultima ora; bensì discreta ed appena accennata, con quel pizzico di persistente concettualità duchampiana che certo non guasta.
Jordanus Brunus Nolanus precursore transrealista
Tra i precursori del transrealismo ruckeriano, o meglio della deragliante sensibilità visionaria (rispetto alla posticcia realtà percepita dai nostri limitatissimi sensi “terraquei”, del tutto inadeguati rispetto al meraviglioso groviglio ipersinestetico irraggiato dalle onde elettromagnetiche degli stimati duemila miliardi di galassie “transmigranti” tra un cielo e l’altro), personalmente pongo l’eretico Giordano Bruno filosofo-poeta-scrittore-artista…bruciato vivo, con tanto di mordacchia, in Campo dei Fiori a Roma il 17 febbraio del 1600.
Non sono a conoscenza se Rucker, prima di teorizzare il suo “Transrealismo”, si sia imbattuto almeno in alcune pagine degli anticipatori, modernizzanti testi del nolano quali “La cena de le Ceneri”, “De la causa, principio et uno”, “De l’infinito, universo e mondi” (tutti e tre editati nel 1584). In caso affermativo, molto probabilmente dovrebbe condividere questa mia tesi che sarà più analiticamente motivata in un altro testo in corso di stesura.
Mi limito per ora a riportare, della sua folgorante e sfolgorante scrittura, alcuni brani tratti dalle avveniristiche e per certi versi premonitrici (per quanto concerne la sua atroce fine terrena) pagine di “De l’infinito, universo e mondi”. Inoltre, per chi voglia leggere o rileggere alcune “schegge transrealiste” pubblicate su ZRAlt!, rimando alle mie Due lettere binarie scritte a Jordanus Brunus Nolanus… ed ai racconti di Luigi Fabio Mastropietro Sangue in gola e Vacuum (ipernavigabile on real time in questo stesso numero).
PROEMIALE EPISTOLA
SCRITTA ALL’ILLUSTRISSIMO SIGNOR MICHEL DI CASTELNOVO
Signor di Mauvissiero, Concressalto e di Ionvilla, Cavallier de l’ordine del Re Cristianissimo, Conseglier del suo privato Conseglio, Capitano di 50 uomini d’arme e Ambasciator alla Serenissima Regina d’Inghilterra.
Se io, illustrissimo Cavalliero, contrattasse l’aratro, pascesse un gregge, coltivasse un orto, rassettasse un vestimento, nessuno mi guardarebbe, pochi m’osservarebono, da rari sarei ripreso e facilmente potrei piacere a tutti. Ma per essere delineatore del campo de la natura, sollecito circa la pastura de l’alma, vago de la coltura de l’ingegno e dedalo circa gli abiti de l’intelletto, ecco che chi adocchiato me minaccia, chi osservato m’assale, chi giunto mi morde, chi compreso mi vora; non è uno, non son pochi, son molti, son quasi tutti. Se volete intendere onde sia questo, vi dico che la caggione è l’universitade che mi dispiace, il volgo ch’odio, la moltitudine che non mi contenta, una che m’innamora: quella per cui son libero in suggezione, contento in pena, ricco ne la necessitade e vivo ne la morte; quella per cui non invidio a quei che son servi nella libertà, han pena nei piaceri, son poveri ne le ricchezze e morti ne la vita, perché nel corpo han la catena che le stringe, nel spirto l’inferno che le deprime, ne l’alma l’errore che le ammala, ne la mente il letargo che le uccide; non essendo magnanimità che le delibere, non longanimità che le inalze, non splendor che le illustre, non scienza che le avvive. Indi accade che non ritrao, come lasso, il piede da l’arduo camino; né, come desidioso, dismetto le braccia da l’opra che si presenta; né, qual disperato, volgo le spalli al nemico che mi contrasta; né, come abbagliato, diverto gli occhi dal divino oggetto; mentre, per il piú, mi sento riputato sofista, piú studioso d’apparir sottile che di esser verace; ambizioso, che piú studia di suscitar nova e falsa setta che di confirmar l’antica e vera; ucellatore, che va procacciando splendor di gloria con porre avanti le tenebre d’errori; spirto inquieto, che subverte gli edificii de buone discipline e si fa fondator di machine di perversitade. Cossí, Signor, gli santi numi disperdano da me que’ tutti che ingiustamente m’odiano, cossí mi sia propicio sempre il mio Dio, cossí favorevoli mi sieno tutti governatori del nostro mondo, cossí gli astri mi faccian tale il seme al campo ed il campo al seme ch’appaia al mondo utile e glorioso frutto del mio lavoro con risvegliar il spirto ed aprir il sentimento a quei che son privi di lume: come io certissimamente non fingo e, se erro, non credo veramente errare e, parlando e scrivendo, non disputo per amor de la vittoria per se stessa (perché ogni riputazione e vittoria stimo nemica a Dio, vilissima e senza punto di onore, dove non è la verità), ma per amor della vera sapienza e studio della vera contemplazione m’affatico, mi crucio, mi tormento. Questo manifestaranno gli argumenti demostrativi, che pendeno da vivaci raggioni, che derivano da regolato senso, che viene informato da non false specie che, come veraci ambasciatrici, si spiccano da gli suggetti de la natura, facendosi presenti a quei che le cercano, aperte a quei che le rimirano, chiare a chi le apprende, certe a chi le comprende. Or ecco, vi porgo la mia contemplazione circa l’infinito, universo e mondi innumerabili. […]
Mio passar solitario, a quelle parti,
A quai drizzaste già l’alto pensiero,
Poggia infinito, poi che fia mestiero
A l’oggetto agguagliar l’industrie e l’arti.
Rinasci là; là su vogli’ allevarti
Gli tuoi vaghi pulcini, omai ch’il fiero
Destin av’ispedito il corso intiero
Contra l’impresa, onde solea ritrarti.
Vanne da me, che piú nobil ricetto
Bramo ti godi; e arrai per guida un dio,
Che da chi nulla vede è cieco detto.
Il ciel ti scampi, e ti sia sempre pio
Ogni nume di questo ampio architetto;
E non tornar a me, se non sei mio.
***
Uscito de priggione angusta e nera,
Ove tant’anni error stretto m’avinse,
Qua lascio la catena, che mi cinse
La man di mia nemica invid’e fera.
Presentarmi a la notte fosca sera
Oltre non mi potrà, perché chi vinse
Il gran Piton, e del suo sangue tinse
L’acqui del mar, ha spinta mia Megera.
A te mi volgo e assorgo, alma mia voce:
Ti ringrazio, mio sol, mia diva luce;
Ti consacro il mio cor, eccelsa mano,
Che m’avocaste da quel graffio atroce,
Ch’a meglior stanze a me ti festi duce,
Ch’il cor attrito mi rendeste sano.
***
E chi mi impenna, e chi mi scalda il core?
Chi non mi fa temer fortuna o morte?
Chi le catene ruppe e quelle porte,
Onde rari son sciolti ed escon fore?
L’etadi, gli anni, i mesi, i giorni e l’ore
Figlie ed armi del tempo, e quella corte
A cui né ferro, né diamante è forte,
Assicurato m’han dal suo furore.
Quindi l’ali sicure a l’aria porgo;
Né temo intoppo di cristallo o vetro,
Ma fendo i cieli e a l’infinito m’ergo.
E mentre dal mio globo a gli altri sorgo,
E per l’eterio campo oltre penetro:
Quel ch’altri lungi vede, lascio al tergo
[1] Antonio Gasbarrini, La nuova realtà visionaria. Dalla 3D alla RV, Angelus Novus Edizioni, L’Aquila 1995. Il testo integrale nelle sue 4 versioni (italiano, inglese, francese, spagnolo) è disponibile all’indirizzo http://www.angelus-novus.it/dt_portfolio/ideadelvisionario/
[2] Maurizio Ferraris, Manifesto del nuovo realismo, Editori Laterza, Roma-Bari, 2012. Sullo stesso argomento si veda anche Bentornata realtà. Il nuovo realismo in discussione (a cura di Mario De Caro e Maurizio Ferraris, con interventi di Bilgrami, De Caro, Di Francesco, Eco, Ferraris, Marconi, Putnam, Recalcati, Rovani, Searle), Einaudi, Torino, 2012.
[3] «Che cos’è la realtà? Consideriamo tutte le mie percezioni e tutte le vostre, consideriamo i pensieri di ciascuno e tutte le dimensioni (il corsivo è mio). In uno spazio a infinite dimensioni c’è agio per accoglierli tutti insieme; ciascuno di essi è un pezzetto dell’Uno a infinite dimensioni e quest’Uno è la realtà. […] Le nostre nozioni ordinarie di spazio e di tempo sono soltanto comode finzioni. Le dimensioni superiori sono dovunque. Non c’è bisogno di adoperarsi per raggiungere l’illuminazione; l’illuminazione è qui e ora, vicina a noi come la quarta dimensione». In: Rudy Rucker, La quarta dimensione, Adelphi, Milano, 1994, p. 248. Tesi che identifica il “Transrealismo” con una nuova ed aggiornata sensibilità visionaria.
[4] http://www.rudyrucker.com/pdf/transrealistmanifesto.pdf
[5] http://www.rudyrucker.com/pdf/icfatalk2005.pdf
[6] http://www.pennematte.it/2014/11/transrealismo-la-corrente-letteraria-che-segnera-il-nostro-secolo/
[7] Strani attrattori. Antologia di fantascienza radicale, a cura di Peter L. Wilson (Hakim Bey), Rudy Rucker, Robert A. Wilson), Shake Edizioni, Milano 2008.
[8] http://www.rudyrucker.com/paintings/
[9] Si veda I luoghi del corpo. Viaggio nella patologia della creatività. Dialogo ravvicinato tra l’artista Francesco Guadagnuolo e il critico Antonio Gasbarrini, Castelli Arte Edizioni, Roma 1995.
[10] Ho tra l’altro scritto in proposito: «In questo suo ciclo “Gli iperspazi e l’energia del segno”, Francesco Guadagnuolo parte proprio dalla simbologia arcana di alcune formule, equazioni e teoremi matematici inglobati graficamente nelle opere (“L’identità di Eulero”, “Le equazioni di Einstein”, “Le equazioni di Maxwell”, “L’ultimo teorema di Fermat”, “La formula di Boltzmann”) per sviluppare un originale percorso dialettico tra Arte e Scienza. Percorso complesso affrontato da molteplici angolazioni, tra cui primeggiano i lavori realizzati a quattro mani con la collaborazione del fisico-matematico Giuseppe Arcidiacono il quale ha consentito all’artista siciliano di familiarizzare intellettivamente, molto da vicino, con concetti astrofisici (l’immensamente grande) e microfisici (l’immensamente piccolo). Talché il lucido procedere espositivo autografo di Arcidiacono sul foglio-tavola ove lo scienziato espone, dimostra con formule, equazioni e grafici, leggi fisiche dalla “tremenda bellezza” (Rilke, Elegie duinesi) leggibili ne “La meccanica cosmica”, “Gli iperspazi e la fisica”, “Meccanica proiettiva”, “La velocità della luce”, “L’universo ipersferico di De Sitter”, interagisce – con il successivo intervento estetico di Guadagnuolo – con l’energia-campo di segni, macchie e colori dalla pirotecnica valenza spaziotemporale».
[11] Metamorfosi dell’iconografia nell’arte di Francesco Guadagnuolo, a cura di Antonio Gasbarrini e Renato Mammuccari, Angelus Novus Edizioni – L’Aquila e Edizioni Tra 8 & 9, Velletri (RM) 2011. Questi i miei testi: Il Nuovo Grande vetro di Francesco Guadagnuolo, (pp. 320-321); Arte + matematica + musica = poesia, (pp. 330-333); I disegnini di Federico Fellini nell’ipertesto visivo di Francesco Guadagnuolo, (pp. 356-361); New York – New York, 11.09.2001 Before, (pp. 370-375); New York – New York, 11.09.2001 Afterwards, (pp. 376-377); Le trasparenze quadridimensionali delle sculture in plexiglas (pp. 398-400); Metamorfosi immaginifiche della condizione umana, (pp. 404-405). Consultabili e scaricabili in http://www.angelus-novus.it/dt_portfolio/metamorfosi-delliconografia-nellarte-5/
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