La scuola al tempo del terremoto
di Eutizio Crudele
15 novembre 2013 alle ore 17.45
La scuola? La scuola è da sempre sulla bocca di tutti, di troppi. In questo paese tutti si sentono, ogni giorno, in dovere di dire la propria.
Nel bel paese dove ogni lunedì tutti sono allenatori, medici, architetti, ecc. ecc., vuoi che le gente non dica la sua sulla scuola? Ma è giusto che tutti facciano della scuola il loro argomento di discussione? È giusto che la scuola sia attaccata da ogni lato?
Io sono un insegnante in una scuola post-sisma, ma credo che la scuola italiana, e non solo quella del territorio aquilano, sia protagonista di uno sciame sismico che ormai dura da troppo tempo.
La scuola al tempo del terremoto parla di continui tagli, parla di innumerevoli docenti precari, parla di un’ istruzione scadente: la scuola pubblica è costantemente umiliata.
Le mura della conoscenza cadono a pezzi e non solo a livello strutturale. Gli edifici sono obsoleti, fatiscenti, e, si potrebbe fare facile ironia sugli studenti che si portano la carta igienica da casa.
Reportage
Gli scossoni principali sono dati dai piani alti, da quelle poltrone che stanno cercando di seppellire la scuola pubblica e la cultura che questo paese potrebbe regalare e che ha dato lustro all’Italia. Ma non nascondiamoci dietro un dito. La colpa delle altre scosse, diciamo d’assestamento, è di altri innumerevoli interpreti: è data da alcuni dirigenti e docenti assopiti, è data da alcuni genitori che hanno scambiato la sigla scuola pubblica per quella di un parcheggio custodito.
Il movimento, lo sfregamento di tutte queste faglie, provoca boati e turbolenze a cui è difficile porre rimedio. Attenzione: ho detto difficile, e non impossibile.
In quanto insegnante, anche io mi assumo le mie colpe, anche se faccio questo mestiere da poco tempo; ma è ora di cambiare rotta, è ora che la conoscenza e la cultura tornino a zittire i detrattori e a ridare luce ad un sistema pieno di ombre. Bisogna cambiare le cose, tornare a formare delle persone diverse, dei cittadini coscienziosi, degli esseri umani migliori e non lobotomizzati da tv e da altro come molti vorrebbero.
Come dovrebbe essere la scuola? Come dovrebbe reagire? Domanda affascinante alla quale è difficile rispondere. Credo che la scuola dovrebbe trasudare sapere anche dalle pareti, dovrebbe emanare messaggi positivi fin dalla porta d’ingresso, così da far dire ai ragazzi: “che bella la mia scuola!”.
La scuola dovrebbe avere mille sfaccettature come Fernando Pessoa. La scuola dovrebbe navigare in direzione ostinata e contraria come Fabrizio De Andrè, dovrebbe essere in grado di sedurre gli alunni come Marylin Monroe ed essere geniale come Leonardo. Magari potrebbe essere audace come Buonarroti e poetica come Lou Reed. La scuola italiana dovrebbe essere saggia come Dante, dovrebbe essere in grado di regalare sogni come Saramago e far sorridere ed emozionare come Chaplin. Sarebbe magnifica una scuola rivoluzionaria come Guevara e incorruttibile come Batman. Già, la scuola…… Ma vi siete mai chiesti: e se la scuola fosse forte? Forte in ogni suo elemento, forte come Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e senza timore come Giuseppe Impastato?
La scuola e i suoi attori (ma non solo loro) dovrebbero riflettersi negli occhi di Nelson Mandela e nel volto di Gandhi. Dovrebbe essere allegra come una ballata jamaicana di Bob Marley e dura come il rock dei Pink Floyd. E se fosse misteriosa come i 4 ragazzi di Liverpool?
La scuola che viene ogni giorno maltrattata da tutti dovrebbe essere in grado di rispondere agli attacchi con la voce meravigliosa di Freddie Mercury e con la musica di Beethoven. L’istruzione dovrebbe essere sempre sulla cresta dell’onda come Mick Jagger e provocatoria come Jim Morrison. Potrebbe essere uno specchio goliardico dove riflettere, come i personaggi di Totò e Sordi.
Oggi la scuola dovrebbe trovare la quarta dimensione come quella scovata da Picasso e non si dovrebbe fermare all’apparenza, ma spingersi fino all’essenza. La scuola dovrebbe essere riscritta con cura ed estro come Luigi Pirandello ed avere una personalità spiccata come Rita Levi Montalcini e Margherita Hack.
Una scuola che basi le fondamenta sulla felicità del sapere come Edgar Allan Poe e una scuola pulsante di onestà come era il cuore di Sandro Pertini.
Appena tolgo la penna dal foglio mi accorgo che la scuola non è tutto questo, forse un giorno potrà esserlo, ma ora no. Avete letto il fumetto di Alan Moore che si intitola V per Vendetta? Magari avrete visto il film. In un tratto del fumetto l’uomo mascherato dice: “se volete un colpevole basta che vi guardiate allo specchio”. Abbiamo il coraggio di guardarci allo specchio?
Reportage
La scuola dovrebbe essere sempre sul “pezzo”, non dovrebbe mai tacere sui fatti avvenuti alla Diaz o su quello che è successo a ragazzi come Stafano Cucchi e Federico Aldrovandi……I SUOI RAGAZZI.
Quando decisi di fare l’insegnante scrissi a conclusione della mia relazione che il professore doveva essere come l’uomo ragno, perché da un grande potere derivano grandi responsabilità. Io il costume rosso lo indosso ogni giorno e mi arrampico sui pericolanti muri della scuola al tempo del terremoto, una scuola che dovrebbe aspirare ad essere come Celestino V, la scuola del “Gran rifiuto” a tutto ciò che gli è stato fatto e che continuano a fargli.
La scuola, la scuola italiana non ha bisogno di continue prese in giro, ma di speranza.
Eutizio Crudele, un professore al tempo del terremoto.
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