Dalla gloria, traccia dell’artista dell’arte moderna delle avanguardie storiche, all’odierna celebrità per tutti e a tutti i costi dell’uomo qualunque?

di Ermanno  Senatore

La telerealtà é diventata realtà?
Gli ultimi ”avatars”dell’arte detta ‘contemporanea’, il grado zero ultimo della “banalità”?
O piuttosto, tra l’uno e l’altro, non ci sono sempre state delle ambiguità?

Duchamp, Warhol, Perec, Dubuffet, icone della modernità, non sono stati il canto del cigno dell’ordinario, filosofia della vita quotidiana… (ah! Henry Lefevbre), un aggiornamento del ‘banale’?

Non é stato Roland Barthes, nel suo tempo, che ha dichiarato la morte dell’autore onnisciente! Come é possibile che il culto del banale che fu una lotta poetica, una guerriglia artistica di critica sociale e culturale verso le istituzioni, si sia diluita sui nuovi mondi virtuali reali?

Dopo il duemila emergono nuove arti e culture contemporanee ufficiali del pensiero dominante della mondializzazione.

L’arte e gli artisti dell’arte contemporanea ufficiale al potere (musei, ecc.) sono uno strumento del ‘culturama’ ufficiale prevalente della nuova borghesia: sponsors, nuovi ricchi collezionisti dell’élite mondiale che dirige il mondo dell’arte cultura! Come é possibile che quest’antica critica radicale si sia affievolita nei nostri piccoli schermi! (“io, faccio selfie, dunque sono un artista”)!

Apparso dopo la prima guerra mondiale sotto l’impulso dei dadaisti in reazione alla violenza che aveva conosciuto l’Europa con le sue barbariche ideologie, il culto del “banale” ha avuto degli adoratori, dei ”fans”!

Nel XXI secolo si lascia  pensare che questo gusto del banale sia ancora presente, vivo! I temi restano gli stessi: ma la funzione nel discorso é certamente mutata!

Prima era solo provocazione da parte delle avanguardie storiche…  poi finirà nella bocca di quelli che saranno i portavoce, i porta- parola della maggioranza silenziosa!

Un banale che invaderà non solo il campo dell’arte, ma anche i massmedia di un’arte culturama diventata ormai conformista anche nelle sue espressioni di fantasmatiche trasgressioni; gli avatars dell’arte contemporanea ufficiale dominante, artisti impiegati del nuovo mecenatismo, dell’élite emergente della nuova borghesia mondializzata (jeff koons, senza maiuscole, etc)!

Da Duchamp a Warhol, da Perec al nouveau roman, la rivendicazione del  banale non ha cessato di estendere il suo impero (Huxleiano-Orwelliano)!

Dopo Duchamp, Warhol, Barthes, il nouveau roman, ognuno potrà, in nome della democrazia, essere artista, scrittore, ecc.

Il quarto d’ora del famoso slogan warholiano é diventato ormai culto, fede, oggetto/soggetto della nuova ARTISTOKRAZIA delle masse non critiche del nuovo tecno-capitalismo artistico attuale ormai operante con l’invasione delle nuove tecnologie numeriche digitali!

Dalla gloria, traccia dell’artista dell’arte moderna delle avanguardie storiche, all’odierna celebrità per tutti e a tutti i costi dell’uomo qualunque? Gli anonimi della maggioranza silenziosa dal tipico narcisismo dell’ideologia individualista del nuovo ultraliberalismo transumanismo neototalitario a venire…
“Il mondo migliore” di Aldous Huxley, “1984” di George Orwell: un’ibrida  ideologia cinese-americana mondializzata che ha colpito prima il mondo della creatività artistica e poi quello dei media di massa… (ah! McLuhan… il medium é diventato solo banale messaggio?). E cosa direbbe Walter Benjamin?
Per avanzare, “depasser” le teorie critiche di Marcel Duchamp, dei situazionisti, le teorie dei pittori critici come Asger Jorn dei Cobra, gli azionisti viennesi, i più recenti fluxus, ecc., occorre interrogarsi sul nuovo ruolo dell’an/Artista cyberdada in questi tempi tecno-turbolenti da medio evo tecnologico.
E i vari “sistemi dell’arte” sopravviveranno al nuovo che emerge e al vecchio che sta morendo”? (Antonio Gramsci)

L’an-artista post duchampiano, post-situ, pone solo umili questioni per un dibattito a venire sull’arte critica post avanguardia o trans/realista (come direbbe Antonio Gasbarrini).

Domande, interrogazioni senza risposta!

Il mio motto da giovane creativo del sud italia era:”seminate dubbi non raccattate certezze”! Il dibattito resta aperto!

Come passare dal “soggettivo egocentrico” dell’artista protagonista (uomo dio, onnisciente) al ‘collettivo”della creatività diffusa? Che costruisce un nuovo ‘io’ creativo, un nuovo punto di vista in  un’altra transmoderna collocazione dell’an/Artista cyberdada a venire. Giocando, costruendo situazioni all’interno e all’esterno dei sistemi dell’arte (tra underground e overground).

Ciao ! Dibattito aperto….

Suggestioni:

Jean Baudrillard, “La mafia dell’arte contemporanea”
Gilles Lipovesky, “Capitalisme artiste”
Edgar Morin, “Introduction à la pensée complexe”