Nota critica giocosa: Atto unico in due quadri più un quadretto finale

di  Antonio Gasbarrini

I quadro

L’artista Francesco Guadagnuolo, in carne ed ossa, con un forte mal d’IDENTIkit, entra in un lindo ed asettico studio odontoiatrico di una rinomata clinica. Si siede sulla poltrona e spalanca la bocca. In quel preciso istante (ma anche prima e dopo) miliardi e miliardi di invisibili, inodori, incolori neutrini attraversano ogni atomo e molecola di questa scena, oscillante tra il metafisico ed il surreale.

Per il filosofo Maurizio Ferraris, estensore del Manifesto del nuovo realismo (2012), quella realtà è un fatto, per di più inemendabile. Per Gianni Vattimo, uno dei principali sostenitori teoretici del Postmoderno (Lyotard, dal 1979) la stessa scena è un racconto minimalista che  “in realtà” non esiste, ma può essere semplicemente interpretata in mille e mille modi.

Per i fautori del Transrealismo, in ambito letterario-visuale ed al momento ancora ai margini delle speculazioni filosofiche, è proprio la transrealtà, il silente attraversamento di quei neutrini e di tutte le altre stranezze – conosciute o meno come la materia e l’energia oscure – presenti nell’universo in espansione ad obbligarci a spostare l’angolo della nostra riflessione sulla vita e sul mondo. Da incanalare, peraltro, nel tumultuoso divenire di una nuova sensibilità visionaria sollecitata dalle galoppanti scoperte tecno-scientifiche.

Nell’incipit del Transrealist Manifesto redatto nel 1983 dall’eclettico scrittore-artista-scienziato Rudy Rucker (autore del Fortunato libro The Fourth Dimension, 1984, tradotto in italiano dieci anni dopo dall’Adelphi[1]) viene tra l’altro sostenuto: «In this piece I would like to advocate a style of SF-writing that I call Transrealism. Transrealism is not so much a type of SF as it is a type of avant-garde literature. I feel that Transrealism is the only valid approach to literature at this point in history”. E più avanti: «Transrealism is a revolutionary art-form[2]».

Secondo quadro

Cosa sta succedendo nella mente dell’artista con la bocca aperta? I suoi irrequieti neuroni scatenano un caotico attraversamento di fluenti, cangianti immagini in cui il mal d’IDENTIkit assume sempre più i connotati di un’energia negativo-repulsiva da sublimare, all’istante, catarticamente in aggregante energia positiva. Come? Facendo diventare protagonisti quegli stramaledetti IDENTIkit, per di più prendendoli quasi sempre in giro, scherzando con leggerezza tutta calviniana, su molari, premolari, canini, radici, calchi, radiografie…., senza peraltro cadere nella citazionista trappola “virgolettata” dell’“ironizzazione postmoderna” ridotta a mal partito nel Manifesto ferrarisiano[3].

Ma, il retroterra poetico di questo nuovo ed innovativo ciclo transrealista IDENTIkit di Francesco Guadagnuolo, lo possiamo ben rintracciare nelle opere degli anni Novanta, nei principali percorsi espressivi de “I luoghi del tempo” ed “I luoghi del corpo”[4]. Con una flessibile e non dogmatica ricerca avanguardista, l’artista siciliano-romano riusciva ora a fondere segni e colori con la “parola poetica o il pentagramma musicale” (per lo più scritti e spartiti autografi dei principali poeti, prosatori e musicisti italiani e stranieri incorporati fisicamente nell’immagine finale), ora con questa o quella formula matematica legata alle principali scoperte scientifiche.

L’acme della sua trasversale vena visionaria scandagliata in varie mostre personali o di gruppo ed in buona parte presenti nella sua recente monografia[5], emergerà con tutta la sua dirompente transrealtà, allorché l’attentato terroristico dell’11 settembre del 2001 sconvolgerà i paradigmi portanti della convivenza civile e della tolleranza religiosa tra i popoli. Un serrato confronto diacronico tra il prima e il poi del suo continuo rapportarsi alla cultura visiva e letteraria americana, consentirà di percepire al meglio (con i due cicli New York – New York, 11.09.2001 Before e New York – New York, 11.09.2001 Afterwards) la stretta correlazione esistente tra una cangiante, aggiornabile visionarietà e la sottostante realtà, a sua volta non pietrificata da un tollerante sguardo della Gorgone, effimera e volatile com’è – nonostante l’apparente solidità fisica  tridimensionale – alla stregua delle particelle subatomiche con cui è stata sin dalle sue polverose origini spaziali “assemblata” con il determinante apporto della deflagrazione di una stella supernova.

Da sottolineare, nella non irreggimentabile grammatica e sintassi visuale transreale, il persistente riferimento a questa o quella lezione avanguardista storicamente affermatasi, Pop inclusa. Mai “scopiazzata” o “camuffata”, però, sotto le mentite spoglie d’una inesistente originalità urlata ai quattro venti massmediatici da sprovveduti epigoni dell’ultima ora; bensì discreta ed appena accennata, con quel pizzico di persistente concettualità duchampiana che certo non guasta.

Alcuni titoli dati alle opere di questo tenore sono esemplari in tal senso: Mondrian è andato mai dal dentista?, Fontana ha mai tagliato a morsi di denti?, Ceci n’est pas une pipe. Il se agit d’une brosse à dents.

Portfolio ( di Francesco Guadagnuolo)

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Anche quando la tematica ha connotati più prosastici o palesi implicazioni sociali (Il dentista è una persona che mangia con i denti degli altri, Il morso del potere e della ricchezza, Il morso dell’euro) è sempre e solo un riuscito impaginato pitto-scultoreo dei principali “ferri del mestiere” (con la netta prevalenza delle arcate) aggettanti sul subjectile di contenute o medie dimensioni (tela, tavola, calendari, locandine, carta pentagrammata…), ad essere empaticamente amalgamati con stenografici guizzi cromatici.

Guizzi dalla forte valenza ideogrammatica, ravvivanti la verticalizzata, tripartita geometrizzazione radiografica di più di un’opera titolata A denti stretti, e, quasi del tutto spenti nell’impietosa “messa in scena” delle ammutolite radiografie di Le stelle carbonizzate di Auschwitz, sovrapposte ad una sorta di stola pittoricizzata ed insanguinata, ove scorrono i perturbanti versi della poetessa Anna Maria Farabbi scritti per l’occasione: «spaccavano le bocche dei morti / per strappare i denti d’oro / la viandanza del fumo narra».

Più sintonizzate sulla “frequenza ironica” sono, invece, le altre opere realizzate (come la precedente) con la collaborazione dei poeti Lino Angiuli, Paolo Guzzi, Alberto Toni, Roberto Pagan e Carlo Villa. In esse l’IDENTIkit ri/trova l’originario smalto de “I luoghi del tempo” e “I luoghi del corpo” nella sincretica commistione parola-immagine, tanto cara all’Ut pictura poësis di Simonide di Ceo, resa reversibile dalla geometrizzata impaginazione che riesce a  trasmutare all’istante il segno in parola e la parola o i numeri in segno, ancorché siano stampati su un calendario linguisticamente riciclato.

Quadretto finale

Denti a posto. Sorriso e masticazione assicurati. Nel traboccante studio invaso da tubetti di colore, tele, pennelli, carte, tavole, gesso, terre, argilla… l’insaziabile occhio dell’artista rimbalza da un’opera all’altra, poggiate alla meno peggio qui e là. Quel tripudio materico-cromatico lo rinfranca, mentre le diverse frequenze d’onda continuano ad irraggiare lampeggiamenti transreali, temporaneamente imbrigliati. Sembrano sempre a portata di mano: anzi, d’IDENTIkit. Eppure…

Tra uno sguardo indagatore e l’altro, sfoglia ora la monumentale monografia dedicata alla sua ultratrentennale arte (umanistica in primis, con una particolare attenzione alla dimensione trascendentale del sacro), come hanno ben rilevato i tanti storici, critici, filosofi, scrittori e poeti presenti con le loro collaudate firme nelle oltre cinquecento pagine. La ripone compiaciuto. Prima di uscire, non può fare a meno di effettuare un ultimo, serrato confronto, tra i lavori transreali documentati nel libro-catalogo dalla efficace copertina – La nuova realtà visionaria:il Transrealismo[6] – e queste ultime creature partorite dal suo galoppante ingegno.

L’ossuta transcorporalità di tutte quelle radiografie, poeticamente sublimate, lo rassicura. Effettivamente, l’inseguita “leggerezza iconica” trasvola liberamente da un’opera all’altra. Prima di uscire, indugia infine su una delle poche sculture presenti, dall’accentuata, moltiplicata fisionomia visionaria del simbolo terrifico par excellence: l’ossuto teschio sopravvissuto al subitaneo disfacimento di una carne polverizzata sì, ma ricongiuntasi finalmente con i suoi guizzanti atomi al respiro profondo dell’universo. La sua provocatoria presenza non fa paura, ma tenerezza. I tre crani sovrapposti di Apra la bocca con quella sfilza d’IDENTIkit rimessi a nuovo, si possono accarezzare senza provare alcun ribrezzo, apotropaici e inoffensivi come sono.


[1]  «Che cos’è la realtà? Consideriamo tutte le mie percezioni e tutte le vostre, consideriamo i pensieri di ciascuno e tutte le dimensioni (il corsivo è mio). In uno spazio a infinite dimensioni c’è agio per accoglierli tutti insieme; ciascuno di essi è un pezzetto dell’Uno a infinite dimensioni e quest’Uno è la realtà. […] Le nostre nozioni ordinarie di spazio e di tempo sono soltanto comode finzioni. Le dimensioni superiori sono dovunque. Non c’è bisogno di adoperarsi per raggiungere l’illuminazione; l’illuminazione è qui e ora, vicina a noi come la quarta dimensione». In: R. RUCKER, La quarta dimensione, Adelphi, Milano, 1994, p. 248. Tesi che identifica il Transrealismo con una nuova ed aggiornata sensibilità visionaria, così come ho cercato di documentare a metà degli Anni Novanta del secolo scorso, con la rassegna internazionale L’idea di visionario. Dalla 3D alla RV  allestita a L’Aquila nello spazio culturale dell’Angelus Novus da me diretto. Scrivevo tra l’altro nel saggio steso per il catalogo: «Il modo rozzo e sommario con cui i nostri sensi percepiscono gli eventi e gli accadimenti fenomenologici, impongono un’attenta riflessione su un più pertinente approccio con il termine realtà nonché con la sua più profonda e convincente rappresentazione attuata mediante l’attivazione di ‘stravolgimenti psichici’ esemplati con l’apposizione di alcuni prefissi quali ir-sur-iper-trans-… realtà. […] L’arte visionaria ed il suo punto di snodo, il bivio, situato ben oltre – spaziotemporalmente ed immaginificamente – le coordinate cartesiane della 3D o quelle transcorporali ed ipermentali della RV cibernetica, costituirà il motivo conduttore di questa nota. […] L’idea di “visionario” qui sostenuta, può includere l’onirico, ma non il magico o il fantastico, anche se i sofisticati distinguo terminologici o semantici non sempre riescono a chiarire la completa portata dell’umano agire, pensare, e soprattutto sentire. […] Il tragitto proposto trova il suo fondamento nei lavori pittorici, grafici e scultorei di alcuni tra i principali protagonisti storici della figurazione visionaria italiana, per molti aspetti rientranti a pieno titolo nel filone della cosiddetta ‘figurazione critica’ con deviazioni astrattizzanti […], anamorfiche […], iperreali[…] , transreali (Francesco Guadagnuolo), […] alchemiche. […]», in A. GASBARRINI, La nuova realtà visionaria. Dalla 3D alla RV, Angelus Novus  Edizioni, L’Aquila 1995. Il testo integrale nelle sue 4 versioni (italiano, inglese, francese, spagnolo) è disponibile all’indirizzo http://www.angelus-novus.it/dt_portfolio/ideadelvisionario/ 

[2] http://www.rudyrucker.com/pdf/transrealistmanifesto.pdf

[3] M. FERRARIS, Manifesto del nuovo realismo, Editori Laterza, Roma-Bari, 2012, in particolare pp. 8-15.

[4] Si veda I luoghi del corpo. Viaggio nella patologia della creatività. Dialogo ravvicinato tra l’artista Francesco Guadagnuolo e il critico Antonio Gasbarrini, Castelli Arte Edizioni, Roma 1995.

[5] Metamorfosi dell’iconografia nell’arte di Francesco Guadagnuolo, a cura di A. GASBARRINI e R. MAMMUCCARI, Angelus Novus Edizioni – L’Aquila e Edizioni Tra 8 & 9, Velletri (RM) 2011. Questi i miei testi: Il Nuovo Grande vetro di Francesco Guadagnuolo, (pp. 320-321); Arte + matematica + musica = poesia, (pp. 330-333); I disegnini di Federico Fellini nell’ipertesto visivo di Francesco Guadagnuolo, (pp. 356-361); New York – New York, 11.09.2001 Before, (pp. 370-375); New York – New York, 11.09.2001 Afterwards, (pp. 376-377); Le trasparenze quadridimensionali delle sculture in plexiglas (pp. 398-400); Metamorfosi immaginifiche della condizione umana, (pp. 404-405). Consultabili e scaricabili in http://www.angelus-novus.it/dt_portfolio/metamorfosi-delliconografia-nellarte-5/

[6] La nuova realtà visionaria: il Transrealismo (a cura di A. GASBARRINI), con apporti critici di P. GUZZI, P. BLASONE, R. CIVELLO, A. PICARIELLO, A. GASBARRINI, Comune di Aprilia, Roma, 2013,

(http://www.angelus-novus.it/dt_portfolio/la-nuova-realta-visionaria-il-transrealismo/).