Con questo numero doppio di ZRAlt! – rivista culturale interdisciplinare monotematica e multimediale su “Catastrofe & Creatività” partorita tra le macerie sismiche aquilane – viene festeggiata simbolicamente la meta del suo quinto annodi vita. Forse, troppo presto per guardarsi indietro e fare un provvisorio bilancio del suo zigzagante percorso tra le profumate propaggini della filosofia, dell’arte, della letteratura, del teatro, del cinema, della fotografia, di tutti quegli eventi -resilienti creativi, insomma, che continuano ad opporsi tenacemente al fascistizzante andazzo di una società contemporanea che ha fatto dell’Ingiustizia (con la I maiuscola) sociale il suo obiettivo primario.
Imperniato sulla crescente concentrazione della ricchezza nelle mani di pochi e sulla redistribuzione della miseria commista a fame, malattia, schiavitù e guerra tra i singoli delle società avanzate ed i popoli di quelli più arretrati, ad iniziare dalle varie etnie africane.
La catastrofe umanitaria che sta minacciando la stessa coesistenza pacifica traballante mai come ora sulla infida corda internazionale delle ipocrisie e dei compromessi, ad iniziare dall’ONU, e che rischia di spezzarsi una volta per tutte, è sotto gli addormentati “occhi mediatici” dei più. Alle vigili minoranze, come al solito, incombe l’onere partigiano di schierarsi apertamente, sfruttando al meglio le infinite possibilità reticolari consentite anche dagli internittiani social. Se marxianamente la religione era l’oppio dei popoli, adesso è la manipolazione mediatica dominata dalle fake news, a scatenare gli istinti peggiori di chi non ha saputo mai guardare al di là del proprio egotico naso, a prescindere dalla posizione eredita o conquistata nella scala sociale in cui è appollaiato. Quell’oppio si è trasmutato, purtroppo, in indifferenza. Combattuta da Antonio Gramsci, sin dalla giovane età, con ogni fibra del proprio essere riversata nel numero unico de “La città futura” (1917) da lui integralmente redatto. E, a proposito di indifferenza, quella stessa che si sta diffondendo come una lebbra nell’indurita anima di chi gira la testa dall’altra parte per “non vedere” le migliaia e migliaia di migranti morti nel Mediterraneo o le centinaia di migliaia salvati sui fatiscenti gommoni, ecco cosa scriveva il Nostro a proposito dei non-cittadini: «Odio gli indifferenti. Credo come Federico Hebbel che “vivere vuol dire essere partigiani”. Non possono esistere i solamente uomini, gli estranei alla città. Chi vive veramente non può non essere cittadino, e parteggiare. Indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti. L’indifferenza è il peso morto della storia. E’ la palla di piombo per il novatore, è la materia inerte in cui affogano spesso gli entusiasmi più splendenti, è la palude che recinge la vecchia città e la difende meglio delle mura più salde, meglio dei petti dei suoi guerrieri, perché inghiottisce nei suoi gorghi limosi gli assalitori, e li decima e li scora e qualche volta li fa desistere dall’impresa eroica. L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. E’ la fatalità; è ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che si ribella all’intelligenza e la strozza. Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, il possibile bene che un atto eroico (di valore universale) può generare, non è tanto dovuto all’iniziativa dei pochi che operano, quanto all’indifferenza, all’assenteismo dei molti. Ciò che avviene, non avviene tanto perché alcuni vogliono che avvenga, quanto perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia fare, lascia aggruppare i nodi che poi solo la spada potrà tagliare, lascia promulgare le leggi che poi solo la rivolta farà abrogare, lascia salire al potere gli uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare. La fatalità che sembra dominare la storia non è altro appunto che apparenza illusoria di questa indifferenza, di questo assenteismo. Dei fatti maturano nell’ombra, poche mani, non sorvegliate da nessun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa. I destini di un’epoca sono manipolati a seconda delle visioni ristrette, degli scopi immediati, delle ambizioni e passioni personali di piccoli gruppi attivi, e la massa degli uomini ignora, perché non se ne preoccupa. Ma i fatti che hanno maturato vengono a sfociare; ma la tela tessuta nell’ombra arriva a compimento: e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia che un enorme fenomeno naturale, un’eruzione, un terremoto, del quale rimangono vittima tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente […]».
La lunga citazione era più che dovuta. Come si sono sintonizzati – oggettivamente e non già per “partito preso” – al suo rivoluzionante pensiero gli autori dei testi di questo doppio numero di ZRAlt!?
Il situazionista storico Pino Bertelli, da par suo, con Pedro Luis Raota. Sulla fotografia dell’assurdo, ci fa conoscere molto da vicino l’arte fotografica (in bianco e nero, in particolare) di questo argentino che “sparava” a salve i suoi micidiali clic su quei volti e corpi eroicizzati d’un popolo schiacciato dalla furia omicida (i 30.000 desaparecidos, 1976-1983) delle giunte militari. Nonostante la tragica realtà che lo circondava, in quanto: «Al fondo della fotografia dell’assurdo c’è lo stupore e la meraviglia mai violati».
Ben quattro sono poi, gli scritti dedicati a varie problematiche dell’arte contemporanea, la cui aura si sta progressivamente spegnendo nell’attuale trapasso (mortale?) dell’opera dalla fisicità analogica alla immaterialità digitale.
Tra senso e non senso (La poesia concreta in Austria) di Giovanni Fontana, La ferocia e il mondo dell’arte di Francesco Correggia, Io curatore di Giuseppe Salerno e Le pudibonde censure dei nudi su facebook e l’arte (anche erotica) di Antonio Gasbarrini, danno conto delle numerose sfaccettature storiche e contemporanee che stanno travolgendo, di fatto, più di un paradigma estetico, espositivo, sociologico di un’arte e di artisti quasi sempre sfuggenti dalle loro responsabilità anche etiche di fronte allo sfacelo umanitario a cui, giorno per giorno viepiù “mediatizzato”, stiamo assistendo.
A risollevare le sorti di una indomita e indomabile fantasia, è l’avvincente racconto transrealista
Ištar. L’abbraccio della notte di Luigi Fabio Mastropietro. Qui la bruciante cronaca impastata con i lacerti del mortifero binomio jihadismo-terrorismo e guerre su guerre tra etnie e religioni, è perfettamente fusa con vari registri immaginifici d’intersecati “sogni ad occhi aperti” per dirla con la
rêverie d’un Gaston Bachelard. Solo che quel sogno ha decisi tratti d’un incubo senza fine. Il tutto nobilitato dalla soundtrack originale di Mari de Jesùs Correa e dal portfolio delle opere di Michele Gammieri.
Ancora: Canto 6409 – di Dino Viani – un docufilm girato in presa diretta nel devastato habitat psicologico dei terremotati del seiaprileduemilanove (anche suo è lo splendido ritratto fotografico del nudo riportato nel paginone dell’articolo di Gasbarrini) e Musica delle sfere del romeno Cristian Ungureanu, con il suo efficace testo aperto ai fecondi semi estetici della transdisciplinarità, chiudono e nel contempo aprono per il prossimo numero, le pagine digital-multimediali di ZRAlt!
INDICE BINARIO
Fotografia
Pedro Luis Raota. Sulla fotografia dell’assurdo di Pino Bertelli
1 portfolio
Arte
Le pudibonde censure dei nudi su Facebook e l’Arte (anche erotica) di Antonio Gasbarrini
Slides
Tra senso e non senso (La poesia concreta in Austria) di Giovanni Fontana
Slides
La Ferocia e il mondo dell’arte di Francesco Correggia
Slides
Io curatore di Giuseppe Salerno
Slides + 1 video
Musica delle sfere di Cristian Ungureanu
Slides + 1 video
Letteratura
Ištar – l’abbraccio della notte (Racconto trans realista) di Luigi Fabio Mastropietro
1 portfolio + 1 soundtrack
Cinema
Canto 6409 di Dino Viani
Slides +1 video + 1 soundtrack
Per gli apporti multimediali al n. 19-20 di ZRAlt! (inverno 2017- primavera 2018) si ringraziano, tra gli altri, Pino Bertelli, Antonio Gasbarrini, Francesco Correggia, Dino Viani, Luigi Fabio Mastropietro, Mari de Jesùs Correa, Giuseppe Salerno, Giovanni Fontana, Cristian Ungureanu
ALCUNI TITOLI DEL PROSSIMO NUMERO DI ZRAlt!
Pino Bertelli LIU XIA Sulla fotografia dei diritti umani
Marco Palladini Pêle-Mêle (Racconto ellittico)
Antonio Picariello Francois Truffaut – “Le gambe delle donne sono compassi che misurano il mondo”. La geografia è tutto ….
Isabella Indolfi Flussi
Antonio Gasbarrini Trascrivere in un murales l’intero romanzo siloniano di “Fontamara”
Roberto Soldati Stelle e buchi neri: il cosmo in 3D
Marco Fioramanti Eliot in performance: The Waste Land ovvero The Fire Sermon
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