La creatività è tutto, in quanto mezzo più completo e complesso per rapportarsi con le parti più profonde e rappresentative delle nostre vite e renderle visibili, non solo a noi stessi

di Patryk Kalinski

Parlando, quasi tutti e quasi sempre, non si pone attenzione alle parole utilizzate, al loro significato: la vita scinde dalla poesia del quotidiano; l’oblio del senso.

Non capendo la loro singola importanza, oltre a quella del significante, la comunicazione è resa inefficace. Cosi, non per delle idee, arrivano le discolpe, i litigi sulla potestà della ragione, il turpiloquio. Appesantiscono lo scontro quei vocaboli dal significato arduo, che ingarbugliano maggiormente la situazione. Giunge l’incomprensione. Si presenta quindi, e bisogna ammetterlo, una questione gravissima, di valore cardinale. La soluzione, a parole, è semplicissima: è indispensabile comprendersi, rendersi coscienti; comprendersi per essere compresi. Tutti dovrebbero riflettere su quello che potrebbe davvero costituire la singola parola: evento che si manifesta troppo spesso come esclusiva.

Portfolio (a cura di Patryk Kalinski b.n. – Eleonora Visalli col.)

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“Creatività” è una di quelle. Libri, conferenze, eventi ed esperti in materia sono ormai abbastanza e promuovono, divulgano e sottolineano l’estrema importanza di questo termine, che a tratti diventa tutto. Una parola cangiante, camaleontica, con aspetti talvolta fastidiosi.

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In questo ambito Vittorio Cei[i] è diventato così uno di quei portatori sani, divulgatori e amanti della materia. Infatti quest’anno a L’Aquila si è potuto assistere, nel mese di giugno, alla biennale Festa Nazionale della Creatività 2016[ii], organizzata e promossa principalmente, oltre che da molte associazioni territoriali e non, dall’Associazione 180amici L’Aquila[iii] e veder premiato, quale ambasciatore del tema, la figura di Miloud Oukili[iv].

Come non poteva essere altrimenti, anche il Premio a lui attribuito, è stato plasmato dalle mani di persone che sfruttano, in modo più intelligente che mai, la creatività come riabilitazione: le mani più sane.

Giornate colme di spettacoli teatrali, concerti, mostre e dibatti tra professori, pedagoghi, psichiatri, studenti, cittadini che vedevano sfiorare argomenti imponenti, come obiettivi da concludere, quindi raggiungere e valorizzare.

Cose del genere non abitano la quotidianità – anche se lo dovrebbero – e, per questa occasione irrepetibile, da seguire a mente aperta. Opinione che non tutti condividono, anzi. Evento questo poco conosciuto e sottovalutato.

Infatti, come moltissime cose che orientano le proprie mete all’incremento della riflessione, del confronto o della discussione, vengono discostate, non obbligatoriamente per volontà del diretto interessato, rimanendo momenti per pochi eletti, soprattutto nelle attività faticose, proprio quelle dove il motore che valutiamo il più utile deve funzionare, escludendo sbadigli di noia o sonnolenza.

Portfolio (a cura di Beatrice Ciuca)

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La creatività appartiene a tutti – bisogna gridarlo! – e basta volerla nella propria vita, senza troppe scusanti e borbottamenti. Non si può parlare di esistenza se questa è segnata dalla resa, dall’elogio all’ozio, dall’abitudine di evitare tutto ciò che può fecondare la nostra aspirazione, seppur impegnativo e scomodo. Ed è questa circostanza particolare che ha guidato tutti coloro che hanno aderito a rendersi coscienti, in modo assolutamente non voluto ma previsto, di come i nostri tempi stiano eclissando, con sempre maggiore rapidità, il valore della comunità, basata sul singolo partecipe, ed elevando in modo puramente insano l’individualismo, che risulta anche la rovina dell’estetica.

Gli occhi, a questo punto, non possono far altro che osservare questo drammatico evento come qualcosa che si pone come l’arma per distruggere le distrazioni, punto cardinale della società odierna, bandiera della patria del nichilismo, matrona sempre pronta a ingabbiare. Distrazioni hanno sempre vagato in cerca di volenterosi aspiranti – si trova del giusto anche in questo – che oggi si dimostrano numerosi, capaci di farsi valere per il loro umile ristorare: ormai rappresentazione della quotidianità e motore di demolizione della comunicazione, rendendola un passatempo.

Così oggi si può pensare che il contrario di creatività sia distrazione. Spiegare quindi il perché è così fondamentale sviluppare la creatività come passaggio imprescindibile per qualsiasi espressione, soprattutto come manifestazione del vivere, di comunicare, di rapportarsi, soprattutto con se stessi, è determinante.

La creatività è tutto, in quanto mezzo più completo e complesso per rapportarsi con le parti più profonde e rappresentative delle nostre vite e renderle visibili, non solo a noi stessi. Di certo si tratta di fatiche personali, di percorsi individuali, di intensi rapporti che vanno stimolati costantemente, fino ad elogiarla, senza vergogna, come una virtù. Solo grazie a questo incessante rapportarsi con la propria sfera si possono ottenere veramente, e non formalmente, dei rapporti empatici, che vedono l’integrazione, la tolleranza e l’armonia come obiettivi facilmente raggiungibili.

La meraviglia di questa parola sta nella sua dinamicità, concetto quasi ineffabile. Solamente il pensiero attivo, il muoversi, l’agire, il provare, il confrontarsi sono alcuni degli aspetti che questa parola può attivare. Ed è proprio in questo rapporto (creatività come dinamismo) che si dimostra la vita allo stesso tempo nei suoi meandri più bui e nelle sfaccettature più evidenti; terribilmente indecifrabili. Quindi diamo spazio alle nostre parole e rendiamole realmente protagoniste del nostro linguaggio: la coscienza è il veicolo attraverso cui si esprime la vita.

Per tale motivo dobbiamo diventare mecenati noi stessi, anziché commercianti passivi ingannati da qualcosa che non vogliamo.

Con dei colpi bisogna svegliare le orecchie dei sordi e far sì che possano ascoltare il loro fato, e sulla loro bocca per far sì che sappiano spendere la propria voce. Non vendiamo la creatività, non rendiamola materiale, non rendiamola inutile spreco. Impariamo perciò a goderne, anche lentamente, anche quando non è così evidente. Perché soprattutto nel buio risultano esserci dei lumi capaci di stupirci, di stravolgerci.

E l’epigrafe non metterò mai; preferibilmente ignaro o ubriaco di disgusto.

[i] Presidente dell’Associazione Italiana per la Creatività.

[ii] Evento creato da Vittorio Cei nel 1999.

[iii] Associazione aquilana che si occupa della tutela della salute mentale e che ormai da tre edizioni organizza e cura l’evento.

[iv] Artista francese, divenuto importante per il suo contributo nella Bucarest post-comunista come clown per le persone, soprattutto bambini, emarginate.