La parola è suono, è immagine; perciò possiamo usare le parole come strumenti musicali, o come pennelli, dando luogo a creazioni di poesia sonora e di poesia visiva, oltre che performativa, nell’atto di leggerla e proporla al pubblico
di Anna Maria Giancarli
La poesia, da sempre, ha segnato l’umanità nel suo cammino di civiltà etica e conoscitiva.
Molti poeti sono divenuti simboli per i loro popoli e guide per la crescita di essi.
L’UNESCO ha agito con lungimiranza, quando nella 38esima “Conferenza generale di Parigi”, nel 1999, ha proclamato il 21 marzo (tra l’altro giorno di nascita di Alda Merini) “Giornata Mondiale della Poesia”, con la finalità di celebrare e promuovere questo alto genere letterario, spesso emarginato.
A questo proposito, con grande soddisfazione, mi preme ricordare che la Commissione nazionale per l’UNESCO, nel 2012, elesse L’Aquila “città centrale della Giornata Mondiale della Poesia”, con la presenza del suo Presidente italiano. L’ambito riconoscimento fu motivato dalla ricca e costante attività per la poesia svolta in città dall’Associazione Culturale “Itinerari Armonici”. Per l’occasione, fu organizzato il primo evento Lapoesiamanifesta, a cui aderirono molte associazioni e istituzioni aquilane. La poesia scritta, letta, esposta sugli autobus, dipinta su striscioni, appesa alle transenne, inondò L’Aquila, dove si svolsero numerose iniziative in tanti luoghi, anche non tradizionali, oltre ad una “Carovana” di poesia con tante presenze nazionali.
Di fatto, far conoscere la poesia, profonda espressione artistica umana, significa nominare in versi il nostro “esserci”, analizzare i significati più reconditi della vita per comunicare e condividere la nostra essenza umana con gli altri.
Indubbiamente, infatti, la poesia è, tra i generi letterari, sorgente continua di conoscenza critica, di consapevolezza etica, di antagonismo, di difesa della parola e dei suoi significati, specialmente oggi, rispetto alla dilagante banale comunicazione in atto. Proprio nella direzione di esaltarne le finalità, Homero Hardijs, poeta messicano (ospite d’onore al Premio Letterario Internazionale “Città dell’Aquila” – intitolato a Laudomia Bonanni), afferma: “La poesia è mettere vita nelle parole e parole nella vita” e non si può che condividere questa sua riflessione.
Ancora, a mio avviso, la poesia è voce, respiro, libertà della parola, quindi del pensiero; è opposizione, è tramite di pace per la sua intrinseca volontà di messaggi positivi; è utopia concreta, oltre che coscienza del tempo esistenziale ed oltre.
Possiamo, quindi, asserire – come già affermato – che la poesia è connaturata all’umanità; ha vissuto nella voce degli “aedi”, ha attraversato ed attraversa tutte le culture e migliorato la nostra specie umana con la sua capacità di affondare le antenne della conoscenza fino alle radici più inesplorate della nostra vita.
Non va, inoltre, sottovalutata, anzi va esaltata, la ricchezza espressiva che le consente di dilagare in altri generi creativi.
La parola è suono, è immagine; perciò possiamo usare le parole come strumenti musicali, o come pennelli, dando luogo a creazioni di poesia sonora e di poesia visiva, oltre che performativa, nell’atto di leggerla e proporla al pubblico.
A tal riguardo, importanti sono state all’Aquila le manifestazioni alla presenza dei più significativi esponenti di questi versanti poetici, come Lamberto Pignotti e Tomaso Binga. All’epoca fu anche ospitata, nella storica galleria di “Angelus Novus”, una mostra di poesia visiva, con opere dei maggiori poeti italiani, presenti nella collezione del poeta-editore Carlo Marcello Conti.
In seguito, le ricerche poetiche più avanzate, dopo gli sperimentalismi operati sul linguaggio dal “Gruppo ‘63” e dai “Novissimi”, hanno dato vita a operazioni di “poesia elettronica”, che si avvalgono delle tecnologie per intervenire sulla parola, per dilatarla, concentrarla, arricchirla di rimandi sonori.
In questo campo di esplorazione sono state straordinarie, uniche in Italia, le 18 edizioni di Poetronics, iniziate nel 1995. Conferenze, concerti, laboratori, performances intermediali, giornate di studio, pubblicazioni e altro ancora, hanno reso possibile in città – appunto con Poetronics – la sperimentazione con altri linguaggi, in primis quello sonoro, attraverso le attuali tecnologie, con il contributo dei massimi esponenti in Italia e oltre.
Tutto ciò sia per conseguire un livello di ricerca avanzata, sia per attuare una resistenza culturale e ideare concrete strategie di intervento sul reale.
Va ricordato, inoltre, che la poesia, come sosteneva Attilio Bertolucci, è un delicato farmaco di cui tutti abbiamo bisogno, specialmente nelle fasi più critiche che inevitabilmente attraversiamo.
Poeta può essere anche chi legge e fa della poesia il suo nutrimento intellettuale e spirituale, nella concretezza storica in cui opera, per difendere la vita, la natura, la libertà, i princìpi etici, il cammino positivo dell’umanità.
Dalla poesia, dunque, dovremmo provare a ripartire, per dare vita a quella capacità di visione che permette di trascendere e trasformare il quotidiano e di sconfiggere le trappole della comunicazione codificata, dell’assuefazione, delle convenzioni, per ritrovare il gusto dell’immaginazione, con tutti gli enigmi del nostro vivere.
Non v’è dubbio che la scrittura poetica inviti ad un viaggio di/verso, con tutte le sue contraddizioni; che sia un esercizio di dissidenza, essenziale per comprendere il mondo e ricrearlo con le parole, attraverso un continuo interrogarsi.
Slides (a cura di Alessandra Di Vincenzo)
Un testo esemplare è quello della scrittrice brasiliana Clarice Lispector, intitolato “Io sono una domanda”, nel quale la poeta si pone e pone – appunto – domande, per una ulteriore produzione di senso.
La parola poetica, infatti, si contraddistingue in modo particolare per la sua intrinseca vocazione a porsi domande, a interpellare l’indicibile e l’esistente storico, attraverso la complessità mutevole della percezione e dello scavo interiore. La parola è sempre uno strumento essenziale, prezioso, perché è sedimentazione di esperienze vitali, evocazione di memorie, segno di conoscenza, ponte fra il presente e il futuro e fra gli esseri umani, strumento di pace per la sua intrinseca volontà di comunicare, libertà e pensiero critico sull’esistente, spesso non percepibile e decifrabile.
Per tutti questi motivi, la poesia è linfa vitale, che alimenta il pensiero, scorrendo impalpabile nelle vicende umane, fin dai primordi. È, di fatto, connaturata all’umanità; è una forza etica, che plasma le coscienze. Indubbiamente i diritti della ragione potrebbero prevalere sui poteri d’ogni genere se si diffondesse la parola vitale incarnata nella poesia, massimo linguaggio umano.
***
Alla ricerca dei fogli perduti
Poesie recenti inedite di Anna Maria Giancarli
1.
… fair play…
cammina avida/mente
al centro del vuoto dis/impìgliati sul da farsi
delle cose banali mercantili
in tempi di riflusso e di
catastrofi… semper
malinconie di lune/storte
in menti e teste di legno contorte
è così
in meandri di parole
con tramonti incorporati
avida/mente cammina
frantuma il labirinto
dalle cento lame del dominio
della merce
che vorace ingoia il tempo
quello libero e l’altro occupato
agito da manovre
di tutto punto pensate
… fair play…
naufraga in terra attossicata
cammina in tempi così oscuri
con mente avida
malgrado i poteri
che umiliano la specie dis/umana
in schiavitù d’ogni colore /
… fair play…
l’inganno conosci
dei piedi confusi
e l’impietosa luce sulle mani
urlanti orrori / ma cammina.
A te davanti lo sguardo corsaro di Pasolini
2.
… so come perdere le partite
/mai tornate
in questo mondo allagato
che fare e dire a chi?
so che il trucco dei poteri
non ha fine
almeno per ora…
le sconfitte fanno il girotondo
sul piccolo schermo e nell’internet globale
al comando di tristi figuri
so degli scranni regali delle sedie papali
degli strapuntini e dei seggi
cupa/mente usurpati, abitati
da clowns dalle mani servili
che azionano tripli fili
obbedienti
agli ordini subìti, poi da far rispettare.
So delle lotte in coma
dello sterminio di Gaza
delle stragi in atto
del povero Cristo palestinese
annientato con scientifica strategia.
Antico è il gioco crudele, lo so.
Quanto alle nostre coscienze
tormentate, lo so, possiamo
soltanto vestirci di vergogna… lo so
e vivere per di/mostrare le loro catastrofi
lo so
3.
… procedendo di questo passo
parleremo soltanto la lingua
dei vincitori
sempre di più / e non sono prestiti.
Sopravvive la nostra lingua
in un recinto da indiani
(nativi americani eliminati)
semper dalla maligna ingordigia
dei supersceriffi in cerca d’oro
semper / nella sfera che abitiamo.
Ahi serva Italia, di dolore ostello,
ragionava / sapiente / il poeta.
Id est, la lingua è vita
e le parole la contengono
idioma, favella, impronta,
la lingua rivela la Storia
oggi violentata dall’idiozia
si fraseggia a coda di pavone
id est, s’ignorano i poeti, i filosofi,
gli artisti, gli scienziati del passato
s’afferma che tutto è smart
tutto internettato.
Ma / nello specchio dei sogni /
appare all’improvviso il sommo
che firma e controfirma con timbri
ceralacca e sublimi parole
L’amor che move il sole e l’altre stelle
4.
… qualcuno parla del mal di vita
giù di tono sussurra parole fuori corso
favella di ribellioni, lotta di classe
rapporti di proprietà, profitti e tasse
davanti alla solita corte dei miracoli
straparla della marea d’assuefazione
reazionaria / ad alto rendimento
divampata come le fiamme
nella violata foresta amazzonica
sparla tra folate d’un concerto
per pianoforte e sfavella di giustizia
infine urla / senza voce / strepita
lanciando un addio / in fuga da sé stesso
5.
… non mi piace il riso soffiato
dai rapporti di forza
mi piace la memoria della carta
giocata a regola d’arte
mi piace mettere le carte in tavola
con un buon bicchiere di vino
e aspirare ad un mondo fraterno
con sguardi di luna benigni /
tra tanto gridare e vociare
il suono del silenzio mi piace
o / per incantesimo / parlare con Lorca
Garcilaso e Calderón in rime da sogno
che volano e danzano insieme
mi piace chi perde in un mondo di bari
tra deserti di neve / giorni neri
e notti bianche a dipanare misteri
mi piace chi da fermo spazia
in luoghi mentali / persino siderali
non mi piace la vita finzione
in funzione perversa violenta
con l’alta finanza in azione
mi piace la goccia d’acqua / scrigno sapiente
e la magia del fiore inatteso
come la mano calda che svela
sguardi solidali
mi piace e non mi piace la vita
con le sue incognite / perciò
dare senso ai giorni, alle ore, ai minuti
insieme a chi amo mi piace
6.
… mi pensavo, navicella nell’aria, a pescare idee
a formare suoni da fenicottero regale
attraversata da linguemorte mi pensavo
per l’occasione resuscitate / diciamo ad hoc /
tentavo di ricucire falsi tessuti di storia
mentre mi pensavo un teorema da dimostrare
dadi, dardi e strali mi vedevo lanciare
per principio (e fine) volando controvento
come carta assorbente in un sogno di realtà
dove tutto si mescolava / poi si schiariva
in forme marxiane/cartesiane di rara polarità
ma / calare a picco mi sentivo tra sorrisi di iene…
tanta ferocia per una sovversiva allegoria / così nobile /
non l’avrei immaginata / o forse sì delirata
perché era vera / in/decifrabile come la vita
7.
… fatto sta che l’onda d’urto
dall’interno del ciclone
fece esplodere sillabe incarcerate
e frasi dimentiche della punteggiatura
allorquando il domatore di formiche
per l’ennesima volta s’inchinò
alla razza padrona / unica lingua
per tutte le cose accadute e non, allora
l’occhio sovversivo di chi riflette tre volte per tre
vide la malagente aggirarsi strabica
in un “cupio dissolvi” e sparire
tra buoni soltanto fruttiferi,
o del tesoro / assegni postdatati
nei secoli accumulati / invano
8.
… e poi i corpi calarono sempre più giù
inabissati / in fondo
le gole senz’aria tra gli arpeggi
di onde sonore e memorie
i corpi si cercano si stringono
s’avvincono mentre
calano a picco / sempre più giù
nella fosca luce appaiono a volte
e scompaiono al buio
tra lampi di sguardi e carnivore acque
corpi ignoti nel fluido corpo
mediterraneo / meta d’utopie
corpi nella trappola dei nostri misfatti
e democratici profitti
senza foglio di via dai deserti natii
alle torture…
infine scompaiono per sempre i lividi corpi
senza nome
in questo mare mondo di sciagure
annunciate.
Per l’orrore anche il terreo viso della luna
calò giù / in fondo, accanto ai corpi.
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