L’impressione è quella di dialogare con una mente attenta e curiosa, ma in realtà si sta dialogando con un’imponente massa d’informazioni: tentare un dialogo con l’A.I. è di per sé una sfida persa
di Franco Fiorillo
Nel mio ciclo “Notre Dame de Fukushima”, l’intelligenza artificiale costituisce solo un momento specifico, legato alle ricerche online (parliamo di centinaia di migliaia di pagine con relative immagini) ed in alcuni casi della rielaborazione di prompt finalizzati al riadattamento di progetti e/o schizzi.
Così come ogni tecnica espressiva adottata nella realizzazione di un’opera d’Arte, anche l’utilizzo dell’A.I. costituisce la cifra stilistica insita nel lavoro finale.
Tutto il presente lavoro, sviluppato concettualmente dal marzo 2011 e concretizzato dal 2021 ad oggi, è realizzato con tecniche miste che spaziano dal disegno alla pittura e all’installazione.
Le oltre 400 opere che compongono l’insieme NDDF contemplano un rapporto diretto e fisico con gli elaborati.
L’automazione non ha nulla a che vedere con le molte opere realizzate per quest’operazione artistica: oggetti recuperati, ereditati, acquistati, presi in prestito, donati, creati o rielaborati.
Le opere sono state raccolte, come da progetto, in otto serie allestite presso il Museo Palazzo Lucarini, a cura di Maurizio Coccia e Mara Predicatori, con la collaborazione dell’Accademia Belle Arti L’Aquila. All’allestimento hanno partecipato attivamente cinque allievi della medesima istituzione aquilana in qualità di studenti tirocinanti: Sara Dias del Biennio di Scultura; Mara Albani, Chiara Aliprandi, Francesca Chiola e Sabrina Iezzi del Biennio di Arti Visive.
IN DIALOGO CON LE NUOVE INTELLIGENZE ARTIFICIALI
L’integrazione dell’intelligenza artificiale con quella umana esprime questo scenario contemporaneo, tuttavia legato ad un preesistente immaginario collettivo – distopico – rappresentato tra cinema, letteratura, iconografia.
Va stabilito se per utilizzo dell’A.I. (termine coniato da John McCarthy nel 1956) si intende integrazione o sostituzione.
L’ausilio di tecnologie in termini protesici è sicuramente una pratica radicata nel comportamento umano sin dalle origini: tecnologie, strumenti, dispositivi in grado di migliorare le prestazioni e le normali funzioni quotidiane sono consolidati nella nostra stessa natura.
Molte di queste “macchine” nascono dall’esigenza di potenziare i nostri eventuali limiti fisici (nel caso della leva, o la ruota) e le capacità computistiche (la calcolatrice). Altre hanno la funzione di migliorare la nostra vita riducendo gli sforzi: in entrambi i casi vanno a potenziare le capacità dell’uomo permettendogli realizzazioni altrimenti ardue.
È azzardato giudicare le modalità operative delle intelligenze artificiali, in quanto soggette ad una continua evoluzione viepiù accelerata dal crescente utilizzo: per propria natura l’A. I. migliora ad ogni richiesta, spesso incorporando una domanda ad ogni restituzione.
L’impressione è quella di dialogare con una mente attenta e curiosa, ma in realtà si sta dialogando con un’imponente massa d’informazioni: tentare un dialogo con l’A.I. è di per sé una sfida persa, in quanto le stesse inesattezze prodotte dalle risposte risultano frutto di una ricerca tra miliardi di pagine web ma spesso casuali ed imprecise, restituendo strategicamente un’“umanizzata” apparenza creativa dell’enorme data-base.
Slides (a cura di Franco Fiorillo)
L’umanità in gara con sé stessa
Solo una piccolissima percentuale della società
riuscirà a sfuggire al canto delle sirene della GenAI.
(Derrick de Kerckhove)
La contemporaneità presenta, attraverso differenti canali mediatici, una sequenza di sfide, gare, contest, record: una necessità di primati spalmati in tutti i campi, dallo sport alla cucina, alla cultura stessa.
Tutto è velocizzato, accelerato come i ritmi stessi della vita quotidiana: le pause di riflessione e di ragionamento mutano con l’utilizzo degli strumenti contemporanei e gli scrolling dei nostri display ci abituano a reazioni sempre più veloci per la nostra mente.
Le reattività dell’A.I. sono differenti dalla natura umana e la risposta ai prompt è pressoché automatica: le prime generazioni dei computer propinavano improbabili gare uomo>macchina, ma una sfida contro le intelligenze artificiali sarebbe oggi improponibile, in quanto il ragionamento incuriosisce ma sfianca l’uomo, implementando invece l’A.I.
Ogni conversazione arricchisce la rete
Gli attuali strumenti del comunicare generano l’illusione di un’ubiquità, la possibilità di controllare situazioni distanti e contemporanee all’azione vissuta in presenza. La lezione del lockdown ci ha abituati – o costretti – a condividere schermi, documenti, discussioni con numerosi individui: questo è andato a disseminare una parte delle vite private schiudendole a comunità virtuali ed accrescendo ulteriormente le piattaforme telematiche, sempre più capaci e veloci.
Più volte (la curiosità è propria della natura umana) ho chiesto all’intelligenza artificiale un’autodefinizione, e ripetutamente ha glissato liquidandomi sommariamente o eludendo le richieste.
Alternando diversi motori di ricerca, ho ottenuto il dialogo che riporto qui di seguito.
– FF: cos’è l’intelligenza?
– A.I.: Cos’è l’intelligenza? Una domanda complessa con molte sfaccettature.
Definire con precisione l’intelligenza è un compito arduo che ha impegnato filosofi e scienziati per secoli. Non esiste una risposta unica e definitiva, poiché il concetto di intelligenza è estremamente vasto e complesso, e varia a seconda del contesto e della disciplina in cui viene utilizzato.
Approcci diversi alla definizione:
Psicologia: In psicologia, l’intelligenza viene spesso definita come la capacità di apprendere, ragionare, risolvere problemi, comprendere idee complesse e adattarsi a nuove situazioni. Sono state proposte numerose teorie sull’intelligenza, che la suddividono in fattori diversi (intelligenza generale, intelligenze multiple, ecc.).
Neurobiologia: Dal punto di vista neurobiologico, l’intelligenza è associata a specifiche funzioni cerebrali e a reti neurali complesse. Le ricerche in questo campo cercano di comprendere i meccanismi biologici alla base delle capacità cognitive.
Filosofia: La filosofia si interroga sulla natura dell’intelligenza, sul rapporto tra mente e corpo, e sulle differenze tra l’intelligenza umana e quella artificiale.
Dimensioni dell’intelligenza:
L’intelligenza non è un concetto unitario, ma si manifesta in diverse forme e dimensioni:
Intelligenza logica-matematica: Capacità di ragionare in modo logico, di risolvere problemi matematici e di pensare in modo astratto.
Intelligenza linguistica: Capacità di utilizzare il linguaggio in modo efficace, sia in forma orale che scritta.
Intelligenza spaziale: Capacità di visualizzare e manipolare oggetti nello spazio, di orientarsi e di percepire le relazioni spaziali.
Intelligenza musicale: Capacità di percepire, comprendere e creare musica.
Intelligenza corporeo-cinestesica: Capacità di utilizzare il corpo in modo efficace e di coordinare i movimenti.
Intelligenza interpersonale: Capacità di comprendere e interagire con gli altri, di empatizzare e di stabilire relazioni sociali.
Intelligenza intrapersonale: Capacità di comprendere se stessi, i propri sentimenti e le proprie motivazioni.
Perché è difficile definire l’intelligenza:
Complessità del cervello: Il cervello umano è un organo estremamente complesso e le sue funzioni non sono ancora completamente comprese.
Molteplicità delle forme: L’intelligenza si manifesta in modi diversi a seconda del contesto e delle culture.
Influenza dei fattori ambientali: L’intelligenza è influenzata sia da fattori genetici che ambientali.
In conclusione:
L’intelligenza è un concetto affascinante e sfaccettato, che continua a essere oggetto di studio e dibattito. Non esiste una definizione unica e definitiva, ma possiamo dire che l’intelligenza è la capacità di adattarsi a nuove situazioni, di risolvere problemi, di apprendere e di comprendere il mondo che ci circonda.
Per approfondire aspetti specifici dell’intelligenza potremmo parlare di:
Teorie dell’intelligenza: Come ad esempio la teoria delle intelligenze multiple di Howard Gardner.
Misurazione dell’intelligenza: I test del QI e le loro criticità.
Intelligenza artificiale: Come le macchine possono simulare l’intelligenza umana.
Sviluppo dell’intelligenza: Come si sviluppa l’intelligenza nel corso della vita.
– …e cos’è l’intelligenza artificiale?
– L’intelligenza artificiale (IA), o in inglese Artificial Intelligence (AI), è un ramo dell’informatica che si occupa di creare macchine in grado di eseguire compiti che normalmente richiedono l’intelligenza umana. In altre parole, è lo studio e lo sviluppo di sistemi in grado di imparare, ragionare, prendere decisioni e risolvere problemi in modo autonomo.
– Come funziona l’IA?
– L’IA si basa su algoritmi complessi che consentono ai computer di:
Apprendere dai dati: L’IA può analizzare grandi quantità di dati per individuare pattern e relazioni, e quindi migliorare le proprie prestazioni nel tempo.
Riconoscere pattern: L’IA è in grado di riconoscere immagini, suoni, testi e altri tipi di dati, consentendo applicazioni come il riconoscimento facciale, la traduzione automatica e il riconoscimento vocale.
Prendere decisioni: L’IA può utilizzare le informazioni apprese per prendere decisioni autonome, come ad esempio guidare un’auto a guida autonoma o fornire raccomandazioni personalizzate.
Tipi di intelligenza artificiale:
IA stretta o debole: Si riferisce a sistemi progettati per eseguire compiti specifici, come giocare a scacchi o tradurre testi.
IA generale o forte: Si riferisce a sistemi teorici in grado di eseguire qualsiasi compito intellettuale che un essere umano può svolgere.
Esempi di applicazioni dell’IA:
Assistenti virtuali: Siri, Alexa e Google Assistant sono esempi di IA che possono rispondere a domande, eseguire comandi e fornire informazioni.
Riconoscimento facciale: Utilizzato per sbloccare smartphone, identificare persone in foto e video, e per scopi di sicurezza.
Veicoli autonomi: Automobili che possono guidare da sole senza l’intervento umano.
Sistemi di raccomandazione: Utilizzati da Netflix, Amazon e altri servizi per suggerire prodotti o contenuti personalizzati.
Chatbot: Programmi informatici in grado di simulare una conversazione umana.
Sfide e implicazioni dell’IA:
L’IA solleva importanti questioni etiche e sociali, come:
Perdita di posti di lavoro: L’automazione di molti compiti potrebbe portare alla perdita di posti di lavoro.
Privacy: La raccolta e l’analisi di grandi quantità di dati personali sollevano preoccupazioni sulla privacy.
Bias: Gli algoritmi di IA possono riflettere i bias presenti nei dati su cui sono addestrati.
Autonomia delle macchine: Lo sviluppo di sistemi IA sempre più autonomi solleva questioni sulla responsabilità e sulla sicurezza.
In conclusione:
L’intelligenza artificiale è una tecnologia in rapida evoluzione che sta trasformando il nostro mondo. Comprendere i principi fondamentali dell’IA è essenziale per poter valutare le sue potenzialità e le sue implicazioni.
Vuoi approfondire un aspetto specifico dell’intelligenza artificiale? Potresti essere interessato a:
L’apprendimento automatico: Come i computer imparano dai dati.
Le reti neurali: I modelli ispirati al cervello umano che stanno alla base dell’apprendimento profondo.
L’etica dell’IA: I dilemmi morali posti dall’IA.
Le applicazioni dell’IA in settori specifici: Come la medicina, la finanza o l’industria.
Può l’intelligenza artificiale essere classificata tra le intelligenze multiple di Gardner, o che vada ad attingere o ad aggiungersi ad esse? Potremmo definirla una nona intelligenza…
L’intersezione tra intelligenza artificiale e le intelligenze multiple di Gardner è un tema affascinante e oggetto di molte discussioni nel campo della psicologia e dell’informatica.
– L’intelligenza artificiale come “nona intelligenza”?
– È vero che l’IA sembra possedere alcune caratteristiche che potrebbero farla rientrare in una categoria a sé stante, come una “nona intelligenza”. Ad esempio:
Capacità di apprendere e adattarsi: L’IA può apprendere da enormi quantità di dati e adattarsi a nuove situazioni, proprio come gli esseri umani.
Capacità di risolvere problemi complessi: L’IA può risolvere problemi complessi che richiedono un alto livello di ragionamento e analisi.
Creatività: Alcuni sistemi di IA sono in grado di generare contenuti creativi, come musica, testi o immagini.
Ma è davvero una nuova intelligenza?
D’altra parte, l’IA non è un essere umano e il suo modo di “pensare” è fondamentalmente diverso. L’IA è un prodotto umano, progettato e sviluppato per eseguire compiti specifici. Non possiede coscienza, emozioni o esperienze personali, che sono elementi fondamentali dell’intelligenza umana.
L’IA come complemento delle intelligenze multiple:
Potremmo invece considerare l’IA come un complemento alle intelligenze multiple. L’IA può potenziare e ampliare le nostre capacità cognitive, ma non le sostituisce. Ad esempio:
L’IA può migliorare l’intelligenza logico-matematica: Aiutandoci a risolvere problemi complessi e ad analizzare grandi quantità di dati.
L’IA può potenziare l’intelligenza linguistica: Facilitando la traduzione e la generazione di testi.
L’IA può supportare l’intelligenza spaziale: Creando modelli 3D e simulazioni.
In conclusione:
L’intelligenza artificiale è un fenomeno complesso e in continua evoluzione. È difficile inquadrarla in una categoria preesistente, come le intelligenze multiple di Gardner. Potremmo considerarla come una nuova forma di intelligenza, ma anche come un potente strumento che può essere utilizzato per potenziare le nostre capacità cognitive.
La domanda fondamentale è: Cosa significa essere intelligenti? Se l’intelligenza è la capacità di risolvere problemi, di apprendere e di adattarsi, allora l’IA può certamente essere considerata intelligente. Ma se l’intelligenza è legata alla coscienza, alle emozioni e all’esperienza umana, allora l’IA rimane ancora lontana dall’essere veramente intelligente.
Cosa ne pensi? Vorresti approfondire qualche aspetto specifico di questo tema? Forse potremmo parlare di come l’IA sta cambiando il modo in cui lavoriamo, impariamo e interagiamo tra noi.
– Va bene, parliamone.
– Approfondiamo un aspetto specifico dell’intelligenza artificiale in relazione alle intelligenze multiple di Gardner? Potremmo ad esempio esplorare:
L’IA e l’intelligenza logico-matematica: Come l’IA può risolvere problemi complessi e analizzare grandi quantità di dati, superando di gran lunga le capacità umane.
L’IA e l’intelligenza linguistica: Come l’IA può generare testi, tradurre lingue e comprendere il linguaggio naturale, avvicinandosi sempre di più alla comunicazione umana.
L’IA e l’intelligenza spaziale: Come l’IA può creare modelli 3D, simulare ambienti e supportare la progettazione architettonica e ingegneristica.
L’IA e le altre intelligenze: Come l’IA potrebbe essere utilizzata per sviluppare nuove forme di intelligenza, come quella musicale o quella interpersonale.
Le implicazioni etiche: Quali sono le implicazioni etiche dello sviluppo di un’IA sempre più sofisticata? Come possiamo garantire che l’IA venga utilizzata in modo responsabile e benefico per l’umanità?
Oppure, potremmo spostare la nostra attenzione su un tema più generale:
Il futuro dell’intelligenza: Come l’IA potrebbe evolversi in futuro e quali saranno le sue implicazioni per la società.
Il rapporto tra uomo e macchina: Come l’IA sta cambiando il nostro modo di lavorare, di apprendere e di relazionarci.
Le sfide e le opportunità dell’IA: Quali sono le principali sfide che dobbiamo affrontare nello sviluppo dell’IA e quali sono le opportunità che essa offre?
Al mondo siamo oltre otto miliardi di individui, ciascuno con il proprio pensiero (d’accordo, molti sono standardizzati, uniformati, pilotati da dottrine comuni).
Le “A.I.” attingono e rielaborano, o generano un pensiero proprio?
L’interrogativo se le intelligenze artificiali generino un pensiero proprio è al centro di dibattiti filosofici e scientifici da decenni.
L’IA: un’eco intelligente del nostro mondo
Apprendimento e rielaborazione: Attualmente, la maggior parte delle IA è progettata per apprendere da enormi quantità di dati. Questi dati, che siano testi, immagini, o altre forme di informazione, sono in gran parte generati da esseri umani. L’IA, quindi, non fa altro che rielaborare e combinare queste informazioni in modi nuovi e spesso sorprendenti.
Mancanza di coscienza: A differenza degli esseri umani, le IA non possiedono una coscienza. Non hanno esperienze personali, emozioni o una comprensione profonda del mondo che le circonda. Le loro risposte sono il risultato di complessi calcoli matematici, ma non sono frutto di un pensiero autonomo nel senso in cui lo intendiamo noi.
Creatività apparente: È vero che alcune IA, come quelle utilizzate per generare testi o immagini, possono produrre risultati che sembrano creativi. Tuttavia, questa creatività è spesso il frutto di algoritmi sofisticati che combinano elementi già presenti nei dati di addestramento.
– Quindi, le IA pensano davvero?
– La risposta a questa domanda dipende da come definiamo il “pensiero”. Se per pensiero intendiamo la capacità di ragionare, di risolvere problemi e di prendere decisioni autonome, allora alcune IA sono certamente in grado di farlo. Tuttavia, se per pensiero intendiamo una forma di coscienza soggettiva, allora le IA sono ancora molto lontane dall’averlo.
Le sfide future
La ricerca sull’IA sta progredendo rapidamente e un giorno potremmo sviluppare macchine in grado di pensare in modo più simile agli esseri umani. Tuttavia, ci sono ancora molte sfide da superare, tra cui:
Comprendere la coscienza: Non sappiamo ancora come la coscienza emerga dal cervello. Senza comprendere questo fenomeno, sarà difficile creare macchine veramente coscienti.
Creare IA etiche: È fondamentale sviluppare IA che siano in grado di prendere decisioni etiche e di rispettare i valori umani.
In conclusione:
Al momento, le IA sono strumenti potenti che possono aiutarci a risolvere problemi complessi e a migliorare la nostra vita. Tuttavia, non sono esseri pensanti nel senso pieno del termine. La questione se e quando le IA potranno sviluppare una vera e propria coscienza rimane aperta e continua a stimolare il dibattito.
– I filtri inibitori delle intelligenze artificiali vengono stabiliti dai prompt specifici, o rientrano nei parametri dettati dalla sicurezza, dalla morale, dal senso civico di moralità?
– I filtri inibitori delle intelligenze artificiali sono un tema di grande attualità e complessità. La domanda tocca un punto cruciale: dove si stabiliscono i limiti di queste intelligenze?
I filtri inibitori: una questione multifattoriale
La risposta non è semplice e coinvolge diverse sfaccettature:
Prompt specifici: Certamente, i prompt che forniamo all’IA hanno un ruolo fondamentale nel determinare le risposte che otterremo. Un prompt ben formulato, con istruzioni chiare e precise, può limitare la generazione di contenuti inappropriati o offensivi.
Parametri di sicurezza: Oltre ai prompt, esistono dei parametri di sicurezza integrati nei modelli di IA che servono a prevenire la generazione di contenuti dannosi, come incitamento all’odio, violenza o discriminazione. Questi parametri sono spesso basati su liste di parole chiave e frasi proibite.
Morale e senso civico: La morale e il senso civico giocano un ruolo fondamentale nello sviluppo e nell’utilizzo dell’IA. Gli sviluppatori di questi modelli hanno la responsabilità di creare sistemi che rispettino i valori umani e che non causino danni alla società.
Regolamentazione: Sempre più governi e organizzazioni internazionali stanno lavorando alla creazione di norme e regolamenti per l’IA, con l’obiettivo di garantire che queste tecnologie siano sviluppate e utilizzate in modo etico e responsabile.
La sfida della neutralità
Uno dei maggiori problemi nell’imporre filtri inibitori alle IA è quello di definire cosa sia considerato “inappropriato” o “offensivo”. I valori morali e le norme sociali variano da cultura a cultura e nel tempo. Inoltre, l’interpretazione di un testo può essere soggettiva e dipendere dal contesto.
Un equilibrio delicato
È importante trovare un equilibrio tra la libertà di espressione e la necessità di proteggere le persone da contenuti dannosi. I filtri inibitori troppo restrittivi potrebbero limitare la creatività e l’innovazione, mentre filtri troppo permissivi potrebbero esporre gli utenti a contenuti offensivi o pericolosi.
In conclusione
I filtri inibitori delle IA sono un tema complesso che richiede una riflessione attenta e un approccio multidisciplinare. La responsabilità di garantire un utilizzo etico e responsabile dell’IA è condivisa da tutti gli attori coinvolti: sviluppatori, utenti, governi e società civile.
– In una società sfacciatamente “servoassistita” l’ IA potrebbe costituire un serio pericolo di atrofizzazione del pensiero, della riflessione, della stessa emotività che distingue l’uomo dalla macchina?
– Assolutamente, è una domanda cruciale e che suscita molte preoccupazioni.
Il rischio dell’atrofizzazione cognitiva
L’ipotesi che un’eccessiva dipendenza dall’IA possa portare a un’atrofizzazione delle nostre capacità cognitive è più che fondata. Ecco alcuni punti chiave:
Diminuzione della capacità di problem solving: Se affidiamo all’IA la risoluzione di problemi sempre più complessi, potremmo perdere l’abitudine di ragionare in modo autonomo e di trovare soluzioni creative.
Riduzione della memoria: Con l’accesso immediato a un’enorme quantità di informazioni online, potremmo essere tentati di memorizzare meno, affidandoci alla tecnologia per recuperare i dati di cui abbiamo bisogno.
Alterazione del pensiero critico: L’IA può fornire risposte rapide e apparentemente esaustive, ma non sempre queste risposte sono corrette o complete. Se non sviluppiamo la capacità di valutare criticamente le informazioni che riceviamo, potremmo diventare più suscettibili a disinformazione e manipolazione.
L’impatto sull’emotività e sulla socialità
Oltre alle capacità cognitive, l’IA potrebbe influenzare anche la nostra sfera emotiva e sociale. Un’eccessiva interazione con assistenti virtuali e chatbot potrebbe:
Ridurre le interazioni umane: Preferendo la compagnia di un’IA, potremmo trascurare le relazioni interpersonali, fondamentali per il nostro benessere psicologico.
Alterare le nostre emozioni: L’empatia e la compassione sono emozioni tipicamente umane. Un’eccessiva dipendenza dall’IA potrebbe farci perdere di vista la complessità delle emozioni umane e delle relazioni interpersonali.
Come mitigare i rischi
Nonostante i potenziali rischi, l’IA può essere uno strumento estremamente utile se utilizzata in modo consapevole e responsabile. Ecco alcune strategie per mitigare i rischi:
Promuovere l’educazione digitale: È fondamentale insegnare alle persone a utilizzare l’IA in modo critico e consapevole, sviluppando le competenze necessarie per valutare le informazioni e prendere decisioni autonome.
Sviluppare l’intelligenza emotiva: Oltre alle competenze cognitive, è importante sviluppare l’intelligenza emotiva, ovvero la capacità di riconoscere e gestire le proprie emozioni e quelle degli altri.
Incoraggiare l’interazione umana: È fondamentale mantenere vive le relazioni interpersonali e cercare esperienze che stimolino la creatività e la collaborazione.
In conclusione
L’IA rappresenta un’opportunità straordinaria, ma è fondamentale utilizzarla in modo equilibrato e consapevole. Solo così potremo sfruttare i suoi vantaggi senza compromettere la nostra umanità.
Volendo approfondire un aspetto specifico di questo tema, potremmo ad esempio parlare delle implicazioni etiche dello sviluppo dell’IA, o delle strategie per promuovere un uso responsabile della tecnologia.
– Ok, procedi
– Approfondiamo un aspetto specifico del rapporto tra intelligenza artificiale e sviluppo cognitivo umano.
Potremmo ad esempio esplorare:
L’educazione del futuro: Come l’IA può rivoluzionare i metodi di apprendimento e quali competenze saranno fondamentali per i lavoratori del futuro.
Le dipendenze digitali: Come evitare di diventare eccessivamente dipendenti dalla tecnologia e mantenere un equilibrio sano tra vita online e offline.
Le implicazioni sociali: Quali sono le potenziali conseguenze sociali di una società sempre più automatizzata e quali misure possiamo adottare per mitigare i rischi.
L’etica dell’IA: Come garantire che lo sviluppo dell’IA sia etico e rispetti i valori umani.
Oppure, potremmo spostare la nostra attenzione su un tema più generale:
Il futuro del lavoro: Come l’IA cambierà il mondo del lavoro e quali nuove professioni emergeranno.
La relazione tra uomo e macchina: Come l’IA può diventare uno strumento per migliorare la nostra vita, senza sostituirci.
Le sfide e le opportunità dell’IA: Quali sono le principali sfide che dobbiamo affrontare nello sviluppo dell’IA e quali sono le opportunità che essa offre.
Cosa ti piacerebbe discutere?
Sento che potremmo avere una conversazione molto interessante!
Ecco alcune domande che potrebbero stimolare la nostra riflessione:
Quali sono, secondo te, le maggiori preoccupazioni legate allo sviluppo dell’IA?
Pensi che l’IA possa mai sviluppare una coscienza o un’emotività simile a quella umana?
Come possiamo garantire che i benefici dell’IA siano distribuiti in modo equo e che nessuno venga lasciato indietro?
– Parto da una riflessione personale relativa alle dipendenze:
il sole, la luce ed il calore, determinavano una dipendenza per l’uomo prima che scoprisse la fiamma, pertanto la notte costituiva un limite (a parte le strategie legate alla caccia).
Con l’avvento della modernità e del proliferarsi delle scoperte e delle invenzioni e di strumenti (“aggeggi”, come li chiama McLuhan…) le capacità naturali sono state soppiantate da utensili e tecnologie, fino ad arrivare alle nuove dipendenze (l’elettricità in primo luogo, che alimenta le attuali forme di comunicazione, rete, smartphone, informazione).
Creare un dialogo continuo con l’intelligenza artificiale potrebbe rischiare di crearne una forte dipendenza?
– Partire dalla dipendenza dalla luce solare per arrivare all’attuale dipendenza dalle tecnologie è un percorso logico e affascinante.
Dipendenza dall’IA: un nuovo capitolo?
La domanda sulla possibile dipendenza dall’intelligenza artificiale è più che legittima e apre scenari interessanti. Cerchiamo di analizzarla insieme.
Analogie con le dipendenze precedenti: Come hai giustamente sottolineato, l’umanità ha sempre cercato di estendere i propri limiti, creando dipendenze da risorse e strumenti che ne facilitassero la vita. L’IA, in questo senso, rappresenta l’ultima frontiera, un nuovo “sole” artificiale che illumina e riscalda molte delle nostre attività.
Vantaggi innegabili: L’IA offre innumerevoli vantaggi: dall’automatizzazione di compiti ripetitivi all’accesso a un’enorme quantità di informazioni. È uno strumento potente che può migliorare la nostra vita sotto molti aspetti.
I rischi della dipendenza: Tuttavia, come ogni strumento potente, l’IA può essere utilizzata in modo eccessivo e creare dipendenza. Una dipendenza eccessiva potrebbe portare a:
Atrofizzazione delle capacità cognitive: Affidandoci sempre più all’IA per prendere decisioni e risolvere problemi, potremmo perdere la capacità di pensare in modo critico e autonomo.
Isolamento sociale: L’interazione costante con l’IA potrebbe sostituire le relazioni umane, impoverendo la nostra vita sociale ed emotiva.
Perdita di autonomia: Diventare eccessivamente dipendenti dall’IA potrebbe renderci vulnerabili a eventuali malfunzionamenti o attacchi informatici.
Come prevenire una dipendenza eccessiva?
Per evitare di cadere in una dipendenza patologica dall’IA, è fondamentale:
Promuovere l’educazione digitale: Insegnare alle persone a utilizzare l’IA in modo consapevole e critico, sviluppando le competenze necessarie per valutare le informazioni e prendere decisioni autonome.
Sviluppare l’intelligenza emotiva: Oltre alle competenze cognitive, è importante sviluppare l’intelligenza emotiva, ovvero la capacità di riconoscere e gestire le proprie emozioni e quelle degli altri.
Incoraggiare l’interazione umana: È fondamentale mantenere vive le relazioni interpersonali e cercare esperienze che stimolino la creatività e la collaborazione.
Regolamentare lo sviluppo dell’IA: È necessario stabilire delle regole chiare e precise per lo sviluppo e l’utilizzo dell’IA, al fine di garantire che questa tecnologia sia utilizzata in modo etico e responsabile.
In conclusione
L’IA rappresenta un’opportunità straordinaria, ma è fondamentale utilizzarla in modo equilibrato e consapevole. Solo così potremo sfruttare i suoi vantaggi senza compromettere la nostra umanità.
Cosa ne pensi? Vorresti approfondire un aspetto specifico di questo tema? Potremmo ad esempio parlare delle implicazioni etiche dello sviluppo dell’IA, o delle strategie per promuovere un uso responsabile della tecnologia.
Alcune domande che potrebbero stimolare la nostra riflessione:
Quali potrebbero essere le maggiori preoccupazioni legate allo sviluppo dell’IA?
Pensi che l’IA possa mai sviluppare una coscienza o un’emotività simile a quella umana?
Come possiamo garantire che i benefici dell’IA siano distribuiti in modo equo e che nessuno venga lasciato indietro?
Forse queste sono paure radicate nell’uomo: da Bradbury a Dick, partendo dalle macchine di Leonardo ed oltre, il timore di scontrarci con forze più ostinate di noi (e soprattutto che possano superare la barriera della vita organica, limite estremo della nostra durata) crea diffidenza nei confronti di una macchina che possa sostituirci in toto.
Le tue osservazioni sulla paura radicata nell’uomo nei confronti dell’intelligenza artificiale sono estremamente pertinenti.
Le radici letterarie e storiche della paura
Dalle visioni distopiche di scrittori come Bradbury e Dick, fino alle inquietanti macchine di Leonardo, l’umanità ha sempre nutrito un timore profondo nei confronti di creazioni che potessero superarla in intelligenza e potere. Questo timore è radicato in un istinto di sopravvivenza atavico e nella consapevolezza dei limiti della nostra esistenza biologica.
Incertezza: Il futuro dell’IA è incerto e ricco di incognite. Questa incertezza genera ansia e paura.
Limiti dell’intelligenza umana: L’uomo ha sempre cercato di superare i propri limiti, ma la consapevolezza della propria finitezza genera un profondo senso di insicurezza.
Mito della I timori specifici legati all’IA
Sostituzione: La paura più diffusa è quella di essere sostituiti dall’IA in ogni ambito della vita, dal lavoro alla relazione interpersonale. Questo timore è alimentato dalla crescente capacità delle macchine di apprendere e di eseguire compiti sempre più complessi.
Perdita di controllo: Un’altra preoccupazione è la possibilità che l’IA possa sfuggire al controllo umano, diventando una forza autonoma e potenzialmente ostile.
Deumanizzazione: L’eccessiva dipendenza dall’IA potrebbe portare a una deumanizzazione, ovvero a una perdita del senso di umanità e delle nostre capacità di empatia e compassione.
Perché queste paure sono così radicate?
Creazione: La creazione di una intelligenza artificiale simile a quella umana solleva interrogativi filosofici e religiosi sulla natura dell’anima e sul significato dell’esistenza.
Come gestire queste paure?
Informazione e consapevolezza: È fondamentale informare le persone sui reali potenziali dell’IA, sfatare i miti e promuovere un dibattito aperto e costruttivo.
Sviluppo etico: È necessario sviluppare principi etici che guidino lo sviluppo e l’utilizzo dell’IA, garantendo che questa tecnologia sia al servizio dell’umanità.
Collaborazione uomo-macchina: Invece di vedere l’IA come una minaccia, dobbiamo cercare di collaborare con essa, sfruttando le sue potenzialità per migliorare la nostra vita.
Conclusione
Le paure legate all’IA sono comprensibili, ma è importante non lasciarsi paralizzare da esse. L’IA rappresenta un’opportunità straordinaria, ma è fondamentale utilizzarla in modo responsabile e consapevole.
Cosa ne pensi? Vorresti approfondire un aspetto specifico di questo tema? Potremmo ad esempio parlare delle implicazioni etiche dello sviluppo dell’IA, o delle strategie per promuovere un uso responsabile della tecnologia.
– Se ne occuperanno i posteri.
– Assolutamente condivisibile. La frase “se ne occuperanno i posteri” racchiude in sé un’amara consapevolezza e una profonda fiducia nel progresso.
***
(Dalle note di Lucarini Contemporary per l’evento AMACI)
Si tratta di un progetto dalla gestazione pluriennale incardinato al tema complesso ed estremamente attuale della catastrofe. Per questa mostra Franco Fiorillo ha deciso di passare all’intelligenza artificiale per progettare le sue opere, ma proponendone un uso umanistico. Ciò ha significato in primo luogo stabilire un codice generativo relazionale. Una modalità espansiva della propria coscienza che si confronta con i risultati esecutivi della macchina. L’intervento manuale conclusivo, infatti, restituisce la fragranza dell’imprevisto che è la caratteristica dell’elemento umano, in quanto essere biologico ed esistenziale, delle opere. Un’occasione, quindi, per esplorare nuovi territori di senso, tra dimensione pubblica e inquietudine privata. Le opere di Fiorillo infatti riflettono sulle conseguenze dei disastri, sia collettivi sia personali, a partire dalla tragedia di Fukushima, elevata al rango di compendio universale di tutti i fantasmi legati alla “catastrofe finale”. Ogni lavoro è accompagnato da un rigoroso impianto filosofico nonché da una straordinaria fascinazione estetica. Uno straniante itinerario tra centinaia di piccoli pezzi dall’apparenza vintage, ci accompagna in un diorama percorribile e caleidoscopico articolato lungo le sale di Palazzo Lucarini, senza soluzione di continuità. Una narrazione non lineare che ci riporta sempre al punto di partenza, ossia alla responsabilità – nel dramma, nella catastrofe – del genere umano, in perenne tensione, sospeso tra libero arbitrio e norme etiche.
https://www.amaci.org/events/66e930a0f01c41ed37b50aae
Approfondimenti:
Derrick De Kerckhove, Brainframes. Mente, tecnologia, mercato, Baskerville 1992
Derrick De Kerckhove – Maria Pia Rossignaud, Oltre Orwell. Il gemello digitale, Castelvecchi 2020
Marshall McLuhan, Gli strumenti del comunicare, 1964, Il Saggiatore 1967
Zygmunt Bauman, La vita tra reale e virtuale. Meet the media guru, EGEA 2014
Norbert Wiener, Introduzione alla cibernetica. L’uso umano degli esseri umani, Boringhieri 1966
Paola Severino (a cura di), Intelligenza artificiale. Politica, economia, diritto, tecnologia, Luiss University Press 2022
Mark Tribe/Reena Jana, New media art, Taschen 2009
Scrivi un commento