Bisogna fare spazio mentale, critico e teorico per riconquistare nuovi orizzonti dell’esserci, ma forse ciò è comunque vano perché tanto la ‘gggente’ vuole stare spaparanzata e spensierata, essere senza pensieri, non vuole pensare, vuole assolutamente depensare e peraltro… ci riesce benissimo…

di  Marco Palladini

… erano dirimenti perché capaci di tradurre in un’opera crossmediale qualsivoglia prodotto della letteratura popolar-banale… come nottambuli vampiri praticavano l’autoscopia secondo uno squartamento del sé da rigettare nell’inconscio collettivo, là dove il paranormale si confermava in tutto e per tutto differante dall’anormale…

la forastica band degli uomini difficili che si atteggiavano a meri epocalittici precipitava nei gironi avernali del panpsichismo… erano loro a reputarsi gli epistocrati che condannavano a morte gli ectoplasmi attuali della democrazia per salvare l’Anima-Mondo dalla catastrofe finale… Un esercizio metempsicotico per riportare le fantasime della Repubblica di Platone al centro del progetto planetario, pur apparendo sottomessi ad una despota psicotica che dominava sul turbine e sul culmine della manipolazione dei cervelli della moltitudine… gli uomini difficili non arretravano davanti all’impegno dell’oltraggio anche sanguinoso e non si sottraevano all’oltranzismo di chi, istruendo una lotta gravida di futuro, prevedeva i più gravi lutti e assieme denegava qualsiasi colpa o responsabilità: perché ciò che accade è giustificato per il solo fatto di accadere…

… l’eudemonia era una falsa notizia o una predizione etico-scientifica a seconda dell’angolo visuale… e comunque i paesi della terra più felici erano nell’ordine la Finlandia, la Danimarca, la Norvegia, l’Islanda e i Paesi Bassi… la bambinaia nederlandese colpita negli affetti più cari da un terroristico attentato islamistico non sembra poi così convinta… tanto, si ripeteva, lassù non c’è alcun lassù e per le vittime innocenti non c’è alcun sintagma appropriato per descrivere lo strazio dei parenti di quelli morti per niente… intanto qui da noi i tanti che perdevano la tramontana andavano a perturbare gli scellerati del quarticciolo, scatenando un’autentica caccia all’uomo che si placava soltanto dopo una gastronomica visita dal ‘quagliaro’ che però li avvertiva: per il primo non c’è il ragù e neppure il sugo…ecco poi la notizia (stavolta vera) del disabile disabilitato da un branco di teppistelli minorenni inkattiviti che lo hanno gettato nel canale con tutta la carrozzina…  occorrerebbe tracciare una cartografia cognitiva di coloro che detestano la poesia, pure se non l’hanno mai letta, così per partito preso, perché gli sta antipatica la parola poesia, secondo loro una parola maledetta che implementa una società già di suo infame ed infetta…

… era figlio di enne-enne, cioè un Nomen Nescio che incontra una figlia di madre ignota… il trovatello con gli occhi da Bianconiglio e la figlia di puttana con lo stupore di Alice incorporato si stringono e riscaldano i loro corpi in una serata di freddo becco, con lui che le dice: lascia che ti racconti una storiaccia… e lei che replica: ma saresti tu il… capo espiatorio? … apparivano in ogni caso intimoriti ancora prima di apprendere che erano entrambi intumorati, forse era questo che li aveva sospinti ciascuno nelle braccia dell’altro… o forse il problema sta sempre nella mente deviata del poeta… tu sei un poeta? chiedeva lei, mentre lui le rispondeva: tu sei un dono, però ogni dono è un pericolo… era il ‘cane nero’ che gli mordeva l’animo e prima guaiva, poi abbaiava furiosamente fino a sprofondarlo nei sotterranei del male oscuro… correvano, correvano inseguendo il volano dell’esserci attraverso strambe derive eterotopiche, come un sogno che non si invera, però si avvanvera, ma nei tempi mediocri e scriteriati della semiocrazia dilagante, ciò bastava ed avanzava… lei poi scoprì di avere un lontano parente molto impegnato a fare il nulla ovvero ad annichilire il fare, che non aveva alcuna voglia di conoscerla ed incontrarla… lui coltivava una tenace scepsi che era come una malattia che distruggeva ogni fiducia del soggetto in se stesso… dopo il decesso li seppellirono assieme, il sorriso della chimera campeggiava sulla loro tomba, la luce cimiteriale all’ora del crepuscolo donava a quel definitivo giaciglio un riverbero di disadorna irrealtà…

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… l’arcicomunista sembrava una onusta figura anteriore, uno talmente proiettato nel mondo esteriore da pensare che la vita interiore fosse un che di deteriore, qualcosa di cui è meglio fare a meno… ripensava talora all’ipse dixit di un amico docente: la scuola è un carcere e, allora, non è meglio per gli studenti evadere e scegliere una vita ignorante ma libera? … non aveva saputo che cosa replicargli, lui che come discente si era formato nelle severe scuole di partito, in cui tutta la dogmatica ideologica lo aveva edotto e poi indotto a scrivere documenti redatti in una lingua risicata, spilorcia, digrignante… anatemi e contumelie e frasi jettatorie di contro ai signori e padroni del mondo del kapitale che, dopo il crollo, lo condannarono ad un esilio perpetuo dalla scena politica che conta… si percepiva come l’ultraminoritario emarginato, ma nondimeno rocciosamente ortodosso fino all’eresia e fedele rappresentante di una linea che… non c’era, perché non c’era più il partito… era finito nelle secche della historia, su un binario morto del divenire che oramai era una stasi, la statica ripetizione di una giaculatoria che pretendeva ancora di essere l’analisi concreta di una situazione concreta però di uno spaziotempo del tutto trapassato… l’arcicomunista era visto dai suoi compari di scopone e di sbevazzamenti all’osteria come un sapiente tolemaico, nostalgico di quando il sole girava attorno alla terra… inutile obiettargli che ciò non era mai accaduto: se prima lo credevamo, replicava, vuol dire che era vero… non ci sono i fatti, ma soltanto le loro interpretazioni… e prima o poi, ribadiva ferreo, le masse torneranno ad interpretare in chiave comunista il futuro del mondo, prima che esso venga definitivamente ‘futtuto’ …

… quivi straparlano e strapazziano tra droghe e droghine i ragazzi del partito No Rave No Party… ce l’hanno a morte con i matusa che hanno l’istinto leopardesco ‘ad infinitum’ e la determinazione cinica di deprivarli di ogni domani… per intanto ora e qui ballano e sballano per tranciare a fette le visioni della trance technodelica… woofer e subwoofer sparano bassi e ritmo cassa sino a 180 Bpm… un’orda danzerina di strafatti fluttua ondivaga tra i barabba e i baluba… stanotte si va a far baracca prendendosi la classica, colossale ciucca con birra, vodka, gin-tonic e cola-rhum… s’avanza un per nulla strano pisquano sotto braccio con lo scemotto di uno scimmiotto che fa lo stronzetto e sputa sentenze nel mucchio… batte, ribatte e si sbatte la cantantessa che urla sul palco “siamo tutti consumati da chilla cagna sfaccendata… è questo quadrupede con la magagna che ci sta facendo attorno terra bruciata”… riparte il rhythm’n’bass devastante come il reboot di un intero sistema ciber-antro-popologico, i mutanti si agitano, si scuotono, si percuotono tanto, si sa, il successo non lo si perdona a nessuno… soprattutto a quelli che per le Fuffa Edizioni hanno pubblicato l’enciclopedia delle letterali sciocchezze, autentica summa sui nuovi pòrci senza le ali… si sente puzza di eterno ritorno del sempre inutile…

Slides (a cura di Marco Palladini)

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Ytaglya über Alles si sente invocare… io, ex terrae factum, al massimo evoco California über Alles (degli ottimi Dead Kennedys, 1979)…di tra gli invocanti intravedo Fosca, una donna davvero losca che non ha mai potuto sopportare i miei capricci nietzscheani… le forme delle cose mi fanno pensare ad un Trauerspiel in cui l’uomo-animale guarda e guata e sopprime prima gli altri animali, quindi prosegue con i suoi simili, sino ad annientare infine l’ambiente stesso che lo contiene, l’ecosistema che collassa su se medesimo… senza uno straccio di amico gli immigrati per nulla apocalittici, ma assai disintegrati spazzano i marciapiedi per pochi centesimi, esposti al vento invernale che li investe a frigide folate… il nome vacillante della cosa in sé produceva equivoci a iosa, così le utopie si sono trasformate in incubi e i sogni di cambiamento appaiono una psicosi senza psicosi… i sociologi affettano pose incongrue e capelli scompigliati, ma ci rammentano che non c’era soltanto l’operaio-massa negli anni Sessanta, ma pure l’intellettuale-massa che poi si è suicidato nella Comunicazione, così come l’operaio-massa è stato spazzato via dall’automazione dei robot… non è peraltro colpa dei critici infamosi se la mamma dei killer della memoria (come dei cretini, frequentemente coincidono) è sempre incinta… io sono tra coloro che non hanno dubbi su chi scegliere tra i punk-a-bbestia e quelli che c’hanno le mani in pasta e mai gli abbasta di trafficare e di arrubbare… quelli (come si legge quotidianamente sui giornali) che stanno sempre sul pezzo… un pezzo davvero nauseabondo…

… Europia ossia eutopia dell’Europa, una cosa da non credere in mezzo ad una situazione confinaria tra porosa e penosa, dove chi fa il furbo continuamente accusa il vicino di essere meno fesso di lui… intanto le strade si riempiono di maschi imbelviti che inalberano lo striscione con su scritto “#MeToo? Me fai skifo!”… a cui replicano le vindici amazzoni del femminil sesso che appicciano il fuoco ai manichini-simbolo con lo slogan “Fallocrate vigliacco, ti chiuderemo in un sacco!”… ma pure ironizzando: “oh, triste Tristano, stavolta Isotta da sola se n’è iuta per il suo piacere e mai più sarà lei la cavalla, bensì il cavaliere” … il cronista del tempo rimosso si domandava: i minimals sono i nuovi millenials? … mentre la coattaglia con la sua ineliminabile gravita roma nota lo irrideva: “e così ’sto Pasquino arriva da Rapa Nui? A testa de rapa, li mortacci tui!” … si incontravano pure astrofisici con un minimo di onestà intellettuale, i quali riconoscevano che del cosmo o caosmo che dir piaccia, non ne sappiamo un tubo, tante ipotesi ed illazioni senza uno straccio di vera prova scientifica, i loro colleghi sapientoni ed atteggioni in tribunale sarebbero stati tutti condannati per diffusione di notizie fittizie ed inverificabili… scendendo dal treno proveniente dal Cilento si poteva vedere un tipo macilento ancora scosso da un evento nel Salento che aveva suscitato la sua abreazione… il trauma ha una trama che talvolta sfocia nell’happy ending

Back to Carnaby Street fiftyyears after? … corsi e ricorsi modaioli da un mezzo secolo all’altro con lo stile hippy e floreale che torna in auge e riappare tutto lustro e figo e allegro e nuovo esattamente come negli anni ’60, roba da non credere… ah, i misteriosi percorsi della Deep Mind collettiva, l’impulso è romantico, ma il metodo è invariabilmente semantico e svolta naturalmente verso l’economico… ricomincia il radioprogramma Notturno Itagliano con musiche diacroniche che scorrono dal surmelodico Achille Togliani al neotrapper Achille Lauro… io c’ero negli Anni di Fuoco in cui ci si ripeteva “mena oppure amen!”… Bro King Kong seminava il panico pure tra i rapper metropolitani e se la spassavano i nesci con le loro gibbosità animali… la cifra platonica del loro straparlare e strakazziare un po’ in effetti mi dava pensiero, ma era giusto un momento in cui, transitando dal verbale al postverbale, si finiva per ammutolire definitivamente… sul pavimento di cotto rosso cupo emergevano tracce allarmanti, le medesime di chi affermava “fare il delinquente non porta a nulla di buono”, ciò che era una sporca bugia…

… ancora la gozzaniana Nonna Speranza e Bisnonna Disperazione che si rinchiudono tristi o ilari in una stanza con la tappezzeria a macchie di Rorschach, indossando una veste infeltrita e tenendo un fazzoletto di batista tra le dita… e ricevendo poi Miss Cuorinfranti e Mr. Rompipalle da poco sposi, conversando sullo stato depressivo del procedere lungo i sentieri della non condivisione con l’altro… unirsi è meglio perché dall’alterità all’alterigia il passo può essere assai breve: statti accuorto! … si disquisisce poi che nell’hortus inconclusus gli arbusti apparivano tutti combusti e si domanda: c’è l’economia del grigio vivere o grigia è l’economia a prescindere? … quando giungono lo zio Cacasenno e il nipote Intonarumori diventano perspiscue le exsistenze di trapassati in vita e si allittera demenzialmente sui cognomi: Moro, Mori, Morucci, Moretti, Morini, Morelli, Moresco, Moratti e… e tutti l’altri morammazzati? … simul stabunt, simul cadent, decreta la nonna… bisogna fare spazio mentale, critico e teorico per riconquistare nuovi orizzonti dell’esserci, ma forse ciò è comunque vano perché tanto la ‘gggente’ vuole stare spaparanzata e spensierata, essere senza pensieri, non vuole pensare, vuole assolutamente depensare e peraltro… ci riesce benissimo…

… parlano ad elettori-ascoltatori evirati, debosciati, demotivati, raggruppati in triumvirati… sono i chiamati, i sultani, i pascià, i califfi, i gran vizir, i detentori della voce del ‘badrone’ (e ladrone) delle vite dei sudditi… sono i boss del biopotere che se gli gira sopprime i dissidenti in quattro e quattr’otto… sono quelli che promuovono una lega che ti frega (sempre)… quelli che aborriscono il potere al popolo (bue e ‘demmerda’)… quelli che irridono gli striscioni “qui séme la misére, récolte la colére”… tanto pure il #cesarebattisti ha ammesso che stava in prima linea tra gli assassini terroristi, con buona pace degli innocentisti…l’idea di philìa gli è estranea, essendo loro filobellicisti ad oltranza e la cultura come fenomeno esosomatico (Carlo Sini dixit) non sanno che cos’è e neppure dove abita… no, non sono propriamente dei tipi ‘puliti’, diciamo che sono come un pene che si infila là dove non dovrebbe (ciascuno si faccia il suo elenco di buchi inopportuni o innominabili)… la loro parola si scaglia contro la ineluttabilità della parola, versus la libertà di parola, e dunque nega se stessa, annega nel suo medesimo liquidarsi, annuncia la propria autogiubilazione…

Slides ( cura di Marco Palladini)

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… afferma di chiamarsi Nemen, ma siccome appare timido nessuno lo chiama così e lo ribattezzano Niven perché ha due baffetti che rammentano il noto attore britannico… lui sorride malinconico e si ricorda di un istrione che di sé diceva: sono un attore, un attore nato e un attore vuole sempre fare l’amore con il pubblico, anzi con tutti i pubblici, perciò un attore è una gran puttana, pronto alla prostituzione pubblica del suo corpomente in ogni occasione e furiosamente, goduriosamente, prepotentemente, avidamente… è arduo, quasi impossibile resistere alla diarrea aberrante del linguaggio che si trasmuta in politichese e accademichese, scientifichese e filosofese, sindacalese e avvocatese, psicanalese e sociologese, poetese e sacerdotese, giornalese e critichese… gli eudemonici e/o eudemaniaci esercitano lo sguardo contemplattivo perché vede quello che gli altri non contemplano… loro scrivo nuotano in un mare di note, senza approdare da nessuna parte, in stile libero connettono gli umorali, forse idilliaci paesaggi interiori con i passaggi prosaici nel conflittuale mondo esterno… la mondità del reale rimanda d’altronde ottusità di vasto consenso da parte del demos… più si ricerca la felicità e più si constata che l’angoscia pervade le vite di tutti, ed è una Angst senza oggetto, generica e generalizzata, insomma un vero stigma d’epoca… e forse l’illusoria eudemonia è nella coscienza della sua incurabilità…