Una mostra insolita per la città, che fa pensare al desiderio di voler fare e vedere anche altro, di scoprire linguaggi inusuali. In breve: la sentita esigenza d’intessere un innovativo dialogo anche con altre forme d’arte rispetto a quelle consolidate
di Alessandra Carducci
Camminando nell’atmosfera natalizia magica e sognante, in una delle vie del centro storico di L’Aquila, due abiti esposti in una vetrina, un tempo appartenuta ad uno storico ristorante della città, hanno rapito lo sguardo. Sbirciando, sullo sfondo un proiettore mostrava alcune scene di un film di Vittorio De Sica. Quegli abiti erano stati indossati da due delle dive più famose del cinema italiano, Sofia Loren e Gina Lollobrigida.
Si trattava della mostra La moda delle dive degli anni ’50 e ’60 realizzata dall’Istituto Cinematografico dell’Aquila La Lanterna Magica a cura di Iaia Centofanti e Fabrizio Pompei con la collaborazione di una delle storiche sartorie cine-teatrali di Napoli, la sartoria Canzanella, che per l’occasione ha aperto il suo atelier concedendo in prestito alcune delle sue creazioni.
Da più di 60 anni Vincenzo Canzanella ha messo a disposizione di diversi registi e non solo, le sue maestranze, la sua passione e dedizione nel realizzare costumi e abiti indossati da nomi noti del cinema e teatro italiano contribuendone a farne la storia.
La location scelta è stata lo storico ristorante Tre Marie che per questo evento ha voluto vestire alcune delle sue stanze con abiti diversi.
Entrando, un tappeto rosso e le luci dei riflettori creavano un’immagine che rimandava quasi all’idea di essere in un set cinematografico. Fotografie autografate da dive come Giulietta Masina, Rita Hayworth, Barbara Streisand, appartenenti al Fondo Marco Reato del Centro Archivio dell’Istituto Cinematografico dell’Aquila, accoglievano le persone che facevano il loro ingresso nel locale.
Sette erano gli abiti presenti nella mostra. Il primo, un vestito nero con canottiglia in vetro e paillettes avvolto in un cappotto zebrato, era stato indossato, nel 1968, da Sandra Mondaini nel programma di Rai1 Senza Rete. Camminando altre foto guidavano lo sguardo: c’erano Audrey Hepburn, Ingrid Bergman e una Sofia Loren che allestiva un albero di Natale.
Slides (a cura di Alessandra Carducci)
Una stanza accoglieva un abito in velluto nero con mantellina di pelliccia beige, indossato, in occasione dell’evento Una rosa per tutti, da Giulietta Masina, e un tailleur rosa cipria che ha vestito Catherine Spaak nel 1963 per la prima del film, che la vedeva protagonista insieme a Nino Manfredi, La Parmigiana di Antonio Pietrangeli.
Una foto di Silvana Mangano, e poi altri due abiti erano esposti nel loro splendore. Uno in velluto verde e rosa indossato proprio dall’attrice per la prima del film L’oro di Napoli di Vittorio De Sica (era il 1954), l’altro un abito rosa e argento, che ha vestito Silvana Pampanini per la prima del film di Dino Risi Il gaucho, dove l’attrice era protagonista insieme a Nino Manfredi, Vittorio Gassman e Amedeo Nazzari.
Infine, un abito lungo di cady e taffetà, indossato da Sophia Loren nel 1966, e uno laminato in nero e foglie oro, vestito da Gina Lollobrigida nel 1958, chiudevano questo piccolo percorso nel mondo del cinema italiano.
Sette abiti soltanto, presentati proprio come le dive li avevano avuti a dosso nelle diverse occasioni, hanno comunque permesso di creare un immaginario, di percorrere un viaggio nella memoria e far affiorare frammenti di film, video televisivi, di vita che testimoniano un periodo storico e cinematografico. Per il ristorante Tre Marie è stata l’occasione non solo per riaprire le sue porte dopo il fatidico terremoto del 2009, ma anche un modo per mostrare la voglia di tornare ad accogliere le persone anche vestendo i suoi spazi in modo diverso.
Una mostra insolita per la città, che fa pensare al desiderio di voler fare e vedere anche altro, di scoprire linguaggi inusuali. In breve: la sentita esigenza d’intessere un innovativo dialogo anche con altre forme d’arte rispetto a quelle consolidate.
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