La storia torna indietro, contraffatta, senza goccia di sangue, senza più le ossa di ogni ucciso, ucciso dalla vergogna di esistere come fuliggine

di Mario Serra

Voglio moriiireee!!!
…con le mie mani,
prima che la gente mi seppellisca vivo.
Il mio suicidio…all’ipocrisia, alla
Morale subdola, alle belle, toste parole…
Di chi…AZZANNA! DIVORA! Urlando
Bestemmie, uomini e cose innocenti

Voglio morire…per liberarmi dagli sguardi
Persi…lontani…ovattati…
Sterili…indirizzati a provocare miseria intellettiva.

La mia mente…è…bruciata…ha…
subìto…un corto circuito…è…danneggiata…
irreparabilmente…i pensieri…corrono…
veloci…arrivano…nello stesso…istante…
nelle nubi…più alte…alla terra più profonda…

Tic…tac…tic…tac…tic…tac…
perché…il tempo…scorre davanti ai miei
occhi…non mi è concesso immettermi…nella
sua corsia…

Tempo…passato…tempo…provvisorio…
tempo…limitato ad ognuno di noi…per…
conoscere…i nostri dubbi…le nostre…
inesattezze…le nostre volgarità…LA NOSTRA
GOFFAGGINE!!!

PARLARE ALLA MIA LINGUA!! PENSARE IL MIO CERVELLO!!
AMARE IL MIO MEMBRO !! Sorridere…alla…mia…bocca.

Ho raccolto…nel tempo…montagne di parole…
stipate e selezionate golosamente…montagne
di colori…da poter dipingere la muraglia cinese,
montagne…di note…dai suoni incerti.
Cosa me ne faccio ora…ora che il mio corpo
rifiuta la mia mente…

IO!! Abitante di quest’isola, con le braccia
navigo in una canoa, INACIDITO dal caldo.

Gli dei mi hanno donato un poema rilegato di pelle
di porco, ormai semifolle ed affamato di poesia,
SBRONZO, SGRAFIGNO TEMPO.

Vorrei squarciare i gravidi ventri per mettere
in guardia i nascituri che conosceranno il mondo
già con ganci sotto le ascelle, guidati da chilometrici
fili invisibili, parleranno plurilingue serpentine.

ISABON!!! NON È PAROLA INGENUA!! pronunci tale
nome, disgrazia gli fa eco.

La storia torna indietro, contraffatta, senza goccia
di sangue, senza più le ossa di ogni ucciso, ucciso
dalla vergogna di esistere come fuliggine.

Sono pieno dei miei colori, ho fatto luccicanti
banchetti…ho le budella rimpinzate di rosso
sangue…e…ciò che sembra…sangue…è acqua
sporca riflessata da luci diffuse.
Vomito tavolozze…evacuo rossi lacca…
Sono…bastardamente cieco…io…che il colore
di mezza vita…ho cercato con forchetta di latta.

Castigo maggiore è divenire palo di confine…
Reticolato…
…Papavero di notte, invecchiato…Congelato…
Nudo nella vanità.
I miei colori completamente bianchi, cancellati
dalla censura…
Assassinati i miei sospiri, ubriaco dei miei
stessi sogni.

Corri!! Corri!! Ombra, via dal mio corpo!
Vivi col tuo fiato.

Oltrepasso ancora adunchi recinti…

Occhio per occhio!!…Mi avevano promesso,
vita per vita! Morte per morte…solo tenebre…

Il mio colore è ancora brodaglia di polvere.
Tutti li ho traditi, non tutti insieme, uno
alla volta.

A sedici anni ero già grande, timido e insolente,
senza lingua, pestato, dubbioso…

Sgozzerò i miei colori, berrò il loro sangue,
li denunzierò…
Lacca rossa,…il primogenito…come tutti
al mondo figlio introverso, fascista nelle idee,
mi sogghigna, è abile..blatera…e senza padre…

Sogni fissati su carta assorbente,
macchiata di lacrime, soffoco di umidi
colori gassosi, svaniscono lentamente.
BLU! più BLU…sono i tuoi occhi oltreoceano,
il tuo sorriso è sangue, la tua gentilezza è
colore, i tuoi passi è il tempo, il futuro è
tuo viso.

Bianco? …giallo acido…rosso alcalino…
blu aria…blu cielo…verde smeraldo…
Laccone…blu prussia…
vedo la finzione della luce, della tua immagine.

Colori! Avete pus negli occhi, siete vedovi,
orfani, invalidi, feriti…
Mi è tutto chiaro adesso

……………………………………………………………………………………………………….

No!
Sinfonia sbagliata, ferraglia di note,
tirata, indecorosa…
Romba, emana atmosfera calda, trottola
come libellula, profuma oriente,
rumoreggia dolcemente…
Sei pane nero…spezzettato…sbriciolato…
…amo il pane nero verniciato di fresco.

Dalle note, proviene, la furia dei suoni,
abbrividano pensieri, incinte di grappoli
acerbi, ossessive, siete, fracasso e tormento
spirate.
Carne spremuta, avvolta da cellofan, è orrendo
ruggito, denti, stridìi, suonano alto.

Dodici note vestite da serpi, guizzano sul
collo, dodici cervici stroncate, da boati di
guerra.

Note di ferro, lunghissime, girano, riscintillano
d’anime, friabili, ammaliano pupille.

Per la prima volta, provo, concave tensioni,
dietro le spalle.

Prima, di sentire il vostro suono, vi esporrò,
con vibranti ali, su un albero, in vetta, per
il caldo, diverrete femmine, dalla pelle lucida,
vigne mature, serve e regine.

Sarete, spighe di grano, senza ossa, prive di fuoco,
rosicchiate

Vergini, vi preferisco, infinite, fronzute,
massicce

Brutti giorni, vane speranze per una sinfonia.

Suoni persi nell’aria, senza giustizia,
cosciente, mentisco e spergiuro follia,
…insanabile colpa.

L’opera è iniqua…avrà stirpe migliore,
saranno trentamila i suoi custodi,
fioriranno note e suoni, senza paure tra
i giusti, senza follia di peccato.

Il re è di statura più bassa, ma d’anni
più grave, adoro il re bemolle.

Perché i suoni, tutti, mi pugnalano alle
spalle, avevo promesso loro sette chiavi
d’oro, un carro volante e schiere di danzatori,
buio, nella mia mente…tenebre…notte.

Il cocchio di cigni, poi quel tremendo
ferro fissato al petto, le piume d’aquila,
i fregi, le zanne terribili, il tumulto,
le pupille oblique, gli strilli a gran voce…
…polvere…polvere…ancora…polvere…

Eri una suonatrice di flauto, divina, di
stirpe greca, felice, poi…consiglio d’inganno
ti insegnò, l’arte di scavare pozzi??
…il ventre di bue…

Sei fanciulla di bronzo.

Un muro di note, infranto, da vortice d’acqua, fluisce,
in una fiala d’oro dal magico suono di roccia sfregata.

Musica! Sei bestia da domare, sei cielo coperto
di stelle, sei luce, sei lotta, sei onore e gloria,
sei sofferenza e morte.

Partorirai un figlio di immenso vigore, indomito,
tremendo.
Genitrice di tromboni!!!
di Afrodite, Semele e guancia fiorita.

Beato chi compie gesta grandi, non conoscerà morte,
né malinconia.

 

La mia testa compirà cento giorni di gelo,
poi i suoni usciranno come acqua corrente.

La mia testa sarà suono di capretto,
falce mietitrice, aurora d’estate, bocciolo
di fiore di cardo, ala vibrante, armoniosa
cicala.
Orióne sarà la mia stella.

Chi sarà testimone della mia inquietudine
il tempo,
il luogo.
Chi sarà testimone della mia vulnerabilità
il tempo,
il luogo.
Chi sarà testimone della mia solitudine
il tempo,
il luogo.

Angoli rossi arginano la decomposizione della strada, strada che porta nella primavera mia, ritorta adunca, accentua segni di calvario.
Ascendente al trascorrer del tempo evito zolle: di
bianco fiorito, oltrepasso caduti recinti, calpesto
le lunghe ombre del mattino.

Tre…Due…Uno.
Alfa…Gamma…Omega…
Atomo, l’invisibile…
Il vuoto, il tutto pieno…
Il vuoto, il tutto pieno…

Le immagini diventano gassose…
Disordine mentale…
Tic…Tac… Tic…Tac…Tic…Tac…
Intermittenza…Ordine…Disordine…
Ordine…Caos…
Annuso costantemente il pensiero…
Cerco il punto di sintonia.

HAI, malam mengapa membisu mengapa membalut
Ke nangan akutahu mengapa merajuk uai, malam.

Aria…
Aria bianca, aria nera…
Amore…è una parola d’aria…
Aria che gonfia le vene, aria che gonfia il cuore,
aria di cuore nell’aria.

Terra per la nascita, terra da concimare.
Terra per la sepoltura, terra senza fine.

Fuoco,
Fuoco di cuore, cuore di fuoco,
cuore che scoppia, fuoco parola d’amore.

Acqua
Acqua nella rete zampilla veloce,
spuma d’acqua scioglipensieri,
ove saranno pesci in cielo e stelle in mare.

Oh.. ..Luna
luna del giorno dopo,
sei fatta di polvere umida e poi secca,
non svanire dai pensieri.

Sole
Sole gentile che oscuri le ombre,
sole contrario al tempo che passa
sole d’aria di fuoco d’acqua

Animali tramortiti dall’eguaglianza dei giudizi.
Animali improvvisati,
animali come angeli senza rudezza, senza finte.

Farfalla lenta nel moto, fatta di pane, nutre
goccia a goccia il pallido rosa del tempo.

Stelle
stelle scelte dal caso, piccole come turchese,
Stelle sono i tuoi occhi orbitanti nella mia mente.
Stelle macchiate di verde, stelle putride, ingiallite.

Mare
Mare untuoso incontrollabile,
Mare, sei femmina nelle intenzioni.
Mare scuro filtri in gemme di luce e di ombra.
Mare muto privo di mente, torrido…Scompari.

Terra sterilizzata, hai bisogno d’azoto.
Puzzi! Sei pigra.
Terra cancerosa, malata…Triste…

Occhi dolci,
il canto è primavera, sei estate…
Avrò il tuo corpo.
Sorriso tra capelli d’oro, sei autunno.
Pianto triste, è inverno.

Carta coperta di cenere, svanisce con la pioggia…
resta la neve.

L’alba è giornale di bordo, slitta saponosa…
Astrazione…Mentale…Sospiri magnetici.

Città illuminata dal buio…
momenti assassini dai terrazzi…

Primavera senza foglie,
cornacchia che vola,
aroma nell’aria di fragili fiori,
insetti leggeri, rugiada di rosa.
Dolci, soavi ciliegie, dai diecimila
sapori, erba calpestata, baciata dal vento,
delizioso mattino vestito di rosso.

Fiume freddo, decorato, deturpato,
ammucchiato, incastrato, senza coda,
senza fianchi, scava con bocca digrignata,
con saliva spumosa.

Piove, sul leccio.

Api ammaestrate, agresti, elaborate,
tèrmiti precise, registrate, materia
vivente, matematica, poetica.

Cicale, mangiate formiche,
chiocciole, diventate ragni,
bruchi, filate la seta,
uccelli, decorate con garbo.

Tutto, è vita di sogno.

Partorire crudi tormenti,
in tetra notte, nascono, inganni e sciagure,
la giustizia ha sempre animo tormentoso.

Tu bella dea dagli occhi vitrei,
ascolta le mie parole, dolci come miele,
morbide, gonfie, dipinte.

Luce,
luce venuta, luce notturna,
disegnatrice di isole,
mista di bianco tepore,
di arcobaleni da sogno,
luce di maggio, vicina, ignuda.

Morire con pochi piaceri,
con mente sana,
con 50.000 ricordi,
inospitato, ingiustificato.

Statua, mezza verde, mezza grigia,
rotonda, forte, giovane,cieca, nascosta.

Sonno,
sonno fulmineo, orrendo, crudele.
Sonno di letto, genera eroi,
sonno piomboso, dorsale, spezzato
da rupi e radici.

Mangiare la propria pelle,
con denti ed unghie rapaci,
i peli si drizzano,
languore di bocca,
urlo travagliato, scolpito.

Gambe legate di candito avorio,
dono bellissimo.
Mani legate di lucido smalto,
svolazzano nell’aria, elettrizzate.
Fianco ferito, infrangibile.

Non è semplice decorazione,
è visione del cielo d’autunno,
non è visione,
è una rondine nel cielo luminoso

Cielo,
mezzo cielo, azzurro,
infinito, emulsionato,
contemplativo e vago,
spaurisci colombe,
fuggono la tua violenza.

Poeta,
seduci il ricco,
guarda quelle sudicerie,
come paion belle, concrete,
reali, mietute.

Amore,
fascinoso, racchiuso in
corteccia d’albero.
Ho fisso gli occhi al vero,
e tu mi sfuggi amore mio.

Demonio, sei stato concepito
in astrazione,
sei bue, sei cavallo, sei leone,
deformi la figura, sei nel sole,
nella luna, nel ricordo di bizzarri.

Dubbio, sei tentatore., pensato come
origine del male, infecondo, irragionevole,
hai quattro essenze distruttrici,
il caos, il vuoto, l’immenso, il buio.

Portfolio di Mario Serra

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IL DISTURBATO

Orario, orario, orario!!!
Sono cantoniere delle mie carte, ausiliario autorizzato, referendario e delegato
Sono stato aperto al pubblico, ai sensi dell’articolo 1 del codice della morale.
Trodat – Trodat – Trodat

Sono stato assunto nel partito della disperazione a rettifica di misteri e ministeri
Inserimento, revisione, conferma
Pacchi di carta scolastica custodita in ammuffite cartelle
Piangono i titolari senza speranza di risorgere.
Bilancia (inggg?) , conservi cartacce, crocifissi e cornetti contro la voglia del lavoro ingrato.

Bicchiere di carta bianca spillato di dolci nocciole.
Il mio panino imbottito è di misera carne frettolosa, mortadella unta rigirata, su pane raffermo.
Il freddo penetra la camicia, arriva fino al mal di testa.
Bilancia del tempo porti grano e miseria.
Mario contrario, incollato per motivi d’ufficio dal quattro novembre.

Carte puntinate di ferro, ammuffite di verde, scritte di anonimi nomi, girano, girano sui tavoli fino al giorno dl provvedimento.

Calendario da tavolo sporco, antico, inusato, ancora in garanzia.
Quadrato nel quadrato tangentato da mura di calce ringhierate. Sole a triangolo sui tetti piccionati, ringhiera nel cielo con nuvole bianche.
Strilla! Strilla!
Tutto trasporto, il mio nome, la mia anima, la mia bicicletta!
Costa poco, solo rimborso spese, senza iva e senza controlli finanziari.

1.469.520
Unmilionequattrocentosessantanovemilacinquecentoventi,
controlli accertati sulle mie scarpe,
cammino, cammino, cammino!
Normativa generale per chiedere prestiti.
Bla, bla, bla, bla, bla,
senza ferie!

Sono un danneggiato biologico, iniettato di giudizi irreversibili.

23 milioni di arretrati, dati a un uditore giudiziario con funzioni di sostituto procuratore.

Ed io…ho avuto 23 milioni di belle parole scritte pagina a pagina, su un libro già scritto da anonimi collocatori.

Dopo tre anni sono stato inquadrato, e la spesa graverà sul capitolo dell’anno scorso.

Mi riservo di variarmi, mi contabilizzo, mi carbonizzo!

Modulario senza scampo, liquidato e prestato, spillato e mollettato, legato e processato.

Ho aperto il registro di carico delle fandonie…buuummm!  (Trik trak trik trak)

Sono sospettato di aborto clandestino.

Dopo 3 anni scarico e spedisco casse di favole a gas, trottate con fumo bianco.

Macchina libera, utilizzata per fare l’amore.

Verificare in noi la giustizia, verificare 26420 leggi. Non sono titolare, non godo, non presto opera retribuita….riduco il mio comportamento…mi espongo a qualsiasi evento!

In previsione di essere riconosciuto, mi presento personalmente al cassiere, con l’intervento di un notaio che designerà e compenserà la mia mancanza.

Decreto sì, decreto no…io sono di un altro pianeta.

Estintore rosso, termosifone bianco, sedia nera, tavolino grigio, stufetta verde, mi scappello per tuo fratello.

Accidenti! Mi compete il trasferimento…dove andrò…cosa farò…

Cafè disprezzato il giorno 22 novembre…porta a meditare.

Aspettare un figlio, un figlio giovane, un figlio innovativo, un figlio illuminato…anche Giovanna aspetta un figlio!

Le foglie cadute di fresco montano di giallo il verde, la neve caduta di fresco monta di bianco il giallo e il verde. Il sole si ribella, spazza via il giallo dal verde.

Di te resta una fioca linfa giallo marcio, che nutre a malapena la tua scorza.

Tre semicerchi annebbiano un cerchio barrato di bianco, l’asfalto scivoloso porta il ricordo di centomila passi. Acqua polverizzata, disegni nubi ad occhio di pernice, scivoli lentamente verso il centro, senza far rumore.

Estratti dal bollettino dieci volte cinque numeri combinatori, targhe identificative lapidano la strada.

Rettangolo nero incernierato, sei visione di chimere, sei adulatore di sogni.

E tu inferriata pantografa, dietro di te crei altre chimere, altri sogni.

La strada è riflessa nel tuo vetro, portale di tabacchino.

Uno, due, ics, sei cappello, occhio, lume, anche tu aduli.

Labirinto di gocce d’acqua scivolose, disegnatrici luminose, vitree.

Numero diciannove sei da me il più osservato, sei il numero dell’attesa.

Perpetuamente trampoloni
coperti di finta lana
strisciano l’asfalto bagnato
cassetta di vecchio rosso
imprigioni notizie e li
conservi nel sacco.

Affittasi affetto al numero ventitré, ragione di più per tornare di più.

Tappo stappato rivolto all’insù, sorgente di ferro, sorgente di gomma, soap con spugna, liquore di seppia.

Rovescio di continuo le mie tasche (cerco, frugo)…cerco il tuo sapore umido…trovo solo nebbia…

..Ogni mattina sei ancora rugiada…sento la tua andatura sbilenca…le onde (tenui/e) del mare sono molte…se ne perde l’incanto…Tu sei bella senza ghirigori, ed il segreto della tua vaghezza è l’enigma risolto della vita.

È facile svegliarsi e veder chiaro…spazzare dal cuore il pattume verbale e vivere senza intarsi.

…La tua fronte severa è come un sogno…il tuo colore è il verde, sei penombra e vivaio.

…La dissonanza della lontananza fa ingresso come una verità…in me si spegne il destino e l’amore respira a fatica…mia bella…sei ambra…sei velo…

***

LA BRODAGLIA DI POLVERE, L’ OCCHIO DI MAIALE & IL “CANTICOPERA”

A mo’ di prologo

Il neologismo canticopera citato nel titolo indica una modalità di esecuzione del testo (scritto, come “Brodaglia di polvere”) che non è solo recitazione, non è già canto, non è ancora confessione. Il testo originale è umorale, frammentato. Si è trattato di ricomporlo, emendarlo, tradurlo in testo per la scena, monologo intimo a più voci, in musica prima, in azioni poi. Il risultato finale è un teatro-concerto, una canticopera umanissima e musicale. Si è trattato di evocare un panorama mentale, le variazioni di colore emotivo di un sentire complesso, brutale e delicato insieme. Verrebbe da pensare alle memorie dal sottosuolo, alle confessioni al bar di uomini che nel tempo hanno sviluppato un terzo occhio animale, asociale, amabile a suo modo. Infine: come portare in scena un testo poetico? Rispettandone la natura, ovvero ricordando che la (buona) poesia è davvero rivoluzionaria: nuovi temi, nuovi punti di vista, nuove modalità di esecuzione scenica.

Lo spartito

Dall’ originale “Brodaglia di polvere” di Mario Serra

adattamento di Massimo Finelli Balestra

 

Legenda spartito: voce maschile + inserimenti voce femminile indicati in grassetto – intenzioni recitative in grassetto corsivo

Ironico, calmo, leggero sorriso

Tre…Due…Uno?!

Alfa…Gamma…Omega…

Atomo, l’invisibile…

Il vuoto, il tutto pieno…

Il vuoto, il tutto pieno…

Chi sarà testimone della mia inquietudine: il tempo, il luogo.

Chi sarà testimone della mia vulnerabilità: il tempo, il luogo.

Chi sarà testimone della mia solitudine: il tempo, il luogo.

Ironico, leggero, sale di intensità, ma riflessivo

Estratti dal bollettino dieci volte cinque numeri combinatori!

(mille, un milione…mille, un milione) 1.469.520 controlli accertati sulle mie scarpe…cammino, cammino, cammino!

Targhe identificative lapidano la strada!

Trasporto il mio nome, la mia anima, la mia bicicletta!

Il freddo penetra la camicia, arriva fino al mal di testa.

Il mio pasto è di misera carne frettolosa, mortadella unta rigirata su pane raffermo.

Tranquillo

Costo…costo poco, solo rimborso spese, senza iva, senza controlli finanziari: “Affittasi affetto al numero ventitré.”  “Affittasi affetto al numero…( basso) che numero era?”

Risatina voce femminile  + evoluzione pezzo musicale precedente sereno, ingenuo

Sono stato aperto al pubblico, ai sensi dell’articolo UNO del codice della…morale…aperto al pubblico…mmm…

dolce

IO, macchina libera utilizzata per fare l’amore.

IO mi riservo di variarmi, mi contabilizzo, mi carbonizzo.                                             *mi manco – ripetuto

Sono cantoniere delle mie carte, ausiliario autorizzato, referendario e delegato.

Sale

Io? Quadrato. Nel quadrato tangentato da mura di calce ringhierate.

Io, sole a triangolo sui tetti piccionati*,  ringhiera nel cielo con nuvole bianche.
IO (mi manco) modulario senza scampo, liquidato e prestato, spillato e mollettato, legato e processato, assunto nel partito della disperazione a rettifica di misteri e ministeri.

IO carta puntinata di ferro, ammuffita di verde, nera di anonimi nomi che girano e rigirano su tavoli, mentre piangono i titolari senza speranza di risorgere. Manco

silenzio – pausa – riflette leggero

In previsione di essere riconosciuto mi presento al cassiere, con l’intervento di un notaio che compenserà la mia mancanza. Apro il registro di carico delle fandonie:  “sono venuto per…chiedere…come va…il tempo…la calma…i piccioni che vagano qua e là….come va, le solite chiacchiere: sì, io poi, dunque…aahh…mmhhh…sì certo, io…io in fondo io mi…mmh…”IO MI MANCO”.  “MI MAN CO”.

Pacato

Inserimento, revisione, conferma:  trodat, trodat, trodat!

………………………………………….stacco musicale + danza – riattacco su fine assolo

basso, racconta, partecipe, buono

IO abito quest’isola, in una canoa navigo con le braccia, INACIDITO dal caldo.

IO sono un danneggiato biologico, iniettato di giudizi irreversibili.

La storia torna indietro, contraffatta, senza goccia

di sangue, senza più le ossa di ogni ucciso,

ucciso dalla vergogna di esistere come fuliggine.

Come prima, quasi stupito

Tic…tac…tic…tac…tic…tac…scorre davanti ai miei occhi il tempo, TAC in senso vietato.

Contenuto   

IO limitato per legge a riconoscere i miei dubbi, le mie inesattezze, la mia volgarità, la mia goffaggine.

IO calendario da tavolo sporco, antico, inusato, ancora in garanzia.

Ho raccolto nel tempo * montagne di parole, stipate, selezionate, * montagne di colori, tanti da poter dipingere la muraglia cinese…* poi montagne di note…dagli echi incerti. TAC

E cosa…cosa me ne faccio…adesso? cosa me ne faccio…adesso…

basso, racconta, consapevole, verità, intimo

PARLARE Amare ALLA MIA LINGUA!! Amare PENSARE…IL MIO…CERVELLO…
Amare AMARE. SORRIDERE ALLA MIA BOCCA. Amare AMARE SORRIDERE ALLA MIA BOCCA. Amare AMARE: AMARE IL MIO CAZZO!!

………………………………..stacco musicale + danza – riattacco su fine assolo – sui soli bassi

raccontato, autoironico, riflette – SLOW

IO…io voglio, voglio farla finita…farla finita con le mie mani, prima che altri mi seppelliscano vivo…

Sono pieno dei miei colori, ho fatto luccicanti banchetti, ho le budella rimpinzate di rosso…sangue apparente: il MIO è acqua sporca, riflessata, da luci diffuse.

Vomito tavolozze, evacuo rossi lacca, (sorride) sono bastardamente cieco, IO che…che il colore di mezza vita ho cercato con forchetta di latta.

Ride basso, adulto…

poi cinico, colloquiale, confessione di un peccato di cui va fiero – SLOW

Castigo maggiore è divenire palo di confine, reticolato, papavero di notte, invecchiato, congelato, nudo nella vanità. I miei colori sono completamente bianchi, cancellati dalla censura, la MIA. IO…Tutti li ho traditi, non tutti insieme, uno alla volta. Uno alla volta. Il mio colore è… vanità…brodaglia…brodaglia di polvere.

voce femminile  ride (risata lunga)

condottiero

ANGOLI ROSSI argineranno la decomposizione della strada, strada che porta nella primavera mia, ritorta, adunca, con i segni del calvario. Ascendente al trascorrere del tempo eviterò le zolle di bianco fiorito, oltrepasserò i recinti, calpesterò le ombre lunghe del mattino.

acuto

LA MIA TESTA compirà cento giorni di gelo, poi i suoni usciranno come acqua corrente. La mia testa sarà suono di capretto, falce mietitrice, aurora d’estate, bocciolo di fiore di cardo,  ala vibrante ala ala ala ala vibrante…armoniosa cicala…

HAI, malam mengapa membisu mengapa membalut Ke nangan akutahu mengapa merajuk uai, malam, cazzate!

(Sì) Bamboccerie che invento per sopravvivere.

………………………………..SILENZIO – no musica – racconta – tranquillo

dodici note suonate – DO, SI, SIb, LA, LAb, SOL, SOLb, FA, MI, MIb, RE, REb

Dodici note (!)  Dodici note vestite da serpi guizzano sul collo, dodici…cervìci stroncate, da boati di guerra. Note di ferro lunghissime, girano, riscintillano d’anime, friabili, ammaliano pupille.

Vergini, vi preferisco: infinite, fronzute, massicce.

Eccitato- basso

Prima di sentire il vostro suono io…io  vi esporrò con ali vibranti su un albero, in vetta. Diverrete femmine, femmine dalla pelle lucida, vigne mature, serve e regine. Sarete spighe di grano, senzossa, prive di fuoco, rosicchiate.

……………………………..stacco musicale  _ (attacco voce dopo 15 sec.) – un’ammissione, una spiegazione colloquiale

Sì, dalle note proviene la furia dei suoni. NOTE che abbrividano pensieri, incinte di grappoli acerbi.

La mia carne spremuta, avvolta da cellophan… E’ ruggito: denti, stridii che suonano; perchè i suoni, TUTTI I SUONI mi pugnalano alle spalle. TAC Promisi loro sette chiavi d’oro, un car…un c…zbrmg…un carro volante e schiere di danzatori… Mh!…sì.

Brutti giorni, speranze vane …per?…una sinfonia. (voce femminile – ridacchia)

Sinfonia sbagliata, ferraglia di note, tirata indecorosa. Io genitore di tromboni, partorirò un figlio di immenso vigore, indomito, tremendo…beato chi compie gesta grandi. Io mangerò la mia pelle con denti e unghie rapaci. Io morirò con pochi piaceri, con mente sana, con 50.000 ricordi io, io inospitato, ingiustificato…Io Io…uscirsene, uscirsene da questo…(io)…uscir se ne….

coda musica (forse) – qui pezzo minimo per introdurre il passaggio successivo

Acqua polverizzata disegna nubi a occhio di pernice, scivola lentamente verso il centro, senza far rumore.  Tre semicerchi annebbiano un cerchio barrato di bianco, l’asfalto scivoloso porta il ricordo di centomila passi. Solo. Le cose intorno a me respirano. Solo. Rettangolo nero incernierato: sei visione di chimere, sei adulatore di sogni.

Estintore rosso, termosifone…bianco, sedia nera, tavolino grigio, stufetta verde. Le foglie cadute di fresco montano di giallo il verde, la neve…la neve caduta di fresco monta di bianco il giallo e il verde. Il sole si ribella, spazza via il giallo dal verde….Inezie. Io | e le mie | ragazzate.

Stacco – sincero – basso – confessione

Di te…di te resta una fiòca / linfa/ giallo marcio/ che nutre a malapena la tua scorza.

Eri una suonatrice di flauto divina, di stirpe greca, felice. Poi… imparasti l’arte di scavare pozzi.

Rovescio…di continuo…le mie tasche, cerco, frugo, cerco…il tuo…sapore umido/ E Trovo, solo…nebbia.

Si riprende un attimo, poi come prima

Ogni mattina sei…ancora rugiada. …le onde del mare sono morte per me, ne ho perso l’incanto. La… dissonanza della lontananza entra come una verità: in me si spegne… il destino…mia bella……sei velo…Il segreto della tua vaghezza …..è l’enigma della mia vita.

…………………………………………………ANNARELLA (frammento canzone dei CCCP – voce femminile)

10 dicembre 2021 (la data della replica)

Sonno di letto che genera eroi…(ride) il mio è un sonno fulmineo, orrendo, crudele; sonno piomboso, spezzato da rupi e radici. I peli si drizzano….languore di bocca, urlo travagliato, scolpito, a bocca aperta TU..

Tu ormai sei… fanciulla di bronzo. (ridacchia tra sé)

Vieni, vai, vieni e vai, dal mare, nel paese di fuori, gridi Olà, olà. I tuoi occhi dolci mostrano incanto, ma non li vedo. L’ombra è la tua dimora,  e io nel buio io nel buio io io io  io io desidero te, io desidero…io nel buio…

Io ti ho aspettato, le foglie cadono e…quando verrai…quando verrai vedrai questa mia ultima opera, arriverai forse con sguardo amichevole ma straniera nella notte. Straniera: io ti chiederò dell’erba tagliata delle tue ultime imprese.  Il vento è propizio. Il cielo è limpido, tutto regge. L’odore della polvere lascia una traccia nella mente ma…la verità è…è che tu non…ci sei.

TU: occhi dolci, il canto è primavera.

TU sei estate: avrò il tuo corpo.

  1. TU. Sorriso tra i capelli d’oro: sei autunno.
  2. TU. Pianto triste.

È inverno. Piove sul leccio.

Creatura pazza, io sono qui, ma non è successo niente, credimi… svanisco…non è successo

BUIO