In un reale in attesa, illimitato e fertile, dissetarsi alle perle dell’aurora del mondo
di Eva Rachele Grassi
«Viandante,
non c’è un sentiero,
Il sentiero si fa camminando»
Antonio Machado
«Prova ancora. Sbaglia ancora. Sbaglia meglio»
Samuel Beckett
Cosa ci aspetta dietro l’orizzonte?
Finestre quantiche, teatri di “decoerenza”, imprecauzioni del linguaggio, spazi di libertà.
Dissonanze armoniche.
L’apparizione del paradosso.
Un cambiamento di paradigma.
La dilatazione del dubbio… dove (il) Tutto è diviso e indiviso, generato e ingenerato, discorde e concorde…
Mascherare e comunicare la “singolarità” in una distanza non definitiva per sospendere l’abitudine, l’interesse, veli del singolare.
Con un tremito, provare una parola che non si insinui tra la cosa e noi.
Pazientemente, suscitare il necessario disorientamento radicale…
Possibilità… indefinite… intricate… ubique… oscillanti…sovrapposte… multiversi… megaversi… pluriversi.
Paesaggi dalle proporzioni vertiginose.
Non verificabili. Insolenti.
Diffidare delle manipolazioni possibili degli spiriti polizieschi che ci spiano… e che si nascondono dietro un certo razionalismo _ creatore di tutti i totalitarismi _ e che riduce ogni avvenimento (energia) ad una stancante opacità (materia).
Un linguaggio… Un’arte… Una distrazione della natura… che con-fonde avviluppa… espande…
Le esperienze sottili della non separabilità
Af-fidarsi al linguaggio della nostra coscienza frattale.
Quasi un linguaggio anagrammatico (1)… la “non commutabilità” delle lettere…
Per intra-vedere le parole sotto le parole.
Nell’irrealtà di una mediateca laboriosa che mitiga i terrori degli incubi tenaci ris-vegliati dagli oracoli incomprensibili di testi imbarazzati… abitati da dubbi sereni.
Nel perplesso disordine di inestricabili distanze.
Nel tempo imprevedibile del linguaggio infinito dei deserti,
che ignora l’ambizione di innovare
e le sinistre stabilità irreversibili… del «tempo duro»…
Senza soluzione di continuità, rievocare il caos…
Non abbandonare l’universo dei possibile per ciò che chiamano “realtà”; spiare l’emergenza degli universi nascosti… la presenza di un “terzo senso” (2), l’evidenza di un “terzo incluso” (3), o ancora, l’avvenimento di un “tertium quid.”..
Negli infra-mondi sotterranei, ancora e ancora, interrogare il “tempo”, e il “linguaggio.”…
E se il linguaggio è non commutativo, dis-solvere tutto ciò che fa schermo; scalare il muro di Planck, “scendere fino al caos primordiale e sentirsi come a casa” (4).
In un reale in attesa, illimitato e fertile, dissetarsi alle perle dell’aurora del mondo.
Deconfinare i “dire” e i “tempi”.
Campo libero ai decifratori… esploratori di e in questo vasto fondo latente… di un segreto dissimulato, di un linguaggio sotto il linguaggio.
Quasi una “indeterminazione”, un prodotto variabile, un testo sotto il testo: un pre-testo. O un residuo che ci fa ritornare senza tregua sui nostri passi alla ricerca della presenza dispersa di un’energia anteriore.
Per raggiungere, attraverso altri “tempo” i suoi contenuti occulti, un discorso sotto il discorso.
L’infinità delle creature e delle parole; retroscena, sospetti, arcani…
Generosità, illusione, mistificazione?
Eco prolungate che sopravvivono nei bottini delle “reti autopoietiche” (5), dove lo spazio-tempo non è più dato a priori; ma tra universo-blocco e presentismo, co-evolve e si co-costruisce continuamente
Un linguaggio… Autentico, ma non completamente configurato
Un tempo… Passato… ma assolutamente non immutabile
Un tempo… A venire… mai pienamente determinato
Un istante… Presente… Chiaro, all’apparenza, ma estremamente misterioso…
E… allora…
¿ A che punto siamo del viaggio?
A cercare di mancare il linguaggio e il suo bersaglio…?
Un compito cieco dalle ombre colorate.
Sogni affollati sul vuoto di una soglia in un’attesa vana
_sempre e sempre_
¿ A provare a parlare senza separare i frammenti della Notte e le lame del Giorno…?
Indelegabili gridare, piangere, cantare…
Senza appartenenze; a prescrizioni, divisioni, segregazioni…
_ ancora e ancora _
In un autentico dehors
Nuotare nel cemento di una realtà sfumata
frustata da schizzi di asfalto
¿La Parola: equivoco/errore/vuoto?
¿ Dunque, rifugiarsi nell’algoritmo?
¿Finito e deterministico?
In un comandamento di silenzio che cancella i sogni
li assorbe e li rigetta
li designa e li sopprime…
O forse…
Per sostituire parole consumate, e che stancano
impossibili di sincerità
dalla indecifrabile leggibilità
dalla delusione continuamente insufficiente e comunque assediante
_Parole espropriate/IN-DOLENTI_
APRIRLE al tempolampo
ACCRESCERNE la flessibilità,
AMPLIARNE l’effimero,
ESPANDERNE il mutabile…
… Lasciando che antichi alchimisti disertori si lascino sedurre dall’incubo transumano…
***
* Work in progress… (note sparse per un 3 anti/manifesto cyberdada a venire…)
(1) Roland Barthes
(2) Stephan Lupasco
(3) Étienne Klein
(4) Georges Braque
(5) Francisco Varela-Humberto Maturana
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