Quella stessa macchina che quarantacinque anni prima sfondando ed entrando nel muro ora usciva dal fondo della grotta

di Marco Fioramanti

In questo “secret garden” incastonato tra una spiaggia di sabbia nera e una parete verticale di bosco, Lorenzo Cozza Caposavi, con la collaborazione di Mara van Wees, Francesco Cozza Caposavi e la curatrice Francesca Perti ha ideato il Parco Sculture Grancaro, un progetto che vuole dare ospitalità ad artisti per la creazione di opere site-specific, dalla scultura plastica alla landart, e farlo diventare una fucina di creatività, un luogo d’incontro per le arti in generale, dove si possono proporre e realizzare anche performance, concerti, spettacoli di teatro e di danza. L’evento è interamente finanziato da “Il VesConte – Palazzo Cozza Caposavi” di Francesco Cozza Caposavi, “contenitore culturale” e protagonista ogni anno di festival musicali, letterari e artistici.

LE ORIGINI

Scrive Lorenzo Cozza Caposavi circa il recupero dell’area paesaggistica del Grancaro (2002):

«Il luogo oggetto di questo recupero faceva parte di una più estesa proprietà agricola appartenuta alla mia famiglia già dalla metà del 1700: oltre 80 ettari di terreni affacciati, come dei terrazzamenti, sulle sponde del lago di Bolsena delimitandolo per un’altezza di oltre 4 chilometri. È uno dei luoghi più integri e non antropizzati di tutto il bacino lacustre ove un’agricoltura di qualità è stata per decenni la sua più naturale vocazione. Poi, a seguito di una divisione ereditaria, la proprietà ha perso in parte la sua unicità e la forte crisi del settore agricolo ha avuto ripercussioni anche in questo tratto di terra. Tutto si era lentamente inselvatichito. Ai frutteti specializzati o a seminativi ben curati è subentrata una ricca vegetazione di piante infestanti che ha ricoperto gran parte dei terreni. L’originaria bellezza dei luoghi era solo nascosta e con l’aiuto di appassionati collaboratori siamo riusciti a restituire a questi luoghi la loro arcaica identità: sono così tornate alla luce le antiche grotte abitate in epoche remote, il viale di ontani è ora perfettamente fruibile, le sponde del lago finalmente libere da rovi, i grandi seminativi di nuovo percorribili e il ponte romano, posto su un antico tracciato, è ora ben riconoscibile.  Quando, poco tempo fa, mi è stata proposta l’idea di ospitare e collocare opere di artisti in questo luogo ho subito accettato con entusiasmo. È così nato il progetto Grancaro, Welcomeon board, è ora questa la sua più naturale vocazione nel segno dell’arte, dell’apertura e della condivisione».

Slides (a cura di Marco Fioramanti)

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Scrive, ancora, la curatrice Francesca Perti circa l’importanza dell’aspetto archeologico della area:

«La mostra Grancaro, Welcome on board si snoda in uno dei luoghi più misteriosi, energetici e suggestivi del lago di Bolsena. Il Grancarro, un sito archeologico palafitticolo appartenente all’età del ferro costituisce la più ricca riserva di dati sul fenomeno abitativo villanoviano. Il Grancarro, così chiamato per l’abbondante presenza di granchi, venne scoperto casualmente dall’ingegnere Alessandro Fioravanti, che si imbatté da prima in un tracciato scavato da solchi con presenza di reperti ceramici. In seguito, grazie alla sua intuizione e alla sua curiosità, con un’equipe formata inizialmente da appassionati di archeologia subacquea, scoprì che oltre quel tracciato erano presenti pali infissi sul fondale del lago. Era l’estate del 1959 e come dice Fioravanti stesso “era l’epopea dell’archeologia subacquea”. Da quell’estate così lontana la ricerca non si è più fermata e il lago ci ha restituito uno scrigno di tesori sbalorditivi: vasi biconici, urne cinerarie, armi in bronzo, macine in pietra, pesi da telaio, monete e piroghe. Il Grancarro è anche un luogo sacro, un luogo di culto, un luogo dove l’acqua unisce gli Dei e gli uomini. È stato infatti ritrovato un enorme tumulo ricoperto di pietrame, oggi sommerso dal lago, sulla cui parte superiore  si svolgevano riti e si seppellivano oggetti. In questa parte del lago dove la pace della natura filtra in noi come la luce del sole tra gli alberi, possiamo tornare indietro a 600.000 anni fa quando tutto cominciò: lago dove passato e presente si incontrano e dove cinque artisti si confrontano con la rigorosa bellezza del luogo trasportandoci nella loro visione».

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Prima edizione 2022

In occasione della 18a edizione della Giornata del Contemporaneo

5 Artisti – Tommaso Cascella / David Fagioli/ Marco Fioramanti /  Massimo Saverio Ruiu

La curatrice Francesca Perti, sull’opera di Marco Fioramanti:

«L’installazione Maggiolino Trattista di Marco Fioramanti è una apparizione, un’epifania. Fioramanti installa il maggiolino in una grotta probabilmente abitata in epoca remota, immaginando il suo ritrovamento, in seguito a una catastrofe ambientale, nel momento della sua riemersione dal fango. È lo stesso maggiolino che nel 1984 collocò direttamente contro il muro di Berlino, anticipando di cinque anni il crollo storico del 1989. Il Maggiolino trattista diventa così oggetto-simbolo e testimonianza di un evento che ha cambiato il corso della storia come la caduta del muro di Berlino. L’opera di Fioramanti ribalta la cognizione di spazio-tempo, l’annulla, crea un cortocircuito temporale da una parte, dall’altra la riscoperta del maggiolino diventa la ricerca dell’io sommerso sotto il peso della storia e della memoria. Il faro del Maggiolino, lasciato acceso, diventa l’immagine dell’evento epocale ancora da compiersi, sintomo di un’arte sempre viva, in grado di anticipare la storia. How to find himself under his own ruins».

Slides

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Seconda edizione 2023

13 artisti – Giovanni di Carpegna / Marco Fioramanti / Elisa Majnon / Ettore Marinelli / Giovanna Martinelli / Luis Molteni / Pascal Idiv / Francesca Romana Pinzari / Maria Pizzi / Eliana Prosperi /Sandro Scarmiglia / Ferdinando Sciarrini / Silvia Stucky/ Alessandro Twombly

In questa occasione mi fu chiesto di intervenire sul fondo della grotta riprendendo gli stessi tratti e colori che avevo utilizzato sul muro di Berlino. Quella stessa macchina che quarantacinque anni prima sfondando entrando nel muro ora usciva dal fondo della grotta

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Terza edizione (primavera 2024)

Per questa occasione l’Associazione culturale TraLeVolte (Roma, San Giovanni) ha donato la mia opera West-Berlin, tra est e ovest (del 2009) al Grancaro.
Opera nata a seguito di un’idea dell’allora assessore alla cultura Umberto Croppi il quale stimolò la creazione di lavori artistici in occasione del ventennale della caduta del Muro di Berlino. Ho pensato di gettare in opera un muro in cemento armato affogandovi dentro – longitudinalmente – una bicicletta berlinese, in modo tale che potesse vedersi dalle due parti del Muro. È come tornare in quell’agosto del 1961 quando è stato eretto il Muro e in quell’attimo la bicicletta è stata bloccata tra le due parti della città.