Per una rivista culturale multimediale come ZRAlt! (semi-acronimo di Zona Rossa Alt!), la cui chiave di volta tematica è – sin dal suo primo numero dell’estate del 2013, giunta ora al n. 39/40 – “Catastrofe & Creatività”, non può farsi a meno di registrare la crescente prevalenza, in ambito socio-antropologico dai connotati viepiù tragici, di “Catastrofe” rispetto all’altra.
A parte tutti i crescenti, esponenziali guasti ambientali generati nell’era d’un dissennato antropocene che sta facendo tabula rasa dei precari equilibri da sempre esistiti nell’eco-sistema del minuscolo, insignificante pianeta terra, è la più nefasta parola “guerra”, tornata ahimè! in auge dal 24 febbraio dello scorso anno con l’aggressione putiniana all’Ucraina, ma ben radicata nelle malsane menti di questo o quel dittatore, autocrate et similia con i suoi circa trenta conflitti in atto, ad essere protagonista indiscussa delle cataste e cataste di esseri umani sfregiati nella sacralità dei loro corpi e anime per esser risucchiati dal Nulla in nome del Nulla.
Un antropocene che alle catastrofi naturali dei terremoti (e Zralt! ne sa e ne ha rinarrato molto nelle sue pagine digitali dedicate al terribile sisma del 2009 in terra aquilana e nella regione Abruzzo, mettendo in primo piano gli anticorpi creativi di volta in volta proposti per la rigenerazione civica e urbana delle comunità colpite), sta sfigurando l’ambiente terrestre con le distruttive “energie negative”, già sperimentate nel 1945 con i bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki.
La terribile lezione, viste le atroci, quotidiane minacce dello zar d’un probabile riuso di armi nucleari “tattiche” dislocate recentemente in Bielorussia, non ha insegnato proprio niente.
E dire che a più riprese, nei recenti Editoriali di ZRAlt!, avevamo dato ampio risalto all’Appello firmato da 57 premi Nobel per ridurre «la spesa militare del 2% per cinque anni, per affrontare i problemi del mondo», problemi in essere a causa dei radicali cambiamenti climatici, desertificazioni, emigrazioni di massa….
Che i cervelli pensanti in ambito pacifista e neo-umanista contino più o meno zero nella debordiana “Società dello spettacolo” ed a tecnologia avanzata ove l’Intelligenza Artificiale sta dilagando da un settore produttivo all’altro (degli armamenti in primis, vedi droni e missili teleguidati), senza aggiungere alcunché o togliere ad una società globalizzata viepiù demenziale e ideologicamente in corso di rifascistizzazione, ben lo evidenziano proprio quelle pestifere spese militari, aumentate su scala globale (Italia inclusa) nel 2022 di 2,02 trilioni di euro, con un incremento del 3,7 %.
Senza la pretesa di prendere alcuna scorciatoia, come fa l’acefala genia dei negazionisti e dei terrapiattisti dando solo fiato ad una bocca rinsecchita nelle sue labbra, labbra che hanno dimenticato la parola Amore in tutte le sue possibili declinazioni, ci affidiamo – per riflettere e far riflettere – alla saggezza di Edgar Morin e ad alcune frasi tratte dal suo Cambiamo strada. Le 15 lezioni del Coronavirus (2020), ove è la parola “complessità” a lui tanto cara, a indicare la frastagliata rotta praticabile per una inversione di tendenza finalizzata alla realizzazione del suo “umanesimo rigenerato”: «L’umanesimo rigenerato rifiuta l’umanesimo della quasi divinizzazione dell’uomo, teso alla conquista e al dominio della natura. Riconosce la complessità umana, fatta di contraddizioni. L’umanesimo rigenerato riconosce la nostra animalità e il nostro legame ombelicale con la natura, ma riconosce anche la nostra specificità spirituale e culturale. Riconosce la nostra fragilità, la nostra instabilità, i nostri deliri, l’ignominia delle uccisioni, delle torture, dello schiavismo, le lucidità e gli accecamenti del pensiero, la sublimità dei capolavori di tutte le arti, le opere prodigiose della tecnica. L’uomo è al tempo stesso sapiens e demens, faber e mythologicus, oeconomicus e ludens, in altri termini Homo complexus».
Sullo sfondo di una tale cornice sapienziale e ben al di là di ogni pretesa attestata su questo o quel capolavoro chiamato in causa dalle illuministiche riflessioni del pensatore francese,vanno ad inserirsi le nove tessere testuali ed iconiche del paginone.
E, com’è già avvenuto in tutti i numeri della rivista, tocca a Pino Bertelli farci sfogliare idealmente la prima pagina digitale della rivista con il suo Album AUSCHWITZ – Sulla fotografia criminale nazista. Quell’aggettivo “criminale” collegato alla parola fotografia, riassume in se l’ammutolente “indicibilità di un nome: Auschwitz” (Adorno), aggettivo ripercorso nella sua centrata rilettura critico-esistenziale di un rabbrividente Album, appunto: «Le immagini dell’Album Auschwitz si riferiscono al “reinsediamento degli ebrei ungheresi” (come dicevano i nazisti), e documentano lo sterminio di quasi mezzo milione di ebrei ungheresi. La professionalità dei fotografi nazisti è innegabile… la qualità tecnica delle immagini lo dicono… uso sapiente degli obiettivi, controllo della luce, inquadrature di forte presa del reale… specie in certi ritratti ravvicinati, i deportati sono fotografati con il giusto dispregio… una catalogazione da bestiario allo scannatoio».
Quanto all’“Arte” degna di tal nome, sono ben quattro i testi spazianti dall’immaginario Un Entaglement metafisico di Luciano Romoli, alla rilettura (con una suggestiva chiave interpretativa) effettuata da Giuseppe Siano in Una riflessione sulla filosofia dell’arte attraverso le opere concettuali specchianti di Michelangelo Pistoletto & Lello Ronca; ancora, è Ivan D’Alberto con 180 minuti per testimoniare un passaggio epocale, a trattare la storicizzante esperienza dai connotati neo-avanguardistici messa in atto, quarant’anni fa, da giovani studenti dell’Accademia di Belle Arti dell’Aquila, allievi, tra gli altri, di un Fabio Mauri, mentre Cam Lecce e Jörg Christoph Grünert con il loro Revolutianary street puppets”. La creatività partecipata, ci fanno rivivere la loro straordinaria esperienza a Beirut trainante giovani e meno giovani libanesi coinvolti nei workshop qui tenuti nell’estate dello scorso anno.
Dall’osservatorio privilegiato di un artista-scienziato, qual è Luciano Romoli, il noto fenomeno microfisico quantistico dell’entanglement in base al quale particelle elementari interallacciate (elettroni, fotoni, ecc) hanno proprietà correlate, viene esplorato, anche con appositi suoi modelli grafici, in ambito estetico-metafisico: «L’Arte, con il proprio linguaggio estetico, consente di trasporre in immagini simboliche la suggestione dei modelli scientifici e raccontare, in metafore, sia la realtà fisica sia quella che supera i dati sensibili, potendo così tracciare e rendere visibili i collegamenti “virtuali”, fra entità potenzialmente congiunte in un unicum; in altre parole, l’arte consente di rappresentare sistemi che influenzano il comportamento dei propri componenti, senza alcuna tv comunicazione fra di loro, nello spazio e nel tempo».
Nel saggio di Giuseppe Siano, ben articolato nei suoi tanti rimandi teoretici, la ricerca di Michelangelo Pistoletto e Lello Ronca sulle superfici specchianti (tradizionali ed euclidee per Pistoletto, frattaliche per Ronca) gli consente di affrontare, con molta disinvoltura e padronanza esegetica, una serie di tematiche quali quelle della “piega barocca” e del “doppio”, aggiornate, nella loro rilettura, con le più accreditate teorie scientifiche ed il nuovo scenario cibernetico:«Forse la nuova sistemica dell’arte, o dell’artistico, si muove già o si muoverà presto oltre le flessioni e ri-flessioni di Michelangelo Pistoletto e di Lello Ronca; quali ultimi testimoni di un poiêin [fare] creativo o manuale, e che aggiungeva Luigi Pareyson nel suo testo di Estetica riguardante la formatività dell’arte, “che mentre fa produce un modo di fare”».
L’agile testo di Ivan D’Alberto ripercorre un “passaggio epocale” tra “l’arte da tavolozza e cavalletto”, a quella dell’happening relazionale della durata di 180 minuti culminati con la distruzione – da parte degli artefici giovani artisti-studenti – della tela dipinta a venti mani in uno dei bastioni del Castello Cinquecentesco:«L’azione 10 artisti su tela ha un taglio corale (molto probabilmente stimolata dalle lezioni di Mauri e dall’esperienza collettiva della Gran Serata Futurista), tant’è che in questo progetto manca la dimensione del one man show tipica delle performance anni ’70, dove protagonista assoluto è un solo artista».
È la virtuosa coppia creativa di Cam Lecce e Jörg Christoph Grünert – da tempo impegnata nel favorire la crescita civile e culturale delle giovani e giovanissime generazioni appartenenti a ceti sociali emarginati (non solo italiani) –, a renderci conto di come il coinvolgimento delle stesse nei workshop sulla creatività partecipata nella realizzazione e drammatizzazione teatrale degli Street puppets tenuti la scorsa estate in terra libanese, possa rappresentare un utile canale di emancipazione individuale e collettiva:« In sintesi, il workshop è stato una esperienza creativa attiva in cui per 6 fitti giorni un gruppo di persone è stato protagonista per una stessa mission, tra momenti di gioia ed esaltazione, di apprensione e pudore, superando difficoltà e tensioni riuscendo con grande plauso a portare a termine il proprio compito accolto con entusiasmo e felicità dal pubblico».
Per la letteratura (poesia) è Eva Rachele Grassi con il suo Naître et n’être qu’ERG, a porsi e porre alcune domande (senza risposte) sulle sue liminali posizioni slarganti frammenti di scrittura ritmata anche spazialmente secondo l’assorbita, ma aggiornata lezione di un Mallarmé (non sempre compatibile al meglio con la videata digitale):«E così, il linguaggio diventa questo ‘luogo’ dove l”anima’ si ‘perde’ e si ritrova, si aliena e si riappropria. In una struttura non paragonabile ad una linea, ma ad un nodo, nella quale non si deve cercare linearità o causalità o cronologia, né qualcosa che porti ad una determinata successione emotiva; nient’altro che un nodo gordiano senza precedenti e senza conseguenze…».
Sono, da ultimo, i due testi Intelligenza Artificiale vs. Poesia? di Marco Palladini e La Visitazione, l’Elefante Annone e Palazzo Branconio di Raffaello passate nel “setaccio algoritmico bucato” dell’AI generativa di Chat-GPT di Antonio Gasbarrini, ad esplorare le nuove frontiere algoritmiche.
Ancora la Poesia, e perché no?, il suo più immediato destino di sopravvivenza nel contesto autogenerativo macchinino, è il soggetto tematico affrontato da Palladini con la sua maieutica scrittura iper-semantica quanto si voglia, ma perfettamente a suo agio nell’analisi “spietata” svolta a smascherare, anche ideologicamente, l’immenso potere-profitto-capitalistico-immateriale-digitale concentrato in pochissime mani. La mancata cura del pensiero e della prassi creativa antagonisti nell’era binaria degli 0 e 1, quanto prima surclassata dai qubit quantistici che rimodelleranno gli stessi algoritmi della IA, non ha favorito sinora, secondo l’autore, l’auspicata svolta della sua ‘poetrìa’:«La mia idea-utopia di ‘poetrìa’ presupponeva una comunità di webnauti impegnati a partorire un linguaggio poetico aumentato. Di cui finora non si vede traccia. E in fondo la stessa IA incaricata di fornire testi poetici e narrativi, lo fa offrendoci materiali tradizionali, convenzionali, lontani da qualsivoglia idea di testualità o ipertestualità inedita».
Antonio Gasbarrini, ha testato l’affidabilità o meno delle informazioni fornite su specifiche domande (inerenti alcune opere di Raffaello collegabili al nome del cubiculario Giovanni Battista Branconio) dal suo anonimo, robotico interlocutore di Chat-GPT nello sterminato campo della Storia dell’arte. Prendendo atto che al momento non vale perder tempo con chi, avendo appreso poco o nulla a causa del limitato numero di testi “digeriti” (prevalentemente in lingua inglese), confonde nomi, date, stili… interloquendo, così, con autentiche quanto strampalate fake news in merito:«Mi spiace, ma devo dirti che nel leggere le tue risposte, esse sono completamente sbagliate. Perciò aspetterò qualche mese per riformularle nuovamente. Sperando che per il tuo apprendimento ti facciano leggere gli scritti (lettere, documenti, libri, cataloghi) esistenti in merito. Comunque, grazie per la tua disponibilità, Antonio».
Indice Binario
Fotografia
Pino Bertelli Album AUSCHWITZ – Sulla fotografia criminale nazista
Slides
Arte
Luciano Romoli Un entanglement metafisico
1 Portfolio
Giuseppe Siano Una riflessione sulla filosofia dell’arte attraverso le opere concettuali specchianti di Michelangelo Pistoletto & Lello Ronca
Slides + 1 video + 1 link
Ivan D’Alberto 180 minuti per testimoniare un passaggio epocale
Slides + 3 video
Cam Lecce e Jörg Christoph Grünert “Revolutianary street puppets”. La creatività partecipata
Slides + numerosi links
Letteratura
Eva Rachele Grassi …. Naître et n’être qu’ERG……
Slides
Intelligenza Artificiale
Marco Palladini Intelligenza Artificiale vs. Poesia?
Slides
Antonio Gasbarrini La Visitazione, l’Elefante Annone e Palazzo Branconio di Raffaello passate nel “setaccio algoritmico bucato” dell’AI generativa di Chat GPT
Slides + 1 video
ALCUNI TITOLI E AUTORI DEL PROSSIMO NUMERO 41 DI ZRAlt!
Pino Bertelli Tommaso Le Pera. Della fotografia immaginista scritta sull’acqua del teatro e sulla filosofia gnostica degli occhi chiusi
Antonio Gasbarrini Seminiamo Arte III. Arte contemporanea diffusa nel Centro medioevale della “Magnifica citade”
Giueppe Siano Eva Rachele Grassi & Angelo Ermanno Senatore: l “Extreme Jonction” dell’avanguardia parigina degli anni ’80 e il “Ciber Dada”
Roberta Semeraro (titolo da definire)
Giovanni Fontana (titolo da definire)
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