La ‘jobsbizzazione’ del pianeta è avvenuta in pochissimi anni, non più di tre o quattro, il male è dilagato a velocità supersonica, un autentico ipervirus connettivo di gran lunga più potente e micidiale dei virus biologici… un supervirus della telematica espansa che ci ha coartati tutti alla cibertronica obbligatoria e chi resiste in posizione ‘asocial’ è oramai un reietto, un poveretto, un deietto

di Marco Palladini

Sarah – … qual è il sottotesto dei tuoi continui sproloqui? La solita storia: che una masnada di coprofagi insaziabili stanno consumando tutto il mondo merceologico trash possibile e immaginabile. Ma a che serve ripetere quello che già sappiamo? Che l’uomo si inebria di un agire suinesco e va in sollucchero appena può ingozzarsi di soffritti e di sorbetti… che noia! Mi facevi più ridere quando celiavi che il grande romanziere di Chicago, Saul Bellow, non riusciva a scrivere un libro ‘bruttow’ perché non riusciva mai a dimenticarsi di se ‘stessow’… wow! E del resto chi ci riesce? Lo stesso vale per tutti quelli che invidiavano il suo successo, ignari che era proprio quel sentimento di losca invidia che li teneva in vita. Sono quelli che volevano il meglio, ma poi sono stati colpiti e schiacciati dal maglio della realtà, che non fa sconti a nessuno e ti rende dispeptico. Io, però, sinora sono eupeptica, digerisco bene, anche i rospi che mi fai ingoiare. Tu credi di comportarti così per puro diletto, ma ogni volta viene fuori che ogni mossa che fai nasce da un tuo preciso difetto. Sei un infetto che si diletta ad infettare il prossimo. Non diverso dai maschi antichi ravvolti nel peplo che facevano i vantoni e pensavano in società di fare un figurone, ma al dunque si accompagnavano soltanto con delle bagascione o venivano raggirati da femmine folli che sparavano coprolalie a fior di labbra, con continue allusioni al pisello dei drudi di passaggio…

Rinaldo – Sì, lo so che mi disprezzi, che mi hai iscritto di diritto alla F.E.C.C.I.A. (Federazione Escapista Cittadini Coatti Indignati Ammorbati), che mi rigetti addosso i ciaffi e pure le cispe… ma qui si lavora duro con la fiamma ossidrica per liberare da una corazza di pregiudizi la cittadinanza passiva che se le beve tutte, che si beve una intera rete idrica di frottole e di balle, mentre l’immarcescibile teatrino del potere annuncia il cartellone di una stagione mirifica… mirifica soltanto per il furtivo bottino che già pregustano… Ah, come vorrei essere un idrosqualo all’idroscalo e azzannare quanti più bagnanti nella bagnarola della politica politicante… la bioPolis è una città suddivisa in rioni nemici, una città assediata da odî rionali e tribali duraturi ed efferati, odî fin delinquenziali, gangsteristici, con ripetuti episodi di violenti pestaggi, di spedizioni punitive, di squadrismi coatti… Tu non c’eri, ma l’altro giorno ho visto marciare le G.D.A. (Giovani Donne Arrabbiate) e facevano paura per la loro grinta e la carica di fiele e rancore che esprimevano, anche se poi, a dire la verità, la polizia le ha caricate e manganellate senza pietà. Ma pure questo serve, più prendi mazzate e più ti inkattivisci e più cresce la tua determinazione ad insubordinarti, a volere rovesciare l’ordine maschile costituito. “Fatti strani & fichi secchi” titolava un giornale di regime, alludendo a certe stranezze dei fatti che abbiamo sotto agli occhi e che però sembra che non valgano un fico secco…

Sarina – Non mi sembra che servano tutte queste diagnosi intempestive circa le patologie finanziarie che tiranneggiano l’economia reale, generando ondate di nuovi poveri vagolanti sul lastricato di marciapiedi alquanto affollati. Se gli homeless paiono avere una scorza dura, è soltanto perché era stato previsto che avrebbero dovuto morire come mosche e, invece, la maggioranza di loro tiene botta e, sebbene alcolizzata, replica colpo su colpo alle randellate non della misfortuna, ma del sistema che li produce a getto continuo. Se li vai a conoscere i misconosciuti, ti diranno che non sanno immaginare il loro destino, che hanno, sì, un passato, ma non lo ricordano o non lo vogliono ricordare, quindi non sanno chi sono, sanno soltanto che sono, hic et nunc, ovvero chissà per quanto tempo ancora. È così che i dubbi si moltiplicano e le paranoie aumentano, e i vaneggiamenti pure. Qualcuno di loro smorfieggia che le mafie con loro non ballano, ma se loro poi sballano con qualche movimento avventato, allora sono guai, guai grossi: più d’uno è stato accoltellato, parecchi sono semplicemente spariti, cioè li hanno fatti sparire, magari in una vasca di acido. Tra i senzatetto le valutazioni oscillano tra il peggio e il pessimo, inclinando all’atroce. La socialità interumana non va oltre i minimi bisogni quotidiani. La povertà estrema rende gli humani dei lupi solitari che hanno smesso di cercare un senso di sé, unicamente contemplandosi nel vuoto pneumatico del mondo. A volte mi chiedo se non sono la prolessi di ciò che può accadere domani a ciascuno di noi…

Ranaldo – Più si invoca una riforma e meno si riesce a vedere anche una minima forma. Tutto si deforma e si corrompe e si sgretola secondo fosse del magma lavico che brucia in se stesso. Rammento che quando ero un ragazzo c’era la velleità di un’arte totale stercoraria che aveva mandato in soffitta le patetiche scatolette manzoniane della merda d’artista. Adesso mi pare che siano le feci stesse a farsi composto e manufatto che reclama una teoria estetica. La coprofilia si è fatta copromania declinata in coproestesia. La crescita esponenziale della kakka sembra rappresentare il nostro orizzonte di salvezza artistica. Il deietto intestinale afferma il suo esserci vitale che in breve, sui social, diventa spaventosamente virale. Un amico poeta sostiene: io dico chaos e intendo vita. In principio fu il chaos, dunque senza il chaos non ci può essere vita, ergo stiamo calmi: creando chaos equivale a dire creando la vita. Questo in parte mi rassicura, così quando vedo le G.D.A. agitarsi furiosamente, al pari delle scollacciate Femen in topless, mi rendo conto che hanno la colpa di non sapere stare al loro tradizionale posto, di volere rompere la gabbia delle consuetudini imposte, di desiderare di progredire, di conquistarsi una vita migliore o meno infame rispetto a quella che il sistema patriarcale gli ha riservato…

Slides (a cura di Marco Palladini)

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Sarah – Ma la lotta funziona? Ogni volta un passo avanti e due indietro. La strategia di non arrendersi non paga, mi pare. Questo esacerba gli animi, se rimane soltanto un arrabbiarsi e arrabattarsi, un macerare dentro senza costrutto. Io so che bisogna estirpare le pessime abitudini di una stirpe maschile fedeindegna, ma non so come si fa, se siamo circondate da frotte di falsari che annunciano un nuovo inizio che non incomincia mai. Come lottare versus i ganzi dell’apericena, quelli che avevano i nonni che erano i figli della balera e gli habitués del bordello? Adesso si svaccano ai tavolini, trascinandosi dietro le pischelle in tiro col push-up e le calze con le giarrettiere. Chi va a fargli una sfuriata che manco l’Orlando Furioso saprebbe fare? È questa la quotidianità che non cambia mai. Non posso che scoraggiarmi, anche ripensando ai quadri morbosi e allusivi di Balthus o alle teorie economiche pessimistiche di Malthus. Sono amica di Nietzsche, certo, ma assai più amica di Alétheia, ma la verità non va d’accordo con il filosofo Friedrich che raccomandava agli uomini del suo tempo di frustare le loro donne, quando rientravano a casa, pure se non ne sapevano il motivo, le loro donne invece sì. Ecco perché consento con le G.D.A. che non sono, banalmente, le ragazzacce che pensavano di andare dappertutto e di conquistare il mondo, o almeno il loro pezzo di mondo… loro sono le ragazze che forse non arriveranno da nessuna parte, ma hanno testimoniato che bisogna gettare o bruciare il proprio corpo nella lotta, anche se non si vince…

Rivaldo –… c’è questa criticheria che si divide nel partito giovanile che tifa per Francesco Vezzoli artista neopop, vanitoso come una cocotte, e il partito degli anziani che proclama il concettuale Giulio Paolini come il massimo artista nazionale vivente… io in ogni caso non mi schiero, perché questa disputa mi sembra una partita da schifo, una di quelle dove l’arbitro dirige a casaccio, commina rigori a capocchia, mostra atteggiamenti indisponenti da ducetto, ammonisce a destra e a manca, e i calciatori sempre più innervositi e fallosi, tirano più calcioni alle gambe che calci al pallone, si accendono risse in campo, gli allenatori altercano con i volti stravolti e si vaffankuleggiano abbondantemente, a stento trattenuti dai rispettivi collaboratori, così il pareggio finale ancorché surrettizio e palesemente pilotato giunge al novantesimo come una liberazione per tutti, anche se poi nel tunnel verso gli spogliatoi ci si picchia volentieri e ci si sputa addosso… Cose infantili, da bambini. Già, i bambini, che ti si appiccicano come mignatte e frignano e urlano da pazzi e non ti lasciano un momento tranquillo. Che dire ai mocciosi? Un solo grido: Erode! Erode! Lo stesso che certi ‘educatori’ ci urlavano contro quando eravamo ragazzini e, stanchi di essere vessati e finanche molestati, scappavamo di casa o di scuola, felici di correre liberi per le strade o nei prati, qualcuno già immaginando che una torma di lupi prima o poi ci avrebbe definitivamente azzannato. Beata e incosciente adolescenza che avremmo voluto eternizzare. Invece… Apprendo che non le piacciono le pose delle spose e neppure i mazzi di rose, la capa delle G.D.A. è una tipa tosta che vuole fare cose anche vergognose o rognose, per dimostrare che le donne possono essere pure loro dure e animose e pazienza se i maschi retrogradi le giudicano delle femmine dispettose, schifose e ingloriose…

Sarah – Ho incontrato un tizio che mi ha detto: “Sai come si dice dalle mie parti? Non è tempo de anda’ in paradiso”… chissà… in quel milieu comunque io non mi sono mai ritrovata, annaspavo, mi raccomandavo sempre alle persone sbagliate… non c’ho messo molto a scoprire che lì era tutta una zozzeria di mariti e mogli che si tradivano reciprocamente e, poi, la sera, a cena, rinfacci e piatti che volavano tra grida di “troja!” e “impotente cornuto!”… accadevano episodi assurdi: un coniuge con una penna rossa trascriveva i peggiori insulti sulla bianca gonna della consorte… e io non sapevo che cosa pensare… del resto, un mio antico maestro mi ripeteva: io penso, d’accordo, ma chi pensa se ‘io’ è un multiego? Il dilemma è questo ed è pure un’aporia, perché ‘io’ è in effetti il non dicibile, il non effabile, è la maschera di qualcosa che rimane nascosto ed irrisolto… ‘io’ è una costruzione ipotetica, plurale, variabile e incerta… in quell’ambientino essere ‘social’ voleva dire fare a tutti i costi gli spiritosoni… spirito di patata con battute tipo: mo’ arriva un tram che si chiama “attàccati al tram”… oppure: sta girando un film che è tutto un pacco, contropacco, paccotto, contropaccotto, controcontropaccotto, anticontrocontropaccotto, versusanticontrocontropaccotto e via esagerando, perché tutti fottono e strafottono tutti anche più e più volte, nessuno si salva, e questo giuoco della fregatura risulta poi a somma zero, tutti imbrogliati e tutti infelicemente contenti di esserlo alla pari degli altri… in quel milieu i ragazzi mi sembravano altrettanti pazzi: sempre a scrivere sul telefonino, senza mai leggere nulla, sempre a guardare sul display, senza mai vedere nulla… e allora: dove sta il paradiso?

Rinaldo – … ancora con ’sto paradiso… ma non ti accorgi che continuano a tirare in ballo Jesus, ma senza mai dire la verità? Cioè che lui nel suo tempo era uno svitato, un matto, un estremista, un parolaio radicale che diceva cose talmente eversive e pericolose, altro che le G.D.A., che il potere non poté fare a meno di mandarlo a morte… i suoi antagonisti mai avrebbero immaginato che quel profetastro arrogante, sovversivo e mentecatto, con una banda di una dozzina di straccioni al seguito, sarebbe diventato uno degli uomini di maggiore successo nella storia della specie umana, che il suo straparlarsi addosso e proclamarsi “figlio di dio” sarebbe stato creduto da miliardi di persone ancora dopo due millenni… è in effetti quella di Jesus Christo una ‘success story’ abbastanza incredibile, certo principalmente dovuta all’opera politico-religiosa di Saulo-Paolo di Tarso, ma comunque il fondamento e il cemento di fede delle varie confessioni cristiane resta lui, il picchiatello di Nazareth, verosimilmente un tipo scuro di pelle, riccio, bruno, di non alta statura, poco pulito, epperò oratore di grande e tagliente efficacia, un predicatore indubbiamente coraggioso sino all’incoscienza o, forse, ad una autocoscienza tra demente e divina, forse i due termini sono equipollenti… io resto scettico, ma se la luce delle sue parole dopo oltre venti secoli continua a brillare, qualcosa di vero e di imperituro ci deve per forza essere…

Sarina – … sai, mi ossessiona un quadro di Carl Grossberg del 1933, l’anno in cui Hitler prese il potere in Germania. “Le cinture” è un titolo che, mi pare, nulla c’entri con quanto si vede nel quadro. È tutto enigmatico. In primo piano in basso c’è una ingombrante macchina rotativa dove si svolge un rotolone di carta bianca; sopra la rotativa c’è uno scimmiotto, uno scimpanzè col muso infuriato e digrignante; ancora più sopra, su un alto piedistallo, si vede la brutta statuina di una madonna con l’aureola gialla; a sinistra della madonnina, nell’angolo, spicca contro una parete color ocra una grande luna-mappamondo con una macchia di terre o mari celibi, come perduti nel vuoto del pianeta; a destra la zampa sinistra protesa della scimmia entra nel riquadro di una finestra doppia, squadernata a mo’ di libro; la finestra getta lo sguardo su un paesaggio esterno in cui si vedono due binari di ferrovia, quattro case in fila, crivellate di finestroni a ogiva, come inquietanti buchi neri o scuri fori metafisici-dechirichiani; davanti ad uno degli edifici con una torre merlata c’è un arco d’ingresso, tipo Auschwitz; sullo sfondo scorre un fiume sinuoso con una imbarcazione solitaria e un ponticello a tre arcate che lo sormonta; oltre il fiume si profilano delle brulle colline, verde spento, deserte di vita. L’ambiente interno appare come una sorta di installazione completata da due assi di legno davanti e a sinistra della rotativa, poggiate su dei neri parallelepipedi con la faccia superiore color rosso mela sbiadito. Il quadro potrebbe essere una natura morta o smorta, unicamente abitata dal quadrumane incazzato che forse simboleggia i progenitori dell’uomo. È un quadro indecifrabile, misterioso, onirico, surreale, ossia dove le cose reali si rivelano irreali, metareali, mere visioni di un cervello d’artista che funziona come la camera oscura di un sogno o di un incubo. “Le cinture” mi hanno cinturata e non mi danno tregua… tu non avresti una spiegazione?

Ranaldo – Gli artisti non mi piacciono, tanto più quelli che giocano con il perturbante… ché le droghe se le iniettano endovena, i farmaci anche sconsigliabili invece con l’intramuscolo, non fanno che trafficare con gli aghi e le siringhe per procurarsi quegli stati di alterazione che accendano la creatività… non fa per me… preferisco baloccarmi con cuore e giustacuore come in un filmaccio di cappa e spada… del resto, da ragazzo, prendevo i febbrifughi per abbassare la temperatura, mentre la fascisteria coeva e coalizzata con le camurrie s’infebbrava nelle piazze e nelle strade aizzando rovinosi tumulti e lanciando persino bombe a mano… oggi i ragazzi vengono da me e mi dicono che stanno cercando un’altra vita, io rispondo che fanno bene, ma intanto non vivono neppure quella che hanno, sono una manica di disadattati, non riuscirebbero a adattarsi neppure se finissero, appunto, in paradiso… pure il paradiso non gli andrebbe bene: troppa luce, troppa felicità, troppa pienezza, troppo gaudio, troppi angeli… io sarò uno stronzo, ma loro sono le voces clamantes in mare magnum, un mare puzzolente di escrementi e troppo cibo vomitato… hanno troppo, perciò non sono contenti di niente… ogni cosa è per loro: troppo poco, troppo tardi… sono come i sindacalisti massimalisti che non vengono mai a patti con il padrone e perdono tutte le battaglie e non firmano mai un contratto… godono a fare i perdenti che più invocano degli interventi chirurgici e più si affidano a meri atti taumaturgici…

Sarah – O tempora o Flores! Mi twitta una amica, nel senso di Mauro Flores, un tizio a capo del branco di bastardi che si è messo in testa di perseguitare le G.D.A., e che assieme col suo vice Enzo el merendero, sta guidando azioni orrende, sopraffazioni mascoline assurde, in cui si distingue Osman il serrandaro, un mezzo musulmano che aggiusta gli avvolgibili rotti e quando si insinua negli appartamenti di giovani donne sole, le violenta sistematicamente, lasciando per sfregio deiezioni fecali e orinarie sul pavimento… nonostante le ripetute denunce, i poliziotti se la ridono e affermano, come Totò, che sono inezie, facezie, quisquilie, pinzillacchere e trallallà… a questo siamo ridotte, pressoché a singhiozzare mentre gli sbirri sghignazzano: a chi compete la competizione tra uomini e donne? Non certo a noi, che abbiamo scelto in partenza con chi stare… io lo sento e lo pavento, se continua così, non ne usciamo vive… e a chi continua a sminuirmi e a contraddirmi posso soltanto replicare: lei è un cretino, si informi! Mi vogliono far passare per una uggiosa pessimista, non sapendo che invece sono soltanto una ottimista bene informata… Tira un’ariaccia pure nel mondo musicale giovanile dove dal trip-hop siamo finiti nella trap dove girano questi pischelli coattelli con gli anelli e i coltelli,che smitragliano rime sbruffone, rime da bulli supertatuatie da cacciaballe, rime misogine da sniffatori incalliti, rime da haters che si sentono tanto fighi, rime da fine del senso o nel senso della fine… vorrei finirla con tutto questo: o tempora o mores, ma sono in ginocchio e faccio fatica a rialzarmi…

Rivaldo – … ciascuno ha le sue ossessioni, io non posso non avere quella del mio prete di riferimento che hanno decapitato… Corano & lame, guerra santa & islamica fratellanza… come non pensare a Houellebecq: “I jihadisti sono dei salafiti deviati, che ricorrono alla violenza anziché affidarsi alla predicazione, ma restano dei salafiti, e per loro la Francia è terra di empietà, dar al koufr”… quanti decapitati e sbudellati ci debbono ancora essere prima di capire che gli infedeli e gli empî siamo noi e non ci daranno tregua finché non faremo atto di sottomissione? … andare in esilio? Andare in esilio a Capodanno e, dunque, in esilio tutto l’anno? … siamo indifesi ed inermi, direi proprio disarmati idealmente e ideologicamente… la contestazione quando apparve, sembrò incontestabile, ancorché apparisse dubbia, caotica, velleitaria, massimalista, ma ogni gesto di libertà incomincia con una infrazione alla regola, assomiglia ad un illecito… ora difendere la libertà appare una offesa al credo altrui, un calpestare i sentimenti dei seguaci di una fede assoluta e brutale, che quando scende in guerra non fa prigionieri… e noi qui a fare i ragionieri del diritto di fronte a ogni più efferato delitto? … forse servirebbe fare i gargarismi la mattina per migliorare il tono della voce e quindi il tenore delle nostre asserzioni, quelle che dovrebbero darci coraggio e invece esprimono la paralisi della volontà… ci identifichiamo negli altri e pensiamo così di mostrare la nostra bontà… ma quegli altri ritengono che sia soltanto debolezza e spregevole viltà…

Sarah – … ebbene, lo ammetto, pure io sono caduta nelle trame predaci di Nello il femminaro… sapevo che era quasi un maniaco, ma non mi sono sottratta… non era né aitante né affascinante o palestrato, ma aveva quel quid di mascolinità prepotente come un odore inebriante che lo faceva insinuare in ogni alcova… sormontava ogni obiezione e ogni resistenza non con la forza, ma con una abilità seduttiva diabolica, sapeva sempre come toccare il lato debole e la vanità femminile, era quasi scientifico, aveva la sapienza innata di riuscire ad abbindolare le donne per poi trombarle in serie, mai còlto da remore, dubbi o sensi di colpa… e così ci sono cascata anche io che lo volevo sputtanare… lui era tutto lì, nelle sue serpentine, frenetiche manfrine per giungere a scopare la femmina di turno, bionda o mora, rossa o mèchata, giovane, ma pure di mezza età purché florida e in carne, tettona abbastanza… sul suo profilo social c’era scritto: “sono Nello, me le faccio tutte, puoi giurarci, e questo è il bello”… già il bello (brutto) è che aveva ragione, mi ha chiavata quanto e quando ha voluto lui, facendomi sentire una pornostar con un milione di ‘fallowers’, tutti incarnati in lui e nella sua vispa mentula… le G.D.A. mi hanno processata per questo e hanno fatto bene dal loro punto di vista, ma io tuttora ripenso a lui, a quando mi portava a mangiare “dar fagiolaro” o la carne bbona “dar porcaro”… talora quelli che più disprezziamo, sono quelli a cui concediamo tutto di noi, debbo ancora capire perché… Gozzano scriveva: donna, mistero senza fine bello… ecco, si parva licet, in questo mi riconosco…

Rinaldo – … io non so in che cosa riconoscermi… ho fatto di recente un lungo viaggio in auto attraversando uno spettrale paesaggio di pale eoliche, che giravano pigramente o vorticosamente come moderni mulini a vento, solo che non c’è alcun Don Chisciotte oggidiano che voglia scagliarsi contro queste pale, anzi i Don Chisciotte odierni tifano per l’energia pulita e vedono con molto favore il diffondersi epidemico delle pale eoliche, di contro agli esteti oltranzisti della natura che vorrebbero abbatterle per tornare ad un paesaggio incontaminato pre-civiltà… ma allora io mi chiedo e domando agli antimoderni: perché non andarsene con i tuareg a vivere nei deserti ancora perfettamente incontaminati del Sahara? … Alla fine sono arrivato in una città del nord dove mi sono accorto che sta tornando massicciamente di moda l’animalier ossia il leopardato, che sui felini fa un figurone chic, mentre sull’animale femmina umana risulta sempre pacchiano, volgare, fa tanto coattona di periferia… in questa città appaiono tutti molto positivi (il virus non c’entra), ma assai poco propositivi… in città dilaga la ludopatia, si vedono branchi di ludopatici che quando spengono le luci le sale giochi e corse, e i binghi chiudono, stanno ‘a rota’ e si aggirano secondo fiere affamate, pronti a giocare pure a zecchinetta, a battimuro o alla morra… in questa città mi dicono che non hanno mai sentito parlare delle G.D.A. e questo mi rilassa… le signore si dedicano compulsivamente allo shopping con i quattrini dei mariti e non le punge vaghezza di castrarli… forse, non è un paradiso, ma un rassicurante purgatorio certamente sì…

Sarina – … ’sta cosa mi fa impazzire e incazzare… che cosa? Ma l’imbroglio escogitato da Steve Jobs, alias Stefano Lavori, un genio sicuramente, ma del male… come hanno osservato in tanti, mr. Jobs ci ha fatto credere che stiamo giocando, mentre di fatto stiamo lavorando per Lavori e per quelli come lui, i mogul della rete… e stiamo lavorando non soltanto non pagati, bensì pagando in tutti i sensi, anche regalandogli i dati della nostra vita personale, di una privacy che praticamente non esiste più… la ‘jobsbizzazione’ del pianeta è avvenuta in pochissimi anni, non più di tre o quattro, il male è dilagato a velocità supersonica, un autentico ipervirus connettivo di gran lunga più potente e micidiale dei virus biologici… un supervirus della telematica espansa che ci ha coartati tutti alla cibertronica obbligatoria e chi resiste in posizione ‘asocial’ è oramai un reietto, un poveretto, un deietto, uno in pratica fuori dal consorzio cyberumano… si può così soltanto prendere atto che il ‘jobsismo’ malefico ha trionfato e indietro non si potrà più tornare, se non con una apocalissi universale e questa cosa, ripeto, mi fa imbestialire, quasi mi uccide… del resto, non impazza nel virtualmondo l’algoritmo della solitudine? …

Ranaldo – … sì, posso capirti, ma non concordo, la tua mi sembra una posizione vittimaria, tipicamente e topicamente donnesca… ti senti in trappola, va bene, ma la società è di per sé una trappola, non si sfugge… e poi che credi? Anche l’eremita oltranzista, anche il cacciatore solitario che si tiene discosto da qualsivoglia centro abitato è uno in trappola, è nella trappola di sé medesimo, una trappola autocostruita… e a proposito di trappola, come si sono sentiti i 144 passeggeri del volo Germanwings 9525 sulla tratta Barcellona-Düsseldorf il 24 marzo 2015 quando il co-pilota Andreas Lubitz ha blindato la sua cabina impedendo all’altro pilota di entrare, e ha condotto intenzionalmente l’Airbus A320-211 a sfracellarsi contro una montagna delle Alpi di Provenza in terra francese? Tutti morti, i passeggeri e le sei persone dell’equipaggio, compreso il pilota folle che ha voluto suicidarsi con una folla incolpevole appresso… forse pure noi siamo intrappolati su un velivolo-mondo guidato da un pilota incontrollato e incontrollabile che ci sta conducendo al disastro terminale… allora che fare? Niente, bisogna arrendersi al reale, è la cosa più saggia da fare… arrendersi, abbandonarsi al flusso indistinto, impenetrabile e demenziale del realvirtuale… come dici è un gioco, le regole non le abbiamo fatte né volute noi, ma il gioco ci piace eccome, è meglio di una scopata… non ci devi morire per questo, chi crepa non crapula più… tu mi ricordi la tribù di quelli che subodoravano e non tergiversavano, ma alla fine precipitavano nella bocca del metaforico leone… chi si baloccava, invece, piacevolmente ondeggiava e poi si arenava in una irresolutezza che era una prova di saggezza, ché si sa di non sapere e, quindi, di non potere decidere niente… irresolutezza che aveva un’aura di leggerezza di contro alla tua pesantezza e storditezza… occorre approdare ad una oltresperienza che ci riguarda e ci oltrepassa, che oltrevalica il nostro vissuto di specie, e quindi si fa iconica, simbolica, gloriosamente caosmotica… le G.D.A. non mi sembrano poi molto diverse dalle donne iraniche velate, sempre arcigne e mai ironiche… anche tra di loro non di rado si verificano rapporti sororali balordi, subitamente artigliati da mestatori sordidi e torbidi… attente, vi direi allora, alla cieca, velleitaria ribellione che poi, al dunque, arrivano i padrini-padroni cinici e smagati che a turno vi sodomizzano…

Sara – … né cieca e né velleitaria… la rivolta delle G.D.A. è l’unica speranza del pianeta… chi non lo intende sta dalla parte della marmaglia dei sodomizzatori e allora non ci può essere tregua alcuna, né pacificazione… occorre abbinare il travestimento dei valori e il commercio delle virtù contro la dittatura dell’inautentico e del brutale… la lotta ancipite, verso gli avversari sia esterni sia interni, continua…

Rivaldo – … vorrei una di quelle struggenti storie d’amore con il lieto fine, ma nessuno osa più scriverle… le G.D.A. sono il sintomo che qui sta accadendo qualcosa, ma non sappiamo che cosa… o forse non lo vogliamo sapere… il sole tutte le mattine sorge ancora, ma cresce anche la polluzione atmosferica e non c’è sanificazione possibile… guerre di religione o guerre di ragione… io intanto sragiono tra me e me, e osservo chi dà alle fiamme montagne di spazzatura nelle strade… addento una mela e ti invio un messaggio, immaginando che non mi risponderai… la terra è secca, ma domani, dicono, pioverà…