…La scrittura è per me… un omaggio alla capacità-incapacità della lingua a pensare il pensiero.
L’importante è decidere come iniziare a parlarne. Con parola frammentata. Ancora parola, ma parola solo al limite
di Eva Rachele Grassi
Se qualcuno mi domandasse…: «La realtà, che cos’è, per te? Quando scrivi, quale idea ti guida? Quale la tua rappresentazione della poesia oggi? Quali, le costanti in quello che scrivi? Poeticamente, a cosa tendi?» … situerei, innanzitutto, sulla soglia di questo labirinto di domande echeggianti, la famosa frase di John Keats: «Chiamate, vi prego, il mondo “la valle del fare anima”. Allora scoprirete a che serve il mondo».
…E, ancora…continuerei, parafrasando Giorgio Agamben, affermando che l’uomo gode sulla terra di uno statuto ‘poetico’… che la ‘poiesis’, la poesia, non fa riferimento a un’arte tra le arti, ma é il nome del ‘fare’ stesso dell’uomo: questa operazione produttiva di cui il ‘fare’ artistico non è che un esempio eminente; che fa pensare e parlare un pensiero e una parola condivisi da una pluralità di soggetti e che serve da fondamento all’intersoggettività di una società, nella quale ognuno contribuisce a rendere reale una potenzialità. Che ogni classe di capacità, dall’analitica all’intuitiva é utile, unica e indispensabile, al fine dicogliere e comprendere l’armonia nascosta della realtà nelle sue interrelazioni, interferenze, intrecci multidimensionali … Tutto ciò, attraverso un processo comune, corale, democratico, perché la fuga di un’anima libera dal mondo non fa alcuna differenza per questo mondo …
Affinché la poesia, il dono più originale fatto all’umanità, perché il dono del luogo originario stesso dell’uomo, ritorni ad essere la fiamma evolutiva della coscienza dell’essere rivelato e manifesto.
… Anche se…a volte ho la sensazione che la spirale degli im-possibili della realtà abbia cessato di essere scritta. Anche se … penso che ci siano segni che… si combinano e si ricombinano… in scrittura riscrittura di un puro accadere, caleidoscopico e interagente.
Un’emergenza che non è ancora questa presenza che potrà riscoprire e rivelare una lingua in grado di armonizzare le forme, antiche, nuove e a venire… Ma che, in un tempo aperto e inanticipabile, potrebbe iniziare a insinuare, con l’irruzione dell’Unheimliche, il perturbante, altri linguaggi, altre regioni… del reale.
Perché, se il ‘Reale’ sembra evocare una co-emergenza della realtà fenomenale e del pensiero, nel seno di un Essere, che di conseguenza é Primo, sia rispetto all’una che all’altro, si potrebbe allora sostenere che ciò che è concettualizzabile non esaurisce ‘tutto’, senza, evidentemente, poter definire cos’é: ‘tutto’.
Vano parlarne, pertanto indispensabile, anche se già solo proclamare che esiste, sarebbe troppo (dire) …
Ma ciò che passa per contraddizione agli occhi di una ragione basata sul finito non é che complementareità per la coscienza infinita…
Ciò che talvolta é considerato irreale, non é che un ‘irrealizzato’, un potenziale dell’essere, non ancora espresso sotto forma d’esistenza… Noi non possiamo vedere che la parte dell’universo
che ha evoluto fino allo stato attuale. E se possiamo vederlo è perché esso é accessibile per comunicazione; il segno é il suo medium; il mezzo per cogliere la totalità del mondo e rendere conto dell’universale. E così, il linguaggio diventa questo ‘luogo’ dove l”anima’ si ‘perde’ e si ritrova, si aliena e si riappropria. In una struttura non paragonabile ad una linea, ma ad un nodo, nella quale non si deve cercare linearità o causalità o cronologia, né qualcosa che porti ad una determinata successione emotiva; nient’altro che un nodo gordiano senza precedenti e senza conseguenze, che in sé contiene elementi accuratamente scelti, giustapposti, inseparabilmente fusi, un nodo che non si può sciogliere per averne la lunga, sottile corda della linearità. Dove, ‘inter-pretare’, é mettere in luce ciò che é detto tra le righe … le interdizioni del Verbo… Una conoscenza che ri-diventa palese nel proprio lab/oratorio dove compiere la trasmutazione alchemica della propria persona / poesia… Verso la dissoluzione delle vecchie forme, per ricomporre, ri-costruire nuove forme di realtà allargata… Attraverso segni che strutturano lo spazio, introducono il ritmo, distribuiscono la luce…
…La scrittura è per me… un omaggio alla capacità-incapacità della lingua a pensare il pensiero.
L’importante è decidere come iniziare a parlarne. Con parola frammentata. Ancora parola, ma parola solo al limite. Un pensiero refrattario come espressione di una verità non ancora sottratta ad un’illegittima ira divina. L’ultima astuzia, prima di correggere il mondo. L’uomo dal pensiero terminale, oltre il compimento di un’assoluzione; l’individuo dalla conoscenza accumulata, che non può fermarsi alla sovranità dell’assoluto, ma il cui compito é quello di trovare accesso all’invalicabile. …Immersa in uno spazio in cui è tutto é domanda e che esclude persino la possibilità di una risposta, sperimento una ricerca tra sogno e precisione su un linguaggio che non sia più una specie di malattia.
…Tento un ‘ritorno’ al ritmo originario, del cuore e del corpo, attraverso ‘esercizi’ di deconcentrazione e aritmia.
…Con la performance … attraverso immobilizzazioni e scioglimenti di frasi e posizioni, di suoni e di rumori, in un itinerario nel regno intermedio, dove le due mezze verità di sogno e realtà sono ‘confuse’ nel pensiero dell’altro.
…Con l’installazione poetica, traccia effimera senza volto, im /personale e comune, il seme individuale di uno spirito universale, la voce di una volontà più in-differenziata e collettiva… trasparenza sospesa in zone d’indeterminazione e d’indiscernibilità…
Con la video-poesia… foto… piccoli clip… rubati al Reale nascosto…a volte digitalmente détournés nel tentativo di riattualizzare l’istante poetico… parole e/o affetti che si incontrano con visioni elettroniche alla ricerca della chiave alchemica…
Malgrado questi colpi di dadi che aprono lo spazio dell’attesa, dell’ascolto, del suono, presente in ogni evento, permane l’impossibilità di risolvere nella pienezza di un solo linguaggio l’immane pluralità della terra…
…Ancora mancanze e vuoti, continuano imperturbabili ad aprirsi ovunque nella scrittura, che si vuole nuova, nel mondo …
Perché ‘il Ritmo’ che dovrebbe servire a ‘vedere’ l’Invisibile, a mostrare l’Impossibile ancora nascosto delle cose, continua ad essere prigioniero della dualità della dimensione estetica; perché la poesia, visione della misteriosa corrente che scorre nelle profondità dell’anima umana, DECLINA insieme alle cose che declinano. Perché l’Arte, radice dimenticata dell’avventura del ‘logos’, diventando schiava dell’ego, ha dimenticato d’essere un ‘trasmettitore’ dell’anima, e sembra ‘consumarsi’ esclusivamente nella sua essenza alienata, invece di ri-assumere il proprio polifonico ruolo di fase ‘mistica’ della conoscenza, forza alchemico/metamorfica, stato sur-reale permanente…
La Poesia:
Il cammino verso ciò che sopra-aggiunge, un ‘fare spaziò per l”accadere’, un preparare luoghi di raccolta.
Perno archimedico del passaggio al quarto stato, verso la metanoia…
La mappa di una palude oscura. Struttura delle profondità dello spazio mentale e acustico…architettura cosmica, invisibile…
Il messaggio di un Anghelos…
ASPETTANDO … IL SILENZIO…
“Rendere imprevedibile la parola non vuol dire imparare ad essere liberi?”
(Gaston Bachelard)
***
”ll senso troppo preciso Azzera la tua vaga letteratura”
“Le sens trop précis Rature ta vague littérature”
(Stéphan Mallarmé)
Nei fichiers segreti delle lettere-universo
S.O.S. petta vertigine del mondo.
Priva di intenzione….
come le lettere dei sogni,
commoventi fantasmi,
allusioni
patetiche e preziose.
Risposte usurpatrici al vertice di
abusivi dettagli.
Di parole spo-destate.
Di parole MUTilatE.
Nel perplesso disordine di inestricabili distanze.
L’irrealtà della biblioteca laboriosa
mitiga i terrori degli incubi tenaci
ris-vegliati dagli oracoli incomprensibili
dei libri imbarazzati…
abitati da dubbi sereni…
Nel tempo imprevedibile
del linguaggio infinito dei deserti,
che ignora l’ambizione di innovare
e le sinistre stabilità irreversibili
…del «tempo duro» …
…una fredda scrittura di stelle…
..La profanazione dell’irreparabile…
la passione dell’estremo
scritture sconcertanti
per continuare a vivere contro l’evidenza
…Le strane realtà…di un linguaggio impreciso.
Vertiginose rivalità di ancestrali fantasticherie di fate.
Fuggiasche del vuoto, opache alla loro stessa luce …
in un universo confinato
Parole, insottomesse e fluttuanti
Fugaci e balbuzienti
Leggere apparizioni, elastiche…
In un mondo poco probabile
immaginato da un servo dolore…
…lettere stanche e imploranti…
…se solo potessi divenire queste lettere…
per liberare il bambino dai buchi ipocriti dell’oscurità…
Senza titolo
Un poker con gli Angeli
sull’isola dei mutamenti differiti
affollata da un vuoto rin-negato
Ruote umane
scavano stentatamente
sentieri accidentali
Arrotolando, fiere e appagate,
autentiche fragranze di veleno
Incalzando i misteri della parola
e
i misteri dell’universo
…intricati sino all’inestricabile…
E
Le belle perplessità della filosofia
intrudono
nelle segrete dei sogni
le lettere oblique
…incerte memorie con-divise…
Senza titolo
E quando l’abuso di linguaggio
sorge
nei giardini incantati dell’Hotel Infinito
il valzer-esitazione
inizia
La crisi delle gerarchie
col vagabondo corteo
di addizioni/sottrazioni/moltiplicazioni/divisioni
semina grani di un girasole*
che si estende/diminuisce/si deforma/si divincola
e libera dalla rigidità
Insensata efficacità
¿ verso l’atomo primitivo?
* «φ», il numero d’oro
Senza titolo
Un viso di bimbo in una stella
misura
con freddezza di brace
la febbrile intuizione
di un ambiguo destino
Nient’altro che un monotono languore
una irresistibile ebbrezza
sull’opaco schermo
di prigioni immaginarie
Con la certezza dell’im-probabile
la sete di una realtà eccedente
il soffio di una sottilità immensa
dolci e brutali
si prepara a s-rotolare la vertigine disincantata
Senza titolo
All’ombra inebriante di un’origine infestata
le seimila lingue
ammalianti
sfinite
agitate
di un’Arte che per-suade,
scrutano,
dissolvono,
intaccano.
Efficaci e discrete.
Senza allarmare
…le sorgenti…
_sempre in-decise _
del Fato
_coscienza in-dolore_
Più d’uno
In sospensione di incredulità
Alle frontiere
Vane e Deleterie
di mondi in-evidenti
I figli della Favola
pretendenti all’esistenza
riscrivono
la respirazione e le indiscrezioni
dei tempi del sogno…
…tra ironiche virgolette…
Stanze dubbiose
L’insostenibile vertigine
di un GRIDO
incorreggibile
sulle orde roteanti di ombre inesorabili
su specchi frantumati moltiplicatori d’immagini
disobbedisce
come l’interminabile sorriso delle onde
al nodo dell’Inesorabile
con parole
s-finite
inesperte
indecifrabili
insufficienti
inverificabili
improprie
Senza poteri
per destabilizzare l’ossessione del pensiero
Senza talenti
per disorientare il fantasma della parola
Senza limiti
per con-fondere scrittura e silenzio
Nebbie folgoranti
Nella violenza
nera
dell’orizzonte interno
creatore/distruttore
Nebbie ristoratrici
mi raccontano
_lucidità folgoranti_
Lo scempio dell’antico compromesso
di generare
su corde di sabbia
La potente necessità di nutrire sogni e follia
Assenza di peso dei veli
Nel misterioso stato
senza tempo
pietre-parole
retaggio del cuore dei vulcani
furtivamente
come veli
volano via
semplicemente e profondamente
Senza nome
In-attesa
Una Visione
rimasta nascosta
vibra
oscilla
come uscita da un sogno
vertiginoso
Piroette…
La magnificenza della fiamma tormentata…
Il silenzio di una nube rovesciata…
La malinconia dell’ombra aspirata
…Le mie piroette
Sull’orlo di un Vulcano
E la cipria del dettaglio
Ultimo e insostenibile oltraggio
Alla Incostanza abbagliante
Confinata in una Chimera
p
r
e
c
i
p
i
t
a
.
.
¿ … ?
Nella fabbrica
delle arguzie
inabili e superflue
Gli esitanti
cacciatori d’a-(v)venire
si concedono
…la grazia di una pausa…
…
…
…
e sor-volano
e si ri-m-provano
e spro-fondano
.
.
.
I loro sogni li tra-volgono
allo stesso modo che la loro fabbrica pre-potente…
.
.
¿ Dov’è l’uscita?
¿ … ?
Intercettare
Accettare
Il brivido di un prematuro oracolo
una fessura
che silenziosamente si dilata
In intimità squisite
Sfiorati dagli abiti dell’ombra
Perduti in mondi dimenticati
Davanti
Dietro
Una porta
in piena
arginata
alienata
da una maliziosa prudenza
Con sprezzatura
Interrogarsi
Nell’anticamera delle Sfere…
In attesa
di un fragile contatto
con le multiple dimore
…
L’insistente Esercito delle Voci
si accumula sui frenetici fogli
intrappolati
dalle esiliate visioni
…
Ma i carillons del silenzio
richiamano alla mente
i privilegi ancestrali
anche nell’ostinato oblio dei sogni
…
Traversate
Nella schiuma della
zona-frontiera
…nessuna mappa disponibile…
Solo tendaggi oscuri…
Labili passaggi
che si schiudono e si sigillano
violentemente
e senza fine
su estranee città
Soggette a triviali poteri
…
E…
nelle sabbie mobili
di quest’incubo grottesco
L(‘)ORO
…in silenzio…continuano a sparire…
E…
L(‘)ORO
…son di nuovo pronti…
…PerchéL(‘)ORO hanno creduto
e L(‘)ORO ancora credono
come NOI
…a ciò che è stato detto:
“Chiedete e vi sarà dato.
Cercate e troverete.
Bussate e vi sarà aperto. “
Accadimenti plurali
Nel pacifico Archeozoico
L’enigmatico e felice popolo di Ediacara
Traduce in estrema dolcezza
La prima asprezza
Per non ferir-si
E noi… ultimi difetti di fabbricazione
…viviamo…
…in attesa…
NEL/l’ab-BRACCIO della morte…
Alchimisti di un flusso universale
(1)
Vertiginosamente immobile
Nel nulla barocco
Scortano al VUOTO
…conim-pazienza…
(1) Simbolo di Base del Diagramma di Flusso
La forma ovale o pillola rappresenta l’inizio/la fine.
Senza titolo
Nei frammenti di intatte solitudini
Non più lance di Fuoco
Ma spade di LUCE
Che incalzano…
L’evidente segreto
Di questo estenuante carosello…
Ri-Conquiste
Una sorda e cieca Materia…
(la nostra)
Vaga
Nell’universo s-composto
Si accende
Si spegne
In inutili orgasmi
… e si ri(s)catta
Con rovinose ipotesi
De-finendo
S-considerando
Rinascite abissali…
Senza titolo
Con implacabile in-utilità
E
Con irrequietezza selvaggia
Esseri magmatici
In perlustrazioni co-atte…
…Enfatici…
Tessono tele…
Anche se…
Ossessionati dagli ironici dileggi di un inganno…
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