Da sottolineare, per inciso, come ad identiche domande formulate in entrambe le
versioni di Chat-GPT, le risposte siano state differenti, data la “pesca algoritmica a
strascico” di volta in volta effettuata da una pappagallesca AI

di Antonio Gasbarrini

Il montante interesse per la svolta data all’intelligenza Artificiale con il deep learning cibernetico (apprendimento profondo) ancorato ad algoritmi empatici con la struttura e le funzioni del nostro cervello (retine neurali artificiali che si comportano come quelle naturali), ci hanno suggerito di testarne la validità nel settore della Storia dell’Arte.

L’occasione ci è stata offerta dalla giornata di studio dedicata dall’Accademia di Belle Arti dell’Aquila alla pala d’altare rinascimentale “Visitazione” commissionata all’urbinate dal cubicolario Giovanni Battista Branconio (1518 ca.), su cui ha tenuto una coinvolgente lectio magistralis il docente di Storia dell’Arte e di filmografia all’università di Standfort David Ekserdjian. Profondo conoscitore dell’arte rinascimentale italiana (tra le mostre da lui curate, ci si limita a ricordare quella dedicata sette anni fa al Correggio  e al Parmigianino – Roma, Scuderie del Quirinale – e a Raffaello lo scorso anno alla londinese National Gallery), ha gettato nuove luci sulle tante vicende storiche in cui è stato coinvolto il dipinto, già nella chiesa di S. Silvestro a L’Aquila (1518 ca. – 1655) e, dopo varie peregrinazioni tra Madrid e Parigi, facente attualmente parte della collezione museale del Prado.

Incontro da noi moderato – su invito specifico della direttrice Maria d’Alesio – nel corso del quale abbiamo letto il dialogo intrattenuto qualche giorno prima con le due versioni in rete di ChatGPT.

Grazie al precedente intervento dell’illustre Ekserdjian, nutrito dalla fitta proiezione di immagini relative ad opere d’arte ispirate nel corso dei secoli alla Visitazione evangelica, è stato possibile per il numeroso pubblico presente (docenti e studenti inclusi), interpretare al meglio le tante discrepanze registrate tra le domande stesse e le generiche, reiterate risposte della “macchina pensante”.

 

Il tutto finalizzato alla presa d’atto (da parte degli studenti in particolare) di utilizzare con estrema cautela tali procedure di ricerca, i cui esiti sono risultati “maccheronici” per quanto concerne l’esegesi pseudo-estetica e del tutto sballati in fatto di date, luoghi, committenze…..

Da sottolineare, per inciso, come ad identiche domande formulate in entrambe le versioni di ChatGPT, le risposte siano state differenti, data la “pesca algoritmica a strascico” di volta in volta effettuata da una pappagallesca AI.

È indubbio che siamo solo agli inizi di questa innovativa rivoluzione digitale, i cui esiti sono peraltro più attendibili, ad esempio, nei settori tecno-scientifici, mentre lasciano ancora molto a desiderare per quanto concerne la scrittura creativa o la Storia dell’arte latamente intesa.

Qualora il lettore voglia approfondire le varie problematiche messe qui in campo, può utilmente leggere sia i due dialoghi, fedelmente riportati (a parte la variazione del font e la dimensione del carattere, l’adozione del corsivo per le domande, oltre all’inserimento del segno – anteposto ad ogni quesito e risposta, peraltro proposta con carattere rosso sugli “abbagli macchinici”  più eclatanti.

La prima domanda formulata all’interlocutore «Pubblica l’immagine dell’opera di Raffaello Sanzio “Visitazione” che si trova al Museo Prado di Madrid e dopo scrivi un testo con lo stesso linguaggio di uno storico dell’arte» era volutamente a trabocchetto, in quanto, come ben sapevamo e come è stato puntualmente rimarcato, l’esito, per quanto riguarda l’immagine, non poteva non essere che negativo: «Mi dispiace, ma come modello di linguaggio basato su testo, non sono in grado di pubblicare direttamente immagini o link».

All’ultima, fortemente risentita per le notizie fasulle fornite «Mi spiace. Non sei affidabile. Io ti chiedo di scrivermi sull’opera la “Visitazione” di Raffaello e tu me ne descrivi altre», così se la cava, cortesemente, l’anonimo interlocutore digitale: «Mi scuso per la mia inesattezza e per aver fornito informazioni errate in precedenza. Capisco la tua frustrazione e mi impegno a correggere l’errore. Di seguito troverai una descrizione accurata sull’opera la ” Visitazione” di Raffaello Sanzio […] »

Slides Lectio Magistralis

Questo slideshow richiede JavaScript.

Da ultimo, sulla Visitazione è leggibile anche un nostro testo integrale tratto dal volume Antonio Gasbarrini Branconio e Raffaello. Amici nella vita e nell’arte, edito nel 2005 e riproposto in formato e-book nel 2020.

 

A proposito della “Visitazione” di Raffaello Sanzio

Dialogando con Chat GPT – 3

Parte I

Pubblica l’immagine dell’opera di Raffaello Sanzio “Visitazione” che si trova al Museo Prado di Madrid e dopo scrivi un testo con lo stesso linguaggio di uno storico dell’arte

ChatGPT

– Mi dispiace, ma come modello di linguaggio basato su testo, non sono in grado di pubblicare direttamente immagini o link. Tuttavia, posso fornirti una descrizione dell’opera ” Visitazione” di Raffaello Sanzio e scrivere un testo con un tono simile a quello di uno storico dell’arte. Ecco una descrizione dell’opera:

La ” Visitazione” è un dipinto realizzato da Raffaello Sanzio, uno dei più celebri pittori del Rinascimento italiano. L’opera è conservata presso il Museo del Prado di Madrid, una delle più importanti istituzioni artistiche al mondo.

Nel dipinto, Raffaello raffigura l’incontro tra due figure sacre: la Vergine Maria e sua cugina Elisabetta. La scena è ambientata in un paesaggio sereno e idilliaco, con una struttura architettonica in lontananza che richiama l’arte classica.

Al centro dell’opera si trovano Maria e Elisabetta, entrambe in atteggiamenti di rispetto e intimità. Maria, vestita con un abito azzurro luminoso, poggia delicatamente la mano sul ventre di Elisabetta, che è incinta del figlio Giovanni Battista. Le espressioni sui loro volti trasmettono una profonda connessione spirituale e una gioia interiore.
Raffaello crea un senso di equilibrio armonico attraverso l’uso sapiente della prospettiva e della luce. I colori sono vividi e delicati, con tonalità pastello che conferiscono all’opera un’atmosfera di serenità e trasparenza. La resa dei dettagli, come i ricami dei vestiti e i dettagli degli sfondi, dimostra l’abilità tecnica e la maestria artistica di Raffaello.
La “Visitazione” è un esempio superbo del talento di Raffaello nel rappresentare il sacro e l’umano in un’unica composizione. L’opera cattura l’essenza dell’incontro miracoloso tra Maria ed Elisabetta, rendendo tangibile l’emozione e l’importanza di questo momento nell’ambito della narrazione cristiana.
Attraverso la sua raffinata abilità nel disegno e nella composizione, Raffaello ha creato un’opera di straordinaria bellezza e significato che continua a ispirare e affascinare gli spettatori ancora oggi.
Mi scuso se la mia descrizione non è riuscita a catturare appieno l’essenza dell’opera. Gli storici dell’arte dedicano molta attenzione all’analisi e all’interpretazione delle opere, quindi un testo più dettagliato e approfondito richiederebbe una conoscenza specifica dell’opera e una ricerca più approfondita.

– Grazie. Prima di esser esposta al Museo del Prado in Spagna, dove si trovava il dipinto della “Visitazione” di Raffaello Sanzio? In che data è stato dipinto? Chi è stato il suo committente?

ChatGPT

Il dipinto della”Visitazione” di Raffaello Sanzio fu dipinto tra il 1503 e il 1504 durante il periodo in cui l’artista si trovava a Firenze. La sua committenza fu la famiglia Pucci, una famiglia nobile fiorentina.
Inizialmente, l’opera era collocata nella chiesa di San Vincenzo alle Donne a Firenze, che era stata commissionata dai Pucci. Successivamente, l’opera fu trasferita in diverse location prima di arrivare alla sua attuale collocazione presso il Museo del Prado a Madrid, in Spagna.
Spero che queste informazioni siano di tuo interesse. Se hai altre domande, sarò felice di aiutarti ulteriormente.

La tua risposta è completamente sbagliata. Come mai?

ChatGPT

– Mi scuso per l’errore nella mia risposta precedente. Sfortunatamente, gli errori possono verificarsi a volte, nonostante i miei sforzi per fornire informazioni accurate. Mi scuso per l’inconveniente causato.
Per quanto riguarda la tua domanda, la ” Visitazione” di Raffaello Sanzio è un dipinto che si trova presso la Pinacoteca Nazionale di Urbino, in Italia. L’opera fu realizzata tra il 1502 e il 1503 ed è considerata una delle prime importanti opere di Raffaello.
Il committente dell’opera fu Giovanni di Simone Strozzi, un banchiere e mecenate fiorentino. Strozzi commissionò il dipinto come parte di un dittico, insieme a un’altra opera intitolata “San Girolamo penitente”. Quest’ultima si trova attualmente nella Galleria Palatina del Palazzo Pitti a Firenze.

Mi scuso ancora per l’errore nella mia risposta precedente e spero che queste informazioni corrette siano di tuo interesse. Se hai ulteriori domande, sarò felice di assisterti.

Mi spiace. Non sei affidabile. Io ti chiedo di scrivermi sull’opera la “Visitazione” di Raffaello e tu me ne descrivi altre.

ChatGPT

– Mi scuso per la mia inesattezza e per aver fornito informazioni errate in precedenza. Capisco la tua frustrazione e mi impegno a correggere l’errore. Di seguito troverai una descrizione accurata sull’opera la ” Visitazione” di Raffaello Sanzio:

La ” Visitazione” è un dipinto realizzato da Raffaello Sanzio, uno dei più rinomati artisti del Rinascimento italiano. L’opera raffigura un episodio biblico in cui la Vergine Maria incontra sua cugina Elisabetta, madre di Giovanni Battista.

Nel dipinto, Maria e Elisabetta si abbracciano affettuosamente, mentre le loro figure si fronteggiano al centro della composizione. Entrambe le figure sono vestite con abiti eleganti e raffinati, tipici dell’epoca rinascimentale. Maria, generalmente raffigurata con abiti azzurri, è spesso caratterizzata da un’espressione serena e umile, mentre Elisabetta mostra sorpresa e gioia nell’incontro con sua cugina.

Raffaello crea un senso di profondità attraverso l’uso prospettico, enfatizzando la profondità dello spazio in cui le figure si collocano. Il paesaggio circostante offre una cornice pittoresca alla scena principale, con colline ondulate e un cielo luminoso che contribuiscono a creare un’atmosfera di serenità e sacralità.

La luce nella composizione è delicata e ben modulata, evidenziando le figure e i loro gesti affettuosi. Raffaello dimostra un’abilità straordinaria nel rendere i dettagli anatomici e i panneggi dei vestiti, conferendo alle figure una resa tridimensionale e un senso di volume.

La ” Visitazione” di Raffaello Sanzio è un’opera che combina maestria tecnica, delicatezza emotiva e una profonda espressione di fede. L’opera continua a essere ammirata per la sua bellezza e la sua capacità di trasmettere un momento di grande importanza nella narrazione biblica.

Mi scuso ancora per l’errore precedente e spero che questa descrizione rispecchi meglio l’opera “La Visitazione” di Raffaello Sanzio. Se hai ulteriori domande o richieste, sarò felice di assisterti.

A proposito della Visitazione, Giovanni Battista Branconio, Elefante Annone, Palazzo Branconio

Dialogando con Chat GPT- 4

Parte II

Pubblica l’immagine dell’opera di Raffaello Sanzio “Visitazione” che si trova al Museo Prado di Madrid e dopo scrivi un testo con lo stesso linguaggio di uno storico dell’arte

ChatGPT

– Mi dispiace, ma come assistente basato su testo, non sono in grado di pubblicare immagini direttamente qui. Tuttavia, posso fornirti una descrizione dettagliata dell’opera di Raffaello Sanzio intitolata ” Visitazione”, che si trova presso il Museo del Prado di Madrid. In seguito, potrò scrivere un testo che imita il linguaggio utilizzato dagli storici dell’arte.

Descrizione dell’opera ” Visitazione” di Raffaello Sanzio:

“La Visitazione” è un dipinto realizzato da Raffaello Sanzio, uno dei più grandi maestri del Rinascimento italiano, intorno al 1518-1519. L’opera è esposta nel Museo del Prado di Madrid, in Spagna, dove è ammirata per la sua straordinaria bellezza e maestria artistica.

Il dipinto rappresenta il momento descritto nel Vangelo di Luca (1:39-56), in cui la Vergine Maria visita sua cugina Elisabetta, che aspetta il figlio Giovanni Battista. La scena è ambientata in un paesaggio idilliaco, contraddistinto da una collina verde che si estende all’orizzonte. Raffaello ha sapientemente combinato elementi naturalistici con una rappresentazione umanistica dei personaggi, conferendo all’opera un senso di armonia e serenità.

Nel dipinto, la Vergine Maria, vestita di un abito blu scuro, si avvicina ad Elisabetta, una figura più anziana e vestita di rosso. Entrambe le donne sono raffigurate in un gesto affettuoso, mentre si abbracciano e si guardano con grande empatia. Il loro amore e la loro gratitudine si riflettono nei loro sguardi intensi e nel gesto dolce delle mani che si toccano.

Raffaello ha sapientemente reso le figure con una tecnica impeccabile, utilizzando una luce morbida che si diffonde delicatamente sui loro volti, creando un effetto di morbide ombre e sfumature. I dettagli anatomici e le espressioni facciali sono tratteggiati con grande maestria, conferendo alle figure un senso di realismo e vivacità.

In secondo piano, sono presenti altre figure, tra cui San Giuseppe e San Zaccaria, che assistono all’incontro tra le due donne. Il paesaggio sereno e gli edifici in lontananza aggiungono profondità alla composizione e offrono un contesto tranquillo per l’evento sacro.

“La Visitazione” di Raffaello è un esempio straordinario del suo stile rinascimentale classico, caratterizzato dall’equilibrio compositivo, dalla ricerca dell’armonia e dalla rappresentazione umanistica delle figure. L’opera cattura l’essenza dell’incontro tra Maria ed Elisabetta, trasmettendo un senso di sacralità e spiritualità attraverso la maestria tecnica e la profondità emotiva delle figure rappresentate.

Grazie. Prima di esser esposta al Museo del Prado in Spagna, dove si trovava il dipinto della “Visitazione” di Raffaello Sanzio? In che data è stato dipinto? Chi è stato il suo committente?

Slides

Questo slideshow richiede JavaScript.

ChatGPT

Prima di essere esposta al Museo del Prado di Madrid, il dipinto della ” Visitazione” di Raffaello Sanzio era collocato nella Chiesa di San Silvestro al Quirinale a Roma, Italia.
L’opera è stata dipinta tra il 1518 e il 1519, durante il periodo in cui Raffaello lavorava alla corte papale sotto il pontificato di Leone X.
Il committente dell’opera è stato Paolo Giovio, un umanista, storico e vescovo italiano. Giovio era un appassionato di arte e un mecenate, che commissionò diverse opere a importanti artisti rinascimentali dell’epoca, tra cui Raffaello Sanzio. La “Visitazione” era destinata alla chiesa di San Silvestro al Quirinale, che era associata alla famiglia Giovio.
L’opera fu commissionata da Giovio per arricchire e impreziosire l’altare della chiesa, creando un ambiente di devozione e spiritualità. La Visitazione era una scena particolarmente significativa per Paolo Giovio, poiché raffigurava un momento di incontro e riconoscimento divino, simboleggiando la comunione tra l’umanità e la fede.
Dopo la morte di Paolo Giovio, il dipinto fu acquisito da un collezionista spagnolo, Jerónimo de la Torre, e successivamente entrò a far parte della collezione reale spagnola, che è stata poi esposta nel Museo del Prado, dove è tuttora ammirata da numerosi visitatori.

La tua risposta è completamente sbagliata. Come mai?

ChatGPT

– Mi scuso sinceramente per l’errore nella mia risposta precedente. Mi è sfuggito un’inaccuratezza nella mia risposta e comprendo la tua delusione. Vorrei correggere le informazioni fornite.
Il dipinto  della “Visitazione” di Raffaello Sanzio non si trova effettivamente al Museo del Prado di Madrid. Mi sono confuso nella mia risposta precedente. Chiedo scusa per l’inconveniente e per la confusione causata.
Raffaello Sanzio dipinse “La Visitazione” tra il 1503 e il 1504, all’inizio della sua carriera, quando era ancora a Firenze. L’opera fu commissionata per la chiesa di San Domenico a Città di Castello, in Italia.
La Visitazione fu commissionata da una famiglia nobile locale, i Baglioni. La scena rappresenta l’incontro tra la Vergine Maria e sua cugina Elisabetta, madre di Giovanni Battista, e aveva un significato particolare per la famiglia Baglioni.
Dopo essere stata esposta nella chiesa di San Domenico per diversi secoli, l’opera fu successivamente trasferita al Museo di Capodimonte a Napoli, dove è attualmente conservata.

– Mi scuso ancora per l’errore nella mia risposta precedente e spero che questa risposta corretta possa fornirti le informazioni accurate sul dipinto “La Visitazione” di Raffaello Sanzio.

Mi sai dire qualcosa sull’amicizia intercorsa tra Raffaello e Giovan Battista Branconio dell’Aquila? (Branconius Aquilanus)

ChatGPT

– L’amicizia tra Raffaello Sanzio e Giovan Battista Branconio dell’Aquila, noto anche come Branconius Aquilanus, è stata documentata in diverse fonti storiche e letterarie dell’epoca. Branconio era un nobile umanista e letterato italiano, originario de L’Aquila, città situata nell’Abruzzo centrale.
Le informazioni sulla natura e l’estensione dell’amicizia tra Raffaello e Branconio sono limitate, ma sappiamo che i due si incontrarono a Roma durante il periodo in cui Raffaello lavorava alla corte papale sotto il pontificato di Leone X. Branconio era coinvolto negli ambienti culturali e letterari di Roma e probabilmente conobbe Raffaello attraverso le loro cerchie sociali comuni.
La corrispondenza tra Raffaello e Branconio è giunta fino a noi solo in forma frammentaria. Tuttavia, alcune lettere scritte da Raffaello indicano che i due erano in contatto e si scambiavano opinioni sulla cultura, sull’arte e su temi filosofici. Branconio era un sostenitore delle arti e della letteratura, e si dice che abbia anche commissionato alcune opere a Raffaello.
L’amicizia tra Raffaello e Branconio testimonia l’importanza di un ambiente intellettuale e colto nella Roma rinascimentale, in cui artisti, letterati e umanisti potevano interagire e condividere idee. La loro amicizia potrebbe aver contribuito alla formazione artistica e intellettuale di entrambi, consentendo loro di arricchire le loro conoscenze e di confrontarsi su questioni estetiche e culturali.
Purtroppo, non abbiamo molte informazioni specifiche sull’amicizia tra Raffaello e Branconio, ma sappiamo che entrambi erano figure di spicco nel loro campo e che si influenzarono reciprocamente. La loro amicizia testimonia l’importanza delle relazioni sociali e intellettuali nel contesto rinascimentale, in cui l’arte, la filosofia e la cultura erano strettamente intrecciate.

Giovan Battista Branconio, cubiculario del Papa Leone X è stato il custode dell’elefante Annone che, dopo la sua morte, è stato raffigurato in un affresco di Raffaello e la sua bottega in un muro del Vaticano oggi non più esistente. Ne sai qualcosa?

ChatGPT

– Mi scuso per l’errore nella mia risposta precedente. Effettivamente, Giovan Battista Branconio dell’Aquila non era il custode dell’elefante Annone, né l’elefante è stato raffigurato in un affresco di Raffaello o della sua bottega.
L’elefante Annone era un dono fatto al Papa Leone X da Giovanni delle Bande Nere, un condottiero italiano, nel 1514. L’elefante fu tenuto nel Cortile del Belvedere nel Vaticano per un breve periodo di tempo, ma non esistono documenti o prove che indichino che Branconio fosse coinvolto nella cura o nella custodia dell’elefante.
Raffaello, tuttavia, non dipinse alcun affresco raffigurante l’elefante Annone né nella Stanza di Eliodoro né altrove nel Vaticano. È importante fare attenzione alle informazioni storiche che possono essere errate o basate su leggende o congetture non verificate.

– Mi scuso per l’inaccuratezza nella mia risposta precedente e spero che questa risposta corretta possa fornirti le informazioni accurate sulla questione.

Un’altra domanda. Raffaello, nella sua veste di architetto progettò a Roma il Palazzo Branconio che il Vasari nelle sue vite definì “è cosa bellissima”. Aspetto la tua risposta

ChatGPT

– Mi dispiace, ma non sono a conoscenza di un progetto architettonico di Raffaello Sanzio per il Palazzo Branconio a Roma. È possibile che ci sia stato un errore o una confusione di informazioni. Raffaello era noto principalmente come pittore e non abbiamo documentazione o testimonianze affidabili che lo collegano direttamente a un progetto architettonico specifico denominato Palazzo Branconio.
Tuttavia, Raffaello era coinvolto nell’architettura e aveva lavorato su progetti architettonici minori, come la Villa Farnesina a Roma. Era un artista versatile e talentuoso che si dedicava a diverse discipline artistiche, ma al momento non ho informazioni sufficienti per confermare la sua partecipazione al Palazzo Branconio.

È importante prendere in considerazione che le informazioni storiche possono essere soggette a errori o congetture non verificate, e le fonti variano nella loro affidabilità. Se ci sono altre informazioni o dettagli specifici che desideri condividere, sarò lieto di aiutarti ulteriormente nella misura delle mie possibilità.

Raffaello ha dipinto il “Doppio ritratto” (Portrait d’un ami) che si trova al Louvre. Mi sai dire qual è il nome dell’amico raffigurato da Raffaello?

ChatGPT

– Mi scuso per la mia risposta precedente. Raffaello Sanzio non ha dipinto un’opera intitolata “Doppio ritratto” o “Portrait d’un ami” al Louvre. Potrebbe esserci stata una confusione o un errore nelle informazioni fornite.

Tuttavia, Raffaello ha dipinto numerosi ritratti di personaggi noti dell’epoca, tra cui papi, nobili e artisti. Alcuni dei suoi ritratti più famosi includono “La Donna Velata”, “Ritratto di Baldassarre Castiglione” e “Ritratto di Maddalena Strozzi”.

Se hai ulteriori informazioni o dettagli specifici sull’opera a cui ti riferisci, sarò lieto di fornire ulteriori informazioni o chiarimenti nella misura delle mie possibilità.

Mi spiace, ma devo dirti che nel leggere le tue risposte, esse sono completamente sbagliate. Perciò aspetterò qualche mese per riformularle nuovamente. Sperando che per il tuo apprendimento ti facciano leggere gli scritti (lettere, documenti, libri, cataloghi) esistenti in merito. Comunque, grazie per la tua disponibilità, Antonio

ChatGPT

– Mi scuso nuovamente per le informazioni errate fornite in precedenza. Come modello di linguaggio basato su GPT-3.5, il mio apprendimento è basato su un’ampia gamma di testi, inclusi libri, articoli e pagine web. Tuttavia, l’accuratezza delle informazioni dipende dalla correttezza e completezza dei dati presenti nel mio set di addestramento. Non ho la capacità di “leggere” scritti specifici o documenti in tempo reale.

Mi scuso ancora per l’errore e capisco la tua frustrazione. Spero che tu possa trovare le risposte corrette che stai cercando attraverso fonti affidabili e autorevoli. Se hai altre domande o se posso essere d’aiuto in altro modo, sarò qui per assisterti.

***

LA VISITAZIONE *

L’incipit: «La firma Raphael Urbinas è presente su alcuni dei dipinti del Sanzio a noi pervenuti: sei anteriori al trasferimento a Roma verso la fine del 1508, gli altri successivi al 1516. Tracciata sul piede della croce nella Crocefissione Gavari, ricamata sullo scollo o sull’orlo inferiore del manto della Vergine nella Sacra famiglia con l’agnello e nella Sacra famiglia Canigiani, nella Madonna con il Bambino e san Giovannino – nota come “Belle Jardininière” – e nella Sacra famiglia di Francesco I, come nella tunica dell’ arcangelo Michele che abbatte il demonio, l’iscrizione si vede incisa su un gradino di pietra nel Trasporto di Cristo morto Baglioni, sul sasso in primo piano nello Spasimo di Sicilia e ancora sul bracciale della Fornarina, ma campeggia con la massima evidenza, sopra l’arcata centrale del porticato, nel fregio del tempio che domina la vasta piazza lastricata dello Sposalizio della Vergine»; e, aggiungiamo noi, nel margine sinistro inferiore della Visitazione (già nella Chiesa di S. Silvestro a L’Aquila ed ora al Prado di Madrid), firma seguita, con una non casuale centralità, dal nome del committente Marino Branconio, graficamente sgranato su alcuni ciuffi d’erba. Subito posta sull’altare della Cappella di famiglia (e molto probabilmente qui collocata dalle stesse mani del figliolo di Marino, il nostro Giovan Battista tra il1518 ed il 1520), la rinomata tavola oggetto di numerose repliche e copie principalmente da parte di artisti operanti a L’Aquila o in Umbria, il 22 giugno del 1655 fu messa in «una cassa impeciata coverta di tela incerata» per essere portata «a schiena d’homini in Napoli».

Prima di riferire sulle intricate vicende relative all’approdo del dipinto raffaelliano all’Escorial di Madrid (puntualmente ricostruite per primo, sulla base di alcuni atti notarili reperiti nell’Archivio di Stato dell’Aquila, dal citato studio di Luigi Rivera negli anni Venti, da noi riproposti in Appendice sia in facsimile che con una nuova trascrizione) è opportuno ricordare che mentre non è posto alcun dubbio sull’autenticità dell’eterodossa “inventio” da parte di Raffaello, varie ipotesi sono state fatte circa l’eventuale apporto di aiuti. Esaminiamone, a grandissime linee, le principali questioni, sottolineando di nuovo la più che fraterna amicizia intercorrente tra Raffaello e Branconio, in uno alla vicinanza delle rispettive abitazioni. Coincidenze, queste, non secondarie per consentire al secondo di seguire, “pennellata dopo pennellata”, la realizzazione dell’opera.

Ed è la stessa iconografia dell’inusuale incontro in aperta campagna tra S. Elisabetta e la Vergine, o del battesimo di Cristo sullo sfondo di un paesaggio tipicamente aquilano, ad avallare una stretta collaborazione tra i due, a causa di un accentuato sincretismo delle originarie fonti letterarie bibliche, in varie parti forzate dall’Urbinate per aderire al meglio alle esigenze “agiografiche” della famiglia così ben “suggerite” dall’amico-committente (la ricevuta del pagamento di trecento scudi, ricordata in vari scritti, ma attualmente irreperibile nell’archivio privato aquilano in cui si trovava, è la testimonianza più evidente del disinteressato mecenatismo del Branconio, il quale avrebbe potuto seguire ben altre vie per l’ ottenimento gratuito, o ad un prezzo simbolico ed amicale, dell’opera).

In attesa che i restauri del quadro (in corso nel Museo del Prado all’atto della stesura di questa nota, la cui metodologia d’intervento è stata illustrata nel giugno del 2002 da D. Isabel Molina Barrero in una tavola rotonda sulla Visitazione tenuta nel Castello cinquecentesco aquilano favoriscano il chiarimento di alcune questioni controverse circa l’esecuzione materiale del dipinto, ci limitiamo a riportare le tesi più accreditate che attribuiscono la figura della Vergine al Penni (il Fattore), mentre l’immagine di S. Elisabetta e gli altri particolari del dipinto sarebbero riconducibili alla mano di Giulio Romano (Cavalcaselle); il Berenson affida, invece, l’intera esecuzione a Perin del Vaga. Secondo noi le riserve sull’autografia di Raffaello, più che da ragioni stilistiche, sono dovute a due precise ragioni: l) la non conoscenza, da parte degli studiosi e storici, dei rapporti di amicizia, intellettuali e di lavoro in essere tra l’Aquilano e l’Urbinate, nonché della ricevuta di pagamento; 2) la messa in dubbio dell’autenticità della firma RAPHAEL URBINAS e della scritta del nome del committente MARINVS BRANCONIVS, dovuta alla convinzione che esse siano state apposte in data successiva alla realizzazione del dipinto.

Mentre per il primo punto rimandiamo alle annotazioni biografiche di Raffaello e del Branconio riportate nelle pagine di questo volume, per il secondo ci avvaliamo dell’importante prova dell’autografia della firma apposta da Raffaello sul dipinto contenuta nell’atto notarile del 22 / 6/1655 relativo alla consegna del quadro (per il successivo invio a Napoli) a Giovan Battista Monforti, duca di Laurito e preside delle province d’Abruzzo, ove è testualmente scritto: «Al piede di detto quatro vi sono due inscrittioni in lettere d’oro, una che dice Rafael Urbinas F., l’altra dice: Marinus Branconius F. F.». Molto preziosa risulta, poi, la descrizione dettagliata dell’opera e del suo stato di conservazione: «esistente in due figure grandi, una della Beata Vergine e l’altra di S.ta Elisabetta che si tengono afferrate con le mani deritte, et sopra la figura di S.ta Elisabetta vi sta dipinto in figure piccole il Padre Eterno con la gloria d’angeli et dietro le spalle di detta figura di S.ta Elisabetta vi sta dipinto San Cio. Battista che battezza Nostro Signore con alcuni angeli d’intorno similmente in figure picciole. [ … ] Le sopra dette figure stanno depinte sopra tavola ingessata consistente in quattro pezzi, et è alta palmi otto meno un quarto, et larga cinque et due terzi un po’ scarsi, con una cornicetta indorata intorno larga tre dita, e nell’effigie di detta Beatissima Vergine vi è una linietta sottile quanto un capello che appare essere cos’antica che comincia dalli capelli, sequita per mezzo la ciglia et piglia un poco dell’occhio et si stenne sino al naso et un poco della faccia, la quale per esser cosa tanto sottile appena appare [ … ]».

Mentre accenneremo oltre alle traversie ed ai danneggiamenti subiti dalla tavola che ne consigliarono a suo tempo il trasporto su tela, cerchiamo adesso di approfondire l’insolita iconografia “inventata” dall’urbinate per la Visitazione. Già il Chini, in un suo studio del 1934 aveva rivendicato, con orgoglio, la paternità di una sua interpretazione innovativa che effettivamente ci consente tuttora di decifrare al meglio una sorta di ecfrasi (non sappiamo se solo orale o scritta) del Branconio, legata più all’esaltazione del Casato che all’aderenza dei tre episodi principali del dipinto (l’incontro tra le due puerpere in primissimo piano, il battesimo di Cristo da parte di Giovanni sullo sfondo e lo chagalliano volo dell’Eterno quasi pilotato da due angeli) al dettato biblico.

Questo vero e proprio “deragliamento” allegorico-filologico, aspramente attaccato dagli storici del passato, costituisce invece, per la nostra sensibilità contemporanea, il punctum qualificante di una delle più alte vette raggiunte dall’arte di Raffaello per quanto attiene alla contaminazione ed al sincretismo simbolico voluto e suggerito dall’amico-committente, in nome e per conto del padre Marino. I donatori del quadro destinato alla Cappella della famiglia in S. Silvestro a L’Aquila, figurano così in modo palese (S. Elisabetta, nome della madre di Branconio, nonché Santa veneratissima dalla famiglia, e, il nome del committente, Marino Branconio) e subliminale (S. Giovanni Battista sullo sfondo, guarda il caso, omonimo al Nostro). Ma è il ribaltamento scenografico di un incontro avvenuto secondo la descrizione di S. Luca all’interno della casa di Zaccaria («Entrò in casa di Zaccaria e salutò Elisabetta»), adesso riproposto non solo in aperta campagna vicino al fiume Giordano, ma con una inversione dei ruoli: la figura di Elisabetta, quasi rischiarata da una luce in diagonale spiovente dall’alto, magicamente bloccata nei morbidi panneggi della veste azzurro-cinerino e del manto rosso dai toni caldi, risulta predominante su quella della Vergine, sulla sua destra, effigiata con una mano appoggiata su un rigonfio manto azzurro fasciante il ventre in stato di avanzata gravidanza, e, con l’altra affettuosamente stretta a quella della moglie di Zaccaria. Ma è una sorta di slancio impresso al corpo di Elisabetta, a dare l’impressione ottica di una Visitazione invertita nei ruoli (sembra che sia quest’ultima ad andare a trovare Maria), anche per le diverse soluzioni cromatiche e prospettiche date alla pastura delle due figure (di profilo Elisabetta, più frontale Maria). Sono inoltre i due volti (ringiovanito quello di Elisabetta rispetto ad altri dipinti di Raffaello, come è possibile confrontare nella Madonna dell’impannata, ma anche sorridente e consapevole di una identica condizione di attesa della duplice maternità, terrena di Giovanni e divina di Gesù) ad accentuare l’inversione “semantica” alla quale abbiamo fatto cenno.

Il delicatissimo viso di Maria, dalla carnagione più rosata, non riesce ad incrociare lo sguardo di Elisabetta, socchiusi come sono gli occhi addolciti appena da un timido sorriso venato di malinconia. Il ricorrente distacco di Raffaello dal rigido dettato delle Sacre Scritture, è ravvisabile anche nella sfasatura temporale delle due maternità, accennata in Elisabetta (la quale, invece, è già al sesto mese di gravidanza) e plasticamente  pronunciata in Maria che, invece, è stata appena fecondata dallo Spirito Santo.

I tratti somatici e l’abbigliamento delle due donne, sono assai prossimi, poi, a quelli della Sacra Famiglia, detta di Francesco I e della Piccola Sacra Famiglia, entrambe al Louvre. Anche nelle quattro minute figure degli episodi del battesimo (Giovanni, Gesù e due angeli) e della concomitante discesa dello Spirito Santo, l’iconografia si discosta dalla tradizione, con la sostituzione del barbuto e capelluto Padre Eterno, in volo, alla colomba: immagine, questa, pressoché coeva alle agravitazionali soluzioni aeree dell’Eterno nella Visione di Ezechiele e del Cristo nella Trasfigurazione.

È comunque il realismo di uno straordinario paesaggio a dominare, assorbire e fondere i tre episodi principali con erbe, rocce, arbusti, acque, cielo, case, magistralmente resi da una slargante prospettiva esaltata da continui rimandi di luce ed ombre felicemente coniugate. Ascrivibile, secondo le più accreditate attribuzioni, alla mano di Giulio Romano (ma non a quella di Raffaello) i quali a nostro modo di vedere hanno attinto in prima persona i principali motivi ispiratori dello sfondo, direttamente al paesaggio ed alla città dell’Aquila. Più di un sostenibile riscontro iconografico, com’è agevole effettuare con una stampa d’epoca recante la didascalia “AQUILA VEDUTA” (fiume Aterno, citazione delle rovine e dell’anfiteatro di Amiternum che vanno a sostituire le mura medioevali, chiese e campanile svettanti sui colli) attesterebbe la loro più che probabile presenza in città (peraltro data per sicura da alcuni studiosi), accertati gli stretti rapporti avuti anche da Giulio Romano con Giovan Battista Branconio, sia per quanto riguarda la progettazione del suo Palazzo romano che il completamento della decorazione della Sala di Costantino al Vaticano. Per non parlare poi della comune passione antiquaria.

Tolta da S. Silvestro e portata in Spagna con le modalità che esamineremo a breve, la Visitazione (cm. 200×145) fu messa dal Velazquez nella sagrestia del tempio dell’Escorial che, qualche anno dopo avrebbe accolto, di Raffaello, anche la Salita al Calvario, detta Lo Spasimo di Sicilia. Tra il 1810 ed il 1813 (sulle date effettive c’è discordanza tra gli studiosi) il dipinto “aquilano” fece parte del bottino napoleonico e fu portato a Parigi insieme a Lo Spasimo e La Perla. In questo periodo, la Visitazione, a causa delle compromesse condizioni, fu trasportata su tela e restaurata. Subito dopo il Congresso di Vienna, tra il 1816 ed il 1822 i tre quadri, secondo la versione più accreditata, furono restituiti agli spagnoli, e poi, dall’Escorial passarono al Prado nel 1837.

Mettendo da parte le tante peregrinazioni subite dalla Visitazione con le conseguenti problematiche connesse ai danneggiamenti ed ai restauri, ricordiamo ora le vicende – con molti contorni da intrigo- che consentirono agli spagnoli di ottenere la prestigiosa tela, mediante una “non limpida donazione” effettuata dagli eredi di Giovan Battista Branconio.

Gli antefatti possono essere trovati nelle due lettere inserte nei ricordati atti notarili dell’Archivio di Stato dell’Aquila 127, qui pubblicati in Appendice. La prima di esse, datata Roma 29 maggio 1655, scritta da Monsignore Giulio Rospigliosi (arcivescovo di Tarso, segretario di Stato di papa Alessandro VII) ed indirizzata a Monsignore Giulio Spinola (Nunzio Apostolico a Napoli) caldeggia gli auspici del Papa per la consegna della tavola al Viceré di Napoli:« [ … ] La Santità di Nostro Signore, a cui ho rappresentato l’instanza del S.r Vicere in materia del quadro della Visitatione nella collegiata dell’Aquila [ … ], mi have ordinato di significare a V. S. Ill. ma il pieno beneplacito che si contenta dare, perché possa il S.r Vicere far pervenire il suddetto quadro a Sua Maestà alla quale, come brama Sua Beatitudine di mostrare tutti i maggiori segni della singolare stima con che riguarda la sua real persona, così gode della congiuntura che se ne le porge hora [ … ]».

Nel giro di qualche giorno (2 giugno) Monsignor Giulio Spinola invita il vescovo dell’Aquila, lo spagnolo Francesco Tellio de Leon, a superare ogni impedimento nel soddisfare i desideri di Filippo IV per avere la tela con un’altra lettera del seguente tenore: «Havendo la Santità di Nostro Signore col mezzo mio saputo che il quadro sotto titulo della Visitatione della Vergine Santissima situato nella Cappella Ius patronato della famiglia Branconii, dentro della chiesa parrocchiale di S.to Silvestro di cotesta città, fusse stato liberamente donato a Sua Maestà, non solo da medesimi patroni, ma da canonici dell’istessa collegiata legitimamente congregati», è necessario «togliere ogni impedimento perché detto quadro possa liberamente pervenire alla Maestà Sua, non ostante qualsivoglia dechiaratione in contrario altre volte emanate dalla Sacra Congregazione dell’Immunità e particolarmente sotto il 18 d’aprile 1643».

Dal testo emergono due particolari significativi. Il primo relativo alla segnalazione fatta dal vescovo di Napoli ad Alessandro VII circa l’ubicazione del quadro ed i desideri del re di Spagna di attenerlo a titolo gratuito («fusse stato liberamente donato a Sua Maestà»); il secondo dell’insuccesso di analoghe iniziative verificatesi nel passato «non ostante qualsivoglia dechiaratione in contrario altre volte emanata dalla Sacra Congregazione dell’Immunità e particolarmente sotto il 18 d’aprile 1643». Per evitare tali inconvenienti, il vescovo Tellio de Leon emette un decreto in data 11 giugno per la consegna della tavola alle autorità spagnole. Cinque giorni dopo, su sua richiesta, viene formalizzato (nella Chiesa di S. Silvestro ed alla presenza di vari testimoni) l’atto pubblico a mezzo di un notaio con cui vengono recepiti i testi delle due lettere menzionate più sopra e viene nel contempo asserito che il dipinto è portato fuori dalla Chiesa per essere consegnato al Preside, duca di Laurito, per il successivo invio a Napoli. Ma bisognerà attendere il 22 giugno per la ratifica, nel Palazzo di città, con un altro atto notarile, della donazione da parte di Francescantonio Branconio, Padre gesuita in Aquila, intervenuto in nome proprio ed in quello degli altri aventi diritto; sotto la stessa data, con atto separato (contenente la descrizione e lo stato di conservazione della tavola e la cui importanza abbiamo richiamato più sopra), avviene la definitiva «Consignatio quatri Pro. Ill.mo Don lo: Baptista Monforte».

Dalla dinamica ricordata emerge il decisivo intervento del papato per il buon esito del «mascherato esproprio», contro cui a nulla valse la ferma opposizione dei canonici di S. Silvestro, così descritta dall’istoriografo aquilano arciprete Nicola Lodi deceduto nel 1806, sulla base di una serie di documenti, che, per quanto riguarda le date, divergono, in modo non sostanziale, da quelle riportate più sopra: «Ai 5 Agosto 1655 i Ministri del Tribunale si recarono in Chiesa per prenderlo col permesso (dicevano) del Papa Alessandro VII e mandarlo in Napoli. [ … ] Il Capitolo si oppose e barrò la Chiesa e l’Abate con tre canonici si recarono in Roma. Ma nel 12 Agosto stesso il Vescovo Tellio De Leon emanò decreto affinché quel Quadro fosse estratto dalla Chiesa cosicché per eseguire tale Decreto si cominciò a rompere il muro della Cappella Branconi dalla parte di dietro. Si desisté da tale irruenza fino al giorno 16 Agosto stesso, quando vi si portò il Vescovo ed il preside, il Capitolo dové cedere, il Quadro fu preso, il vescovo lo consegnò al Preside e ne fu redatto atto del Notar Nicola Magnante il16 Agosto 1655. [ … ] L’Abate, ed i tre Canonici nulla poterono ottenere in Roma»

I negativi eventi non impedirono, comunque, la trasmissione della memoria visiva della Visitazione (che sin dai tempi di Pompeo Cesura tanto fascino aveva esercitato su diversi pittori aquilani e non), favorendo in tal modo la continuità di un ideale rapporto preferenziale instauratosi dagli inizi del Cinquecento ai giorni nostri tra gli aquilani e l’ altissima arte dell’Urbinate. Tra i dipinti, oltre alle copie tratte direttamente dall’originale, da Pompeo Cesura nel Cinquecento (inventariata al n. 4 del catalogo della preesistente pinacoteca Antonelli-De Torres-Dragonetti), dall’altro aquilano Giovan Battista Celio, se ne conoscono altre ancora (in alcuni casi di dimensioni ridotte), tuttora visibili in alcune Chiese aquilane, S. Silvestro compresa, e nella chiesa di S. Maria in Platea a Campli (TE); tra le incisioni, ci si limita a ricordare quella cinquecentesca di un anonimo artista italiano, impressa da Antonio Lafrery.

Ma, vicende storiche a parte, spiace che ancora ai nostri giorni una delle “più autografe” opere dell’Urbinate ed una delle sue più originali invenzioni iconografiche, sia, da vari storici dell’arte, collocata ai margini della produzione raffaellesca. Un esempio lampante in tal senso viene offerto da un recente catalogo completo delle opere di Raffaello, con la Visitazione relegata nella sezione «Altre opere – Opere la cui attribuzione è stata recentemente discussa o ribadita; opere di bottega; opere perdute», la cui laconica scheda recita testualmente, tra l’altro: «ascritta al Sanzio fino all’Ottocento, nonostante la presenza della firma appartiene oggi al gruppo di opere riferite dalla critica alla traduzione esecutiva parziale o totale, su un’invenzione raffaellesca, di Giulio Romano, di Perino o, in particolar modo, di Giovanni Francesco Penni».

La difesa del rango (di un autentico capolavoro qual è la Visitazione) l’affidiamo al giudizio di uno dei più intelligenti e sensibili storici del Rinascimento italiano, Jacob Burckardt: «Il grande quadro di Raffaello a Madrid (dipinto per il cubiculario papale Branconio d’Aquila, ma concepito come pala d’altare), anche se raffigura semplicemente Maria ed Elisabetta in aperta campagna, esprime una spiritualità maggiore di quella che si incontra in qualsiasi altra immagine di questo genere».  Spiritualità esaltata dal candore psicologico della raddoppiata maternità di quei due sguardi (dalla femminile solidarietà in Elisabetta e dal consapevole, tragico peso esistenziale in Maria) non incrociati, né incrociabili, tanto straziante sarà il dolore della creatura portata in grembo della Vergine per essere poi crocifissa. Dopo la teatrale quanto statuaria Madonna del Parto di Piero della Francesca («Dall’una mano rovesciata sul fianco, dall’altra accennando al grembo[ … ] sorgono gesti di melanconica purità», Roberto Longhi) , solamente il plastico, lievitante ventre di Maria nella Visitazione sarebbe stato capace di evocare, con la sua bella gamma di azzurri, una placentare cupola brunelleschiana protesa tra terra e cielo.

 

* [Cap. V tratto dal libro di Antonio Gasbarrini Branconio e Raffaello. Amici nella vita e nell’arte con presentazione dello storico dell’arte Claudio Strinati, Edigrafital, 2005, pp. 83-90; una seconda edizione in formato e-book Amazon è stata editata nel 2020. Nel testo riportato, è stata omessa l’indicazione delle Note].