La poesia è simbolica, sempre, e in questo senso è enigmatica e misteriosa. E in ciò consiste il suo fascino, la sua bellezza

di Marco Tabellione

Molto spesso si solleva il problema della sopravvivenza della poesia, o al contrario del tramonto dell’arte poetica, e ciò accade da tempo. Non per niente nel suo discorso, durante il ritiro del premio Nobel, Montale non poté evitare il titolo È ancora possibile la poesia?

Ora quel testo andrebbe riletto più che mai, perché l’autore degli Ossi di seppia in quell’occasione chiedendosi se la poesia come arte possa avere futuro nell’era delle comunicazioni di massa (a quel tempo appena agli inizi) dà vita ad una descrizione abbastanza esaustiva di tutte le opportunità che la poesia ha nel mondo attuale e delle nuove forme che essa può toccare. Anche questo aspetto viene sottolineato da Montale quando riconosce che la poesia ormai non ha più confini netti, e si ritrova in tante altre arti come poeticità, o atmosfera.

Tuttavia va detto che la poeticità non è poesia pura, e il fatto che l’arte dei versi oggi possa assumere tanti abiti differenti, non esclude la possibilità che essa possa ancora consistere, nella sua autenticità essenziale e vergine, in caratteristiche che non è possibile ritrovare in altri linguaggi, o che almeno non siano peculiari di altri linguaggi.

Dunque occorre chiedersi, cos’è peculiare della poesia? Quale aspetto le è più proprio e quale le consentirà di sopravvivere nel tempo, grazie all’unicità di questo aspetto?  Per quanto sia in fondo assolutamente vero ciò che afferma il poeta Davide Rondoni, secondo il quale la poesia non potrà mai morire, poiché nel profondo non rappresenta un fenomeno culturale, ma un fenomeno antropologico.

Ma se dunque la poesia non morirà, chiediamoci quale sia la sua natura più profonda, quella sostanza fondamentale che potrà sopravvivere con lei. Da questo punto di vista le ipotesi possono essere davvero tante, perché ogni volta che si cerca, in tanti contesti, di definire cosa sia essenziale nella poesia, si giunge ad avere un elenco di fattori abbastanza nutrito. Così si parla di musicalità, di soggettività, di schemi ripetitivi, ecc.

Tuttavia io credo che la sostanza basilare della poesia sia una soltanto, e sia da ricercare nella sua natura simbolica. La vocazione simbolica, ecco ciò che davvero appare come essenziale dell’arte poetica. Simbolismo, ovvero la tendenza e la possibilità di trattare le tematiche mediante il ricorso a connotazioni, emblemi,  correlativi oggettivi, analogie, metafore, similitudini e quant’altro. Tante possono essere infatti le possibilità retoriche della poesia, ma se andiamo a fondo, anche nell’ambito della sinestesia o dell’aspetto ossimorico, ci accorgiamo che tutte rimandano alla sostanza del simbolo.

La poesia è simbolica, sempre, e in questo senso è enigmatica e misteriosa. E in ciò consiste il suo fascino, la sua bellezza. E quando la individuiamo in altre forme d’arte, in momenti esistenziali, in situazioni le più eterogenee possibili, sempre la individuiamo come particolare forma d’arte, capace di mostrarci il lato simbolico della vita. Ciò consente di dare dunque un aspetto corposo, vero e concreto all’idea vaga di poeticità. Ma se la poesia è essenzialmente linguaggio simbolico, ciò vuol dire che essa è assai complessa, intrigante, difficile. Anche quando riusciamo ad avvertirla come atmosfera, situazione, relazione, queste superfici mostrano, se si guarda a fondo, un carattere più abissale, più criptico, quello simbolico.

Se poi andiamo ad analizzare l’aspetto simbolico, ci accorgiamo che la sua materia può variare, di solito consiste in parole, ma in realtà potrebbe riguardare altri strumenti, le idee ad esempio (e qui la poesia deborda sempre nella filosofia), o addirittura le immagini, immagini sia fisse che in movimento. Tanto che se si giunge in un video ad usare le immagini – che in fondo di per sé tendono ad essere non simboliche – alla stessa stregua di parole, cioè per via simbolica, allora si può cominciare a parlare di video poesia. In una video-poesia le immagini vengono trattate non in quanto denotative di sé stesse, ma in quanto connotative di altro, cioè alla stessa stregua di simboli. Se ad esempio in un video io vedo un albero, l’immagine dell’albero risulta denotativa rispetto all’albero, ma può diventare connotativa rispetto ad altri significati, per esempio l’esistenza nella sua capacità di ramificazione.

Le immagini dunque possono comportarsi come le parole e diventare simboliche, anche perché uno degli errori più grandi nella percezione delle immagini tecnettroniche è quello di scambiarle per realtà. Ma, così come la parola non rappresenta mai la realtà, non consiste mai nella realtà, ma in una sua rappresentazione, allo stesso modo ogni immagine virtuale, elaborata cioè elettronicamente dall’uomo, non corrisponde ad una realtà, ma è sempre figurativa di un dato reale. Questa situazione dimostra la natura simbolica di ogni immagine virtuale, che è analoga al simbolismo di una lettera, la quale rappresenta un suono fonetico, e alla natura simbolica di una parola che rappresenta la cosa da essa indicata.

Però parallelamente al primo, si può dire che esiste un simbolismo di secondo grado, una forza simbolica ancora più profonda, da attribuire a immagini e parole. Le immagini oltre ad essere simboliche di una realtà indicata direttamente (dimensione denotativa) così come accade per le parole, può essere evocativa di una dimensione connotativa. La parola “albero” può indicare l’albero, e dunque la simbologia in questo caso è elementare, ma può anche indicare l’esistenza e in questo secondo caso la simbologia è profonda. Allo stesso modo l’immagine di un albero indica denotativamente un albero, ma può anche far scattare significati altri, l’esistenza, o altro ancora. Quando ciò accade allora ci troviamo di fronte non ad un video o ad una foto ma ad una videopoesia o ad una fotopoesia.

Siamo di fronte cioè ad un genere nuovo che apre infinite attrattive alla poesia, ma soprattutto le permette di rinascere dalle proprie ceneri, come una fenice, e mostrare quante possibilità di vita ha ancora, persino in un mondo in cui le parole sembrano aver perso la loro forza. Senza contare l’uso congiunto di linguaggio e immagini che si può sperimentare in una video-poesia, in cui le parole possono essere usate alla stessa stregua delle immagini, magari attraverso l’uso dell’assolvenza, e magari congiungerle con opportuni suoni o musiche. Così in una video-poesia si può giungere a legare insieme immagini, suoni, parole, in una nuova dimensione simbolica, in cui ogni elemento percepibile si fonde sinesteticamente con altre entità espressive, in un nuovo spazio creativo e comunicativo.