Nell’irriconoscibile oceano d’un dilagante odio che sta avvelenando con dosi sempre più massicce l’inquinata “egosfera” dei social, una bella notizia non guasta. Bella per noi senz’altro e, ci auguriamo, anche per i nostri lettori: la messa online di questo n. 25 di ZRAlt! È risaputo: le riviste possono avere una vita effimera o longeva; essere progettate, senza vedere mai la luce nemmeno con il canonico  numero zero com’è accaduto per quella dell’“Angelus Novus” progettata da Walter Benjamin. Messa online di ZRAlt! coincidente astronomicamente con il suo sesto giro compiuto dalla terra attorno al sole e  con il contestuale inizio del suo settimo anno d’esistenza.

Tutti i numeri sinora pubblicati sono leggibili-vedibili in rete, con un particolare non secondario: nessuna intromissione dei famigerati cookies-spioni mentre le sue pagine si fanno scorrere sul monitor, nessuna interferenza pubblicitaria.

E, possiamo dirlo con malcelato orgoglio: la sua vita è stata sinora garantita esclusivamente dall’apporto empatico-culturale

dei suoi numerosi e qualificati collaboratori, senza alcuna intromissione di finanziatori pubblici o privati, a garanzia della sua totale indipendenza da qualsivoglia forma di compromissione con il Potere (partitico, in particolare), palese o mascherata che sia.

E, coerente con il contenuto essenziale degli argomenti interdisciplinari di volta in volta proposti, ZRAlt!, ovvero “Zona Rossa Alt!”, nata com’è dalla catastrofe sismica aquilana del 2009, onde preservare la memoria del terribile accaduto – con la penosa conta di morti, feriti, oltre alla distruzione d’una intera città – anche in questo venticinquesimo numero trovano spazio tematiche catastrofiche (da intendere però nella loro più vasta accezione, come quella dell’eccidio nazi-fascista dei giovani Nove Martiri Aquilani, si legga oltre), controbilanciate da apporti testuali a più ampio respiro tematico. Razzismo, xenofobia, antisemitesmo – parole d’ordine miscelate nel mefitico cocktail del dilagante sovranismo d’accatto, propagandate poi con le fake news massmediatiche –, al momento sembrano avere la meglio sui principi illuministici veicolati dalla rivoluzione francese con la triade “Liberté, Égalité, Fraternité”.

Accecante odio che ha trovato il suo acme con le quotidiane minacce di morte, via web, alla senatrice Liliana Segre. Testimone scomoda, con i suoi scritti ed i tanti incontri con le giovani generazioni, degli inenarrabili misfatti degli stermini nazisti. Costretta ora, a ben 89 anni, a girare in pubblico con la prevista scorta di protezione. È in questa sua mirabile lettera scritta agli studenti della Scuola di legalità “Don Peppe Diana” di Roma e del Molise – riproposta integralmente a mo’ di Omaggio, da ZRAlt! – che viene ribadito l’indissolubile legame esistente tra memoria storica (avversata dai negazionisti della Shoah) e democrazia: «Cari ragazzi, questo è un anno dalla doppia ricorrenza, le orrende leggi razziste e, fortunatamente, dieci anni dopo, l’entrata in vigore della Carta fondamentale. Il filo rosso che le unisce è l’articolo 3, quel Manifesto dell’eguaglianza e della dignità umana che deriva direttamente dalla rivoluzione francese. Poche righe che cancellano in un solo istante venti lunghissimi anni di dittatura. Con la Costituzione repubblicana siamo entrati tutti, uomini e donne di ogni ceto, nell’età dei diritti. È solo attraverso l’attuazione ed il rispetto della nostra Costituzione che possiamo garantire una buona manutenzione della nostra Democrazia. Come dicevano i nostri padri costituenti la Carta è la base della legalità repubblicana. Quale miglior viatico dunque per voi giovanissimi ragazzi e ragazze che l’invito alla lettura e, auspicabilmente, al rispetto della nostra Bibbia Laica? La mia storia personale di testimone della memoria nell’ultimo anno è diventata di dominio pubblico con la mia nomina a Senatrice a vita da parte del Presidente della Repubblica. Il mio cammino è iniziato trent’anni fa il giorno in cui ho pensato di rompere il silenzio sulla Shoah. Un Paese che ignora il proprio ieri non può avere un domani. La Memoria è un bene prezioso e doveroso da coltivare. Sta a noi farlo. A che serve la memoria? A difendere la democrazia. Un carissimo saluto a tutti voi e auguri di buon lavoro». Se “Le parole sono pietre” (Carlo Levi), nella lettera della Segre, sono state metamorfizzate in “piume”, tanta è la loro leggerezza espressiva.

In perfetta sintonia osmotica, su quanto sinora scritto, possono collegarsi vari testi di questo numero. Pino Bertelli, co-firmatario insieme a Maria Di Pietro e Felisia Toscano, del Manifesto per una fotografia dei diritti umani, resistenza sociale, disobbedienza civile e poetica dell’immagine (proposto anche nella sua versione in lingua inglese), ci dà, nel video intertestuale del filmato realizzato dal regista Antonio Manco documentante il suo approccio esistenziale-poetico con la fotografia di strada nell’intrigante metropoli qual è Buenos Aires, un saggio visuale della partitura programmatica sviluppata nei sette punti del Manifesto, il cui incipit sintetizza già il tutto: «La Fotografia dei diritti umani o della bellezza prodiga (che dona senza misura), esprime estetiche/etiche di resistenza sociale in affrancamento agli ultimi, gli sfruttati, gli oppressi o pratiche di disobbedienza civile contro la distruzione del pianeta azzurro…».

Tre, sono poi i testi coinvolgenti la città dell’Aquila: Il Giardino della memoria. L’angolo delle piccole stelle di Antonio Gasbarrini; La forma della speranza di Errico Centofanti; Mafia, passion… love di Sara Cavallo. E, mentre i primi due hanno in comune uno sfondo catastrofico (il devastante terremoto del 2009 e l’aberrante strage nazista, riletti, rispettivamente, con la taumaturgica mediazione della creatività confluita nelle istallazioni site-specific ideate per il Museo dei bambini e nelle pagine del romanzo di Vladimiro Placidi), il terzo interviene sulla mostra fotografica “a due” tenuta nel capoluogo abruzzese dalla mitica Letizia Battaglia e dal trasgressivo Roberto Timperi.

È l’aguzza penna di Matteo D’Ambrosio, a farci rivivere, con l’iper-documentato saggio Dalla “Compagnia degli illusi” alla “Compagnia degli artisti”: per una loro storia (Napoli 1919-1942)

lo smalto iniziale delle qualificate iniziative culturali (arte, poesia, teatro, cinema, musica) messe su nella città partenopea alla fine del secondo decennio del Novecento, via via annacquate – grazie al destrorso zampino ideologico dell’Accademico d’Italia  Filippo Tommaso Marinetti – con l’esaltazione del regime fascista.

Tocca a Francesco Correggia, nel meditato testo di La parola, la voce, il suono / La parola divina, restituire tutta la sacralità logorata, all’analogico, corporale trinomio parola/voce/suono, in quanto alla menzogna trionfante con le nuove modalità comunicative mass-mediatiche, «La parola deve essere considerata non il supplemento delle immagini o delle nostre menzogne velate di trasparenza, ma come oggetto della conoscenza, atto che permette di entrare in contatto con la sua sostanza significativa, con la sua energhèia che apre al vero vedere».

Un “vero vedere” ben abbordabile con le nuove modalità creative (in ambito poetico), praticabili con la tecnologia digitale, modalità sondate da Marco Tabellione nell’articolo Video-poesia: ipotesi per una definizione, ben supportato da una sua video-poesia, appunto.

Chiude, questo venticinquesimo numero, il fresco e spigliato articolo di Alessandra Carducci Perché nel nostro Paese non c’è ancora un museo nazionale della moda italiana? in cui, da un confronto europeo e internazionale con i vari musei nazionali della moda disseminati nel mondo, emerge il grave, quanto inspiegabile e colpevole ritardo governativo (Mibact) in materia.

INDICE BINARIO

Fotografia

Manifesto (Declaration) for a photograph of human rights, social resistance, civil and poetic disobedience of the image di Pino Bertelli, Maria Di Pietro, Felisia Toscano
1 video

Mafia, passion… love di Sara Cavallo
1 Portfolio

Saggistica

Dalla “Compagnia degli illusi” alla “Compagnia degli artisti”: per una loro storia (Napoli 1919-1942) di Matteo D’Ambrosio
Slides

La parola, la voce, il suono / La parola divina di Francesco Correggia
Slides

Letteratura

Video-poesia: ipotesi per una definizione di Marco Tabellione
1 video- poesia

La forma della speranza di Errico Centofanti
Slides + 1 video

Arte

 Il Giardino della memoria. L’angolo delle piccole stelle di Antonio Gasbarrini
Slides + 1 video

Perché nel nostro Paese non c’è ancora un museo nazionale della moda italiana? di Alessandra Carducci
Reportages

ALCUNI  TITOLI DEL PROSSIMO NUMERO DI ZRAlt!

Pino Bertelli  Wilhelm Brasse – Il fotografo di Auschwitz e sulla fotografia della Shoah
Antonio Gasbarrini  Le nuove frontiere creative dell’Estetica relazionale
Marco Palladini Genealogia (Racconto inedito)
Giuseppe Siano  Una “Lettera aperta”a Giancarlo Politi sulla fine della rappresentazione e la «morte dell’arte»
Anna Maria Giancarli   La violenza maschile contro le donne recide il cordone del mondo
Marco Fioramanti  Il quarto mago