A te che amavi carta, penna d’oca, inchiostro per la stesura dei tuoi futuribili testi non dovrebbe meravigliare che al passo con gli oltre quattro secoli trascorsi, sono adesso gli 0 (zero) ed 1 (uno) dei bit dell’Epopea, di questa stessa lettera e del progetto dell’installazione riportato a margine, ad esser memorizzati su “una pennetta digitale”

di Antonio Gasbarrini

I lettera datata L’Aquila, 14-15 maggio 2015

Merlino all’artista

Un tale si mise a dipingere polli: / Non essendo del tutto sconsiderato, / Per salvare dal troppo biasimo le figure incerte, / Che, da artista inetto, aveva tracciato: / Istruì servitorelli e buoni amici, / Perché cacciassero via i galli naturali.// Sapendo questo, tu, vero gallo, / Stai attento ad accostarti ai galli dipinti, / Che lasciano a bocca aperta gli animali dalle lunghe orecchie: / Forse ti dovrai affliggere, cacciato via da un servo importuno.

Jordanus Brunus Nolanus
De umbris idearum, Parisiis, M. D. LXXXII

Caro, carissimo Jordanus Brunus Nolanus, il tuo slargante pensiero spaziotemporale pervenutoci con i tuoi irraggianti libri – nonostante l’autodafé degli stessi a Roma in Piazza S. Pietro effettuato per volontà degli inquisitori del Santo Uffizio (prima, in concomitanza o successivamente? il tuo atroce rogo per eresia in Piazza Campo de’Fiori dell’infausto 17 febbraio del 1600, dopo essere stato incarcerato da Santa Madre Chiesa per circa 8 anni ) – mi ha accompagnato spesso in questi 6 terribili anni sopravvissuti nella mia trapassata città terremotata dell’Aquila.

Non so in quale dei “mondi innumerabili contenuti nell’universo ‘tutto infinito’” sia trasvolata la tua indomita anima e che sembianze abbia preso. Mi piace immaginarti impalpabile, ma trasparente eppur visibile come un ologramma (te l’ho già affermato in un mio post su fb), mentre nella tua sterminata biblioteca borgesiana stai attraversando con magnetico sguardo il mio libro L’epopea aquilana del Popolo delle carriole. All’avanguardia dell’indignazione hesseliana con annesso DVD del docufilm “Mi fa male” del regista Luca Cococcetta con l’interpretazione dell’attore Manuele Morgese stampato per le edizioni dell’Angelus Novus nel 2011. Lo riassumerò, con due-tre righe, alla fine di questa mia lettera transreale.

A te che amavi carta, penna d’oca, inchiostro per la stesura dei tuoi futuribili testi (e il legno per le autografe incisioni delle illustrazioni), non dovrebbe meravigliare che al passo con gli oltre quattro secoli trascorsi, sono adesso gli O (zero) ed 1 (uno) dei bit dell’Epopea, di questa stessa lettera e del progetto dell’installazione riportato a margine, ad esser memorizzati su “una pennetta digitale”. Sigillata dall’artista Sergio Nannicola in una delle sue 43 pietre conficcate nell’opera ambientale Policentrica – Pietre della memoria durante la performance tenuta al MuBAQ di Fossa (Aq) il 16/5/2015, performance portata poi a termine nel mese di agosto.

Ti anticipo che in altre quattro pietre sono state occultate la poesia “ore tretrentadue della vita” del poeta Anna Maria Giancarli, l’omonimo spartito musicale ad essa ispirato del Maestro Sabatino Servilio e una testimonianza dell’artista Lea Contestabile sull’innovativo spazio museale dedicato alla creatività dei bambini, il MuBAQ. In un’altra roccia (appena possibile), verrà conficcata una memory card contenente il filmato della performance.

Il senso di questa operazione – come avrai senza difficoltà intuito da illuminante e illuministico filosofo/poeta/artista quale sei stato – è quella di far conoscere alle generazioni future o ai viaggiatori astrali che s’imbatteranno casualmente in Policentrica (grazie anche alla loro capacità multi sensoriale nel frattempo potenziata) di percepire / leggere / vedere i “reperti” menzionati più sopra, apprendendo così la vera mini-storia della comunità civica aquilana. Ferita e sfigurata, prima dal terremoto con le sue 309 vittime e, assassinata poi alle spalle, da volgari “animali dalle lunghe orecchie” sostenuti o sponsorizzati da questo o quel partito al timone del mal-Governo nazionale o territoriale.

Come ben sai, nell’opera, in ogni opera degna di tal nome che non sia lasciata alla mercè truffaldina di pseudo-artisti che si mettono in testa di saper “dipingere polli” senza avere mai avuto nella loro falsificata vita “né arte, né parte”, il momento progettuale (un solo punto, una sola parola o uno schizzo scarabocchiato qua e là è a volte sufficiente) è il fecondo seme della “diveniente creatura”. Anche tu, in maniera analoga, nelle proemiali epistole dei tuoi libri, preferivi sintetizzare i singoli argomenti di ogni dialogo.

Per questa ragione mi è sembrato opportuno allegarti alla presente anche la poetica dell’artefice di Policentrica, l’artista Sergio Nannicola. Eccone un piccolo stralcio: “La pietra monolitica posta al centro della parte apicale del colle rappresenta simbolicamente la città dell’Aquila, anticamente voluta ed edificata dai borghi circostanti, in questa occasione rappresentati da altrettante simboliche pietre. Nel sito trovano posto cinque rocce che custodiranno i messaggi: quattro di esse sono posizionate secondo la configurazione astrale del sei aprile duemila nove alle ore 3.32”.

Tu, etereo e risplendente Jordanus, che passavi intere nottate nello scrutare la volta celeste per scardinarne le fallaci rappresentazioni astronomiche in auge da secoli sfondando cieli su cieli nei tuoi formidabili libri, hai menzionato nel volume La bestia trionfante, ben 47 delle 88 costellazioni attualmente conosciute. Sono rimasto meravigliato che tra esse, citi anche quella dell’Ofiulco che dovrebbe coincidere con la tredicesima dell’Ofiunco (per i nati tra il 30 novembre ed il 18 dicembre) aggiunta recentemente dagli astronomi alle 12 note, al fine di meglio allineare le osservazioni della volta agli sfasamenti visivi dovuti alla precessione degli equinozi, scardinando così le consolidate date di entrata ed uscita in ognuno dei segni.

Inoltre, prediletto figlio di Mnemosine, hai utilizzato nel De umbris idearum – insuperato e insuperabile capolavoro dell’Ars memoriae di tutti i tempi frutto dell’aureo ciclo di lezioni parigine – anche i tradizionali segni zodiacali (Aries, Taurus, Gemini, Cancer, Leo, Virgo, Libra, Scorpius, Sagittarius, Capricornus, Aquarius, Pisces), per meglio supportare Le ombre delle idee.

Queste, le tue parole (in latino) riportate nel frontespizio: “Nelle quali è racchiusa l’arte di ricercare, trovare, giudicare, ordinare e stabilire connessioni: Esposte per l’apprendimento della scrittura interiore, e per straordinarie operazioni mnemoniche”. Hai ancora aggiunto: “Siamo ombra profonda, e non tormentateci, voi inetti. Un’opera così importante non a voi si rivolge, ma ai dotti”.

Ebbene. La tua indignazione nei confronti degli inetti, per gli attacchi indiscriminati sferrati al tuo rivoluzionario pensiero antitolemaico e antiaristotelico – in perfetta assonanza e spesso anche in anticipo con le conquiste scientifiche dell’epoca d’un Galileo Galilei che si è appropriato di alcune tue intuizioni, senza mai citare il tuo nome, al contrario di quanto ha invece fatto Keplero che ti ha letto e riletto – da parte di pedanti accademici di questa o quella ottusa gerarchia ecclesiastica (non solo romana), coincide, a livello emozionale, con quella espressa dal meraviglioso Popolo delle carriole aquilano.

Come potrai leggere-vedere-udire-sentire nel mio libro e negli altri reperti analogici e digitali incorporati da Sergio Nannicola in alcune delle sue scabre 43 rocce di Policentrica, quell’eroica stagione di rivolta civica, osservata dalle sconfinate distanze intergalattiche in cui dimori, forse sarà più che insignificante. Anzi: inesistente. Eppure qui, su questa sempre più traballante Terra che ben conosci da “chierico-non-chierico” vagante da uno Stato all’altro d’una Europa insanguinata da insulse guerre di religione, ha avuto la sua importanza.

Silente testimone di quella primaverile stagione stroncata dalla traditrice forza bruta delle Istituzioni, resta questa ossimorica, polifonica opera ambientale avvolgente, con la sua scarna gamma cromatica e con un inusitata energia plastica scaturente da ogni invisibile atomo dell’irregolare semisfera su cui si stagliano i fieri testimoni dell’ingiustizia sino a qui patita, il limitato e limitante tempospazio terrestre.

Anche se i fieri “galli naturali” de Il popolo delle carriole sono stati scacciati extra moenia da “servitorelli e buoni amici”, i posticci, propagandistici “galli dipinti” di una ricostruzione del medioevale centro storico e dei suoi 43 borghi, ricostruzione sempre promessa e mai avvenuta, non avranno la meglio.

Stanne certo. L’implacabile spettro vendicativo di Nemesi, la tua fidanzata dea della Giustizia, continuerà ad aggirarsi tra gli attuali cumuli di macerie e gli edifici imbalsamati o diroccati, con questo mio libro tra le mani (a mo’ di pompeiana guida turistica sino all’ultimo giorno dell’avvenuta Rinascenza aquilana).

Dall’autore idealmente donato a te, Jordanus Brunus Nolanus, a nome di tutti i concittadini che hanno sino a qui lottato per riavere le loro case distrutte dal sisma insieme alle emergenze artistiche, monumentali e architettoniche di una delle più belle città italiane: “L’Aquila bella mé”, appunto.

Con fraterna amicizia ed affetto,
Antonio Gasbarrini Aquilanus

P.S. Una sorpresa per te. Nella “pennetta” occultata da Sergio Nannicola in una delle pietre di Policentrica, ho incluso anche una copia integrale tratta da uno degli originali del tuo De umbris idearum sfuggito al criminale rogo romano. E, come portafortuna, ho inserito nel PDF il sigillo di qualche tua pagina. Non dovrebbe dispiacerti se ho memorizzato anche uno dei più splendidi scritti sull’“indignazione” che abbia mai letto, “prelevato” dall’altro tuo celebre libro De l’infinito, universo e mondi stampato a Venezia nel 1584: intravedo un compiaciuto sorriso. Come non riproporlo – Intermezzo – tra questa prima lettera e l’altra che ti manderò dopo lo svolgimento della II fase della performance di Policentrica al solito indirizzo email jordanusbrunusnolanus@∞?

***

INTERMEZZO
di
Jordanus Brunus Nolanus
(tratto da De infinito, Universo e mondi)

PROEMIALE EPISTOLA SCRITTA ALL’ILLUSTRISSIMO SIGNOR MICHEL DI CASTELNOVO Signor di Mauvissiero, Concressalto e di Ionvilla, Cavallier de l’ordine del Re Cristianissimo, Conseglier del suo privato Conseglio, Capitano di 50 uomini d’arme e Ambasciator alla Serenissima Regina d’Inghilterra.

Se io, illustrissimo Cavalliero, contrattasse l’aratro, pascesse un gregge, coltivasse un orto, rassettasse un vestimento, nessuno mi guardarebbe, pochi m’osservarebono, da rari sarei ripreso e facilmente potrei piacere a tutti. Ma per essere delineatore del campo de la natura, sollecito circa la pastura de l’alma, vago de la coltura de l’ingegno e dedalo circa gli abiti de l’intelletto, ecco che chi adocchiato me minaccia, chi osservato m’assale, chi giunto mi morde, chi compreso mi vora; non è uno, non son pochi, son molti, son quasi tutti. Se volete intendere onde sia questo, vi dico che la caggione è l’universitade che mi dispiace, il volgo ch’odio, la moltitudine che non mi contenta, una che m’innamora: quella per cui son libero in suggezione, contento in pena, ricco ne la necessitade e vivo ne la morte; quella per cui non invidio a quei che son servi nella libertà, han pena nei piaceri, son poveri ne le ricchezze e morti ne la vita, perché nel corpo han la catena che le stringe, nel spirto l’inferno che le deprime, ne l’alma l’errore che le ammala, ne la mente il letargo che le uccide; non essendo magnanimità che le delibere, non longanimità che le inalze, non splendor che le illustre, non scienza che le avvive. Indi accade che non ritrao, come lasso, il piede da l’arduo camino; né, come desidioso, dismetto le braccia da l’opra che si presenta; né, qual disperato, volgo le spalli al nemico che mi contrasta; né, come abbagliato, diverto gli occhi dal divino oggetto; mentre, per il più, mi sento riputato sofista, più studioso d’apparir sottile che di esser verace; ambizioso, che più studia di suscitar nova e falsa setta che di confirmar l’antica e vera; ucellatore, che va procacciando splendor di gloria con porre avanti le tenebre d’errori; spirto inquieto, che subverte gli edificii de buone discipline e si fa fondator di machine di perversitade. Cossí, Signor, gli santi numi disperdano da me que’ tutti che ingiustamente m’odiano, cossí mi sia propicio sempre il mio Dio, cossí favorevoli mi sieno tutti governatori del nostro mondo, cossí gli astri mi faccian tale il seme al campo ed il campo al seme ch’appaia al mondo utile e glorioso frutto del mio lavoro con risvegliar il spirto ed aprir il sentimento a quei che son privi di lume: come io certissimamente non fingo e, se erro, non credo veramente errare e, parlando e scrivendo, non disputo per amor de la vittoria per se stessa (perché ogni riputazione e vittoria stimo nemica a Dio, vilissima e senza punto di onore, dove non è la verità), ma per amor della vera sapienza e studio della vera contemplazione m’affatico, mi crucio, mi tormento. Questo manifestaranno gli argumenti demostrativi, che pendeno da vivaci raggioni, che derivano da regolato senso, che viene informato da non false specie che, come veraci ambasciatrici, si spiccano da gli suggetti de la natura, facendosi presenti a quei che le cercano, aperte a quei che le rimirano, chiare a chi le apprende, certe a chi le comprende. Or ecco, vi porgo la mia contemplazione circa l’infinito, universo e mondi innumerabili.

***

II lettera datata L’Aquila, fine agosto 2015

Iper-caro Jordanus: come promesso. Ti aggiorno sull’avvenuto completamento della performance PolicentricaLe pietre della memoria di Sergio Nannicola (MuBAQ, maggio-agosto 2015). Dalla documentazione fotografica puoi constatare come i restanti “manufatti” non inseriti ancora nel corpo atomico-vivo delle pietre nel primo step, siano non solo stati sigillati, ma accompagnati (te lo avevo preannunciato nella mia prima lettera) da una memory card dove è stato registrato l’evento filmico che puoi scorrere anche su youtube all’indirizzo https://www.youtube.com/watch?v=Jj4sQNGVbqY

Tra me e me non posso che rallegrarmi per averti scelto, quale unico ed esclusivo interlocutore, in questa innovativa “operazione estetica” in cui la persistente Bellezza dell’arte autentica è riuscita a coniugare le sue avvincenti fattezze fisiche scultoree (dell’installazione e / o opera-ambiente come va di moda dire ai nostri tempi) con le istanze etiche dell’intera comunità aquilana tuttora “macerizzarta” dopo la tremenda botta sismica di circa 7 anni fa.

Nell’iperdimensionale spazio-tempo in cui attualmente voli, quel “circa” è più che pleonastico.

Ma per gli umani, che tu a suo tempo hai onorato con la tua esemplare vita errabonda allietata dalla danza euritmica di un pensiero diveniente, ha tuttora un disgustoso amaro in bocca.

Amaro dovuto al fatto che la mente e il cuore sono sprofondati nell’ottundente abisso identitario causato da ogni catastrofe. Inenarrabile nella prima fase di elaborazione del lutto. Mai più ciarliero, ed appena sussurrato, in quella successiva. Come avviene nelle screziate testimoni pietrificate di Policentrica. Silenti quanto si voglia. Eppure gelose custodi di quella memoria analogico-digitale incorporata da Nannicola nelle loro viscere. A futura memoria, tanto per intenderci…

Ma tu, come te la passi? Quali altri mondi, astri ed universi sei riuscito ad attraversare? Permettimi di “rubarti” alcune tue avveniristiche intuizioni. Queste le “creature” gioiosamente partorite dal tuo acuminato intelletto: «io intendo il mondo e li mondi e l’università di quelli essere generabili e corruttibili, e questo mondo, cioè il globo terrestre, aver avuto principio, e poter aver fine similmente le altre stelle, che sono mondi come questo è mondo o alquanto megliori, o anco alquanto peggiori per possibile, e sono stelle come questa è stella: tutti sono generabili e corruttibili come animali composti di contrari principi, e così l’intendo in universale; ed in particolare, creature, e che secondo tutto l’essere dipendono da Dio».

Si deve a Luigi Firpo il merito di aver ricostruito nel 1949 molti lati oscuri della tua detenzione e dell’immondo processo, scrivendo tra l’altro: «nella visita del 24 marzo egli [cioè tu, nda] difese di fronte alla Congregazicone adunata talune delle sue dottrine e fu invitato ad abbandonare “siffatte vanità dei molteplici mondi”; risuonò quindi l’ordine reciso: “quod interrogetur stricte, postea detur ei censura”. Era la formula “stricte” una designazione eufemistica della tortura», processo culminato, quattro anni dopo (come ti ho già accennato nell’altra lettera), con il tuo supplizio, così evocato ancora dal Firpo: «poi su l’alba del giovedì 17 di febbraio [del 1600, nda] la lugubre processione della Compagnia di S. Giovanni Decollato rilevò il prigioniero dal carcere, dopo che sette padri di quattro ordini diversi ebbero cercato “con ogni affetto e con molta dottrina”, ma sempre invano, di rimuovergli dall’intelletto quei “mille errori e vanità”. Condotto così in Campo di Fiori, “quivi spogliato nudo e legato a un palo”, sempre “con la lingua in giova [la mordacchia, nda], per le bruttissime parole che diceva”, già tra le fiamme del rogo con viso torvo e sprezzante distolse lo sguardo dall’immagine del Crocefisso che gli era mostrata e finì “bruciato vivo”, conscio di morire “martire e volentieri, e che se sarebbe la sua anima ascesa con quel fumo” a ricongiungersi all’anima dell’universo».

Sai, martire Jordanus, mai come in questi ultimi decenni terrestri, le incalzanti scoperte astrofisiche ti stanno dando ragione.

Anche per questo, forse, ammassi di galassie, stelle, esopianeti, sciami di comete, e innumerevoli altre sconosciute creature dalle più svariate, cangianti, metamorfiche fogge, “concertano” all’unisono un solo nome: Jordanus!

Con fraterna amicizia ed affetto,
Antonio Gasbarrini Aquilanus

Reportage a cura di Antonio Gasbarrini e Sergio Nannicola

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Policentrica – Le pietre della memoria
Progetto di Sergio Nannicola
Performance inaugurale dell’opera ambientale “Policentrica” presso il Mubaq di Fossa – L’Aquila

Sinossi

La performance consiste nel produrre alcuni messaggi scritti su “carta, plastica, pendrive, memory card”, inseriti e sigillati in appositi fori realizzati su alcune pietre che costituiscono l’opera ambientale “Policentrica”, realizzata presso il sito del Mubaq di Fossa nei pressi della città dell’Aquila.

Lo scopo intrinseco dei messaggi occultati nelle pietre è quello di consegnarli al tempo e farli pervenire a coloro che in futuro ne verranno fortuitamente a conoscenza. Alcuni di questi scritti narreranno l’attuale momento storico aquilano, in primis la tragedia del sisma del 6 aprile 2009 e il suo complesso post-sisma, dovuto alle decisioni e soprattutto all’inerzia di un Governo centrale e una classe politica decisamente impreparata oltre che disinteressata ad affrontare i molteplici problemi, sia di carattere materiale che immateriale.

I messaggi conservati nelle custodie di plastica, saranno occultati nei fori delle pietre e avranno lo scopo di sfidare il tempo, consegnando ai posteri in un “altro spazio/temporale” le memorie del tempo che fu. In questo modo si vuole proiettare nel silenzio di un’altra dimensione uno spicchio della attuale realtà storica, forti di quella unica possibilità che qualcuno prima o poi ritrovi intatte le nostre tracce.

Nell’oblio silente dello spazio/tempo saranno inserite le seguenti missive:

  1. Progetto schematico dell’opera ambientale “Policentrica” di Sergio Nannicola
  2. Configurazione della costellazione presente sul territorio dell’Aquila il 6 aprile 2009
  3. Descrizione del sito del museo dei bambini e sua funzione sociale
  4. Poesia di Annamaria Giancarli
  5. Spartito musicale di Sabatino Servilio
  6. Testimonianza storica di Antonio Gasbarrini
  7. Nomi di coloro che parteciperanno alla performance

L’Aquila, 17.04.15

Policentrica Le pietre della memoria” è un’opera ambientale progettata da Sergio Nannicola a fine anno 2010, dopo la tragedia dell’Aquila del 6 aprile 2009 e terminata nel mese di agosto 2015. L’installazione permanente è di forma semisferica e ha un diametro di 6,64 metri, e un’altezza apicale di metri 0.99,60.

Lo scopo dell’opera è quello di ricordare la tragedia del sisma alle giovani generazioni.

Il tumulo di terra raccoglie quarantatre pietre conficcate nel terreno, tante quanti sono stati i borghi interessati dal terremoto nell’area aquilana.

Le pietre, disposte in anelli circolari sono proporzionalmente equidistanti dal centro. La distanza tra un anello e l’altro è ricavata dall’ora del sisma “3.32” opportunamente tradotta in unità di misura. In questo modo si è voluto rappresentare iconograficamente la propagazione dell’onda sismica nell’intera area del cosiddetto cratere sismico.

La pietra monolitica posta al centro della parte apicale del colle rappresenta simbolicamente la città dell’Aquila, anticamente voluta ed edificata dai borghi a lei circostanti, in questa occasione rappresentati da altrettante simboliche pietre.

Nel sito trovano posto cinque rocce che custodiranno i messaggi; quattro di esse sono posizionate secondo la configurazione astrale del sei aprile duemilanove alle ore 3.32.

La vicinanza e la stretta relazione simbolico/estetica con l’area archeologica di Fossa, vuole invece tracciare una linea di continuità con la millenaria storia dei luoghi, attraverso l’utilizzo dei medesimi elementi naturali, quali terra e sassi, usati oggi come tremila anni fa dagli antichi popoli Vestini. In questa relazione atemporale si tenta di riannodare i fili del passato con quelli del presente, volgendo tuttavia lo sguardo al futuro prossimo.

Sergio Nannicola – “Policentrica”

Sergio Nannicola – “Policentrica”

Configurazione astrale del 6 aprile 2009 alle ore 3.32

Configurazione astrale del 6 aprile 2009 alle ore 3.32

Sergio Nannicola 2015 – Configurazione astrale del 6 aprile 2009

Sergio Nannicola 2015 – Configurazione astrale del 6 aprile 2009