«Io ho una scuola! Perché non portare l’arte contemporanea a scuola?»

di Enrica Cialone

Si dice che le grandi collezioni prendano forma in ogni società soprattutto in epoche di cambiamento. La Collezione Permanente d’Arte Contemporanea del Liceo Scientifico “Andrea Bafile” a L’Aquila nasce nell’ambito del progetto ideato e curato da Licia Galizia Polvere negli occhi, nel cuore sogni. All’indomani del sisma Licia Galizia, duramente provata e priva di forze, si è chiesta più volte cosa avesse potuto fare in quanto artista e docente di Disegno e Storia dell’Arte per i suoi studenti e per la città “bisognosa”. “Io ho una scuola! Perché non portare l’arte contemporanea a scuola?” Ecco che l’arte contemporanea assume il ruolo di cura omeopatica per l’anima e il corpo malato della città perché si “immerge” al suo interno, per dare a chi guarda una voce, per esprimere il dolore e la sofferenza in modo da liberarsene.

Wunderschule! neologismo che ricorda la wunderkammer il “gabinetto delle curiosità”, la “camera delle meraviglie” dove si conservavano i mirabilia tra XVI e XVIII secolo, è una keyword, una parola magica per entrare in un luogo. Se la wunderkammer era appannaggio di re e nobili, intellettuali, scienziati, monasteri e destinata alla fruizione privata, la wunderschule quale laboratorio didattico-formativo e officina creativa, dove si creano e si ammirano quegli “oggetti straordinari”, è pronta ad accogliere docenti, alunni e pubblico esterno. Connotandosi come uno dei pochissimi centri narranti della vita culturale cittadina, la wunderschule sta scrivendo la storia della cultura aquilana. Nel suo inserirsi nell’odierna realtà web 2.0, dove anche la cultura deve rielaborare i propri mezzi di comunicazione e il pubblico diventa il centro di un interesse del tutto nuovo e particolare, si mostra in maniera seducente e incisiva (una “novità assoluta” non essendo il liceo, una scuola d’arte). Ciò fa si che la Collezione delle Meraviglie rinnovi la condizione esistenziale di tante ragazze e ragazzi attraverso l’arte perché il saper vedere per saper raccontare e saper raccontare per far vedere sono i due requisiti principali per chi voglia raccontare una storia, il cui materiale è costituito principalmente da immagini e oggetti.

Reportage (a cura di Roberto Grillo)

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Il progetto Polvere negli occhi, nel cuore sogni ha visto la partecipazione di artisti affermati a livello nazionale e internazionale, che hanno accolto con entusiasmo la richiesta della Galizia. Le opere sono state donate, alcune sono state realizzate con la collaborazione degli studenti in situ, altre ideate dal singolo artista. A oggi conta ben quattro edizioni. La prima nel 2010, la seconda nel 2011, la terza nel 2013 e la quarta nel 2014. La professoressa Galizia ripercorre queste quattro edizioni attraverso un testo critico (che riporto di seguito):

[…]Il primo anno è stato un motore per la rinascita, per fare della scuola un centro di aggregazione. Ricordo i lunghi pomeriggi freddi passati a scuola tra grida di gioia e risate nei corridoi man mano sempre più colorati e contaminati da “segni non convenzionali”. È stato per tutti, alunni e artisti, divertente, coinvolgente e fortemente creativo. Poi nell’edizione del 2011 ho pensato di portare alcuni laboratori anche fuori dalla scuola e precisamente in due Centri Commerciali, Meridiana e i Quattro Cantoni dove sono state installate grandi opere che sono rimaste esposte per un intero anno. Le successive due edizioni del 2013 e 2014 hanno coinvolto altri 17 artisti di cui un collettivo e due coppie, Neola Project, Botto&Bruno e Sten Lex. La Collezione Permanente conta circa 60 opere. La scelta degli artisti, da sempre, è stata fatta tenendo conto del lavoro ma anche della capacità di ognuno di creare con i ragazzi una giusta empatia. L’ambizione di questo progetto è stata da sempre quella di far entrare gli allievi attivamente nel lavoro di ogni artista per meglio far comprendere loro il senso profondo di ogni operazione e coinvolgerli più intimamente possibile. Ho invitato artisti di diverse parti d’Italia e con linguaggi diversi in modo da dare una giusta testimonianza dell’arte contemporanea nazionale, ma più possibilmente di respiro internazionale. Gli artisti, infatti, sono eterogenei per età, linguaggi e mezzi espressivi ma tutti rappresentanti indiscussi del panorama contemporaneo più vivace e riconosciuto. Tutti i ragazzi che in questi anni hanno seguito i laboratori hanno acquisito conoscenze e competenze altrimenti impossibili in una scuola come il Liceo scientifico e soprattutto hanno compreso che non si deve mai giudicare senza conoscere a fondo le cose e non bisogna fermarsi mai alla sola percezione estetica di un’opera d’arte ma cercarne il senso, il concetto, il bisogno profondo che ha ispirato l’artista. Gli allievi sono stati sempre impegnati, a ogni inaugurazione e a ogni visita del pubblico, a fare da guide con la consapevolezza che potevano esserci diversi tipi di visitatori, alcuni anche arroganti, e che loro dovevano essere in grado di far capire a chiunque che l’arte contemporanea esige un approccio diverso dall’arte classica. L’arte oggi non rincorre più necessariamente il bello o il vero e neppure vuole solo rappresentare la natura e la realtà e quindi alla domanda banale e ricorrente: cosa rappresenta?Bisogna rispondere: Cosa vuole dire? Qual è il senso di quest’opera? E loro questo l’hanno imparato benissimo! Poi vanno a visitare i Musei d’Arte Contemporanea e ci portano anche i genitori. Hanno sviluppato curiosità e rispetto per questa forma di espressione anche se spesso l’arte contemporanea è lontana, autoreferenziale e purtroppo non invita il pubblico, ma lo demotiva. Solo, quindi, un’educazione diversa e un approccio didattico attivo possono negli anni colmare questo gap con una buona dose da parte degli artisti di ripensare alla funzione dell’arte che oggi più che mai deve tornare ad avere un ruolo sociale e aggregante. La diffidenza rispetto a ciò che non si conosce è il sentimento più comune che si scatena in tutti noi, ragazzi e adulti. Non nego che, il primo anno, tutti, anche i colleghi osservavano con scetticismo quello che stavamo facendo. Il Preside Natale De Angelo che mi aveva coraggiosamente autorizzato con l’approvazione del Collegio, era perplesso ma fortemente convinto che bisognasse cogliere l’occasione per fare della scuola un luogo di ricostruzione dell’identità culturale persa con il terremoto. Devo dire che i risultati ottenuti e i prestigiosi riconoscimenti avuti hanno pian piano convinto anche i più scettici. Da due anni abbiamo una nuova Preside, Sabina Adacher, ex docente di storia dell’arte, e il Liceo Artistico accorpato, quindi questo progetto ha avuto e spero continuerà ad avere un buon seguito e dare a tutti grandi soddisfazioni. L’ultima meravigliosa esperienza, quando è venuto all’Istituto “Bafile” Michelangelo Pistoletto grazie all’Associazione Amici dei Musei d’Abruzzo. Abbiamo realizzato un laboratorio con gli studenti per costruire la “Mela reintegrata” del Terzo Paradiso e abbiamo, sempre con i ragazzi, collaborato a montare e completare con gli stracci la famosa “Venere degli stracci”(esposta fino al 31 gennaio). La mela, invece, è stata donata da Pistoletto alla nostra scuola per entrare a far parte della Collezione Permanente.

E anticipa:

Stiamo lavorando già alla quinta edizione del progetto che presenta però una novità: nell’ambito del Progetto Smart Ring a L’Aquila, è in corso un percorso formativo con gli studenti dell’Istituto Superiore“Bafile”, con il quale ENEA ha stipulato una convenzione. Il progetto mira a creare un’esperienza di Smart Communities al fine di contribuire a consolidare il “senso di comunità” attraverso la creazione collettiva di contributi legati ai beni e ai processi culturali. Il percorso rientra nel Social Urban Network (SUN). Il progetto stabilisce una connessione organica e stretta con un progetto già in corso presso lo stesso Istituto,“Polvere negli occhi, nel cuore sogni”.

Il percorso espositivo si sviluppa nel piano terra della scuola, all’ingresso, nell’atrio, lungo i corridoi, sulle rampe delle scale e nei tre piani superiori. Le opere esposte sono diverse per stile, per linguaggio e per mezzi espressivi. Ci sono opere fotografiche, opere pittoriche, sculture a parete e tridimensionali, installazioni a parete realizzate con materiali eterogenei. A legare le quattro edizioni fa da fil rouge la partecipazione di un collettivo d’arte: Neola Project, costituitosi all’indomani del sisma che fa dell’arte pubblica il suo motore di ricerca, la sua linfa vitale. Nel creare, attraverso i laboratori didattici, forme d’arte conviviali – si pensi agli inizi con l’allestimento degli stand culinari nei quali si potevano degustare le neole aquilane – per il liceo il collettivo mira a riempire di colore l’ambiente circostante. L’effetto mise en abîme ricreato in molte opere col suo concetto di “collocato nell’infinito”, di “sogno nel sogno”, di “storia nella storia” porta a considerare l’arte di questo collettivo come metalinguaggio, l’arte che ha rapporti e relazioni con altri linguaggi, un’arte nella quale un livello basso riassume e racchiude in sé un livello alto, la storia raccontata e la storia reale.

Evidente l’influenza per questi artisti dell’arte ambientale di quel grande Maestro che è Franco Summa, il “cittadino dell’arcobaleno” – come definito da Pierre Restany (1992) –. La triade summana di “Amare, Progettare, Essere” veste anche le opere ambientali del collettivo ed evidenzia nel colore un pensiero progettuale, che parte dall’amore verso l’altro da sé, per realizzare compiutamente e liberamente il proprio essere sul mondo. Quel mondo che gli artisti di Neola, anche in quest’ultima opera per il liceo intitolata Lo sposalizio dell’estintrice – Per non estinguersi mai (2014) vogliono policromo, felice, partecipe.

I temi sui quali in questi lunghi quattro anni si sono misurati gli artisti con gli studenti sono l’identità, l’ambiente, la memoria, altri terremoti storici, la vita evocata di volta in volta da frammenti architettonici e naturali, da gesti e da oggetti. Tra poesia e parole, video, fotografie di famiglia nasce una narrative art che ripercorre la storia personale di ognuno per non dimenticare e alimentare nuovi sogni e nuove speranze. Partire dal proprio banco di scuola, che Vincenzo Rulli in Alta classe fa poggiare su erba viva e fiori mentre le lunghissime gambe della sedia attraversano nuvole di ovatta per elevarsi fino al cielo, per fuggire e per guardare oltre. Il confine tra realtà presente e futura è segnato anche dalle maniglie di Lucilla Catania quale simbolo per aggrapparsi, per chiudere una porta dolorosa alle spalle e aprirne un’altra in avanti. Artisti presenti nei più importanti musei al mondo si ritrovano con la loro arte in questo luogo insolito, un unicum nel suo genere. L’ultima edizione ha visto l’artista malese H.H.Lim, con la sua arte contaminata di oriente e occidente, di riflessione e provocazione, di contesti, linguaggi e tradizioni, artista che vanta diverse presenze in città: dalla collezione permanente del MUSPAC – l’opera Senza Titolo (simile a quello del cielo colore che tende al celeste) è stata danneggiata a causa dell’incuria dei non sempre rispettosi lavori di puntellamento, così al già danno sismico si è aggiunto l’errore umano – alla partecipazione alla mostra A piedi scalzi (718° Perdonanza Celestiniana, 2012) fino ad arrivare a Per L’Aquila (2014) per la collezione del liceo. Michelangelo Pistoletto – come già esposto nel testo critico della Galizia – lancia il suo messaggio di pace, di rispetto per l’ambiente in cui viviamo ne la mela reintegrata. Gli street artists Sten Lex con la loro grafica monocroma abbelliscono la parete esterna dell’Istituto superiore “Ottavio Colecchi”, quale biglietto d’ingresso alla wunderschule nell’ultima edizione del 2014.

Licia Galizia, donna-artista è una contemporanea figura di mecenate, patrona delle arti contemporanee figurative e performative e come tale anima ogni nuova edizione circondandosi di artisti e artiste che con la loro sensibilità invitano quotidianamente al dialogo tra le arti perché nella wunderschule non vige il diritto al possesso dell’opera, che non s’attesta solamente sul valore del bello estetico. Le opere non si lasciano solo ammirare – tra le stesse, gli studenti liceali e i visitatori esterni non ci sono distanziatori come corde o barriere in plexiglass – ma aiutano ad agire, a cercare risposte a domande collettive. La “Collezione delle Meraviglie” mette a proprio agio e, come i musei delle città che interpretano la storia della città globale, fa sentire di essere orgogliosi della propria identità culturale, un’immagine “irresistibile” costituita da parti e storie diverse. Nell’allestimento lo spazio non è stato organizzato secondo una linea cronologica che rappresenta la rispettiva linearità del tempo; si tratta piuttosto di un ambiente che può essere utilizzato come visualizzatore spaziale di concetti, rappresentando persone coinvolte in un evento storico e i problemi riscontrati nel corso di trasformazioni epocali come l’evento sismico.

Polvere negli occhi, nel cuore sogni è una fiamma viva, reale, fluttuante, in fieri perché citando Gregorio Botta in Accendere una lampada e sparire è un alone chiaro che, si spera, resterà «acceso dentro di noi, per un minuto, per un giorno intero, o per tutta la vita». Ciò che di prezioso possiede la Collezione è l’inclusione, l’accoglienza, l’intervenire attivamente nei cambiamenti sociali e strutturarsi come spazio civico, moderatore sociale, luogo sicuro per idee problematiche – quei Nodi da sciogliere (2010) cari alla professoressa – spazio aperto e percorribile. Ne le camerae pictae di Gianni Dessì – vere esperienze sensoriali oltre che visive in cui pittura e scultura dialogano – l’arte conserva una dimensione visionaria nel rivendicare la sua diversità da ogni oggetto concreto per diventare il “luogo da cui poter guardare e dispiegare il mondo”. Per Dessì le opere sono «luoghi del vedere nel quale un colore – nel nostro caso il giallo – conquista il proprio spazio al di là del supporto che lo accoglie». Non si può, dunque, far altro che continuare a camminare volgendo lo sguardo al nostro presente, a ciò che è vicino e a ciò che è lontano e periferico.

Botto&Bruno rivendicano «un’autonomia e una nuova concezione di vivere gli spazi urbani», nell’esplorazione delle periferie quali luoghi di confine lo hanno sempre fatto cercando in essi possibilità di rinascita. Ne il Paesaggio continuo (2014) la teoria di edifici della periferia aquilana dà luogo a un paradosso: è più una condizione dell’anima, nella realtà quella vicinanza di case non esiste perché collocate in zone diverse della città. Ciò che le accomuna è la condizione di chi vive in periferia e come fanno notare i due artisti «chi vive in periferia è abituato a una maggiore mobilità […] perché in periferia non c’è quasi nulla ma è proprio in questa condizione di perenne spostamento, di continuo nomadismo che colui che vive questi luoghi ha una percezione dello spazio e quindi del paesaggio sicuramente più adatta per affrontare il futuro».

E in questo è necessario tentare di riconoscere la strada perché è l’unica possibilità per l’uomo di poter “essere” nella sua totalità, senza lasciarsi “esistere”(Franco Summa, Adina Riga, 1994). L’essere e l’esserci danno significato a ciò che vuol dire fare cultura. Fare cultura è – citando Marino Sinibaldi in Un millimetro in là. Intervista sulla cultura – «fare attenzione alle cose belle e intelligenti». La cultura esige responsabilità, responsabilità di «creare continuamente le condizioni per nuova bellezza e nuova intelligenza o provare a trovarle dove non sembrano esserci più».

E Polvere negli occhi, nel cuore sogni è una cosa bella e intelligente, come bella e intelligente è la mente di chi lo ha creato perché puro talento. L’arte e la creatività nei talenti generano “spazi di senso” sempre diversi. E in questa disseminazione di senso la cultura «ci può insegnare a mettere tutto in discussione, con l’umiltà di chi sa che al massimo aggiungeremo un granello alla montagna o sposteremo qualcosa un millimetro in là».

Gli artisti e le artiste presenti nella Collezione delle Meraviglie:

Claudio Adami, Gianni Asdrubali, Andrea Aquilanti, Lucilla Catania, Oreste Casalini, Elvio Chiricozzi, Enzo De Leonibus, Neola Onlus (con Bruna Esposito, Franco Fiorillo, Emanuela Barbi, Enzo De Leonibus e Fabrizio Sartori), Emanuela Fiorelli, Franco Fiorillo, Mauro Folci, Licia Galizia, Francesco Impellizzeri, Franco Ottavianelli, Laura Palmieri, Marina Paris, Daniela Perego, Roberto Pietrosanti, Paolo Radi, Oliviero Rainaldi, Massimo Ruiu, Vincenzo Rulli e il compositore Alessio Gabriele, Giovanni Albanese, Marco Appicciafuoco, Diodato Baldo, Luigi Battisti, Carlo Bernardini, Gregorio Botta, Tvrko Buric, Fabrizio Corneli, Giulia Frati, Felice Levini, Adele Lotito, Daniela Monaci, Piero Mottola, Claudia Peill, Alfredo Pirri, Piero Pizzi Cannella, Giuseppe Salvatori, Giuseppe Stampone, Fernanda Veron, Gianni Dessì, Sergio Fermariello, Chiara Mu, Mario Sasso e la rivista d’artisti Aria, Botto e Bruno, Francesco Cervelli, Mauro Di Silvestre, Stefania Fabrizi, H.H.Lim, Teodosio Magnoni, Neola Project, Renzogallo, Sten Lex, Antonella Zazzera