Più che l’esportazione del Terzo Paradiso, per come sono andate e continuano ad andare le cose a L’Aquila terremotata, occorrerebbe confrontarsi prima con la malefica quotidianità del Secondo Inferno

di Antonio Gasbarrini

Spetta all’Arte seminare nella società quel pizzico d’utopia in più che consenta all’umanità di uscire dal cul-de-sac in cui si è cacciata per aver abbandonato una edenica, primigenia Natura, sempre più degradata da un micidiale Artificio che sta avvelenando l’esistenza di singoli e di interi popoli. È questo in estrema sintesi il succo del Manifesto del Terzo Paradiso di Michelangelo Pistoletto, riportato integralmente a margine. A condensare graficamente quell’inseguita utopia, è la lievitazione del simbolo matematico di infinito, integrato ora da un cerchio centrale di più ampie dimensioni (il Terzo Paradiso, appunto) che riesce ad interloquire con gli altri due posti agli estremi:«Il Terzo Paradiso è raffigurato simbolicamente da una riconfigurazione del segno matematico dell’infinito. Con il “Nuovo Segno d’Infinito” si disegnano tre cerchi: i due cerchi opposti significano natura e artificio, quello centrale è la congiunzione dei due e rappresenta il grembo generativo del Terzo Paradiso».

A contare le performances relazionali e gli happening realizzati in Italia ed all’estero da Pistoletto dal 2003 ad oggi sotto quell’apotropaico, rigeneratore “segno”, si resta senza fiato, soprattutto per la continua reinvenzione di azioni dimensionate non solo al luogo in cui sono tenute (all’aperto o in un Museo, in una città o in campagna), ma al particolare accento che si vuole mettere in evidenza (neoecologista, con una privilegiata attenzione al riciclo ed alla sostenibilità ambientale).

Una delle più creative, per le sue forti implicazioni denotative e connotative all’interno della stessa storia dell’arte più recente, è stata effettuata nel 2010 ad Assisi con il terracqueo linguaggio della land art così familiare all’artista biellese sin dai suoi esordi, mediante il tracciamento del solco simbolico del Terzo Paradiso (su un’area di 3000 metri quadri delimitata all’interno del restaurato bosco di S. Francesco ad Assisi), su cui sono stati impiantati ben 160 ulivi. Le assonanze del confronto-scontro tra Natura ed Artificio delle 7000 piantine di future querce poste a Kassel da Joseph Beyus accanto ad altrettante piccole pietre di basalto che nel corso dei primi decenni sono già diventate e sempre più diventeranno minuscole rispetto all’ingigantita vegetazione (ciclo concluso tra il 1982 e il 1987, anno successivo alla morte dell’artista), sono ben evidenti, sia dal punto di vista estetico che ideologico.

Si può a questo punto aggiungere che senza la poetica portante degli “Specchi” così cara al Nostro – siano essi intesi come “quadri specchianti” di ogni singola persona o dell’intero paesaggio circostante, dalla terra al cielo, o, ancora come “frammenti frattalici” di specchi intenzionalmente rotti – il trainante “tricerchio” non sarebbe, molto probabilmente, mai nato.

Questa telegrafica premessa può introdurre l’approdo del “Terzo Paradiso” nella desolata, fantasmatica, distrutta città medioevale dell’Aquila, avvenuto qualche giorno a ridosso del quinto anniversario (si fa per dire) dell’immane, perdurante catastrofe. L’iniziativa, promossa dall’Associazione degli Amici dei Musei d’Abruzzo (inserita nella IV edizione di RE_PLACE la città s’illumina e sostenuta editorialmente dal numero pressoché monografico della rivista “MU6”) oltre alla partecipazione diretta, socievole e più che cordiale di Michelangelo Pistoletto, ha registrato un buon coinvolgimento (giovani innanzitutto) sia nella “mattinata didattica” svoltasi nell’Auditorium di Renzo Piano, che nel pomeriggio dedicato alla “dipintura” del Terzo Paradiso sul brecciolino dell’antistante  piazzale.

Per una sintetica valutazione dei potenziali ed esorcizzanti esiti “anticatastrofici” dell’intera giornata ed i suoi reali effetti su uno dei più macroscopici scandali propagandistici massmediatici d’un terremoto strumentalizzato sin qualche minuto dopo le 3.32 del 6 aprile 2009, sentiamo subito le affermazioni di Pistoletto estrapolate dalla lunga conversazione tenuta con Francesco Saverio Teruzzi  pubblicata in “MU6”. Alla domanda di FST: «Parlando dell’Abruzzo, ma anche in senso più generale, per un territorio vittima di una catastrofe naturale, da dove occorre partire per realizzare una ri-nascita che sia individuale e comunitaria? », così risponde MP: «Bisogna partire dall’onestà, dal rapporto inter-individuale basato sulla dignità. Bisogna ripartire da capo fabbricando o rifabbricando la Società partendo dal concetto di autorevolezza, L’organizzazione speculativa che approfitta del disastro in maniera vorace è tanto più efficace quanto più è disumana. Il disastro naturale viene sfruttato senza pudore e fin da subito c’è chi brinda la perdita di vite umane, delle cose più care. Purtroppo la natura è anche tragica, ma la speculazione sulla tragedia è devastante. Se mi interessa e ci interessiamo al Terzo Paradiso a L’Aquila è chiaro che non siamo mossi dallo spirito degli ultimi sciacalli, ma perché si vuole fare qualcosa per mettere insieme un pensiero di fondo che permetta a tutti di partecipare collettivamente alla ricostruzione e rigenerazione. In questo senso funziona il concetto di mito creativo per la vita portato in un contesto  che purtroppo ha visto la morte. Perché se oggi, dopo cinque anni, il tessuto sociale e il morale degli Aquilani è ancora minato nel profondo è perché nessuno li ha aiutati a capire che loro stessi dovevano essere i protagonisti della rinascita. Si sono trovati nella condizione di dover accettare passivamente le cosiddette soluzioni che venivano dall’alto. Noi dobbiamo cercare di portare il mito della cooperazione partendo da qualcosa che possa unire, partendo dal centro de L’Aquila, da qualcosa che possa rappresentare l’essenza della città in cui ritrovare e ricomporre la comunità, dove avveniva l’incontro, lo scambio, la festa come per esempio i portici de L’Aquila […]».

Slides (“I Terzi Paradisi”)

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Senza minimamente voler mettere in discussione queste buone intenzioni concretizzatesi nell’effimero simbolo del Terzo Paradiso dipinto con colori diluiti nei badili messi a disposizione di qualche centinaio di aquilani e non – simbolo cancellato del tutto qualche giorno dopo dalla pioggia – si può arguire che della splendida esperienza civica del mitico Popolo delle Carriole e delle energie creative autosprigionatesi in città dopo il sisma in ogni settore espressivo e di cui ZRAlt! ne sta custodendo la memoria con la pubblicazione delle più esemplari, Michelangelo Pistoletto ne sapesse poco. Anzi. Ci si permetta d’ipotizzare: quasi niente.

Un diacronico confronto tra i badili riempiti delle macerie occultate dal kafkiano Potere nella Zona Rossa del Centro storico  fino a quelle mitiche giornate (mitiche sì!) passati di mano in mano dagli aquilani civicamente insorti in quell’indimenticabile stagione del 2010 fiorita con il Popolo delle Carriole, ed i badili-tavolozza del Terzo Paradiso, è più che sufficiente per ripristinare la verità storico-cronachistica degli eventi (si veda il reportage).

Reportage (a cura di Giorgio Piccinini e Antonio Gasbarrini)

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Contro la dilagante corruzione postsismica, la mancata ricostruzione del Centro Storico, il perdurante esilio di circa 14.000 aquilani nei dormitori dei 19 agglomerati delle cadenti casette in cartongesso, la sola leva rigeneratrice dell’Arte è una condizione necessaria, ma non sufficiente.   Più che l’esportazione del Terzo Paradiso, per come sono andate e continuano ad andare le cose a L’Aquila terremotata, occorrerebbe di conseguenza confrontarsi prima con la malefica quotidianità del Secondo Inferno vissuto dagli aquilani: quello di laceranti pene aggiuntive non decretate dalla Natura, bensì dai malefici perpetrati innanzitutto da una divoratrice “casta partitica” che nulla ha da dividere con   la “trilogia platoniana” del Buono, del Vero e del Bello.

Qui non è in discussione l’illuministica e neoumanistica concezione “est-etica” di Michelangelo Pistoletto. Piuttosto, tutta la problematicità di socializzanti performances non replicabili, anche se con varianti, in inappropriati contesti. La scorciatoia della maniera, in arte, è sempre in agguato. E uno degli artisti più affermati e rappresentativi italiani in ambito internazionale che ha ricevuto recentemente anche il Praemium imperiale a Tokio, un vero e proprio Nobel delle arti visive, non può assolutamente  permettersi di cadere nella noiosa trappola del deja vu e del deja pensé.

Il Manifesto del Terzo Paradiso *
2003-2012
Che cos’è il Terzo Paradiso

È la fusione tra il primo e il secondo paradiso. Il primo è il paradiso in cui gli esseri umani erano totalmente integrati nella natura. Il secondo è il paradiso artificiale, sviluppato dall’intelligenza umana attraverso un processo che ha raggiunto oggi proporzioni globalizzanti. Questo paradiso è fatto di bisogni artificiali, di prodotti artificiali, di comodità artificiali, di piaceri artificiali e di ogni altra forma di artificio. Si è formato un vero e proprio mondo artificiale che, con progressione esponenziale, ingenera, parallelamente agli effetti benefici, processi irreversibili di degrado a dimensione planetaria. Il pericolo di una tragica collisione tra la sfera naturale e quella artificiale è ormai annunciato in ogni modo¹.

Il progetto del Terzo Paradiso consiste nel condurre l’artificio, cioè la scienza, la tecnologia, l’arte, la cultura e la politica a restituire vita alla Terra, congiuntamente all’impegno di rifondare i comuni principi e comportamenti etici, in quanto da questi dipende l’effettiva riuscita di tale obiettivo.

Terzo Paradiso significa il passaggio ad un nuovo livello di civiltà planetaria, indispensabile per assicurare al genere umano la propria sopravvivenza.

Il Terzo Paradiso è il nuovo mito che porta ognuno ad assumere una personale responsabilità in questo frangente epocale.

Il Terzo Paradiso è raffigurato simbolicamente da una riconfigurazione del segno matematico dell’infinito. Con il “Nuovo Segno d’Infinito” si disegnano tre cerchi: i due cerchi opposti significano natura e artificio, quello centrale è la congiunzione dei due e rappresenta il grembo generativo del Terzo Paradiso.”

Michelangelo Pistoletto

¹   Il termine artificio ha come radice la parola arte, perciò l’arte assume oggi essenziali responsabilità riguardo all’intero mondo artificiale.

(*Tratto dal sito ufficiale www.pistoletto.it)