I cecchini odiatori compulsivi h. 24 sono la prova provata che la natura dell’anthropos è irrimediabilmente guasta, fetida, nauseabonda… è la natura dell’ommo ’e mmerda (Thomas Hobbes lo aveva capito benissimo)

di Marco Palladini

Everyday, everyday, everyday / Everyday I write the book”. Lo scrittore Silvio Cocheo, al volante della sua Opel Adam Rocks rossa col tettuccio nero, canticchia il brano di Elvis Costello e intanto pensa appunto al prossimo libro da scrivere, riguardo a cui sta elaborando da qualche settimana alcuni cartigli preparatori.

‘Nulla dies sine linea’ si è imposto, anche se quello che sta appuntando gli sembra per ora un brogliaccio senza capo né coda.

Ha deciso, comunque, che ne indicherà la colonna sonora, seguendo la traccia dei brani ritrovati in un vecchio juke-box Wurlitzer degli anni ’70…

 

Juke-box playlist 01: Bella senz’anima, Riccardo Cocciante; Lucy In The Sky With Diamonds, Elton John; Male, Raffaella Carrà; Doctor Music, The Peppers; Sereno è, Drupi; Sunday Morning, Bertice Reading; Dicitenciello vuie, Alan Sorrenti; Stardust, Alexander; Fenesta vascia, I Santo California; Black Dog, Led Zeppelin…

L’autostrada 128 corre bella liscia, con curve ampie e veloci in un paesaggio di colline verde smeraldo, campi coltivati, vigneti, frutteti, placidi paesetti arrampicati a mezza costa, torrioni di guardia diroccati, ordinate masserie e i canali delle acque reflue… Cocheo rimugina tra sé e sé a briglia sciolta… considerando la parabola storico-politica che da Angela Davis arriva sino ad Angela Merkel si può misurare l’entropia fatale delle speranze utopiche degli anni ’60 rifluite nell’odierna real-politik del tutto prona al ‘mercatismo’ imperante… già ma che ne sanno gli attuali bimbi-minkia che starnazzano nella mediasfera dei social? … Gli viene in mente Sweet Black Angel dedicata alla Davis dai Rolling Stones in Exile on Main St: “She countin’ up de minutes / She countin’ up de days / She’s a sweet black angel / Not a gun toting teacher / Not a Red lovin’ school mom / Ain’t someone gonna free her / Free de sweet black slave”… Gran bel pezzo pressoché country-rock con chitarra acustica ed armonica a bocca, lo devo includere nella colonna sonora assieme agli altri… A mia madre, come a milioni di altre donne, la vita cambiò quando le portarono in casa una lavatrice acquistata da mio padre a rate… d’improvviso il lavatoio condominiale, che pure era un luogo eminente di socialità femminile, divenne un’anticaglia, la modernità aveva fatto irruzione nella nostra esistenza e non se ne sarebbe più andata, presto implementata da tutti gli altri elettrodomestici. Fu certo un miglioramento per lei, ma ogni volta che si guadagna qualcosa, se ne perde un’altra… è il progresso, già… oggi i giovani che incontro usufruiscono di mille cose che io non potevo nemmeno sognare, eppure li vedo scazzati, imbronciati, infelici come io non sono mai stato… chissà, forse più si ‘progredisce’ e più ci si sente delusi…

Juke-box playlist 02: Questa sporca vita, Sylvie Vartan; Baby, El Tigre; Bella dentro, Paolo Frescura; Serenata, Bloody Mary; 64 anni, Cugini di Campagna; Padrino parte II, Piergiorgio Farina; Nutbush City Limits, Ike & Tina Turner; Amava, Mersia; What Am I Gonna Do With You, Barry White; Dirty Old Man, The Three Degrees

Al presente i bimbi-minkia, riflette Cocheo, si deliziano con il libercolo di una blogger intitolato OPS, che sarebbe, pare, un acronimo osceno in voga tra gli adolescenti, una cosa tipo: ora puoi scoparmi, oppure ora posso scoparti, o anche offresi pompinara succhiatutto… Gli viene pure in mente la storiella di un docente di Estetica che perse la testa per le curve di una maggiorata estetista di nome Sofia. Per lei abbandonò i severi studi accademici e ne divenne una sorta di protettore o maquereau; ma non se ne pentì, era pure sempre un modo di occuparsi di filo…Sofia … Andava forte anche uno scrivente fascistoide, un tipico magnaspaghetti omofobo, autore di un libretto pseudosatirico intitolato “Proci, froci e molte altre croci”, che poi le ‘croci’ sarebbero le sue ex mogli che non lo mollano e continuano ad assottigliargli il patrimonio… Tutto molto déjà-vu e déjà-entendu in questo paese dove gli scrittori di regola sono tanto mal visti, quanto male o per nulla letti e non ci sono dei veri maledetti, perché la cortigianeria regna sovrana e al più si coltivano vizi e vizietti da quattro soldi, da miserabili affamati di fama… Già qui conta soltanto l’esserci, ma poi ci sono veramente, gli assatanati scriba, nei gironi infernali dell’onnimediatico mondo o è soltanto una mera apparenza? Sembrare di esserci, essendo di fatto niente o poco più di niente?… Scriverò un libro, si dice Cocheo, per proclamare finalmente l’addio all’Essere… e l’importanza di non esserci…

Juke-box playlist 03: Opera d’amore, Equipe 84; Do You Love Me?, Sharif Dean; Stasera… che sera!, Matia Bazar; Rock Your Baby, George McCrae; Sai che bevo, sai che fumo, Nicola Di Bari; Farewell Andromeda, John Denver; Amore grande, amore libero, Il Guardiano del Faro; Rock ’n’ Roll, Kim & Cadillacs; The Shuffle, Van McCoy; Chi sarà, Renato Pareti…

Il berretto leniniano con la visiera nera, uguale a quello che metteva John Lennon, glie l’aveva regalato un amico che era stato nella Swinging London… Cocheo lo portava tutto fiero come un ganzetto adolescente dei suoi tempi. Quando glie lo rubarono pianse vere lagrime e decise che non avrebbe mai più messo un cappello in vita sua… Silvio adesso ci ripensa (che stronzata!) mentre affonda il piede sull’acceleratore… tocca i 180 km l’ora e si sente bene… sente la strada… si sente ‘sulla strada’, già come quei due kazzoni di Sal Paradiso e Dean Moriarty… ah, beh,  però Kerouac e i beat amerecani gli piacevano perche li percepiva come una band… sì, è così, quelli della Beat Generation erano per lui fondamentalmente una rock band quando il rock ancora non era stato inventato… viaggiavano, scrivevano, bevevano, poetavano, si drogavano, scopavano, a volte pure tra loro, ascoltavano jazz, vacanziavano assieme, si sconvolgevano, tutto in un flusso di vita e arte disordinato e iattante, anarcoide e arrogante, rabbioso ed entusiasmante, gioioso e mai tranquillizzante, assai creativo e non soddisfacente… I Can’t Get No Satisfaction… o Satisfiction… Negli appunti per il suo libro Silvio ha schizzato dei personaggi che si ripetono: “No, il futuro non è finito”; anzi coltivano una pertinace nostalgia del futuro, essendo perlopiù ignari circa gli accadimenti del passato… Occorre curare il passato, che è all’origine di gran parte delle psicopatologie del presente, dove la smemoria domina incontrastata, con grande godimento e gradimento del Potere che non ha colore, però ha un preciso odore: quello della merda!

Juke-box playlist 04:  Campo de’ Fiori, Antonello Venditti; Heroes, David Bowie; Il Gatto e la Volpe, Edoardo Bennato; Bubble Gum, Papy, Mamy & Son; In Your Eyes, War; Luglio, agosto, settembre (nero), Area; L’importante è finire, Mina; Echo Raga, Aktuala; L’alba, Riccardo Cocciante; Te lo faccio vedere chi sono io, Piero Ciampi…

Ah sì, Ciampi, il Piero Litaliano, un grande marginale emblematizzato nel suo Adius:   “Ma vaffanculo / Sono quarant’anni che ti voglio dire ‘ma vaffanculo’ / Ma vaffanculo / Te e tutti i tuoi cari, ma vaffanculo”… Adius e affanculo come nell’allucinata metafisica del degrado al cubo visualizzato nel suburbio del Villaggio Coppola di Castel Volturno ritratto più volte da un regista romano… Quando il paesaggio pressoché spettrale diventa protagonista di un film a tal punto che se togli quell’immagine di puro realismo isterico, il film scompare… Nei suoi appunti Cocheo ha pensato anche ad un personaggio cinese chiamato Ge Ming Hua, un giovane sarcastico e brillante che in un bar ribatte ad un maestrino norditaliota, di nome Ligazzi: “Dire che hanno sbagliato tutti non equivale ad affermare che hanno tutti ragione?”. L’altro fa spallucce e canticchia: “Democrazia, democrazia, per schifosa e demagogica che tu sia, tu mi sembri una badia…”. Ge sogghigna: “Contento lei di abitare in questa casa… che poi, se lo vuole sapere, la sua democrazia è nei fatti una democratura”. E Ligazzi pronto: “Ma una democratura sarà sempre meglio o meno peggio della dittatura comunista che avete voi cinesi… lei infatti viene qui a fare il saputello, ché nel suo paese finirebbe dritto in un campo di lavoro dove le spezzerebbero la schiena… voi gialli dovete imparare il rispetto, qui non state a casa vostra, qui siete ospiti e pure sospetti”. “Guardi, la mia casa è ovunque, è il pianeta nel suo insieme e io, alla fin fine, credo che la democratura sarà la forma-modello per ogni società futura: un po’ di apparente libertà e un bel po’ di repressione tosta per mettere in riga chi non si omologa e insiste a fare il deviante”. Ligazzi insiste: “Voi musi gialli rossi con tutti i figli che fate, forse un giorno dominerete questo pianeta, e ci imporrete di mangiare involtini primavera, spaghettini di soia e dadini di tofu, ma per ora non è così e se venite a stare da noi, dovete chinare la testa e fare pippa… che poi,  adesso che ci penso, magari ha ragione il vostro capoccia, Xi Jinping, a non dare spazio ai dissidenti, a quelli che corrompono la mente dei sottoposti … quando si governa su quasi un miliardo e quattrocento milioni di persone la democrazia e pure la democratura sono un lusso, ci vuole il pugno di ferro, altroché… non si può essere tolleranti con i sabotatori figli di puttana e i fighetti sputasentenze… sarebbe da irresponsabili…”. Ming Hua non si trattiene dal dirgli: “Piero Litaliano non avrebbe mai detto simili sciocchezze, lei è l’italiano pieno di odio razziale, lei è semplicemente orrendo”. Ligazzi gli si avventa contro, Ge si scansa e lo colpisce con un calcio, gli avventori del bar prontamente li dividono e li buttano fuori dal locale… i due si allontanano insultandosi nelle rispettive lingue, destinati a non capirsi né ora né mai.

Juke-box playlist 05: Un’ora, Guido Renzi; Please Mr. Postman, The Carpenters; Parlami d’amore Mariù, Mal; God Save The Queen, Sex Pistols; Voglia di morire, I Panda; From Souvenirs, Demis Roussos; Gonna Make You A Star, David Essex; Soul City, Soul Philadelphia Orchestra; King Thaddeus, Joe Tex; Might Just Take Your Life, Deep Purple…

L’Opel Adam Rocks di Cocheo s’infila nel parcheggio di un autogrill… Silvio deve pisciare e rifocillarsi… Sta consumando una insalata con riso bianco, mais e avocado e capta un discorso tra due ragazze sedute ad un tavolino accanto al suo… “Ma il dolore ha un colore?” “Ne ha tanti e ne ha nessuno… C’è il dolore rosso che è un dolore appassionato, c’è il dolore nero che è un colore da depressione totale, c’è il dolore azzurro che ha una sfumatura di speranza, c’è il dolore giallo limone che è un dolore quasi allegro, c’è il colore bianco che è un dolore algido…” “Allora il mio è un dolore bianco”.

E in effetti il volto della giovane donna è pallido morticino, inespressivo e terreo come quello di Buster Keaton, il comico più triste che sia mai esistito… Un amico poeta, Pier Paolo Merilli, che non si muove mai da casa, ma è sempre informato su tutto, gli invia al cellulare i suoi versi che definisce ‘botte di poesia’. Una è dedicata alla “… caduta inarrestabile degli alberi in città / patente metafora della caduta degli standard urbani di qualità / … mentre i gabbiani con l’occhio cattivo banchettano lutulenti / tra i cumuli giganteschi di rifiuti fetenti…”. Un altro testo evoca “… l’hotel col marchietto Trip Advisor / ove trovarsi a salutare un nuovo giorno / come immersi nello stuprore di un’orgia porno…”. In uno stravagante poemetto si leggono versi come “La memoria delle cose è nell’amnesia dell’acqua / oppure è il contrario? … Sfondarsi di alcool è cool? / E allora chi non beve con me che la cirrosi lo colga?…”.

Cocheo si tiene in archivio le ‘botte’ poetiche di Merilli e ogni tanto, per distrarsi, se le rilegge, non ha ancora capito se è un genio o un ciarlatano, forse un ciarlatano di genio… Prima di partire Silvio è entrato in una farmacia, mentre stava per pagare è entrato un gruppetto di zingarelle capitanato da una mamma ventenne con un marmocchio appeso al collo, ravvolto in un fazzolettone a quadri fantasia. La donna, capelli lunghi e spettinati, viso duro e sprezzante, ha puntato dritto verso il bancone incominciando subito a fare casino, ad alzare la voce, ad allungare le mani. L’obiettivo era distrarre la farmacista mentre le tre rom che stavano con lei, di età tra i dodici e i quattordici anni, prendevano a rubare tutto quello che potevano. Urla della farmacista, minacce, “chiamo la polizia!”, il tutto in un battibaleno, poi le nomadi se la sono prestamente svignata, non prima di avere lanciato sulla soglia oscure maledizioni nella loro lingua romàní. La farmacista guardando desolata i clienti ha allargato le braccia “Ogni volta è così, sempre la stessa sceneggiata, queste c’hanno il ladrocinio nel sangue…”. Concludendo rassegnata: “è inutile pure denunciare, tanto nessuno fa mai nulla”… Cocheo aveva annuito, riflettendo che è facile solidarizzare coi gitani a chiacchiere, quando poi ti rubano in casa e t’insultano pure, finisce che t’inkazzi e scopri il razzista che è in te, inutile negare o far finta di niente, pure lui dopo che le rom erano scappate aveva controllato se non gli avessero sottratto il portafogli…

Juke-box playlist 05: Chi di noi, Angeleri; Un Sospero, Daniel Sentacruz Ensamble; Why Is Everyone So Mad, Oliver Onions; And You Call That Love, Vernon Burch; Little Things, Luv Machine; Your Mama Won’t Like Me, Suzi Quatro; Moving Like A Superstar, Amadeo; Sabato pomeriggio, Claudio Baglioni; Nathalie et Christine, Femmes; Una casa al sole, Sergio Endrigo…

Beatrix, una donna del passato, uno dei tanti amori epifanici, una signora ‘grandi forme’ poi ritrovata in un sito XXX dove i clientes giudicano e danno i voti alle prestazioni delle puttane con cui sono stati… Lei era nella categoria delle ultra-Milf… Un sito ‘open access’ dove si trovava molta altra roba e robaccia del copromondo virtuale e tonnellate di videokakoporno… Ma che si fa? Vietare l’accesso? Vietare l’eccesso? Oggi è dappertutto vietato vietare… e se non vi piace buttatevi nel cesso… Cocheo ride e guida bello carico… si scola lattine di Coca-Cola ghiacciata come puro nettare, l’unica cosa che può dire di avere in comune con lo scrittore ispano-mexicano Paco Ignacio Taibo II… Anche quando andava in giro a presentare il suo libro commercialmente più fortunato “I capolavori della lussuria”, spingeva a tavoletta e ingollava una Coca dopo l’altra… Una abitudine presa da ragazzo quando suonava a minchia sciolta la batteria e picchiava frenetico sui tamburi, ma in effetti non era granché e così presto la mollò… poi arrivò il Blasco a scrivere la nota canzone “… con tutte quelle bollicine” e lui in macchina la sentiva a manetta, pur sapendo che il paraculo rocker di Zocca cantava della bibita, sì, ma alludeva palesemente alla polverina bianca da pippare… già, lui tutto “coca casa e chiesa…”, intanto la musical critica faceva, lei sì, finta di nulla, fingeva di crederci davvero alla bevanda yankee… E Silvio sghignazzava: krittica se ci sei batti un colpo! … Lui peraltro era sempre stato uno scrittore ‘asocial’, poche frequentazioni amicali e nessuna presenza in rete… I social, aveva scritto, non accrescono la nostra vitalità, ma la nostra viltà e indegnità… tutti celati dietro i nicknames a trinciare beceri giudizi e pregiudizi e a vomitare insulti e bestialità contro tutto e tutti… i cecchini odiatori compulsivi h. 24 sono la prova provata che la natura dell’anthropos è irrimediabilmente guasta, fetida, nauseabonda… è la natura dell’ommo ’e mmerda (Thomas Hobbes lo aveva capito benissimo)… l’esatto contrario di quella bontà umana astratta, assoluta, metastorica, avulsa da società, ideologie, religione e senza se e senza ma di cui ciancia un’autrice di successo, che elicita libretti di panna montata superbuonista che fa felici legioni di lettori, felici di riconoscersi in una falsa coscienza che riscatta e monda la schifezze delle loro esistenze… Non vogliono sapere che il Candide immaginato da Voltaire non è mai apparso in alcuna epoca e in alcun paese… Peraltro, rimugina Cocheo, sono sicuro che nella sua vita privata codesta scrittrice sia una jena persino più carogna delle canaglie dichiarate… Come aveva notato l’eccellente George Orwell – quello della Fattoria degli animali e del Big Brother – anche gli anarchici o i pacifisti più benintenzionati, più ispirati dall’idea dell’amore universale, quando vogliono imporre il loro credo agli altri si trasformano in bestie totalitarie, in aguzzini assolutisti che cercano di omologare il prossimo alla loro visione del Bene, appunto con le buone o le kattive (quasi sempre con quest’ultime)…

Juke-box playlist 06: Dark Lady, Cher; Mi basta così, Adriano Pappalardo; Jesus Christ Superstar, Carl Anderson; Il mondo di frutta candita, Gianni Morandi; Philadelphia Freedom, Elton John; Donna con te, Mia Martini; Super Rod, Crown Heights Affair; La ballata, Detto Mariano; Angie Baby, The Tombstones; Per favore, basta, Simon Luca…

Intorno all’autostrada 128 c’è adesso un cambio cospicuo di paesaggio… un landscape dove si giustappongono altissime ciminiere da cui fuoriescono venefici fumi bianchi, capannoni agricoli coi tetti in lamiera spioventi, grigi e squadrati edifici in muratura di fabbriche, scintillanti centrali elettriche, asimmetriche strutture industriali metalliche che si avvicendano con nugoli di pale eoliche… Gli viene intanto in mente che uno dei subplot del libro da scrivere concerne la storia esemplare di un city manager supercorrotto che si era enormemente arricchito attraverso il sistema perfettamente oliato (da lui) degli appalti truccati. In quanto direttore dei lavori, lui faceva preparare dei bandi di gara a costi palesemente fuori mercato, che quindi prevedevano in partenza che le imprese vincitrici non avrebbero avuto alcun guadagno, anzi avrebbero lavorato in perdita. Naturalmente si sapeva che si incominciavano i lavori e poi li si bloccava chiedendo una variante al progetto. Su questa variante c’era una trattativa sotto banco per salvare l’appalto, inserendo lavori extra mai svolti, che giustificavano una importante integrazione aggiuntiva di fondi che veniva spartita tra gli imprenditori e il city manager, che a sua volta doveva beneplacitare alcuni suoi sottoposti. Altre volte il dirigente preparava quello che lui chiamava lo ‘spezzatino’: un grosso appalto veniva suddiviso tra impresa A, impresa B, impresa C, impresa D, impresa E. Il bando di gara veniva calibrato su una offerta media che veniva ripartita tra un gruppo di imprenditori in finta concorrenza tra di loro, i quali oltretutto poi lavoravano risparmiando sui costi dei materiali, della manodopera, delle assicurazioni antinfortuni etc. . E ovviamente l’avido direttore steccava tangenti da ognuna delle imprese coinvolte. Che il sistema degli extracosti fasulli avesse mandato pressoché in bancarotta l’amministrazione della città al ‘manager della città’ fregava meno che nulla, lui badava alle sue tasche, ad incassare quanto più poteva, che i lavori venissero eseguiti malissimo e rigonfiati di rincari assurdi quasi lo mandava in brodo di giuggiole. “Io me la sono magnata sta città” diceva ridendo agli amici durante le cene che offriva nella sua villa miliardaria acquistata con la valanga di mazzette messe a pizzo negli ultimi quindici anni…. “Oggi solo se fai un pacco di miliardi vali qualcosa, altrimenti sei un povero sfigato, uno che non vale un cazzo e che però mi vorrebbe pure fare la morale, ma vattela a pijà ’nder culo”, ripeteva…  Una ‘success story’ esemplare e paradigmatica per spiegare in piccolo come l’itagliaccia avesse accumulato un debito pubblico spaventoso. Sono questi i becchini giulivi che campano su un paese tecnicamente fallito e che però non fallisce… chissà, forse perché non conviene a nessuno che fallisca, anche se non è mai detto… Piace a Cocheo questo subplot del libro a venire, gli sembra davvero la parte più sostanziosa, la più efficace e mordace per tratteggiare la corruzione come stile di vita e verace ragion d’essere della nazione non-nazione: perché ancora vanno fatti gli itagliani come predicava il D’Azeglio? Ma anche no! celiava Silvio  … In ogni caso, colonna sonora inevitabile La Terra dei Cachi di Elio e le Storie Tese: “… Appalti truccati, trapianti truccati, / motorini truccati che scippano donne truccate / Il visagista delle dive è truccatissimo… / Italia sì, Italia no / Italia sì, uè, Italia no / Uè uè uè uè”.

Juke-box playlist 07: Tema di Silvia, Berto Pisano; Roxette, Dr. Feelgood; Senza Perdono, Santo & Johnny; You’re Having My Baby, Paul Anka; Giulietta ’75, Gian Piero Reverberi; Let Me Try Again, Frank Sinatra; Dolcissima Maria, Premiata Forneria Marconi; It’s Just Begun, The Jimmy Castor Bunch; Dormitorio pubblico, Anna Melato; Reach Out, I’ll Be There, Gloria Gaynor…

Si sente un po’ stanco Silvio e devia verso una piazzola di sosta, per farsi un riposino e pensa con ironia: ma Pasolini li schiacciava i pisolini? … Mentre per l’appunto si appisola gli frulla nella capa un incipit: il kriminal in fuga stava sul crinale tra lo ieri e il diman mai certo, e progettava al presente una lunga traversata del deserto a dorso di cammello, come i tuareg dalla faccia blu che aveva visto in un vecchio film della RKO… dove c’era un personaggio che rappresentava il ritorno del sempre identico, l’uomo che non si smentisce mai e che, a coloro i quali gli imputavano di replicare sempre la stessa parte, rispondeva: “Perché c’è un’altra parte? Ma quando mai, c’è soltanto una parte, la mia”… Cristo! più autocentrato di così si muore, e infatti alla fine moriva per non essersi saputo adattare ad una situazione completamente diversa… In fondo era una pellicola darwinista, o meglio social-darwinista, mostrava che chi non si modifica perisce, sparisce. Nella colonna sonora ricordava brani fantastici dall’ellepi Aoxomoxoa dei Grateful Dead… mentre una prostituta gridava a un bambino: figlio mio, cioè figlio di troja, non mi lasciare… Era una ragazza in fondo dolce e fragile con le labbra color fragola e il temperamento di una sempre in fregola… come le aveva detto una maîtresse tanto tempo prima: quello che facciamo, cocca, lo facciamo per “les plaisirs du peuple”… Cocheo intanto sogna di stare su una barca e soffre di naupatia, si vomita l’anima sul mare mosso e mai commosso… micidiali batteri si annidano nel suo stomaco… un marinaio pazzo proclama: chi non cammina sull’acqua non può vivere… quando si ridesta, gli pare di avere dormito per molte ore, mentre è stata una breve, perturbata pennica di pochi minuti…

Juke-box playlist 08: Un’altra poesia, Gli Alunni del Sole; Love, Devotion And Surrender, Santana; Sera, Le Orme; Nettle Bed, Soft Machine; E quando, Marcella; Candilejas, José Augusto; M’innamorai, Il Giardino dei Semplici; Loose Booty, Sly & the Family Stone; Il giardino proibito, Sandro Giacobbe; Come Down Jesus, John Kongos…

Mentre fa ruggire il motore della Opel e riprende a macinare chilometri sull’asfalto, guidando in mezzo ad un traffico crescente, con Tir che sbandano e sgocciolano oleosi liquami e autombulanze a sirene spiegate, Silvio riceve un sms dalla sua ex consorte Antonietta Carulli, che gli invia un augurio di buon compleanno ‘postumo’, cioè con una settimana di ritardo, scusandosi per avere ‘bucato’ la ricorrenza… Con la fu-consorte Cocheo è rimasto nel complesso in buoni rapporti, sono divorziati da dieci anni, ma in questa circostanza gli viene da sorridere, oramai nessuno rammenta più nulla… oramai la memoria di compleanni o feste personali si è oggettivata nei software delle macchine: gli unici puntuali messaggi di felicitazioni per il suo anniversario gli sono venuti dal display del bancomat, quando è andato a prelevare dei contanti; da una email della sua compagnia di assicurazione e da un messaggino del suo fornitore telefonico. Insomma soltanto la cibernetica oggi è programmata per volerci bene, anche se questo vuol dire la totale perdita di privacy, la tua persona non è più privata, i suoi dati inputtati negli archivi informatici sono smistati nel maelström degli algoritmi che una volta che ti hanno messo nel mirino non ti mollano più. Eh già… Adesso il paesaggio muta ancora. Ora può soffermarsi su un panorama da antico contado, dove s’incrociano accidiosi borghi e dinamiche fattorie coi recinti di cavalli, asini, buoi, capre, galline e tacchini; si vedono poi graziose cascine ingombre di attrezzi agricoli e su elevati poggi le incantevoli sagome di castellucci medievali con gli spalti merlati; quindi boschetti di faggi e robinie, querceti, abetaie e prati fioriti, trapunti di genziane azzurre, di tarassachi e narcisi gialli, di screziati lillà e di rossi papaveri… Smanettando sulle frequenze dell’autoradio Cocheo ecco che ti becca, manco a farlo apposta, Batti il tuo tempo dell’Onda Rossa Posse, vero hip hop vintage, di vari decenni fa, ancora innervato di spirito militantista filocomunista. Si domanda: ma che fine hanno fatto le ‘Posse’? Morte come è morto il Novecento delle vetero-ideologie? Che ve ‘posseno’ si ironizzava, ora il rap lo fanno i gaggi supertatuati e i fighetta modaioli, youtuber e influencer… sarà peggio o sarà meglio? Silvio non ha un’opinione precisa… Tornando alla Rossa Posse riflette che quel battere il proprio tempo (per fottere il Potere) era già una retrotopia, una di quelle suggestioni kakopolitiche che circonfondono e circondano quelli che si adagiano nella contemplazione di un tempo che non batte, semmai si abbatte nel rimpianto, nell’illusione di rivivere un’era dorata che non c’è più, anzi probabilmente non c’è mai stata. La retrotopia come succedaneo dell’utopia sembra persino più esiziale della mera distopia (dove è il Potere che ti fotte e pure di brutto)… Anche nel suo libro ha pensato ad un rapper maleducato che si esalta con la vitalità del Negativo, scandendo: questa forza non sai da dove nasce / madre terra ti ha tenuto in fasce / ora sai che non hai le palle mosce / non ascoltare i papponi e le bagasce / puoi superare tutte le tue ambasce / libertà e tigna è quello che ti pasce / vai e manda a culo questo mondo trashe / tu vuoi soltanto incassare il cashe…

Juke-box playlist 09: Infinite fortune, Oscar Prudente; Super Strut, Eumir Deodato; Come una zanzara, Il Volo; I’ll Be Holding On, Al Downing; Lei, Charles Aznavour; Long Tall Glasses, Leo Sayer; Se mi vuoi, Cico; Water, The Who; Kung Fu Fighting, Carl Douglas; Joe Valachi, Bill Collins and His Orchestra…

Road to Nowhere… questa autostrada gli sembra veramente una arteria verso il novunque… guidare gli è sempre piaciuto molto… non gli sarebbe dispiaciuto fare il pilota di bolidi sulle piste del mito… pensa al britannico Graham Hill, l’unico glorioso driver capace di fregiarsi della cosiddetta Triple Crown: ossia ad aver vinto cinque Gran Premi di Montecarlo (1963, 1964, 1965, 1968, 1969), una 500 Miglia di Indianapolis (1966) e una 24 Ore di Le Mans (1972), oltre tanto per gradire due Campionati del Mondo di Formula Uno (1962 e 1968)… La sua passione per l’automobile l’ha ereditata la figlia Roberta, pure lei indefessa viaggiatrice, con cui in macchina si può discorrere anche degli ultimi due veri scrittori umanisti della Talia del secondo Novecento, Primo Levi e Mario Rigoni Stern… due autentici sopravvissuti, uno ad Auschwitz e l’altro alla ritirata di Russia… due superstiti agli inferni di sterminio e mattanza del secondo conflitto mondiale, che fecero della loro arte letteraria e testimoniale l’indicatore più probante e prezioso dei malesseri e disesseri della nostra società… Nel suo primo libro che si intitolava un po’ goffamente “Colmo di spavento fino all’orlo dell’urlo”, Cocheo raccontava di un personaggio che cercava invano di raccordare la propria etica personale col suo lavoro di broker di Borsa, sino a che si rendeva conto che era sempre in azione il fascismo discreto della borghesia e lui ne era diventato un solerte agente promotore lungo i sentieri della finanza drogata… l’orrore verso questo piano inclinato della sua vita e il terrore per le conseguenze lo sopraffacevano e lui, perciò, decideva di ritirarsi in un eremo, dove avrebbe appreso dopo lunghi anni di meditazione che è lì dove regna il silenzio cosmico che si cela l’assoluto del divino, del transumano… Similmente, rifletteva, a Emily Dickinson, l’anacoreta della poesia, che si autosegregò in una stanza della casa avita ad Amherst, per elicitare nel silenzio rurale della provincia del Massachussets, una opera in versi di altissimo conio, dove l’introspezione del sé interno si fa lucida e affilata lama chirurgica che mette a nudo le pieghe illusorie dell’anima umana tanto quanto i riflessi abbacinati di un mondo ostile. Una poesia modernissima che secerne una visione gnomica, etica ed esistenziale che inchioda il soggetto a riconoscere che “In questa breve vita / che dura soltanto / un’ora // quanto – quanto poco – è / in nostro potere”… Mentre la Dickinson si isolava in una microcellula spaziotemporale dell’Est americano, pressoché avulsa nella sua ‘white room’, virginalmente vestita di bianco, e scrivendo oltre mille e settecentosettanta testi completamente estraniati dal contemporaneo scenario storico-epocale, nel parallelo spaziotempo del Far West divampavano il rumore e lo strepito di cow-boys e pistoleri, il boato degli spari della Colt 45 e dei fucili Winchester 1866, le corse e le rincorse tra sceriffi, bounty-killers e banditi, la guerra e lo sterminio delle tribù dei pellirosse o nativi americani che dir piaccia, assalti e assedi e sangue e morte e stragi per conquistare l’Ovest … Billy the Kid e Jesse James, Kit Carson e Pat Garrett, William Cody/Buffalo Bill e Wild Bill Hickok, Calamity Jane e Wyatt Earp, Butch Cassidy e Doc Holliday, il capo Sioux Tatanka Yotanka alias Sitting Bull che viene sbaragliato nella battaglia di Killdeer Mountain e il generale Custer che muore a Little Big Horn, il capo Cheyenne Yellow Hand e il capo Oglala Lakota Tashunka Witko alias Crazy Horse, il capo Teton Oglala Maḣpíya Lùta alias Red Cloud e il capo Apache Geronimo; e poi la guerra civile tra Nordisti e Sudisti in cui crepano oltre settecentocinquantamila soldati, e appena cinque giorni dopo la resa dei confederati l’assassinio del presidente Abraham Lincoln… Emily era coeva a tutto questo e insieme ne era abissalmente distante… Potenza del suo genio letterario o cecità assoluta ed atimica della poetessa estraniata dal suo tempo perché proiettata nel disvelante teatro metatemporale del destino dell’uomo? Tanto “Una grande speranza / crollò / non si sentì / il rumore / lo schianto / il crollo / danno / disastro / fu interiore…”; la sua scrittura lirica levitava come un soffio del divino depositato sulla pochezza della vita umana… “Prevalere sul fato / è ben ardua conquista / da nessuno conferibile, / ma è possibile ottenerla // una miseria a rate / finché, con sua sorpresa, / l’anima, dopo stretta economia, / arriva al Paradiso”…

Juke-box playlist 010: Buona sera, Louis Prima; MFSB, TSOP (The Sound Of Philadelphia); Sei bellissima, Loredana Bertè; American Generation, The Richie Family; Pazza idea, Patty Pravo; True Love That’s A Wonder, Sandy Coast; Mi vendo, Renato Zero; Mull Of Kintyre, Paul McCartney; Svalutation, Adriano Celentano; New Kid In Town, The Eagles …

Adesso calano le tenebre sull’autostrada 128, il traffico si è drasticamente diradato, così il piede destro di Cocheo pigia forte sull’acceleratore e la macchina supera i 200 km. orari…  da una stazione dell’autoradio Silvio ascolta un comicarolo che spara battutine sul tema “niente sesso, please, siamo millenials”… Cocheo ha un figlio, Enrico, che è appunto un millenial ed effettivamente gli sembra più preoccupato di stabilizzarsi nel lavoro che di accompagnarsi sessualmente, anche per una sveltina, con le sue coetanee… non gli pare di avere mai conosciuto una sua fidanzata, forse un paio di amiche neppure attraenti… Enrico gli ha citato una volta una battuta di una scrittrice: la coppia? È una solitudine a due… e poi ha insinuato: non è che si scambia per eros l’incontro tra spermatozoi ed ovuli?… e ancora: il sesso è un mito della tua generazione, papà, noi millenials l’abbiamo molto ridimensionato… E certo, gli ha replicato Silvio, però in compenso vi fate le seghe scaricando ore e ore di videoporno in tutte le salse… I fari dell’Opel Adam Rocks ora fendono il buio e incontrano gli spettri del presente… apparizioni notturne falotiche e cervellotiche… un cinghialone irsuto, un capriolo sperduto, un puma sbavante, un cavallo cieco, un enorme orso bruno che balla ed assomiglia ad uno yeti, un lupo buono con la lingua spenzolante, una iena ridens col manto maculato… si appalesano poi una figura saltellante di pazzariello a metà tra il barbone e il clown con un cappello a cilindro adorno di campanellini… quindi un puttanone rossochiomato, grassoccio e seminudo si volta e dimena un gigantesco deretano infilato in un microscopico tanga… l’autostrada alterna rapidi rettifili e lunghi curvoni ad esse quasi parabolici… Un lettore ad un festival letterario ebbe a chiedergli: ma lei perché scrive? Perché la vita per me si confonde con la scrittura e anche viceversa, gli ha risposto Cocheo… perché tutto procede alla rinfusa, senza un filo di logica, senza una meta e uno scopo, e allora la scrittura diventa un modo per cercare di dare un ordine a questo caos, ma naturalmente si fallisce, si fallisce ogni volta, l’ordine letterario è soltanto apparente, surrettizio… anche questo viaggio senza capo né coda assomiglia a una metafora del libro da scrivere… Talvolta vorrebbe cambiare rotta Silvio, ma poi se ci pensa troppo finisce che si rompe le scatole e così desiste… si lascia viaggiare, cioè vivere e scrivere… alias scrivivere… così, non può abbandonare l’autostrada 128… qui finché c’è benza, c’è speranza… un critico, Fabrizio Mallegari, tra i pochi che lo stima e che lui stima, gli ha inviato un saggio “Prolegomeni ad una letteratura psicotica” in cui postula l’impossibilità di qualsivoglia narrazione lineare, coerente, compiuta, in sé conclusa… ogni narrazione come la historia è una catastrofe o una devianza… Cocheo ripensa ad una dichiarazione di Joseph Beuys: “Non ho nulla a che fare con l’arte, e questa è l’unica possibilità per poter fare qualcosa per l’arte”. Perfetto: pure lui ritiene di non avere nulla a che fare con la Letteratura, l’unico modo per lui per fare qualcosa di letterario… Adesso vorrebbe rivedere suo figlio, ma non sa se Enrico ne sarebbe contento… sente il soffio freddo del vento che entra dal finestrino abbassato e gli sbatte in faccia, ascolta il rombo del motore… è sempre il rimbaudiano “Tempo degli assassini”, l’autoradio spara a palla il pezzo dei Killers  Run For Cover… gli sembra di inseguire nella notte sulla strada una donna sexy che fugge disperata e alla fine la investe, facendola volare in aria… ma forse è soltanto un fantasma o un brutto sogno…  And there was nothing she wouldn’t give / Just to trust him with her nightmares, with her dreams / She’s running / She’s running / Just to trust him / He got a big smile, he’s fake news / Just run for cover, you’ve got nothing left to lose