Mentre la Cultura umanistica arranca e quella scientifica è viepiù divorata dal dubbio, anche all’insegna del fallibilismo popperiano, la società reale – inestricabilmente impastata com’è di “esseri viventi” (donne e uomini, animali, piante) e atomi vorticanti in una materia apparentemente inerte – sta andando alla deriva.

Alla stregua dei suoi continenti e delle placche tettoniche che continuano a muoversi a casaccio sotto gli insicuri piedi dei sette miliardi e passa di terrestri alle perenni prese con catastrofi naturali, guerre, fame e malattie. Ma, soprattutto, con le crescenti, esponenziali disuguaglianze sociali esistenti tra i vari popoli e nazioni, nonché i devastanti effetti non-collaterali delle bibliche migrazioni in atto.

E, se una famelica minoranza (circa l’un per cento di quei miliardi) si è indebitamente appropriata di gran parte delle risorse disponibili, sull’attuale orizzonte di irrisolti problemi millenari (in parte eliminati temporaneamente con questa o quella rivoluzione degenerata inesorabilmente in controrivoluzione), si sta affacciando una nuova parola che la dice lunga, molto lunga, sulla difficile lotta da intraprendere per venire almeno in parte a capo di quella che appare come un’amarissima situazione dominata da una cinica ingiustizia sociale, appunto: “Complessità”.

“Complessità” che non ammette – ideologicamente – le populistiche scorciatoie egualitarie ammannite nei tempi più recenti in un irriconoscibile “pseudo mondo occidentale” che, con la clava della “paura mediatica” veicolata con le subdole fake news, sta favorendo la vomitevole risalita di rigurgiti nazi-fascisti e il consolidarsi o l’affermarsi di regimi autoritari. Il tutto trincerato dietro l’ingannevole paravento di scontri tra le varie civiltà (islamica e cristiana, in particolare). Perciò, per avvicinarci in modo più appropriato a quella emergente parola, preferiamo affidarci alle sagaci riflessioni di uno dei più autentici maître à penser viventi: Edgar Morin. Illuminato autore di un lungo cammino epistemologico iniziato una quarantina di anni fa dentro i meandri di un “pensiero complesso”, tessuto connettivo dei suoi sei volumi incorniciati sotto il comune denominatore de “La Méthode” (“Il Metodo”, 1977-2004 ) e dei tanti altri suoi testi anteriori e successivi come “La voi” (“La via” del 2011) e “Connaissance Ignorance Mystère” (“Conoscenza Ignoranza Mistero”, appena uscito). Ebbene. Prendendo la scorciatoia delle citazioni, questa la sintesi più efficace del suo debordante Pensiero, incardinato su un’altra parola-chiave, quella della transdisciplinarità (intra / disciplina- movimento formalizzata nel 1994 ad Arràbida in Portogallo nell’omonima Carta redatta e firmata insieme a Basarab Nicolescu e Lima De Freitas), che per quanto riguarda la cultura, viene così tratteggiata: «Anche in ambito culturale agiscono contemporaneamente i principi di conflitto e di cooperazione. Partendo da questo punto di vista, è possibile pensare in termini diversi anche la relazione tra autonomia e indipendenza. In natura non si può essere  indipendenti che dipendendo dal proprio ambiente. Ciò che vale per l’ambiente biologico, vale anche per l’ambiente sociale, urbano, culturale, religioso. Comprendere l’interdipendenza dei sistemi culturali e delle idee è oggi più che mai necessario. Ciò contribuirà a cambiare il nostro modo di pensare, dandoci uno strumento in più per sfuggire all’abisso verso cui il pianeta sembra essere destinato».

Per non sfracellarsi in malo modo in quell’abisso in cui ognuno di noi rischia di precipitare da un giorno all’altro, un piccolo paracadute, qual è quello di ZRAlt! – rivista culturale interdisciplinare con marcate connotazioni transdisciplinari – può essere d’aiuto. Come certificano i precedenti diciassette numeri (tutti on line) e, crediamo, anche quest’ultimo appena arrivato (fresco di stampa, com’era corretto dire nella vicinissima eppur tanto lontana era gutenberghiana pre-digitale).

Tocca al sensibile occhio foto-cinematografico ed alla “sferzante” penna di Pino Bertelli aprire con I colori del cielo – Genti di Calabria (Un film e un libro) le danze creative di questo n.18. Con il suo indice accusatorio puntato sulla dolciastra filmografia tradizionale (holliwoodiana tanto per intenderci) – secondo i dettami di una dichiarata convergenza con la poetica situazionista – la stessa viene sì spogliata, ma senza la necessità di continuare ad andarci a letto. Per far ciò è sufficiente “creare situazioni” debordiane, vagando ludicamente e liberamente, come hanno fatto lui, il regista Francesco Mazza e due compagne di viaggio, tra terre, mare e monti di una delle regioni più intriganti italiane. E così: «fare un film ed un libro fotografico con i calabresi». Ecco: proprio quel “con”, e non già “sui” calabresi, racchiude nella concertante, corale guida etica di un «pensiero meridiano», il senso e il fine ultimo dell’essere autentici artisti a tutto tondo oggi, in una mediatica, iper spettacolare società dell’immagine falsificabile e falsificata.

Analoghe istanze creative, con accentuazioni più spiccatamente avanguardiste, pongono i due interventi Estetiche nuove e inestetiche del kaos (arte pensiero radicale critico) di Ermanno Senatore e MULTIVERSI CYBERDADA o le dilatazioni del dubbio di Eva Rachele Grassi. Due sinergici artisti che agli inizi degli anni ottanta fondano il gruppo Extrême Jonction, attivo poi, dalla seconda metà di quelli novanta, nell’area culturale parigina dove sono stati lanciati i due “Manifesto / anti manifesto Cyberdada”. Un autentico work in progress interdisciplinare, il loro, che in questi appunti per la stesura di un terzo Manifesto / antimanifesto, fanno affiorare in superficie i brani più significativi lasciatici in “eredità intellettuale” dalle avanguardie poetiche, artistiche, musicali, innervati però dall’urgenza dell’avvento di una nuova ed innovativa linfa estetica. Imbrigliata tra l’invettiva di punti esclamativi e interrogativi sul prostituito sistema dell’arte contemporanea da parte di Ermanno Senatore e il meditato, filosofico dialogare di Eva Rachele Grassi con il medium di un’emancipata scrittura densa di rimandi anche di matrice esistenziale. In estrema sintesi: un appassionato appello militante che è riuscito a raccordare operativa/mente, con l’attività espositiva e performativa sin qui svolta, la sollecitazione teoretica con una creativa prassi.

Il sentito Omaggio ad uno dei massimi esponenti della letteratura italiana della seconda metà del Novecento, Mario Lunetta (scomparso lo scorso luglio) da parte del fine critico letterario e poeta Plinio Perilli con lo “spericolato” saggio SCRIPTOR LUDENS in fabula nefasta (Omaggio a Mario Lunetta), centra in pieno l’immane perdita “fisica” (ma non già l’illuministico “pensiero poetante”) di chi è stato – dalla prima all’ultima riga –  ANTI-sistema-letterario-accademico-paludato.

Mettendoci sempre la guerrigliera faccia, senza mai nascondersi dietro un settario dito di comodo, sia esso avanguardistico. Il felice testo perilliano è integrato con tre poesie di Gianni Fontana e Anna Maria Giancarli ed una testimonianza di Antonio Gasbarrini.

Si deve al riuscito convegno “Sacco, Vanzetti e Tresca” tenuto lo scorso agosto a Sulmona (patria dell’anarchico antifascista Tresca assassinato a New York nel gennaio del 1943), la presenza del regista autore del film dedicato ai due innocenti anarchici giustiziati a Charlestown nel 1927. È lo scorrevole testo Sacco e Vanzetti: la parola a Giuliano Montaldo di Maria Rosaria La Morgia, a far rievocare, con la riproposizione di alcuni spunti della sua intervista in diretta, il contesto in cui furono girate le scene e il “retroscena” del coinvolgimento di Ennio Morricone e Joan  Baez per la colonna sonora, oltre ai due splendidi interpreti Gian Maria Volonté (Vanzetti) e Riccardo Cucciolla (Sacco).

Tocca ad Anna Maria Giancarli con “Arrestati”: le coraggiose pagine dello scrittore turco Can Dündar, recensire la lucida, testimonianza del giornalista-scrittore turco, sulla antidemocratica degenerazione istituzionale in atto nel suo Paese. Nello sfogliare il suo libro-denuncia, si prende maggiore coscienza come solo mettendo in gioco la propria vita e quella dei familiari, sia possibile opporsi – anche avendo a disposizione  le sole acuminate parole di una penna mentre si è reclusi – a tutte le angherie di questo o quel tiranno di turno.

Sul versante della critica d’arte, L’estetica nei visionari cicli pittorici di Remo Brindisi di Antonio Gasbarrini, focalizza l’attenzione sul Maestro, tra i  principali esponenti della Nuova Figurazione italiana ed europea nella seconda metà del Novecento. Evidenziando la stretta interdipendenza esistente – nelle opere appartenenti ai visionari cicli di “Storia del Fascismo”, “Uomini muro”, “Oppositori” – tra l’impegno etico e l’alta arte di una ri/generante creatività in grado di riformulare ex novo i canoni di una est-etica all’altezza di un “neo-umanesimo planetario” (ancora Morin) tutto da fondare.

Giuseppe Siano, infine, con La teoria delle Catastrofi, la filosofia e l’estetica del nuovo sentire, riesce  in maniera quasi colloquiale ad annodare, con l’agile taglio di un articolo e non già  con la sua consueta esposizione saggistica, la triade catastrofe / filosofia / estetica, di per sé difficilmente comprimibile nelle chiare righe qui proposte. Eccone un paradigmatico esempio: «La dimostrazione principale per cui è stata comprovata la Teoria delle Catastrofi è di natura altamente matematica; mentre assume una importante valenza per la filosofia quando la si adotta per comprendere come avviene il cambiamento e la discontinuità nei sistemi». 

INDICE BINARIO

Fotografia
I colori del cielo – Genti di Calabria (Un film e un libro) di Pino Bertelli
1 portfolio + 1 video 

Arte
Estetiche nuove e inestetiche del kaos (arte pensiero radicale critico) di Ermanno Senatore
1 video 

Multiversi Cyberdada o le dilatazioni del dubbio di Eva Rachele Grassi
1 video 

L’est-etica nei visionari cicli pittorici di Remo Brindisi di Antonio Gasbarrini
Slides 

Letteratura
Scriptor Ludens in fabula nefasta (Omaggio a Mario Lunetta) di Plinio Perilli
1 video + slides 

“Arrestati”: le coraggiose pagine dello scrittore turco Can Dündar di Anna Maria Giancarli
1 reportage + 1 video 

Cinema
Sacco e Vanzetti: la parola a Giuliano Montaldo di Maria Rosaria La Morgia
1 video + 1 reportage 

Saggistica
La teoria delle Catastrofi, la filosofia e l’estetica del nuovo sentire di Giuseppe Siano
1 reportage

 

Per gli apporti multimediali al n. 18 di ZRAlt! (autunno 2017) si ringraziano, tra gli altri, Pino Bertelli, Antonio Gasbarrini, Paolo Perna, Ermanno Senatore, Eva Rachele Grassi.


ALCUNI  TITOLI DEL PROSSIMO NUMERO DI ZRAlt!

Pino Bertelli  Pedro Luis Raota. Sulla fotografia dell’assurdo
Antonio Gasbarrini  Le pudibonde censure dei nudi su Facebook e l’Arte (anche erotica)
Luigi Fabio Mastropietro  Ištar – l’abbraccio della notte
Giovanni Fontana  Tra senso e non senso (Zwischensinn und unsinn)
Francesco Correggia  La Ferocia e il mondo dell’arte
Dino Viani  Bianco di piombo
Giuseppe Salerno  Io curatore
Christian Ungureanu  La musica delle sfere