Sull’abstract (paginone) del n. 17 di questa stessa rivista, veniva pubblicato il saggio di Pino Bertelli Diane Arbus: l’angelo nero della fotografia randagia, con un suo ritratto fotografico (selfie diremmo oggi) del 1945. Un’immagine riflessa da uno specchio, la sua, dall’immacolato candore di un corpo ripreso nudo con due prominenti seni controbilanciati dalle bianche mutandine (o meglio, mutandoni).
Cosa sia un libro gutenberghiano lo sanno anche i bambini. Nativi digitali, anche se sono ancora in età prescolare, hanno familiarità persino con gli immateriali e-book visibili sugli appositi lettori o su un tablet. Dei ponderosi codici miniati, con le pagine in cartapecora realizzati quasi sempre a più mani dal Maestro calligrafo e dall’artista miniaturista (un bell’esempio in tal senso è il Chronicon Casauriense del XII sec, ad opera dei monaci Johannes Berardi e Magister Rusticus), ovviamente nulla. (altro…)