Sull’abstract (paginone) del n. 17 di questa stessa rivista, veniva pubblicato il saggio di Pino Bertelli Diane Arbus: l’angelo nero della fotografia randagia, con un suo ritratto fotografico (selfie diremmo oggi) del 1945. Un’immagine riflessa da uno specchio, la sua, dall’immacolato candore di un corpo ripreso nudo con due prominenti seni controbilanciati dalle bianche mutandine (o meglio, mutandoni).
“Quelli che nascono mostri sono l’aristocrazia del mondo dell’emarginazione…
Quasi tutti attraversano la vita temendo le esperienze traumatiche.
I mostri sono nati insieme al loro trauma. (altro…)
I. La fotografia che non è in difesa delle cause perse non serve a niente… per manifestarsi la fotografia esige la verità e spesso vi soccombe, ma non cessa di disseminare ai quattro venti della terra la sua vitalità e utopia libertaria… (altro…)